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Autore: Kaiyoko Hyorin    16/01/2021    5 recensioni
Quando Kat si sveglia in mezzo a un boschetto rigoglioso, preda della nausea e di un forte mal di testa, non ha idea di ciò che l'aspetta.
Come questa ce ne sono altre di storie, imprese memorabili capitate per fortuna o per volere del destino a persone apparentemente ordinarie. Eppure ve ne propongo un'altra, sperando possiate trovarla una lettura piacevole.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bilbo, Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Gandalf, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lo Hobbit'
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“All you have done
All you've been fighting for
All you have known
Is covered by falling dew.
[..] No more time now could halt the fall.”
[ The Wolves' Call, Wind Rose ]




L'aria era immota e la bruma mattutina risaliva i fianchi della valle simile a sprazzi di leggiadra ovatta argentata, lungo gli arti rocciosi che dalla Montagna Solitaria si protendevano verso la piana del Fiume Fluente.
La notte era trascorsa rapida durante i preparativi per le trattative con i Nani di Erebor e Kat, per quanto avrebbe voluto trovare il tempo di parlare a Gandalf e Bilbo in privato, quando tutti si erano congedati lei era letteralmente crollata sul tappeto della tenda dalla spossatezza. Si era svegliata soltanto quando Sigrid, mandata dal padre a chiamarla, l'aveva destata da un sonno che l'aveva lasciata del tutto intontita.
Ed era ancora avvolta in quello stato d'intorpidimento mentre, dietro ad Elfi e Uomini, procedeva verso le porte sbarrate del Regno dei Nani. Bilbo era rimasto con loro ed ora le procedeva accanto, mentre lo stregone grigio dall'altro lato faceva rintoccare il suo bastone sul sentiero in pietra, suono quasi del tutto coperto dal rumore di passi dell'armata cui si accompagnavano.
La temperatura quel mattino era particolarmente bassa, di un gelo che faceva tremare la piccola donna nel suo abito da viaggio e tramutava il suo fiato in candide nuvolette di condensa mentre teneva basso lo sguardo, limitandosi ad ascoltare i rumori che la circondavano nel tentativo di soffocare il vortice di pensieri fugaci che le colmava la mente.
La notte precedente lei e Gandalf avevano combinato la loro magia per dare vita ad una finta Arkengemma di ghiaccio e cristallo, seguendo i consigli di Bilbo su dimensione e giochi di rifrazione della luce per ricrearla il più simile all’originale, essendo lo hobbit l'unico fra i presenti ad averla vista abbastanza da vicino.
L'inganno avrebbe funzionato? Non lo sapeva, ma non avevano alternative a quel piano.
Quando l'armata si arrestò dietro ai loro condottieri, il terzetto fece lo stesso e ben presto le voci di Bard, Thranduil e Thorin giunsero sino a loro da oltre la prima fila.
– Un altro passo e la prossima ve la conficcherò in mezzo agli occhi! – stava inveendo il figlio di Thrain, riferendosi alla freccia appena scoccata ai piedi del cervo del Re degli Elfi.
Le voci degli altri nani si levarono al seguito, in incitamenti e altri commenti poco lusinghieri in lingua khuzdul che Kat, per fortuna, non sapeva tradurre.
Il teatrino architettato dal Concilio di Guerra di cui faceva parte ebbe così inizio, eppure la mente della giovane faticò a seguirlo, continuamente distratta da una sensazione di malessere interiore che non sembrava intenzionata a darle tregua. Era una sorta d’irrequietezza, un malcontento la cui origine era troppo profonda perché fosse evidente. Eppure era lì, a dilaniarla da dentro, a fomentare una contrarietà ed un'irritazione crescenti che le si agitavano sempre più pressanti sottopelle.
Gli schiamazzi dei nani della Compagnia cessarono all'improvviso, non appena l'armata elfica rispose alle provocazioni come un sol uomo, incoccando e puntando una moltitudine di frecce verso di loro. Un cenno del loro Re e gli arcieri tornarono ad abbassare le armi, perfettamente in sincrono, in una silenziosa dichiarazione di superiorità militare.
– Siamo venuti a dirvi – esordì Thranduil in quel nuovo silenzio – che il pagamento del vostro debito è stato offerto ed accettato.
Era il momento.
Kat si fece avanti, superando le prime file ed affiancando l'enorme cervo dall’imponente palco di corna del Re degli Elfi ed il cavallo bianco di Bard l'Ammazzadrago. 
L'aveva lei: la copia dell'Arkengemma. 
