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Autore: kibachan    17/01/2021    1 recensioni
2023. Fabio e Brando sono all'università e Fabio studia fotografia. Questa storia sarà divisa in due parti.
Fabio deve fare un esame di fotografia e chiede a Brando di fargli da modello....
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mentre stipava le bombolette di nuovo sullo scaffale alto, pensò che forse Brando aveva ragione. Forse ci aveva messo troppo pathos in quel lavoro e aveva perso di vista quanto lui effettivamente lo stesse aiutando. Aveva persino rinunciato al suo week end fuori, per lui. Aveva esagerato ad urlargli così. Si sedette sul materasso e accese la fotocamera dando un'occhiata agli scatti. Non erano male per niente e, a giudicare dal contatore, erano più di duecento. Non si poteva dire che non l'avesse assecondato. Sospirò.. e si alzò in piedi per raggiungerlo fuori, senza neanche spegnere la macchinetta, ancora appesa per la cinghia intorno al suo collo.

 

Lo trovò, in realtà, sul piccolo ballatoio di metallo poco fuori della porta. Seduto su una cassetta di frutta rovesciata che fumava, anche abbastanza pacatamente, una sigaretta. Se lo guardò impacciato per un attimo, fare palesemente finta di non averlo sentito arrivare. Aveva le nocche delle mani un po' arrossate per il freddo pungente, e pure un po' le guance e il naso. Lasciava che il fumo gli soffiasse via dalle labbra e si disperdesse intorno al suo viso senza sforzo. Lasciò andare un piccolo sospiro prima di parlare “scusami..” buttò lì con voce contrita ma dolce, grattandosi una tempia in leggero imbarazzo “ho esagerato, io... ti sono davvero grato per il tuo aiuto” continuò mentre lo osservava di sottecchi, finire la sigaretta e spegnerla sul frontale della cassetta di frutta “ti prego non andartene, ok?” aggiunse in tono ancor più dolce, passando il peso da un piede all'altro.

Con sua sorpresa lo vide reprimere una risatina con un lieve sussulto delle spalle, e poi si girò a guardarlo “non avevo nessuna intenzione di andarmene Fedè” esclamò divertito “non me la sono presa, davvero volevo solo fumare” aggiunse, sciogliendosi poi in un sorriso dolcissimo quando lo vide rilassarsi contento. Fabio gli sorrise di rimando e, approfittando della macchinetta ancora accesa appesa al collo, gli scattò una foto quasi di nascosto, inquadrandolo dal display. Era troppo carino quando sorrideva in quel modo. Quella foto voleva conservarsela per sé. Fece appena in tempo, perchè un ghignetto sardonico prese il posto del sorriso un istante dopo. Lo vide alzarsi e avvicinarglisi fino a un soffio “però sei carino quando ti scusi” gli soffiò a due centimetri dal viso “quindi continua” gli ordinò con tono provocatorio, aggrottando un po' le sopracciglia, ma senza smettere di sorridere. Fabio esplose in un sorriso, a sua volta, abbassando un attimo gli occhi. Poi gli poggiò le mani sui polsi e le fece lentamente risalire sulle braccia fino alle sue spalle, accarezzandolo in un modo che fece scorrere un brivido in tutta la schiena di Brando, poi gli allacciò le braccia dietro il collo, tornando a guardarlo “scusami” gli disse, anche se stavolta in tono decisamente poco serio. Si avvicinò per poggiargli un bacio sulla guancia “scusami” ripetè senza spostarsi, soffiandoglielo direttamente sulla pelle. Brando chiuse gli occhi per un attimo quando il secondo bacio gli arrivò nell'angolo sinistro della bocca. Fabio lo sentì poggiargli le mani sui fianchi e stringerlo come se avesse paura che scappasse. Si scostò appena da lui e lo guardò per un attimo, indeciso se mandare tutto al diavolo e saltargli addosso oppure resistere ancora un po' per finire il lavoro. Perchè dopo tutto il pomeriggio che ce lo aveva sotto gli occhi, che lo osservava in ogni suo dettaglio da dietro l'obbiettivo, gli era montata una voglia di lui da capogiro. E non aiutava avercelo lì tra le braccia, che se lo guardava da quei pochi centimetri di più, talmente vicino da poter avvertire il profumo del suo shampoo misto all'odore di vernice acrilica. Brando gli sorrise, intuendo vagamente a cosa pensasse, e si chinò in avanti per poggiargli un bacino piccolo e delicato sulle labbra, appena accennato, prima di prendere le mani di Fabio dietro al suo collo e scioglierle facendo un impercettibile passo indietro.

 

Gli sarebbe saltato addosso più che volentieri. Ma erano lì per un altro motivo, e non volevo che lui dopo si pentisse di non aver finito il lavoro... per colpa sua sopratutto.

 

“torniamo dentro?” gli disse in tono leggero, dando un colpetto alla macchina fotografica tra loro, come a ricordare a Fabio il perchè della loro presenza in quel capanno. Fabio annuì abbozzando un mezzo sorrisino, ringraziandolo mentalmente per aver preso lui la decisione al suo posto. Poi gli scoccò un'occhiata, ancora leggermente colpevole, da sotto in su.

“ti ho fatto male sul serio? Prima..” gli chiese sfiorandogli con due dita la coscia destra “nah..” rispose il riccio scrollando le spalle “piuttosto... tu tutto bene lì sotto?” ribattè riferendosi alle sue parti basse con un'occhiata “se.. se.... abbastanza” borbottò Fabio, roteando gli occhi e girando il viso di lato ridacchiando “mi dispiace” cantilenò Brando, mettendosi poi a ridere un secondo dopo “no anzi, ripensandoci non mi dispiace, è stata troppo divertente la faccia che hai fatto!” esclamò guadagnandosi un'occhiataccia “però se t'ho fatto male scusami” aggiunse mollandogli un buffetto leggero sulla guancia prima di superarlo per entrare.

