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Autore: Il cactus infelice    17/01/2021    3 recensioni
Estate 2020. Il riscaldamento globale colpisce non solo il mondo Babbano, ma anche quello dei Maghi. La frenesia dei social, della tecnologia, sta travolgendo anche i maghi e le streghe. Bisogna tenersi al passo coi tempi.
Ma mentre queste questioni vengono lasciate ai Babbani - che se ne intendono di più - il Mondo Magico avrà un'altra gatta da pelare.
Harry Potter si ritroverà a dover risolvere un altro mistero, forse addirittura a combattere un'altra guerra e questa volta lo riguarda molto, molto da vicino.
Tutto inizia con un ritorno inaspettato una mattina del 10 Luglio 2020.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Potter, Famiglia Weasley, I Malandrini, Nimphadora Tonks, Teddy Lupin | Coppie: Bill/Fleur, Harry/Ginny, James/Lily, Teddy/Victorie
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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MISTERI CHE SI INFITTISCONO


31 Dicembre 2020, 23.59.59


Zeudi e la sua combriccola festeggiarono l’arrivo del nuovo anno in maniera decisamente poco sobria; Zeudi non era sicura di come avrebbe definito quel modo di festeggiare, ma di sicuro sobrio non era l’aggettivo che avrebbe usato. 

Non era nemmeno sicura dei suoi sentimenti riguardo quella retata in quella casa di Sanguesporco. Non aveva mai fatto una cosa del genere, ma lo avrebbe preso come un’occasione per allenare la bacchetta. Era da tanto che non usava la magia in maniera seria. Bastava solo non farsi domande. L’unica domanda che però non poteva evitare era per quale motivo c’era bisogno di essere così brutali.
Sua madre in particolare: sembrava darle un’estrema gioia torturare quella famiglia di Sanguesporco, Cruciare i figli davanti al padre e riempirli di fatture taglienti. Il lupo mannaro si era chiuso in bagno con la moglie e Zeudi non voleva nemmeno sapere che cosa le avesse fatto. Sentiva solo strani colpi.
Non capiva nemmeno perché ci fosse bisogno di distruggere a quel modo la casa buttando all’aria tutto, ma immaginava che la sua combriccola avesse solo bisogno di sfogarsi dopo tutto quel tempo rimasti chiusi nella casa cadente di Little Hangleton.

Chi era lei per impedirglielo? Se voleva essere un buon comandante, una buona leader, doveva concedere al suo esercito qualche soddisfazione di tanto in tanto.
La mente volò su Patrick, lasciato solo a casa, e un po’ le dispiacque per lui. Non si era fatta il minimo problema a lasciarlo indietro per venire a fare un po’ di casino. Ma ora che distruggeva il divano non riusciva a non pensare ai suoi occhi tristi mentre la salutava; non avevano mai trascorso un Capodanno o un Natale separati da quando si conoscevano. Gli aveva promesso che non sarebbe stato solo una volta usciti dall’orfanotrofio, che non avrebbe dovuto avere paura, ma forse... Forse aveva fatto male a trattenerlo con sé.
Lei aveva un piano, un piano che - se fosse andato come voleva lei - avrebbe fatto fatica ad accettare qualcuno come Patrick. Un Babbano.
Sua madre le aveva detto spesso di sbarazzersene, le aveva ripetuto più e più volte che lui la bloccava, che le impediva di essere veramente sé stessa, di dare completa libertà al suo potere.
Eppure Zeudi non osava sbarazzarsi di Patrick. In cuore suo non voleva e non solo perché ci teneva a quel dolce e ingenuo ragazzo, ma anche perché se sua madre avesse veramente avuto ragione, se la sua lontananza le avesse permesso di non trattenersi…
“E’ meglio andare prima che qualcuno si accorga della nostra presenza”, disse una voce che la distrasse da quei pensieri.
“Devi sempre rovinare la festa, Antonin”, sbraitò sua madre verso l’uomo che aveva parlato.
Non lo avrebbe mai ammesso, ma Zeudi si sentiva sprofondare un peso nello stomaco al vedere sua madre più felice nell’ccidere e torturare la gente che a casa con lei. 