Avevano stabilito che sarebbe stata più credibile se a presentarla all'interno di una scatolina in legno fosse stata la sua artefice, anziché rischiare di farla sciogliere addosso a Bard, giacché era un artefatto di ghiaccio e vetro e magia di luce quello che avrebbero tentato di spacciare come la Pietra del Re. Ci avevano messo un paio d’ore a crearlo e questo aveva tolto gran parte del tempo che Kat avrebbe dovuto usare per riposare adeguatamente, motivo per cui le era comparso un nuovo paio d’occhiaie sotto i suoi occhi grigio-verdi.
Quando Katla trovò il coraggio di sollevare lo sguardo verso la sommità del muro su cui i nani stavano asserragliati, incrociare quello del Re sotto la Montagna le procurò una nuova fitta al centro del ventre. Negli occhi di diamante di Thorin si susseguirono confusione e sorpresa, mentre sul suo volto lo smarrimento era evidente.
– Costei ci ha fatto dono di ciò per cui siamo venuti sin qui, a nome del Re di Erebor, – proseguì imperterrito il Sovrano di Reame Boscoso – in risarcimento al torto che ci è stato fatto in passato dal sangue del suo sangue.
Le gemme di Lasgalen furono dunque esposte allo sguardo dei nani, giacché era di queste che Re Thranduil stava parlando e non di altro. Sforzandosi di restare impassibile, quasi cupa, Katla distinse la sorpresa accentuarsi sul volto barbuto di Thorin mentre tornava a guardarla. Quando i loro occhi si incrociarono una seconda volta, il nano sembrò esser sul punto di porle una domanda diretta, ma venne interrotto sul nascere dal farsi avanti di Bard.
– Anche noi siamo qui per comunicarti che accettiamo il pagamento del tuo debito – annunciò con voce alta e chiara l'Uomo del Lago, attirando su di sé l'attenzione.
La tensione nel piccolo corpo della ragazza era ormai talmente tanta da renderle difficoltoso ascoltare e respirare al contempo, giacché il brusio all'interno della sua testa si stava facendo insopportabile. C'era qualcosa che le sfuggiva, qualcosa che le impediva di concentrarsi su ciò che stava avvenendo intorno a lei e che le stuzzicava la coscienza.
Quando fu il momento, quasi si lasciò sfuggire la scatola di mano mentre ne apriva il coperchio e lasciava che gli sguardi altrui si posassero sul suo contenuto. Tutti i nani sopra il muro tornarono ad ammutolire, mentre la tensione d'improvviso si fece talmente alta da render l'aria fredda dell'alba densa quanto la gelatina. Sotto quella tensione, Kat deviò meccanicamente lo sguardo verso la propria destra e finì per intravedere, con la coda dell'occhio, una chioma ramata. 
Il ricordo della conversazione avuta con Tauriel il dì precedente le tornò alla mente.
Quindi hai preferito rinunciare.
Sì, comprese finalmente, era vero: con la scusa che la storia come lei la conosceva era già stata scritta, aveva rinunciato a lottare. Quando era giunto il momento del confronto, aveva avuto paura e si era tirata indietro anziché provare a farsi ascoltare da lui.
Era questo a causarle il senso di insoddisfazione che la tormentava da tutta la mattina.
– ...non ci credo!
– Come faceva ad averla lei?
– L’ha rubata!
– Kat! Come hai potuto?!
Katla sussultò meccanicamente, tornando bruscamente al presente mentre i nani, sentendosi presi in giro, la additavano da oltre la merlatura in pietra in preda ad un impeto di rabbia che le fece guadagnare qualche epiteto poco carino.
– Nulla è stato rubato dall'interno della vostra Montagna! – esclamò l'Uomo del Lago in sua difesa – Questa pietra è stata trovata presso la città distrutta di Pontelagolungo. Il drago la portava con sé, quando l'abbiamo abbattuto!
– Come potremmo credervi?! – sbottò, altrettanto bruscamente Thorin, rivolgendo a tutti loro uno sguardo torvo, prima di scuotere il capo incoronato – ..è una menzogna! L'Arkengemma è ancora all'interno di questa montagna!
– No, Thorin... – intervenne Bilbo che, fattosi avanti, era appena passato oltre la prima fila di soldati e si stava accostando, con espressione contrita, a Kat – ...non è più lì dentro sin da quando Smaug ha preso il volo. Io stesso ho visto l'Arkengemma lasciare la Montagna.