Fabio lasciò andare un sospiro, scuotendo la testa, prima di seguirlo.

 

“ne facciamo ancora qualcuna e poi basta ok?” gli disse mentre settava di nuovo la macchina e lui si toglieva la felpa un'altra volta, sedendosi temporaneamente davanti alla stufa “che altro hai in mente?” gli chiese. Fabio accennò un sorrisino tirato “ti puoi sporcare di vernice? Solo un po'” propose “un po'... quanto?” chiese diffidente Brando, scoccandogli un'occhiata mentre, senza che lui avesse di fatto accettato, Fabio apriva con una piccola zeppa di legno un barattolo di vernice acrilica verde acceso “solo le mani... e un po' il viso” rispose. Il riccio lo guardò perplesso per un attimo e lui si affrettò ad aggiungere “i capelli no. Dai poi ti aiuto io con l'acqua ragia stasera” insistette, sfoderando la sua miglior espressione da cagnolino supplichevole. Brando roteò gli occhi ridacchiando “la faccia da cucciolo è scorretta però...” borbottò tra sé e sé “e va bene...” sentenziò andando a togliergli il barattolo di mano, mentre lui sfoderava un sorriso felice che gli fece pizzicare lo stomaco.

 

Maledetto lui e l'effetto che gli faceva.

 

Si sedette sul materasso e infilò due dita dentro la vernice, stupendosi di quanto fosse fredda. Fabio lo inquadrò per fare una prova, mentre lui osservava il verde colargli sul polso, per un attimo indeciso sul da farsi. Abbassò la fotocamera a guardarlo, mentre si picchiettava il dito indice sulla guancia lasciandosi dei puntini. Fabio aggrottò le sopracciglia.

 

Ma che stava combinando.

 

Lo vide scoccargli un'occhiata e leggergli in faccia il disappunto “non va bene?” gli chiese sorpreso “Bra... sembra che c'hai una rara malattia contagiosa così” ridacchiò Fabio “sembrano bolle” “ah dici? Che ne so... io non mi vedo” ribattè lui sulla difensiva. E detto questo immerse di nuovo le dita nel barattolo e si disegnò uno spesso segno orizzontale sotto gli occhi “e così?” chiese ridendo già. Fabio sbuffò “così sembri Rambo... aspè faccio io” aggiunse sfilandosi la cinghia della fotocamera dal collo e poggiandola sul borsone. Gli si avvicinò e poggiò un ginocchio sul materasso, accanto alle sue gambe piegate. Brando lo guardò immergere tutta la mano nella vernice e poi afferrargli la sua destra, iniziando a frizionargliela con entrambe le mani, tingendolo quasi completamente fino al polso “ah... avevi detto un po'...” nicchiò... senza risentimento nella voce comunque, era più concentrato a vedere come le mani di Fabio gli massaggiavano la sua. Lo vide infilare la dita tra le sue, stringere e poi scendere ad accarezzargli ancora il polso, mentre gli scoccava un'occhiata, questa volta, notò, molto poco professionale. Fabio abbassò gli occhi, desiderando, da un lato, che lui smettesse di fissarlo. Dall'altro no. Gli piaceva il suo sguardo addosso.

Maledizione. Erano di nuovo troppo vicini.

Intinse di nuovo le dite e si sporse verso il suo viso ma Brando, non seppe se lo fece apposta o si trattò solo di un caso, si spostò col busto indietro invece, lasciando poggiare i gomiti sul materasso e continuando a fissarlo, impedendogli tuttavia di raggiungere il suo viso, senza avvicinarsi ulteriormente.

Fabio si alzò facendo leva con l'altra mano sul materasso, lasciandoci un'impronta, e si sporse verso di lui, scavalcando le sue gambe con un piede e mettendoglisi quasi a cavalcioni sopra, anche se non lo toccava “che fai scappi?” gli chiese a voce bassa, con un mezzo sorriso. Brando si tirò un po' su col busto, poggiandosi ora con le mani al materasso anziché con i gomiti, e Fabio si rilassò, poggiando le ginocchia sul materasso ai lati dei suoi fianchi. Non si staccavano gli occhi di dosso in quel momento. Fabio allungò la mano sporca di vernice e gliela poggiò sulla guancia destra. Gli strofinò dapprima tre dita sul viso, da vicino alle labbra all'orecchio, macchiandolo di verde “così...” sussurrò. Poi, non seppe bene cosa successe e perchè quello fosse bastato a superare il punto di non ritorno, ma prese a massaggiargli insistentemente la mascella, energicamente, con tutta la mano, come se non riuscisse più a fermarsi. Sospirò, perdendosi nei suoi occhi neri che non smettevano di fissarlo. Lentamente lasciò cadere la tensione dalle gambe, facendo scivolare il bacino sul suo. Ormai gli era seduto sopra. Lo vide mordersi il labbro quando i loro inguini si toccarono. Continuò a strofinargli la mano sul viso, provando a resistere ancora per un attimo. “Fabio...” si lasciò sfuggire Brando a voce appena udibile “se mi tocchi altri due secondi così io...” tentò. Ma Fabio non lo fece neanche finire. Gli passò la mano dalla guancia a dietro al collo e lo attirò a sé iniziando a divorarlo. Brando sentì lo stomaco salirgli in gola dall'emozione e dal desiderio che lo pervadevano in quel momento. Contrasse gli addominali per tirarsi su del tutto e gli avvolse la schiena con le braccia, tenendoselo seduto in grembo mentre ricambiava il bacio con tutta la passione di cui era capace. Gli massaggiava la bocca con forza, cominciando a sentir subito i pantaloni stargli troppo stretti sul davanti, mentre Fabio gli afferrava i capelli nel pugno e glieli tirava. Gli prese la testa tra le mani, girando il viso per affondare ancora di più le labbra nelle sue, lasciando anche a lui una manata colorata sulla guancia, dato che pure la sua mano destra era piena di vernice. Fabio lo sentì armeggiare con il bordo della sua maglietta e si scostò da lui per afferrarla da dietro la schiena e togliersela buttandola da una parte. Brando sorrise, afferrandogli poi i polsi e guidando le sue mani al bordo della sua canottiera. Fabio non se lo fece ripetere. Un attimo dopo quella faceva compagnia alla sua maglietta in un angolo. Lo spinse sdraiato sul materasso, lasciando così ancora una striscia colorata sul suo corpo: sulle costole sul fianco sinistro. Poi si alzò dalle sue gambe per sfilarsi i pantaloni, mentre si guardavano, entrambi con un sorrisino malizioso. Poggiò un ginocchio sul materasso, tra le sue gambe, prima di sdraiarsi di nuovo su di lui.

