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Autore: Alarnis    16/01/2021    4 recensioni
"Quel giorno fu lei a restare ferita, solo ora se ne rendeva conto."
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6 Da che parte stare

 “Sentiamo.” esordì languida Lavinia, mentre con una pagliuzza solleticava fastidiosamente il collo di uno dei contadini che li avevano attaccati: uno a caso tra i molti superstiti. Per cominciare. Gli altri in un angolo ammucchiati; prostrati dopo la morte del loro capo.
Il villaggio li aveva accolti, senza colpo ferire. I capi schini degli sconfitti d’avanguardia a precederli, a smorzare ogni tentativo di resistenza.
Quelli erano gli uomini più forti e avevano fallito.
Il granaio del villaggio sequestrato. Le scorte trasferite nei loro cavalli. Uno dei tre casolari destinato a prigione.
L’uomo in ginocchio davanti a lei, conservava un’aria aggressiva, ma non osava risponderle; cercando di nascondere trovasse molesto quel fastidio.
Lavia rise, alzando la fossetta della labbra a sinistra, “Sei un duro, accordò.” ma il timbro della sua voce, precisò non ne fosse convinta. Guardò i ribelli, buttando a terra annoiata la pagliuzza, come trovasse una perdita di tempo interrogarli.
“Ludovico è il nostro signore.” ringhiò il contadino, con rinnovata grinta.
“Ed io la vostra, di signora.” gli rise in faccia, sostenuta dai suoi uomini.
“Non lo siete…” aggiunse il contadino. Le risate finirono, come la pazienza di Lavinia! Lo colpì in pieno viso; un ceffone con la mano aperta sulla guancia, così forte da fargli girare il viso di lato, smuovendogli la guancia nel fastidio della gengiva dolorante.
“Gregorio e Nicandro di Montetardo sono i vostri signori!” precisò, prendendogli aggressiva i capelli, tirandoli verso l’alto e facendolo seguire quella salita a forza, sbilanciandolo; legato com’era alle mani e ai piedi. Il contadino vacillò ma mantenne il proprio precario equilibrio in asse.
“Prenderemo quanto ci spetta!” disse velenosa, sembrando indisposta ad accettare scusanti alla loro mancanza, salvo suggerire, “A meno che…”. I suoi uomini per primi avrebbero beneficiato di quell’irresponsabilità nel accoglierli con i forconi. A giudicare dai loro sorrisi, le guardie dei Montetardo, approvavano con gratitudine l’ipotesi di una piccola licenza.
“Faremo quello che volete!” fu svelto a frenarli il contadino, che messo alle strette oltre la propria vita, era ritornato magicamente collaborativo. Le voci dei compagni che lo sostenevano dall’angolo.
Vero! Lavinia aveva giocato vigliaccamente, ma semplicemente allargò i palmi e scrollò le spalle “Non posso tornare a mani vuote?”.
Il contadino approvò ogni sua parola e gesto, mentre lei tranquilla confermava “Buono!”, spostando l’indice all’insù, come appuntasse fosse un’ottima scelta ubbidire.
“Hai visto dei cavalli? Dei cavalieri? Ludovico Chiarofosco?” ironizzò, facendo una smorfietta con il naso minuto.
L’uomo fu pronto a rispondere “Tre cavalli sì! Tre uomini li hanno venduti a Valdo, stamattina. Un moro, un rosso, un biondo!” approvò il contadino, sicuro di aver merce solida per cautelare villaggio, famiglia e compagni, “Valdo, li ha incontrati al fiume.”.
“E bravo, Valdo!” accordò Lavinia soddisfatta e ironica.
“Quindi qui non ci sono?” chiese Lavinia cercando approvazione, avanzando il bel volto, annuendo, amichevole.
L’uomo glielo assicurò.
“Ottimo!” allungò l’ultima vocale, dilatando le aspettative.
“Oltre i cavalli, hanno lasciato qualche bagaglio?” indagò vaga.
L’uomo rifletté, ammettendo tuttavia dispiaciuto “Solo un pugnale sbeccato.”.
Lo sguardo di Lavinia si ravvivò, chiedendone notizia.
Liberò l’uomo dalle corde, lei personalmente, riservandogli una grande premura. “Portami quel pugnale.” comandò e, l’uomo eseguì veloce.
Il contadino tornò facendo l’atto di consegnarglielo, ma fu il fidato soldato, Mavio, a richiederlo, ponendolo tra le pieghe di un pezzo di stoffa; maneggiandolo come fosse prezioso.
“Mi siete stati utili.” disse Lavinia, accomodandosi i lunghi capelli e il mantello, nell’atto di ripartire. La tensione sembrò sciogliersi. La sua espressione era soddisfatta.
“Torniamo a Rocca Lisia!” ordinò: i contadini increduli di quelle parole.
Rinunciava a cercare Ludovico?
“La prossima volta non intralciatemi!” li avvertì infastidita. Chiaramente non ammetteva contestazioni.
I contadini muti, restii a rispondere. Il suo bel volto, di giovane donna, strideva con parole di tono gelido.
“Per questa volta avete salva la vita.” accordò magnanima. Li guardò negli occhi: uno a uno. Scolpendosi i loro visi; loro fecero altrettanto col suo.
“Chi comanda?” richiese.
I contadini increduli di ammettere “I Montetardo.”.
“Non lo dimenticherete!” impartì con voce secca. Il tempo di uscire dall’uscio per ordinare “Bruciate le case! E’ una punizione sufficiente!”.
Quel villaggio non avrebbe mai più dato loro problemi.
Un alleato in meno per Ludovico.
   
 
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