“La festa è finita”.
Antonin lanciò un’occhiata con gli occhi scuri a Zeudi come se stesse cercando di dirle qualcosa ma senza parlare. 

Era lei il leader in carica. 

“Antonin ha ragione. Più restiamo più rischiamo di farci scoprire. Andiamo! Quello che dovevamo fare lo abbiamo fatto”, ordinò cercando di mantenere la voce il più ferma possibile. 

Il lupo mannaro uscì dal bagno con la bocca piena di sangue e il gruppo si radunò prima di Smaterializzarsi uno alla volta.



Il nome di Albus Silente era finito anch’esso nella lista delle persone resuscitate e sulla lavagna nell’ufficio del capo degli Auror. L’ex preside aveva espressamente chiesto che il suo ritorno non fosse reso pubblico se non a chi fosse strettamente necessario, promettendo che sarebbe rimasto tra le mura di Hogwarts ma persino all’insaputa dello staff, ad eccezione della professoressa McGranitt che era stata colei che lo aveva trovato vagare tra i corridoi della scuola e aveva fatto chiamare Harry.
Gli unici quindi che lo sapevano erano gli Auror dedicati al caso dei Resuscitati - o i Ritornati - e gli altri Resuscitati.

Harry non aveva potuto che apprezzare quella decisione: la stampa e i social media avevano già un bel po’ di roba su cui speculare - in particolare i social media avevano dato adito a una serie di complotti, assolutamente strambi, con cui spiegare il ritorno dei Resuscitati, e il pubblico in generale si divideva tra coloro che erano contenti o colpiti da quell’evento e quelli che invece erano arrabbiati e aspettavano il ritorno di qualche caro. Non capivano perché quella fortuna fosse toccata soltanto al Salvatore del Mondo Magico, ma c’era anche una buona parte del pubblico che era contenta per lui considerando quante ne aveva passate e consideravano quel miracolo un regalo per colui che aveva liberato il mondo da un crudele mostro. 

“Non può essere un caso che sia tornato anche Silente”, disse Ron quando il giorno dopo i festeggiamenti di Capodanno si ritrovarono a casa di Sirius - un po’ casualmente - lui, Harry, Ginny, i Malandrini, Lily, Tonks e Regulus. “Credo che tutto ciò ci stia portando da qualche parte anche se non ho ancora capito dove”. 

Harry si rigirò la tazza di tè che teneva tra le mani pensieroso. 

“Anche voi pensate che…”, cominciò James spostando lo sguardo da uno all’altro dei presenti che si erano radunati attorno al tavolo da pranzo per il té del pomeriggio. Non c’era bisogno di dirlo, tutti pensavano ad un’unica cosa, o meglio, ad un unico nome. 

“No, mi rifiuto di crederci!” esclamò Lily. 

Per qualche istante calò un silenzio carico di tensione, interrotto solo dal tintinnare sgradevole dei cucchiaini che sbattevano nelle tazze da tè, poi Regulus alzò di colpo la testa nel momento in cui percepì alcuni sguardi su di sé. O forse era solo una sua sensazione che sprofondava in un costante fascio di nervi, soprattutto quando si trovava in mezzo alle persone o quando cercava di seppellire da qualche parte nel profondo ciò che era stato e ciò che aveva macchiato il suo passato, ovvero la maggior parte del tempo. 

Nessuno lo stava guardando direttamente, ma Regulus avrebbe giurato che qualche occhiata verso di lui si fosse fermata. Aprì bocca per dire qualcosa, non sapeva cosa, ma la voce di Sirius berciò bloccandolo sul nascere: 

“Suvvia, non penserete al ritorno di Voldemort? Perché mai dovrebbe ritornare? Non abbiamo motivo di crederlo”. 

