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Autore: Magica Emy    17/01/2021    2 recensioni
"Sono passati sei mesi da quando ci siamo sposati e la palestra è passata definitivamente nelle nostre mani. Tendo-Saotome si legge all'entrata e sì, mi fa ancora uno strano effetto. Il tempo dei giochi è finito, ora si fa sul serio."
Sequel di "Trappola d'amore"
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: ranma/akane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non riesco a prendere sonno, è tutto inutile. Un avvilente senso di inquietudine mi accompagna già da qualche ora, impedendo al mio corpo di rilassarsi. Dio, ho il cuore in gola e un serpente attorcigliato al posto dello stomaco ma, quel che è peggio, più passano i minuti più il malessere sembra aumentare. Mi trascino giù dal letto, passandomi stancamente una mano sugli occhi. Sono quasi le tre del mattino e la casa sembra così vuota e silenziosa. Fin troppo, forse. Mi avvicino alla finestra stringendomi nelle spalle, osservando rapita la luna che proprio di fronte a me si riflette sulla superficie del vetro, creando uno strano gioco di luci e colori che continuo a fissare, senza vederli veramente. Non so come sentirmi, né cosa provo. È tutto talmente surreale che faccio fatica a crederci, a viverlo. Ranma non è tornato, e l'unica cosa a cui riesco a pensare è che spero con tutto il cuore che lui non faccia più ritorno. All'improvviso sento il bisogno di lasciare la stanza, di cambiare aria. Mi dirigo al piano di sotto dopo aver indossato una vestaglia leggera, raggiungendo in fretta la cucina dove mio padre, malinconico e scarmigliato, sta sorseggiando una tazza fumante di tè. 

-Akane, figliola, cosa ci fai qui a quest'ora? 

Mi chiede in evidente apprensione, non appena si accorge di me. Faccio spallucce. 

-Non riuscivo a dormire, così ho pensato di venire a scaldarmi del latte. E la tua scusa qual è? 

-Cosa vuoi che ti dica - risponde dopo un breve momento di silenzio - ultimamente mi capita di soffrire di insonnia. Ho visto che l'auto di Ranma non è nel vialetto, immagino significhi che voi due non siete ancora riusciti a chiarirvi. Dove può essere? È notte fonda. 

Gli siedo vicino, cercando di far entrare nei polmoni quanta più aria possibile per contrastare l'improvviso attacco di nausea che il solo sentir pronunciare quel nome ha scatenato. 

-Non lo so e non mi interessa, ma spero tanto che sia andato all'inferno. Non voglio vederlo mai più. 

Replico con una smorfia infastidita. Lo vedo scuotere tristemente la testa mentre cerca il mio sguardo sfuggente. 

 

-Non dire così, cara. Ricordati che stai aspettando un bambino e lui avrà bisogno anche di suo padre. Voi due dovrete impegnarvi a crescerlo insieme nel miglior modo possibile finché un giorno, lo sai, tutto questo non sarà suo. 

Fa un ampio gesto con la mano guardandosi intorno, fiero di ciò che ci circonda e che negli anni ha portato avanti con tanti sacrifici, prima che noi ne prendessimo le redini. Mi sfioro la pancia ancora poco pronunciata, sospirando pensosa. 

-Voglio che mio figlio sia libero di fare le sue scelte, papà. Quando sarà grande troverà da solo la sua strada e si innamorerà di chi vuole, senza alcuna costrizione. Solo così potrà essere davvero felice. 

Nei suoi occhi passa un lampo di tristezza che cerca subito di mitigare con un sorriso. 

-Stai dicendo che non sei felice, Akane? Il vostro era un matrimonio combinato, è vero, ma tu e Ranma vi amavate e so che, nonostante tutto, vi amate ancora adesso. 

-Non è così, io non provo più niente per lui se non un odio profondo. 

Ribatto, quasi offesa da quelle parole. Lo stomaco mi si chiude di nuovo e per un attimo ho come la sensazione di annegare in un profondo vortice scuro e senza fine. Cavolo, non so proprio cosa mi prenda stasera. Dev'essere colpa di tutti questi discorsi se mi sento così agitata. 

-Adesso dici così perché sei arrabbiata ma, figliola mia, voi due siete ancora giovani e avete molta strada da fare, ma presto capirai tante cose. Vedi, perché un matrimonio funzioni è necessario imparare ad amare e accettare i difetti dell'altro e, alle volte, scendere a compromessi. So che Ranma ti ha ferita, ma ti ha anche chiesto di perdonarlo per questo. Adesso dipende da te, dovrai guardarti dentro e trovare la forza di farlo. 

No, non ci riuscirei neanche volendo. Dimenticare le sue orribili parole per me è impossibile. 

-Non ho bisogno di lui nella mia vita, posso benissimo cavarmela. Sarò perfettamente in grado di crescere questo bambino e occuparmi della palestra anche da sola. 