Un nuovo silenzio prolungato e pesante, una pausa di sbigottimento e riflessione per i nani di Erebor, che non vennero però lasciati a lungo in quello stato, giacché il piccolo hobbit aveva altro da aggiungere.
– E, francamente, non pensavo avreste dubitato tanto facilmente d’una vostra leale compagna... non è da voi.
Il magone che Kat sentiva serrarle il petto allentò la sua presa a quelle ultime parole, alleviato dal sollievo e dalla commozione provocatele da quella prova di sincera amicizia da parte di Bilbo. Scambiando con lui uno sguardo ed un mesto sorriso di ringraziamento, nel suo petto ella sentì sbocciare una nuova sensazione indistinta, che le fece ritrovare il coraggio di sollevare gli occhi grigio-verdi verso i nani sopra il muro. Molti di loro abbassarono gli sguardi, non riuscendo a sostenere il suo.
No, decise trattenendo il respiro nei polmoni, non avrebbe gettato la spugna. Non avrebbe permesso che il corso della storia che stava vivendo proseguisse oltre, su quella strada. Bilbo credeva in lei ed in Thorin, era giunto il momento di non farlo attendere oltre.
Non si sarebbe piegata al destino, al fato, ai Valar o finanche allo stesso Eru.
Era giunta nella Terra di Mezzo per aggiustare le cose, questa volta avrebbe scelto lei quali.
Passò quasi d'impeto la scatola con l'Arkengemma ghiacciata allo hobbit, colpendolo inavvertitamente al petto con quel gesto, prima di serrar i pugni lungo i fianchi e fare un passo avanti. Schiena dritta, spalle larghe e naso all'insù, rivolse la sua più completa attenzione al nano dalla chioma corvina ancora affacciato al parapetto, puntandogli addosso uno sguardo tanto intenso quanto fermo.
– La restituzione della Pietra del Re, in cambio di ciò che il Re ha promesso agli Uomini del Lago! – esclamò, riportando l'attenzione di tutti sullo scambio – Questo è ciò che ti viene proposto qui, quest'oggi.
– Perché dovrei cedere ad un ricatto.. ricomprare quel che era mio di diritto?!
– Perché hai dato la tua parola e non hai altra scelta, Thorin! – Kat quasi si sentì incrinare il respiro, mentre l'ombra di un sorriso che era d'incoraggiamento e, al contempo, contrizione le tendeva le labbra – Ti prego, Thorin... fai la scelta giusta. Non inaugurare il tuo regno con una guerra inutile. Non versare il sangue di coloro che potrebbero esserti amici ed alleati dinanzi alle tue porte.
– Tu... – l'erede di Durin anche dai metri di distanza a separarli parve turbato, inquieto sopra le mura, cupo come non mai – ..non parlarmi come se fossi niente più che Thorin Scudodiquercia... – e poi il suo volto, il suo stesso tono, tornarono duri come il diamante e la sua voce si levò alta e roca nell'aria del mattino – IO SONO IL RE SOTTO LA MONTAGNA!
E Katla, ormai al limite, cedette.
– MA IO AMO THORIN SCUDODIQUERCIA!
Lo aveva urlato a pieni polmoni, ma se ne rese conto soltanto dopo, giacché la sua voce rimbalzò sulle rocce e si disperse nell'aria del mattino. L'impeto che l'aveva travolta le riempì gli occhi di lacrime e quasi se ne sentì soffocare, mentre i sentimenti che per mesi si era portata dentro trovavano una breccia nelle sue stesse difese e sgorgavano pari ad un fiotto di sangue attraverso una ferita aperta.
Il nano a cui quelle parole erano state rivolte si fece di pietra, così come parvero tramutarsi in statue tutte le anime che popolavano la vallata.
– RIDAMMELO! RIDAMMI IL MIO THORIN!! – continuò incurante Kat, sovrastando con la propria voce persino lo scroscio del torrente.
Come fuoco liquido le lacrime le scivolarono sulle gote, sfuggendo alle ciglia e rigandole la pelle già arrossata. Attraverso il suo sguardo offuscato vide Thorin guardarla come se non la riconoscesse, come se non sapesse nemmeno di cosa stesse parlando, ed in quel silenzio attonito della durata di pochi, interminabili secondi, ella sentì il proprio cuore andare in mille pezzi.
Non era riuscita a raggiungere il suo animo nemmeno con quell’ultima confessione.
Quando una mano si posò sulla sua spalla ella sussultò e, voltandosi a guardare chi si era permesso tale gesto, riconobbe l’alta figura di Gandalf ed un nodo le si serrò in fondo alla gola. Vi era pena nei suoi occhi, un'emozione che non fece altro che farla sentire peggio di quanto già non fosse.