“senti freddo?” gli disse a voce bassa, accarezzandogli le braccia. Brando sorrise scuotendo un po' la testa “con te addosso... mai” disse stringendolo a sé. Fabio gli baciò il collo, sentendolo sospirare, per poi risalire sotto la gola, sul mento, fino a trovare la sua bocca. Lo baciò piano, con lentezza, accarezzandogli le labbra con le sue intensamente, prima l'una, poi l'altra, poi tutte e due insieme, imprigionandogli la bocca nella sua come se volesse mangiarselo. Mandò giù una mano tra le sue cosce mentre lo baciava e percepì le sue labbra incurvarsi in un sorriso, attraverso le sue, mentre gli sbottonava i pantaloni. Tuttavia Brando lo fermò di colpo, prima che potesse tirargli giù la zip “ah ah... non penso proprio che ti faccio fare tutto quello che ti pare” gli soffiò praticamente in bocca, con un ghignetto malizioso. E con un colpo di reni ribaltò completamente le posizioni in cui stavano, poi si tirò su, sporgendosi su di lui con la testa, con le mani entrambe ben piantate sul suo petto per tenerlo giù. Fabio rise “che vuoi farmi?” chiese “aspetta...” gli soffiò lui divertito. Si guardò un attimo intorno e si allungò per afferrare uno straccio di cotone che se ne stava abbandonato su un barattolo, di quelli per togliere la vernice in eccesso dai pennelli. Sorrise sardonico a Fabio, che ora lo guardava incuriosito e un filino allarmato. “è tutto il pomeriggio che mi fissi Fedeli” gli disse in un finto tono scocciato Brando, mentre lisciava uno dei lembi dello straccio come a saggiarne la lunghezza “ora basta guardarmi” aggiunse in tono malizioso, avvicinandogli lo straccio agli occhi per coprirglieli. Fabio si alzò seduto di riflesso schivando le sue mani “aspetta! Che vuoi fare?!” gli chiese agitato “ti voglio bendare gli occhi” rispose con un sorrisino ovvio il riccio, provando di nuovo ad avvicinargli lo straccio al viso, ma quello lo evitò di nuovo arrossendo furiosamente “no senti...” tentò, provando a bloccargli le mani “non ti fidi di me?” gli chiese Brando in tono dolce a quel punto, fermandosi un attimo. Fabio deglutì appena, poi smorzò un lieve sorrisino imbarazzato.

 

Si fidava. Certo che si fidava.

 

“sì, mi fido” rispose piano. Brando gli sorrise “e allora rilassati dai” disse sporgendo di nuovo le mani per adagiare lo straccio sugli occhi di Fabio “prometto che ti farò solo cose belle” cantilenò divertito, facendogli fare uno sbuffo di risata, anche se un po' tesa, mentre allungava le braccia oltre la sua testa per annodargli lo straccio sulla nuca.

Brando lo osservò compiaciuto per un attimo, stare seduto davanti a lui ad occhi bendati, in leggera apprensione. Poi allungò le mani e si morse il labbro di piacere, trattenendo una risatina, quando lo sentì sussultare leggermente al solo sfiorargli i fianchi con le dita.

 

Doveva ammettere che un po' stuzzicava la sua fantasia il vederlo quasi intimorito da lui, da quello che poteva fargli. Ma nonostante ciò voleva rassicurarlo.