“Non abbiamo motivo di credere che possa tornare, ma nemmeno che non possa tornare”, precisò Remus. 

La mano destra di Sirius scivolò lungo il suo fianco e un paio di dita sfiorarono il ginocchio di Regulus; il ragazzo guardò prima la mano e poi alzò lo sguardo sul fratello, indeciso se quel gesto fosse casuale oppure voluto. Ma il maggiore non sembrava nemmeno fargli caso. 

“Sì, ma nessuno dei suoi Mangiamorte è tornato”. 

“Ce n’è uno seduto proprio accanto a te”, disse James guardando Sirius negli occhi con fare di sfida. Padfoot inarcò le sopracciglia, colpito da quell’improvvisa presa di posizione contro suo fratello. 

“James, ma che stai…”. 

“Ragazzi!” li interruppe Harry a quel punto, prevedendo che ne sarebbe nato un litigio e non era quello di cui avevano bisogno. “Non ha importanza ora. Non possiamo escludere che alcuni dei suoi Mangiamorte non siano davvero tornati. E intendo i Mangiamorte che gli sono stati fedeli fino alla fine”, aggiunse l’ultima frase guardando in direzione di Regulus come a dirgli che no, non lo inseriva tra i possibili candidati. “Potrebbero essere in giro da qualche parte e noi non ce ne siamo accorti. Potremmo non averli intercettati come con voi altri”.

“Ma se fossero tornati si sarebbero già fatti sentire”, osservò Lily. 

“No, se non vogliono farsi scoprire e arrestare. Di certo vorranno giocare un po’ più d’astuzia questa volta, magari anche con un piano ben strutturato. Potrebbero essere un piccolo gruppo o addirittura uno solo. O magari avete ragione voi, non è tornato nessuno di loro, ma in mancanza di certezze partirei prevenuta”, aggiunse Ginny. 

Harry stava per dire che non era proprio così, che di occasioni in cui potevano averci messo lo zampino ce n’erano, a cominciare dal crollo del Ponte, ma in quel momento il suo telefono squillò facendo sobbalzare quasi tutti. 

L’Auror rispose senza nemmeno controllare chi fosse e si fece serio non appena udì la voce dall’altra parte. 

“D’accordo, arriviamo subito”. 



Harry e gli altri se n’erano andati e Sirius si era ritrovato a fare i conti con quanto aveva detto James riguardo a suo fratello; purtroppo non c’era stata occasione di parlarne perché Harry gli aveva chiesto di accompagnarlo per un’emergenza, insieme a Lily e Tonks, e non se lo riusciva a spiegare. Pensava che per James fosse tutto a posto per quanto riguardava Regulus, non gli aveva mai dato cenni di possibili fastidi o sospetti. 

Non voleva avercela con James a priori, ma aveva visto la reazione di Regulus a quelle parole e non poteva fare finta di nulla. 

Pertanto, dopo quella riunione informale davanti a una tazza di tè, andò a cercare Regulus nella sua stanza e fu contento di non trovare la porta chiusa, significava che suo fratello non era troppo di malumore. 

“Ehi”, lo chiamò piano appena arrivato sulla soglia. 

Regulus, che era in piedi vicino alla finestra e gli rivolgeva la schiena, si girò non appena lo udì. 

“Ehi”, ricambiò infilando le mani in tasca e avvicinandoglisi. 

“Ti va di parlare?” chiese Sirius allora. 

Regulus annuì e fece cenno all’altro di sedersi sul letto. 

Sirius fissò il pavimento per qualche secondo alla ricerca delle parole giuste, poi disse alzando lo sguardo sul fratello: “Mi dispiace per quello che ha detto James”. 

“Sono sicuro avesse le sue buone ragioni”, fece Regulus sedendosi accanto a Sirius.

“Non abbastanza buone”. 