– No.. – gemette fra sé e sé – ..no, mi rifiuto...
Non si sarebbe arresa, non di nuovo. Non con lui.
Tornò a sollevare lo sguardo verso le mura ed il Re dei Nani e, nonostante l'acqua a colmarli, nei suoi occhi tornò vivo il fuoco che l'animava.
– Non intendo gettare la spugna con te! – gli inveì contro, scrollandosi al contempo la mano dello stregone di dosso e tornando a fare un passo avanti. Tremava, ma era per la tensione che la pervadeva da capo a piedi, mentre continuava a gridargli tutta la sua frustrazione e la sua determinazione – Io credo in te, Thorin! So chi sei! Questo non sei davvero tu! Torna in te! – la gola le pizzicava per lo sforzo e quasi incespicò, ma non abbassò più lo sguardo – Sei migliore di così! Tu.. che state facendo?
Un paio di braccia le si erano serrate intorno alle spalle, mentre delle mani la tenevano stretta, trattenendola dall'avanzare e tirandola al contempo indietro. Voltandosi a guardare chi stava osando interromperla, alla vista degli uomini che la stavano trascinando di nuovo fra le loro fila una nuova furia divampò nel suo animo, come una fiamma su una chiazza d’olio.
– Lasciatemi... lasciatemi! No! LASCIATEMI, HO DETTO!! THORIN!!
Eppure, nonostante le sue vive proteste e persino alle voci che si levarono in suo favore dai nani di Erebor, venne trascinata di nuovo fra le prime file dell'armata e lì trattenuta con la forza, nonostante gli strattoni che ella tentò di dare per liberarsi dalla morsa altrui.
La trattativa, interrotta sino a quel momento, venne ripresa dallo stesso Gandalf.
– Non stai facendo certamente una splendida figura come Re sotto la Montagna. Dico bene, Thorin, figlio di Thrain?
– Mai più farò accordi con gli stregoni! – ribatté iroso il diretto interessato, prendendo ad aggirarsi come una fiera in gabbia sulle alte mura della porta. Sembrava combattuto, dilaniato dall'indecisione e da un tormento senza nome.
Agli occhi chiari di Kat, Thorin si rivelò in tutto il suo complesso conflitto interiore, come se il suo vecchio io lottasse con la stessa follia che aveva offuscato la mente di suo nonno prima di lui. Vederlo così le procurò una nuova dolorosa morsa al centro del petto e le forze che fino a poco prima l'avevano animata si dissiparono.
– Qual è la tua risposta? – vociò Bard ancora una volta – Onorerai la tua parola, Re sotto la Montagna?
Katla tremava. Aveva sbagliato a ideare quello stratagemma, a far tornare alla luce l'Arkengemma, giacché era da quando gli occhi del nano che amava si erano posati un'ultima volta su quel tesoro che in essi l'ombra della Malattia del Drago s'era inspessita. Eppure, per un attimo, doveva aver fatto breccia fino al suo animo con le sue parole. Doveva!
– Thorin, – di nuovo Gandalf – deponi le armi. Apri queste porte. Questo tesoro comporterà la tua morte!
Di nuovo un’incertezza, di nuovo uno sguardo verso oriente.
Thorin stava sperando nell'arrivo di Dain.
– Cosa scegli? – ancora l'Uomo del Lago, dando voce alla propria impazienza – Sarà pace o guerra?
Fu a quel punto che Bilbo le si avvicinò preoccupato. Aveva ancora la scatola con la gemma fra le mani e Kat agì d'impulso.
Avrebbe rischiato tutto, decise.
Con un movimento rapido e fluido si liberò delle mani che, nell'attesa, si erano allentate sulle sue spalle ed al contempo, con un unico gesto, sottrasse il mazzapicchio all'uomo a lei più vicino. L'arma era rozza, eppure era anche meno pesante di quanto si sarebbe aspettata, ma non si soffermò su quel pensiero e si voltò verso lo hobbit. Nell’appropriarsi della finta Arkengemma, Bilbo venne colto da un sussulto, ma ella non vi prestò attenzione ed ignorandone la confusione si lanciò in avanti, calcando il ponte di pietra che univa Erebor alla Valle di Conca con ampie e rapide falcate. Si fermò al centro di questo e con decisione sollevò di nuovo la pietra alla luce del giorno.
– Thorin!! – esclamò, attirando ancora una volta l'attenzione di tutti su di sé.