 

Lo attirò un po' verso di sé, tenendolo per la vita, poi lo lasciò andare e si avvicinò col viso, tanto da sfiorargli il naso col suo. Fabio poteva sentire il suo respiro finirgli sulle labbra. Brando sorrise maliziosamente nel vedergli socchiudere la bocca, cercandolo alla cieca. Non si fece pregare. Affondò la bocca sulla sua, baciandolo con trasporto, ma lentamente. Gli prese entrambe le mani nelle sue, più che altro per impedirgli di toccarlo a suo piacimento, mentre gli schiudeva le labbra con la bocca, approfondendo il bacio. Quando si faceva indietro anche di poco, Fabio lo seguiva con la testa. Lo sentì mordergli le labbra, avvertendo subito dopo una botta di piacere all'inguine quasi dolorosa. Districò le dita dalle sue per poggiargli una mano su fronte e occhi e spingerlo a stendersi sul materasso “vai giù” gli ordinò, anche se in tono dolce. Fabio lo assecondò, ma non appena provò ad abbracciarlo, sentì che gli afferrava i polsi, li allontanava da sé in modo brusco e glieli sbatteva ai lati della testa, sul materasso, imprigionandoglieli lì. Accennò un sorriso divertito, prima di sospirare di colpo, aprendo di nuovo la bocca, quando lui abbandonò le sue labbra per scendere a baciargli il collo, il lobo dell'orecchio, poi il petto. Era una sensazione strana non poterlo vedere mentre lo faceva. Non sapere dove lo avrebbe toccato, o baciato, di lì a poco, lo agitava e elettrizzava al tempo stesso. Brando si soffermò sul suo torace mentre ancora lo teneva stretto così, baciandogli ogni centimetro di pelle che riusciva a raggiungere. Quando gli sfiorò con la lingua i capezzoli Fabio tirò fuori un gemito che gli fece montare un'erezione da capogiro. Soddisfatto dalla sua reazione ci si dedicò per un altro po', baciandoglieli e mordendoglieli delicatamente. Fabio sospirò forte, trattenendo tra i denti un'imprecazione “Bra...” lo pregò “lasciami le mani... per favore...”

Il riccio lo accontentò, ma solo perchè voleva scendere, a baciarlo un po' più giù. Fabio lo accarezzò alla cieca, sulle braccia e sulle spalle, e emise un singhiozzo di sorpresa, quando sentì le mani e la bocca di Brando sulla stoffa dei suoi boxer. Quando avvertì le sue dita infilarsi sotto l'elastico e sfilarglieli capì che ora sarebbe stata la sua fine. Tirò su la testa come per dire qualcosa ma la rovesciò di nuovo all'indietro, afferrandogli i ricci nelle mani, quando le labbra di Brando toccarono la sua erezione. Il riccio ridacchiò a sentirsi afferrare la testa così, e continuò quello che stava facendo, godendo di sentirlo sospirare a quel modo “porca troia Bra... tu... io..” balbettò Fabio in maniera un tantino incoerente a quel punto, facendogli venire di nuovo da ridere “noi cosa?” lo provocò, un secondo prima di passare la lingua su tutta la lunghezza “oh... cazzo...” sospirò il ragazzo, stringendogli i capelli ancora più forte. Brando continuò ancora per un po', ma poi di colpo smise. Non voleva farlo venire così. Si staccò da lui e ridacchiò del verso di disappunto che sfuggì dalle labbra di Fabio. Si sporse a levargli la benda. Si era stufato. Adesso voleva guardarlo negli occhi. Fabio sbattè le palpebre un paio di volte, con la vista leggermente annebbiata dall'eccitazione e incrociò i suoi, con il respiro affannoso che non riusciva a regolare “te sei matto...” commentò mentre quello, sogghignando leggermente, si liberava anche lui del resto dei vestiti “vieni da me subito” gli intimò “agli ordini Fedè” rispose sorridendo ancora Brando. E detto questo gli sollevò le gambe, afferrandogliele per sotto le ginocchia piegate, e si sistemò tra le sue cosce. Gli prese la mano, intrecciando le dita con le sue e poi lo guardò per un attimo serio, quasi a chiedergli il permesso. Quando lo vide annuire si chinò in avanti per baciarlo, e affondò dentro di lui con un'unica spinta. Fabio sospirò, stringendogli la mano libera tra i capelli per trattenerlo vicino a sé col viso e poi incatenò gli occhi ai suoi, mentre Brando iniziava a muoversi, con un ritmo regolare, veloce, ma con spinte abbastanza delicate.

Fabio sentiva un'ondata di piacere pervaderlo ad ogni spinta di Brando, lo avvolse con le braccia per accostarselo il più possibile addosso, fece scivolare le mani fin sul suo fondoschiena e ci affondò le dita sopra, premendolo contro di sé forte, accompagnando le sue spinte con decisione, come a dirgli che voleva di più. Brando lo assecondò, lasciandosi guidare dalle sue mani, beandosi delle espressioni che faceva. Cominciava ad avere il respiro pesante e le guance in fiamme. “che cazzo me fai Fà...” sospirò addossandoglisi ancora di più, mentre continuava a muoversi così. Il piacere che sentiva saliva lentamente ma costantemente, al ritmo del suo torace che strusciava su quello di Fabio, dei loro respiri che si mescolavano e delle sue mani che lo toccavano, possessive. Fabio era la persona più tenera e timida del mondo, ma quando facevano l'amore si trasformava e a lui questa cosa faceva impazzire. Brando gli portò una mano dietro il collo e si spinse in avanti per far combaciare di nuovo la bocca con la sua. Quei baci erano labbra, denti, sudore e gemiti. Erano guance rosse, lingua e sospiri. A volte solo sguardi. Brando accasciò la testa al lato di quella di Fabio, voltandola di lato, mentre spingeva di più, più a fondo, più veloce. Voleva sentire solo lui, i suoi sospiri sempre più pesanti, l'odore dei suoi capelli, il sapore della sua pelle. Fecero l'amore così, mischiandosi la pelle le ossa e l'anima, con i pensieri che svanivano e i respiri che crescevano, finchè Fabio, stringendogli le mani sulle spalle, con il cervello ormai completamente fuori servizio non girò leggermente il viso per parlargli in un orecchio “Brando...” esalò “più forte.. più forte” gli disse con tono quasi di supplica. Il riccio tirò su il viso dal suo collo e sollevò un po' il busto, mordendosi le labbra per controllare i tremiti di desiderio che aveva, a sentirgli dire cosi. Gli afferrò i fianchi per tenerselo attaccato addosso, mentre si tirava su in ginocchio, facendogli sollevare il bacino per seguirlo in quella posizione. Fabio gli poggiò istintivamente le gambe sulle spalle, mentre si divoravano con gli occhi. Brando gli affondò le dita nel morbido dei fianchi e riprese a muoversi da così, rallentando il ritmo ma con spinte forti e decise, che miravano a un punto preciso. Fabio aprì la bocca, sospirando, e chiuse gli occhi, ma solo per un attimo. Poi si forzò a riaprirli perchè voleva guardarlo. Con gli occhi liquidi e le guance rosse, che lo trapassava con quello sguardo deciso che sapeva fare lui. Era bello da morire in quel momento. Sentiva la sua erezione tendersi un pochino di più a ogni stoccata del riccio e capì di essere ormai al limite.