“Sirius”, cominciò il più piccolo traendo un grosso respiro. “Credo che James avesse semplicemente espresso quello che tutti pensavano”. 

A quel punto la voce di Sirius si alzò, quasi scandalizzata. “Che intendi, Reg? James non aveva alcun diritto di…”. 

“Sirius!” lo interruppe il fratello alzando anche lui la voce. “Non fare il finto tonto. Non ho bisogno che mi indori la pillola e nemmeno che sfoderi la tua metaforica spada di Grifondoro per me… Non sono un innocente finito in mezzo a questa cosa per caso, so bene che il mio passato continuerà a perseguitarmi e so bene che non posso piacere a tutti, così come sapevo a cosa stavo andando incontro quando ho disertato il Signore Oscuro. C’è qualcuno là fuori che sta palesemente complottando qualcosa e uccidendo i Nati Babbani e in mancanza di indizi e prove io sono il capro espiatorio più ovvio, nonché il primo sospettato. Non ne faccio una colpa a nessuno”. 

“Ma lo hai detto anche tu, hai disertato, hai tradito Voldemort. Ti sei sacrificato, Reg”, ribatté Sirius. “Ed inoltre non sappiamo nulla di quello che sta succedendo, non possiamo accusare persone a caso sulla base di errori del passato”. 

“Ma non possiamo nemmeno fare finta che tutto il resto non ci sia stato. Sembra quasi che vi vogliate bendare gli occhi, tu, Harry e tutti quanti. E non dico che non ve ne sono grato, però so anche che a lungo andare la polvere sotto al tappeto viene sempre fuori”. 

Regulus si interruppe lì, ma avrebbe avuto molto altro da dire, oh dentro di lui tutto stava urlando. Ma come sempre si trattenne. Era stato abituato fin da bambino a non essere eccessivo, a non dire mai più del dovuto, a non confessare troppo. 

“Quindi cosa vorresti che facessimo? Che sospettiamo di te? Che ti chiudiamo ad Azkaban giusto per essere sicuri?” gli chiese Sirius abbassando la voce ma non senza nascondere un velo di cinismo. 

“No, Siri, certo che no. Ma non andare da James incazzato come un toro come so che vorresti fare. Non lo biasimo. Sono stato un Mangiamorte e questa ne è la prova”, Regulus alzò la manica sinistra mostrando al fratello il Marchio Nero che spiccava sulla pelle pallida del suo avambraccio per dimostrare le sue parole. “Ho fatto cose orribili, ho torturato persone innocenti, ho seguito un Mago senza scrupoli senza pormi domande... “. 

“Reg… Ho smesso di dividere le persone in buoni e cattivi. Abbiamo tutti i nostri chiaroscuri. So benissimo cosa hai fatto, e quello che non so lo posso immaginare. Ma so anche che tutto ciò che è successo ti provoca gli incubi la notte... “. L’espressione di Regulus si sorprese a quella affermazione, al che Sirius lo guardò negli occhi appoggiandogli una mano sul ginocchio come se volesse trattenerlo per paura che possa scappare o volersene andare. “Credi che non ti senta di notte? Ti sento lamentarti quando hai gli incubi o camminare per la stanza quando non riesci a dormire. Lo capisco, ho anche io i miei terrori notturni. O pensi che due guerre e dodici anni ad Azkaban non abbiano avuto il loro peso?” 

Regulus lasciò andare il respiro che non si era accorto di aver trattenuto e rilassò le spalle. Non era molto sicuro delle motivazioni, ma sentire Sirius parlare in quel modo e confessare anche i suoi problemi lo fece sentire in qualche modo più compreso e meno solo. Forse doveva dargli più credito. 

“Per cui James o chiunque altro può pensarla come vuole. Ma non ho intenzione di accusare o sospettare di te sulla base di errori compiuti più di trent’anni fa. Senza contare che eri solo un ragazzino. Merlino! A quell’età lì dovevamo solo pensare alle ragazze e a divertirci, non certo a combattere una guerra provocata da un maniaco omicida”. 