Il sole ormai stava sorgendo ed i suoi raggi ne illuminarono il profilo, rifrangendosi all'interno del cristallo che reggeva fra le dita. Il suo volto era un'espressione di seria risolutezza.
– Non lascerò che questa dannata pietra ti corrompa l'anima!
Qualcuno alle sue spalle chiamò il suo nome, ma ella ancora una volta non vi fece caso ed appoggiò rapidamente la finta Arkengemma a terra, dinanzi a sé. Impugnando poi il mazzapicchio con ambo le mani, tornò soltanto un attimo a sollevare lo sguardo verso l'alto, rivolgendo il volto ancora arrossato e rigato di lacrime all'erede di Durin ed ai suoi compagni. Thorin, sportosi attraverso la massiccia merlatura in pietra, la guardava con occhi sbarrati, ammutolito.
– Non farlo!
– No, Kat!
– Fermatela!
La ragazza abbatté la testa di pesante ferro del mazzapicchio sulla finta Arkengemma, sotto gli sguardi attoniti dei presenti, con tutta la forza di cui era capace, ed il rintocco cristallino che scaturì dall’infrangersi della magia, unito al pesante tonfo del metallo sulla pietra, colmò l'aria immota.
Due secondi dopo, con le braccia tremanti per lo sforzo, Katla risollevò l'arma, rivelando sotto di essa una serie di finissime schegge di cristallo morente: l'incantesimo racchiuso al loro interno andava lentamente scemando.
Ansimando, la fautrice di quell'opera di distruzione sollevò lo sguardo e vide coi propri occhi il volto di Thorin mutare in una maschera di cinereo sconvolgimento. Il suo ultimo inganno aveva dunque attecchito.
– Che tu sia maledetta.. – soffiò il Re sotto la Montagna, prima di esplodere – ..che lo siano tutte le Stirpi degli Uomini!
La guardava con un astio tale che Kat sentì l'ultimo fioco barlume di speranza dentro di lei spegnersi e farsi nero quanto e più del colore delle piume del Corvo Imperiale che, in quel momento, planò verso le mura e si appollaiò su di esse, proprio accanto a Thorin.
E le parole che questi rivolse loro subito dopo risuonarono cupe quanto il canto stesso della morte.
– Sarà guerra.


Quando Dain comparve con la sua armata di Nani dei Colli Ferrosi, Uomini ed Elfi erano ancora lì che cercavano di capire cosa fosse appena accaduto. Kat era di nuovo stata trascinata da parte dagli uomini di Bard e quest'ultimo, smontato di sella, stava avendo una discussione con la piccola donna e lo stregone, quando Bilbo li raggiunse.
– Si può sapere perché l'hai fatto?! – le stava inveendo contro – Era una tua idea quella della gemma!
– Calmiamoci tutti – gli rispose Gandalf tentando di rabbonirlo, lanciando occhiata alla ragazza subito dietro di lui – Sono certo che ci sia un'ottima spiegazione.
Bilbo aveva già capito cosa aveva spinto la sua amica ad agire in quel modo e se ne sentiva in qualche modo responsabile, perché era ciò che aveva intimamente sperato che facesse, ciò per cui era venuto a cercarla la sera prima. Il lieve senso di colpa che provava al riguardo era dovuto alla reazione di Thorin, diametralmente opposta a quella che lui aveva sperato di vedere.
Stava per intervenire a sua volta in favore della sua giovane compagna di viaggio quando il suono d’un corno da guerra si levò sulle rocce, riecheggiando nella Valle di Conca.
– Che cos'è? – si ritrovò a chiedere, col cuore in gola.
– Sono i Nani dei Colli Ferrosi – mormorò Kat, in un tono mortalmente pacato – Sono arrivati.
Bard con un'imprecazione salì di nuovo sul suo cavallo, mentre l'armata degli assedianti si voltava verso Est e si ridisponeva per accogliere i nuovi arrivati, e persino Gandalf si avviò dietro a Thranduil e l'Ammazzadrago con un'espressione tesa sul volto rugoso.
Bilbo invece, gettando un'occhiata a Katla, vedendola fissare il terreno con aria tanto avvilita, non se la sentì di lasciarla indietro e rimase con lei, mentre l'esercito tornava a schierarsi. Persino dalla loro posizione retrocessa, lo hobbit riuscì a distinguere sulle spalle dei nani abbigliati per la guerra dei grossi carichi: voluminosi zaini da viaggio colmi di provviste. Le loro armature scintillavano sotto i raggi obliqui del sole del primissimo mattino.