“Brando.. sto... per...” boccheggiò “anch'io” esalò il riccio da sopra di lui. Vennero poco dopo, insieme, nello stesso momento.

 

Brando scivolò fuori da lui piano piano, e lo poggiò sul materasso mentre le gambe gli cedevano e crollava seduto di fronte a lui. La testa gli ronzava. Gli si era pure tappato un orecchio.

Madonna che botta.

Fabio afferrò al volo lo straccio di prima per pulirsi un po' l'addome e poi lo gettò di nuovo di lato.

Guardò Brando, respirando affannosamente, mentre cercava di rimettere insieme i pezzi della sua mente al momento alquanto scombussolata. Sorrise nel vedergli assumere, ora che avevano finito, un'espressione stanca, rilassata, e accennargli un sorriso da bimbo, così dolce. Gli sembrava piccolo quasi. Gli smosse un moto di tenerezza incredibile. Allungò le mani un po' verso di lui, facendogli cenno di avvicinarsi “vieni qui” sospirò in tono dolce. Brando sorrise a sua volta, e si avvicinò carponi sdraiandoglisi poi delicatamente addosso. Gli poggiò la guancia sul petto, poco sotto la gola, ancora senza riuscire a respirare normalmente e si abbandonò completamente sopra di lui. Gli piaceva troppo farsi coccolare da lui. Fabio gli accarezzò i capelli piano, chiudendo gli occhi mentre con dei respiri profondi provava a finire di calmarsi “amore mio...” gli disse piano, accarezzandolo ancora. Sorrise, nel sentirsi abbracciare un po' più stretto.

 

 

Diversi minuti dopo non si erano ancora mossi. Stavano abbracciati così, con i muscoli ridotti a gelatina e la testa leggera. Fabio accarezzava su e giù la schiena di Brando con sguardo un po' perso sul soffitto, anche se decisamente le sue sinapsi stavano ricominciando a funzionare. Ragionò sul fatto che sentisse la pelle del suo ricciolino fredda sotto le mani, e pure un po' sudata, e che quindi forse era il caso che si vestisse, anche se lui non sembrava starci badando per niente. Era ancora completamente abbandonato su di lui. Aggirò la sguardo intorno, per vedere se riusciva a raggiungere almeno il suo maglione da tirargli sopra, e intercettò invece lo straccio con cui prima si era pulito alla meglio. Uno sbuffo di risata gli venne su dal petto e la trattenne a malapena. Brando sollevò gli occhi, virtualmente nella sua direzione, senza staccare la guancia dal suo petto “che te ridi?” chiese in tono un po' strascicato.

 

Forse poco prima si stava per addormentare.

 

“niente pensavo...” iniziò Fabio frenando poi un'altra risata “che mi devo ricordare di buttare quello straccio” Brando ghignò senza spostarsi “no dai perchè, magari a qualcuno può fare comodo” scherzò sghignazzando “magari così imbevuto smacchia meglio i pennelli..” aggiunse iniziando già a ridere lui stesso, sul finale della frase. Fabio rise a sua volta mettendosi una mano sugli occhi, in un misto di divertimento e imbarazzo.

“sei pessimo...” boccheggiò Fabio con un sospiro, togliendo la mano dagli occhi e sollevando leggermente la testa per tentare di vederlo in viso. Così facendo lo sguardo gli cadde sulla schiena di Brando, ancora placidamente sdraiato sopra di lui, precisamente sul suo fondoschiena, e venne immediatamente colto da un'altra crisi di ridarella, questa volta più sonora. Il riccio sollevò la testa per guardarlo incuriosito, dato che tutto quel ridere gli faceva sussultare il petto scomodandolo “oh che ti piglia mo?” gli chiese aggrottando le sopracciglia con un sorriso. Fabio non riusciva a riprendersi “hai l'impronta delle mie mani sul culo!” riuscì a farsi uscire a fatica dopo un po', senza smettere di ridere. Brando si tirò più su sui gomiti subito, voltandosi per controllare e gli crollò per un istante la mascella dallo stupore, in effetti aveva due bei tatuaggi verdi a forma di mani stampati sul fondoschiena. Si vede che la vernice sulle mani di Fabio era ancora fresca quando...