Regulus si trovò a sorridere, rincuorato da tutta quella comprensione genuina. Suo fratello era proprio cambiato.

“Se devo dire la mia, mi è bastato vedere il medaglione con il biglietto scritto con la tua calligrafia per convincermi che sei innocente. Mi sarebbe bastata anche la sola parola di Harry, a dire il vero. Mi fido del mio figlioccio. E sì, forse Harry ha sempre creduto troppo nella bontà di alcune persone, forse non sempre ha saputo dare i migliori giudizi, ma direi che a quarant’anni suonati qualcosa ha imparato”. 

Regulus ridacchiò. 

“Vorrei aggiungere solo un’ultima cosa”, continuò ancora Sirius. Se quello era il loro momento di confessioni tra fratello maggiore e fratello minore tanto valeva andare fino in fondo. “Sappi che su di me potrai sempre confidare, okay? Quindi, qualsiasi cosa ci sia, qualsiasi, parlamene. Una volta forse non ero molto bravo ad ascoltare, ma cause di forza maggiore mi hanno costretto ad imparare ad avere pazienza”. 

“Grazie, Siri”, disse Regulus abbassando lo sguardo. Certo, era riuscito a togliersi una parte di quel peso che sentiva sul cuore da un bel po’, ma non tutto. Le cose diventavano facili col tempo, ma appunto, ci voleva tempo. 

E il momento giusto, soprattutto. 



Harry si vide passare accanto a gran velocità un Raul con la faccia verde che, non appena ebbe raggiunto il giardino, buttò la testa nel primo vaso di fiori che trovò e vomitò colazione, pranzo e probabilmente anche la merenda.
Qualcuno dei presenti ridacchiò, qualcun altro simpatizzò. Harry fu uno di questi ultimi; la scena che si presentò al gruppo di Auror non appena raggiunta la casa dove era avvenuto il crimine era fuori da ogni immaginazione, qualcuno avrebbe giurato il peggiore che gli fosse capitato. 

Tutte le vittime, bambini compresi, erano stati brutalmente torturati e sfigurati, la donna trovata in bagno aveva addirittura una parte dell’addome scoperta, mentre il volto dell’uomo era quasi irriconoscibile.
Sulla parete del salotto faceva bella mostra di sé la parola Sanguesporco scritta con il sangue. 

Il movente di quel brutale omicidio plurimo era quindi ovvio e faceva venire i brividi. Si aggiungeva un altro tassello al puzzle di quel mistero, o quei misteri, che stava colpendo il Mondo Magico. Il problema era che c’erno sempre più domande e quasi nessuna risposta.
E ormai, prove o meno, era impossibile non escludere un possibile ritorno dei Mangiamorte.
Non c’era il Marchio Nero sopra la casa di quella povera famiglia brutalmente ammazzata, ma quel tipo di violenza portava la loro firma in tanti altri modi. 


*** 


Buonsalve a tutti!
Un’altra domenica di Covid e di gioco a twister tra zone rosse, arancio o gialle. Spero che non ve la stiate passando troppo male. E’ un periodo molto difficile, ma vi auguro di riuscire a trovare comunque qualcosa che vi tenga impegnati e che non vi faccia andare fuori di testa. 

Spero anche che questa mia piccola storia vi dia un po’ di conforto. 


Devo dire che sono piuttosto soddisfatta di questo capitolo, ci sono tutte le cose che volevo metterci e soprattutto un’intensa scena tra Sirius e Regulus che secondo me avevano bisogno di un momento fraterno. 


Fatemi sapere cosa ne pensate e, soprattutto, ditemi se c’è qualche errore o refuso perché ho riletto di fretta e con poca attenzione. 


Grazie mille e buona domenica a voi, miei amati lettori.

   
 
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