– Bilbo…
Come ella chiamò il suo nome, lui sorpreso tornò a guardarla e notandone l’abbattimento sul suo viso se ne sentì terribilmente colpevole.
– ...mi dispiace. Non ce l'ho fatta, – mormorò quella donandogli un sorriso carico di rimpianto – non l'ho raggiunto.
Lo hobbit a quelle parole si ritrovò a serrare le labbra in una delle sue smorfie tese e pensierose al contempo, mentre cercava le parole giuste da rivolgerle. Alla fine, come per la maggior parte delle volte precedenti, optò per lasciar spazio all'improvvisazione.
– Io invece non credo – esordì, prima di spiegarsi – Sono certo che almeno una delle cose che hai detto lo ha colpito, arrivando al vero Thorin.
E ne era sinceramente convinto, giacché era riuscito a scorgere un cambiamento impercettibile nel figlio di Thrain, una sfumatura che ai più doveva essere sfuggita e persino a Kat, troppo presa dalle emozioni che stava esprimendo in quel suo particolarissimo ed impulsivissimo modo.
Si sentì meglio non appena l'amica gli concesse un debole sorriso meno sofferto, ma poi la loro attenzione venne attirata dalla voce di Dain, portata loro da una lieve brezza, alta ed aspra, e sprezzante quanto può esserlo un Nano di fronte ai suoi nemici.
– ..chi siete voi, che sedete in questa pianura dinanzi a mura difese? Fatevi da parte, cosicché noi si possa ricongiungerci ai nostri consanguinei nella Montagna!
La risposta che gli venne data si perse nel brusio generale che si levò dagli uomini intorno a loro e Bilbo, inarcando un sopracciglio, non riuscì a scorgere bene la figura dinanzi al massiccio drappello di nani che scendevano intanto l'altura, muovendosi dall'altro lato del fiume.
– ..chi è? – gli venne automatico domandare.
– Quello è Dain, cugino di Thorin – gli rispose la Piccola Furia, senza ombra di entusiasmo nella sua voce. Una breve pausa e poi lei, come rianimandosi, lo prese per un braccio e si mosse in avanti – Vieni, passiamo avanti. Dobbiamo fare qualcosa.
Sorpreso ma non contrariato, lo hobbit si ritrovò insieme a Kat a farsi largo fra le file di Uomini ed Elfi armati, sgusciando fra loro grazie alla loro altezza ridotta, lui più facilmente di lei, ed erano quasi sopraggiunti fra le prime file quando, d'improvviso, la luce del giorno nascente venne oscurata ed un rombo lontano, un tuono che scosse la terra stessa sotto i loro piedi, rimbombò sulle loro teste.
Fermandosi per lo spavento, Bilbo nel sollevare lo sguardo al cielo lo vide improvvisamente coperto da nubi del colore del piombo ed un vento teso, quasi di tempesta, scivolò gelido nella valle facendogli nascere un brivido per tutto il corpo.
– Sono qui – ansimò la voce di Katla davanti a lui.
– Chi?
– Gli Orchi.
Dopo quelle due parole, la terra venne scossa da un tremito molto più intenso del precedente e sul versante sud-orientale si aprì una voragine dalla quale venne vomitata una creatura da incubo: un'enorme verme con mandibole tanto forti da stritolare la roccia come se fosse zucchero. Il Mangiaterra, così erano chiamate quelle primordiali creature, scomparve subito dopo, tuffandosi nel terreno come una serpe si rituffa nell'erba alta, e dalla nube di polvere che si lasciò dietro, dalla galleria presero ad uscire strepitanti orde di Orchi e Mannari Selvaggi, mentre già in lontananza risuonavano nel vento gli echi dei Pipistrelli Giganti. 
Fu così che l'ultima delle cinque armate giunse alle pendici di Erebor e la celebre Battaglia dei Cinque Eserciti ebbe inizio.


continua...




~ LEGENDA ~

Grassetto = titoli.
Corsivo = evocativo (flashback, canzoni, citazioni, parole in altra lingua o toni dal timbro particolare).
MAIUSCOLO = toni alti.
[1, 2, 3..] = si tratta di annotazioni e/o traduzioni che aiutano il lettore a comprendere al meglio il testo. Basta sostarvi sopra con il mouse perché compaia la nota cui fanno riferimento.
[*] = facendovi click con il mouse aprono il link al video cui il testo fa riferimento (musiche, canzoni, ecc).

   
 
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