“Fedeli cazzo!” imprecò Brando fintamente arrabbiato “guarda come mi fai andare in giro!” si voltò per fulminarlo con lo sguardo, ma quello aveva tutte e due le mani in faccia e si stava decisamente sganasciando. Il riccio corrucciò le sopracciglia tirandosi seduto per mollargli una pacca sulla pancia “mamma mia...” esalò Fabio rotolandosi sul materasso “mo sì che te dovrei fa una foto!” esclamò prima di riscoppiare a ridere. Brando si tirò in piedi di scatto recuperando stizzito i suoi boxer e infilandoseli al volo “mo te la do io la foto...” borbottò facendo finalmente girare Fabio a guardarlo. Il ragazzo lo guardò dapprima perplesso e poi terrificato afferrare i suoi boxer da per terra, lanciarli il più lontano possibile e poi afferrare la macchina fotografica “no Brando dai...” supplicò in maniera del tutto inutile, mettendosi seduto e sporgendosi per tentare di afferrare la cinghia della fotocamera. Il riccio indietreggiò e iniziò a scattare senza pietà. Fabio si coprì per un attimo alla meglio sgranando gli occhi “ma che scherzi??? oh!!” gli gridò arrossendo furiosamente mentre lui rideva indietreggiando ancora “dai mettiti in posa Fedeli, ma senza guardarmi” lo sfottè palesemente, facendolo arrossire ancora di più “basta!!” gli urlò recuperando i suoi pantaloni e infilandoseli il più velocemente possibile mentre sentiva la macchinetta scattare una foto dopo l'altra senza un briciolo di clemenza.

Brando si fermò un attimo per osservare sghignazzando il suo operato, mentre l'altro si abbottonava paonazzo i pantaloni “uh uh uh... con una di queste mi sa che un 30 ci esce..” ridacchiò un attimo prima di rialzare gli occhi e ritrovarselo quasi addosso. Sgusciò via dalla sua presa con uno scatto fulmineo, iniziando a scappare per la stanza ridendo “oh mo basta! Ti sei divertito ora ridammela!” gli intimò Fabio arrabbiato, rincorrendolo per tentare di acchiapparlo. Il riccio non sembrava avere nessuna intenzione di smettere e continuava a fare manovre evasive per schivarlo e a scattargli fotografie, un paio di volte rischiando pure di inciampare per il gran ridere “Bra se la fai cascare per terra giuro che te meno!!” gli urlò Fabio, provocandogli solo un altro scroscio di risata.

 

 

UNA SETTIMANA DOPO. IL GIORNO DELL'ESAME

 

Fabio entrò timidamente nel piccolo studio, alle spalle del professor Valdarnini, che gli faceva strada. Rispose con un sorrisetto nervoso al suo cordiale invito a sedersi. Gli esami gli piaceva farli individuali, avere a che fare a tu per tu con gli studenti. E poi le foto riusciva a valutarle meglio sul piccolo schermo del suo computer, rispetto che sull'immane telo bianco del proiettore della sua aula.

“Fedeli, Fedeli...” cantilenò il professore andando a spuntare il suo nome da un elenco “come è andata questa prova... difficile?” gli chiese con un amabile sorriso, mentre prendeva posto accanto a lui di fronte al pc. Fabio nicchiò “un po'...” buttò lì, pensando sopratutto a quante volte aveva ricontrollato di aver cancellato tutte le foto che Brando aveva fatto a lui. Il riccio gli aveva tenuto il muso per due giorni per questa cosa, ma era stato decisamente meglio non rischiare. Infilò la pennetta USB col suo lavoro nella porta del pc, e attese febbrilmente che il programma si avviasse. Le mani gli tremavano e se le passò più volte sulle cosce nel tentativo di stemperare la tensione. L'uomo gli rivolse un'occhiata affettuosa, non riuscendo a spiegarsi perchè, nonostante tutti i suoi sforzi, mettesse ancora tutta quella soggezione ai suoi studenti. Poi si concentrò sullo schermo e afferrò con una mano la seduta della seggiola tra le sue gambe per avvicinarsi di più alla scrivania

“dunque, dunque... vediamo un po', sono proprio curioso” borbottò tra sé, poggiando un gomito sul tavolo e il mento nel palmo della mano, mentre con l'altra muoveva il mouse per selezionare la cartella da aprire.

Il cuore di Fabio perse un battito e gli si strinse un nodo nella gola quando la cartella si aprì, rivelando a cascata le anteprime delle sue trenta fotografie.

 

Ci siamo... pensò eccitato e spaventato al tempo stesso.

 

Il professore cliccò sulla prima, che ritraeva Brando in primo piano col viso girato di tre quarti, e sollevò le sopracciglia piacevolmente sorpreso “accidenti che bel modello che hai scelto!” esclamò strofinandosi una mano sulla barba “guarda che zigomi...” commentò. Fabio si morse il labbro per trattenere il sorriso che gli stava venendo su, cambiando posizione delle gambe in leggero disagio, quando l'uomo si voltò a sganciargli un breve sorriso “bene Fedeli...un punto per te” nicchiò assottigliando di nuovo lo sguardo verso lo schermo “ora vediamo che c'hai fatto con questo bel ragazzo” borbottò tra sé e sé, facendo involontariamente avvampare Fabio in maniera indecente, al pensiero di cosa effettivamente aveva fatto con Brando dentro quel capannone.

Il ragazzo lasciò andare un sospiro silenzioso per ricomporsi e si mise a sbirciare le espressioni del suo professore, che esaminava le foto. Cercava di cogliere qualche indizio su cosa ne pensasse, ma non era facile. Valdarnini aveva una vera e propria faccia da poker in quel momento ed era impossibile indovinare se quel che vedeva gli stesse piacendo o no. Scorreva le foto con estenuante lentezza, osservando ciascuna con l'attenzione che Fabio avrebbe dedicato a un trattato particolarmente difficile da interpretare, ma senza muovere un muscolo.