A quel punto il suono insistente del telefono riempie ben presto la stanza, facendoci trasalire. Lancio un'occhiata all'orologio. Alle tre e mezzo del mattino non è affatto normale ricevere una chiamata. Probabilmente avranno sbagliato numero. 

-Vado io. 

Dice, visibilmente preoccupato prima di sparire in corridoio. Lo vedo tornare qualche istante dopo, bianco come un lenzuolo. 

-Akane, era il dottor Tofu. Ascolta, non spaventarti ma dobbiamo subito correre in ospedale. Ranma ha avuto un incidente. 


-Quando l'ho visto non potevo crederci, per fortuna ero di turno così mi sono occupato personalmente di lui. 

Ci spiega il dottor Tofu quando raggiungiamo l'ospedale in tutta fretta e in trepida attesa di notizie concrete. 

-Come sta, dottore? 

Taglio corto, supplicandolo con lo sguardo. Ho bisogno di sapere altrimenti finirò per impazzire. Lo vedo sospirare, affranto. 

-Non voglio mentirti Akane, le sue condizioni non sono buone. Ha una frattura al braccio destro e qualche costola incrinata, ma questa non è la parte peggiore. Purtroppo ha battuto la testa, l'urto è stato molto forte e ora… 

Esita, come se stesse cercando le parole giuste da usare. 

-Cosa? Parli per favore, non ci tenga sulle spine in questo modo! 

Esclama a quel punto il signor Ghenma, angosciato, dando così voce anche ai miei pensieri. 

-È in coma. Mi dispiace molto. Alla luce di questo non possiamo far altro che aspettare. Non sappiamo quando e se si risveglierà, ma voglio essere fiducioso. Ranma è un ragazzo forte, sono certo che se la caverà… 

Il dottor Tofu continua a parlare ma io non l'ascolto più poiché una parola, una sola parola, la più temibile ha catturato di colpo la mia attenzione. Mi colpisce dritta allo stomaco così ferocemente da farmi sentire il bisogno di ripiegarmi su me stessa, e urlare tutta la mia frustrazione. Urlare. Fino a lacerarmi i polmoni. 

"È in coma. Ranma è in coma." 

Non è possibile, non può essere vero. 

-Io… Ho bisogno di vederlo. 

Farfuglio e la mia voce si incrina pericolosamente, mentre sento il cuore andare a fondo come una pietra. Mi accorgo che le mie mani tremano e la testa sembra sul punto di esplodere. Sto perdendo il controllo, ma non posso permettermelo. Non ora. Devo… Devo sforzarmi di rimanere lucida. 

-Certo, vi accompagno da lui. Ah, Akane? Quasi dimenticavo. Stava stringendo questo quando l'ambulanza lo ha portato qui. Lo riconosci? 

Mi mostra un piccolo anello dorato dall'aria familiare. 

-Sì, è la mia fede nuziale. 

La mia mente torna al momento in cui gliel'ho scaraventata addosso, gridandogli di andarsene per non tornare mai più. L'ha portata con sé. La rigiro tra le dita, facendo uno sforzo tremendo per trattenere le lacrime. 

 

La camera è immersa nella penombra a eccezione di un piccolo cono di luce, che insinuandosi tra le tende pesanti illumina il suo volto pallido e coperto da graffi ed escoriazioni, mettendo in evidenza la spessa benda bianca che gli ricopre la testa. Ha un braccio ingessato e grossi lividi violacei praticamente dappertutto, che lo rendono quasi irriconoscibile ai miei occhi. Mi avvicino timorosa al letto, chinandomi su di lui per sfiorare i suoi capelli ed è allora che crollo in ginocchio, singhiozzando disperatamente prima che Kasumi mi cinga la vita con delicatezza, accompagnandomi fuori dalla stanza. Mi aiuta a sedermi, stringendo le mie mani gelide fra le sue per provare a scaldarle. 

-Akane, respira a fondo, ti farà sentire meglio. Vuoi che ti porti un bicchier d'acqua? Sottoporti a tutto questo stress non fa bene al bambino. Devi cercare di riguardarti, lo sai. 

-Sto bene, ho solo bisogno di un momento. Io… 

"L'ho visto in quelle condizioni e di colpo non ho più avuto la forza di reggermi in piedi." 

Vorrei spiegare, ma un nodo alla gola mi impedisce di esprimermi chiaramente. Non posso credere che tutto questo stia accadendo davvero. 

-Akane! Sono venuta non appena ho saputo. 

La vedo corrermi incontro all'improvviso, i lunghi capelli neri a incorniciare il suo volto preoccupato ma, nello stato confusionale in cui mi trovo, riesco a riconoscerla solo quando si trova a un passo da me. 

-Ukyo, sei tu? 

Mormoro, informandola subito sulle condizioni di Ranma. Mi spiega di aver dato l'indirizzo dell'ospedale a Ryoga ma di lui non c'è ancora traccia, evidentemente il suo pessimo senso dell'orientamento lo ha fatto perdere di nuovo. Compare poco dopo rompendo la parete proprio di fronte a noi, facendoci trasalire tutti. 