D'un tratto ebbe l'impressione che guardasse un po' più a lungo una di quelle che aveva scattato a Brando di spalle: con la bomboletta in mano, le dita in tensione e il viso in su a guardare il graffito. Ma in ogni caso non commentò nulla.

“hem...” si schiarì la voce leggermente Fabio, cercando di raccogliere il coraggio “su questa ho sfumato gli angoli” spiegò indicando una foto con Brando poggiato alla parete colorata con la schiena “per dare l'illusione di un fisheye.. anche se non l'avevo” aggiunse tentando di non far tremare la voce “mhn... nhm..” annuì con la bocca premuta nel palmo Valdarnini, senza un briciolo di entusiasmo nelle voce. Anzi... sembrava quasi annoiato. Fabio sentì lo stomaco annodarsi. La sensazione poi, non migliorò affatto quando, poco dopo, il professore tornò alla cartella principale con le anteprime scorrendo rapidamente gli scatti con gli occhi, come se cercasse nel mucchio qualcosa che valesse la pena di guardare.

 

Cazzo. Non gli piacevano...era chiaro. Cos'era andato storto? Il bianco e nero forse? Non era riuscito a dargli profondità? Eppure gli era sembrato che i contrasti fossero venuti così spiccati! Forse erano le pose... o la storia dietro le foto. Troppo banali. Avrebbe dovuto pensarci... chissà quanti ne aveva già visti Valdarnini di servizi fotografici ambientati in un laboratorio d'arte... o magari aveva sbagliato le proporzioni: troppo vicino o troppo da lontano, non aveva trovato la giusta via di mezzo.

 

Era intento ancora in questa attenta analisi autolesionista quando il professore si accasciò con un sospiro contro lo schienale della sedia e gli rivolse un mezzo sorriso “Fedeli sai che c'è..” buttò lì, in tono conciliante “le tue foto sono perfette tecnicamente, da manuale direi..” Fabio corrucciò le sopracciglia senza capire. Se non aveva sbagliato niente perchè lui aveva quella faccia come se stesse al pranzo di matrimonio di sconosciuti? “a-allora cosa....” balbettò timidamente “eh... è che io quando le guardo...” lo interruppe l'uomo, cercando per un attimo un modo carino per dirlo “non sento nessuna emozione provenire da loro. Capisci?” gli chiese con un breve sorriso “sono belle! Sul serio, sei bravo! Con tutte le tecniche che hai provato... solo che...” l'uomo lasciò cadere la frase lì, facendo un breve smorfia contrita. Gli dispiaceva sul serio farcelo rimanere male, ma quello era un esame. Fabio assunse un'espressione afflitta “qu-quindi...” abbassò un secondo gli occhi per intimarsi di piantarla di balbettare “torno a Giugno?” chiese in tono sconfortato, tornando a guardarlo. Non faceva differenza che non volesse proprio bocciarlo. Un 20 o un 22 lo avrebbe rifiutato comunque, non voleva l'elemosina su quell'esame. Più di tutto gli dispiaceva non essere riuscito a fargli piacere il suo lavoro. Il professore nicchiò di nuovo, grattandosi la base del collo in sincera difficoltà “non so che dirti...” gettò un'occhiata allo schermo “fammi vedere la tua preferita” buttò lì indicandogli il mouse “non le ho aperte tutte, mostrami quella che ti convinceva di più... magari mi fai cambiare idea” propose con un sorriso, sincero ma non particolarmente speranzoso.

Fabio guardò il mouse come se fosse un mostro e deglutì, perdendo tempo ad avvicinare le sedia allo schermo. Non aveva la più pallida idea di quale mostrargli in particolare. A lui piacevano tutte quelle che aveva scelto, forse aveva una pallida preferenza per la prima... ma Valdarnini l'aveva già vista, e a parte un apprezzamento su Brando in sé... non aveva commentato altro.

Prese a scorrere la cartella lentamente su e giù, alla ricerca di un'illuminazione dell'ultimo minuto, con il cuore alle caviglie e lo stomaco come se avesse ingoiato carta vetrata. Poi di colpo fu proprio il professore a fermarlo “aspetta aspetta!” esclamò assottigliando gli occhi “torna su.. ancora un po'..” lo esortò “ecco, questa.. aprimi un po' questa..” ordinò di getto, indicando una foto nella terzultima riga, sulla destra. Fabio eseguì, e il suo cuore perse un battito quando a tutto schermo comparve la foto di Brando che gli sorrideva seduto sulla cassetta di frutta. Quella che gli aveva scattato quasi di nascosto, mentre era uscito a fumare.

 

Ma che diavolo ci faceva quella foto lì in mezzo???? come aveva fatto a sfuggirgli? Quella non faceva parte del progetto. L'aveva scattata.... così... preso dal momento... per conservarla per sé. Brando aveva pure su quel ridicolo maglione a fiori.

 

“ecco vedi???” esclamò invece eccitato Valdarnini, avvicinandosi anche lui con la sedia allo schermo “questo era quello che volevo! Accidenti non l'avevo notata prima..” si maledisse guardandola bene. Fabio aveva le guance in fiamme e la testa confusa.. cioè... quella foto.... gli piaceva???? ma se era pure mezzo sfocato lo sfondo...

Guardò il professore che gli rivolse un sorriso amabile.