-Akane, Ukyo, siete qui? Significa che mi trovo nel posto giusto, allora! 

Esclama, senza curarsi minimamente dei danni che ha appena provocato. Già, tipico di lui. A noi si uniscono ben presto anche Shampoo e Mousse e tutti sembrano così gentili e disponibili che non posso fare a meno di sentirmi rincuorata. Noto poi che il signor Ghenma sta uscendo dalla camera di Ranma, richiudendosi lentamente la porta alle spalle. Ha il viso disfatto dal pianto e i suoi passi pesanti riecheggiano sul pavimento lucido quando si accascia su una delle sedie cigolanti della sala d'aspetto, prendendosi la testa fra le mani. Lo so, è difficile anche per lui. Mi stacco dal gruppo per avvicinarmi con cautela, posandogli una mano sulla spalla in un debole tentativo di conforto. 

-So che si è comportato male con te - dice con un filo di voce, rialzando lo sguardo per incrociare il mio - ma è il mio unico figlio e vederlo in quelle condizioni mi spezza il cuore. Oh Akane, ho paura di non essere stato un buon padre per lui. 

-Non dica così, la prego. 

-È la verità. L'ho portato via di casa quando era ancora in fasce, strappandolo all'affetto di sua madre senza troppe cerimonie. Gli ho reso la vita un inferno, costringendolo a viaggiare in lungo e in largo senza un attimo di tregua per insegnargli le arti marziali, trattandolo fin da subito come un adulto quando invece era soltanto un bambino. Credi che mi perdonerà mai per tutto quello che gli ho fatto passare? 

Scuoto la testa, sedendogli vicino. 

 

-Non deve rimproverarsi, signor Ghenma - dico - grazie a lei è cresciuto sano e forte, divenendo un grande maestro di arti marziali e questo dovrebbe bastare a renderla orgoglioso. E poi sono sicura che Ranma le vuole molto bene, anche se non lo dimostra come dovrebbe. Ora torni a casa a riposare, resterò qui io. 

Sospira, aggrottando le sopracciglia con aria contrita. 

-Veramente, figliola mia, sei tu che dovresti andare. Nelle tue condizioni devi stare attenta a non stancarti troppo. 

-Ha ragione - gli fa eco Kasumi - nessuno può fare nulla per lui, adesso. Se ci sono novità verremo avvisati. In ogni caso è meglio tornare domani. 

-No - replico risoluta - non lo lascerò solo. Se dovesse svegliarsi e non trovare nessuno potrebbe spaventarsi, e questo non gioverebbe certo alla sua salute. Devo esserci quando riaprirà gli occhi. Sono sua moglie, il mio posto è al suo fianco. 

Pian piano, uno alla volta, sono andati via tutti. Hanno capito che non avrei cambiato idea tanto facilmente, così non è rimasto loro altro da fare che arrendersi. 

Mi avvicino al suo letto, rendendomi conto ancora una volta di quanto sembri diverso e vulnerabile in questo momento. Non credo di averlo mai visto così immobile, neppure mentre dormiva. Le sue labbra sono serrate in una linea dura, l'espressione è una maschera di dolore e tutto questo è così maledettamente assurdo da farmi quasi sperare che si tratti di un incubo. Un terribile incubo dal quale mi risvegliero' presto, solo per vederlo tornare a sorridermi. Ma i suoi occhi sono chiusi adesso e non c'è niente che io possa fare per cambiare questa cosa. Per risvegliarlo da questo stato di torpore in cui è improvvisamente caduto, che pare allontanarlo da me ogni minuto che passa. L'incubo è realtà e io mi sento morire. 

-Non ti azzardare a lasciarmi o te ne farò pentire, hai capito? Ranma, dimmi che puoi sentirmi, ti prego. Devi svegliarti, non puoi lasciarmi sola. Il nostro bambino ha bisogno di te. Di noi due insieme. Io ho bisogno di te. È tutta colpa mia, ti ho detto delle cose tremende costringendoti ad andartene. Dovevi essere sconvolto quando hai preso la macchina, e… Perdonami amore mio, mi dispiace così tanto. Non volevo che finisse così. 

Mormoro con voce rotta, coprendogli una mano con la mia e risalendo piano ad accarezzargli il braccio libero dal gesso, senza mai staccare gli occhi dal suo viso alla ricerca anche solo di un piccolo segno che mi faccia capire che mi sta ascoltando. Che c'è ancora. Ma il suo corpo non ha alcuna reazione e di nuovo l'amara verità mi colpisce, forte e inesorabile come un pugno nello stomaco. Gli occhi mi si riempiono di lacrime cocenti quando mi chino per lasciargli un bacio sulle labbra. Sfioro ancora la sua pelle con le dita, accorgendomi soltanto allora di aver trattenuto il respiro fino a quel momento e cercando a fatica di riprendere fiato, mentre torno a stringere la sua mano inerme fra le mie. 

 

 

   
 
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