“questa foto è diversa dalle altre perchè qui vedo l'emozione” gli spiegò “non sembra che il ragazzo stia guardando in macchina, sembra stia sorridendo alla sua innamorata o qualcosa del genere” aggiunse facendolo arrossire ancora di più. Il professore tornò a guardare la foto “e anche l'occhio di chi guarda” continuò “che scatta in questo caso, partecipa a quella sensazione capisci?” gli disse “c'è uno scambio... di sensazioni... tra chi c'è nella foto e chi guarda” spiegò facendo un movimento con le mani, come a intendere qualcosa che passa da uno all'altro. Detto ciò allargò un ampio sorriso e gli battè una poderosa pacca sulla spalla “bravo! Complimenti Fedeli, questa è proprio una bella foto!” esclamò. Fabio non reagì quasi per niente... non credendo alla sua fortuna sfacciata. Il professore soddisfatto si girò verso il pc per rimuovere la pennetta USB dalla porta e gliela porse. Lui la accettò meccanicamente, ancora incredulo di quanto stava succedendo.

“bene allora... direi che l'esame è superato” iniziò Valdarnini sorridendogli e lasciando andare tutte e due le braccia tra le gambe. Fabio si illuminò. “diciamo..... 28... va bene?” propose scribacchiando su un'agenda “non posso darti di più... era una sola foto buona su trenta ma...” il ragazzo lo interruppe scattando in piedi come una molla “grazie!” si affrettò a dire sfoderando un enorme sorriso. L'uomo ridacchiò facendo poi aria con la mano, per invitarlo a togliersi dai piedi “ok ok... ci vediamo alla verbalizzazione la prossima settimana” lo salutò.

 

Fabio lo ringraziò ancora un paio di volte, mentre recuperava la sua roba da per terra, poi si voltò per guadagnare il più velocemente possibile l'uscita dell'ufficio.

 

Solo che....

 

Un pensiero gli balenò in testa proprio mentre toccava la maniglia, e si fermò. Quello era stato il suo corso preferito. Il suo professore preferito. Aveva desiderato disperatamente stupirlo, compiacerlo. Di colpo si rese conto... che stava deliberatamente prendendosi gioco di lui, accettando bel voto e complimenti.. per una foto che era stata poco più di un caso. In un attimo si consumò dentro di sé una battaglia senza esclusione di colpi tra il desiderio di portare a casa la pellaccia e la sua straordinaria e atavica correttezza e senso di responsabilità.

 

Come al solito... fu quest'ultima a prevalere.

 

Strinse gli occhi, maledicendosi per un buon tre quarti “professore...” lo chiamò, voltandosi poi lentamente, con una smorfia contrita dipinta sul viso, davanti all'espressione curiosa dell'uomo, che si chiedeva che volesse ancora. Prese un sospiro.

“professore le devo dire una cosa..” iniziò “il soggetto delle foto è.... il mio ragazzo” riuscì a farsi uscire evitando il suo sguardo “la foto che le è piaciuta era.. una foto privata.. che è finita nel mucchio per caso” ammise arrossendo, al pensiero di quanto effettivamente stava facendo la figura del truffatore fino a un secondo prima. Ci fu qualche istante di silenzio, poi contro ogni previsione, Valdarnini sorrise “ecco vede! Proprio come le dicevo!” esclamò contento, battendo una mano sulla coscia. Fabio alzò la testa di scatto a guardarlo “le foto sono una cosa emotiva! Il segreto di una bella foto è il sentimento! Non vanno fatte con freddezza, mai!” si infervorò gesticolando “lei in quel momento” gli spiegò indicandolo “ha smesso di fare l'esame e ha fatto il fotografo, seguendo la scia dei sentimenti che provava guardando quel ragazzo” sorrise ancora “e così io ho visto quelli di tutti e due” aggiunse facendolo arrossire un po' di nuovo. Fabio sospirò leggermente “mi scusi...se non gliel'ho detto subito” borbottò. L'uomo scosse la testa “non importa... spero che l'esperienza di oggi le serva di lezione” disse e poi, ridacchiando ancora un po' della sua aria contrita aggiunse “le foto vanno fatte con amore”.

Fabio annuì, sorridendo appena “ho capito..” sussurrò. Anche se avrebbe dovuto ripetere l'esame era stato comunque bello avere un confronto simile con lui. Si sentiva fortunato.... anche se un po' gli rodeva di essere stato bocciato.

Valdarnini gli lanciò un'occhiata divertita ancora per un attimo, immaginando che pensasse di meritarsi di ritornare il prossimo semestre. Ma lui era di altro avviso.

“30, Fedeli” esclamò secco. Fabio tirò su la testa così di fretta che quasi si slogò il collo. L'uomo rise “per l'onestà” spiegò “e perchè hai un fidanzato davvero carino...” aggiunse in tono ironico, con una sollevata di sopracciglia, facendolo ridacchiare di imbarazzo “ora forza sparisci!” gli intimò facendo rapidamente aria con la mano prima di rivoltarsi verso il pc “che ho altri 15 appuntamenti questo pomeriggio!” precisò.

 

Fabio volò letteralmente fuori dall'ufficio senza aspettare un secondo di più, non riuscendo ancora a credere a come le cose fossero andate. Sorrise ridicolmente mentre scendeva gli scalini a due a due.

Appena aperto il portoncino al piano strada individuò Brando, che se ne stava poggiato con la schiena e un piede sul muro ad aspettarlo smanettando sul suo cellulare. Il riccio si voltò dalla sua parte e si staccò dalla parete riponendo velocemente il telefono in tasca “beh????” gli chiese di getto vedendolo richiudersi la porta alle spalle “30!!!!” esclamò Fabio mentre gli si avvicinava praticamente saltellando. Gli buttò le braccia al collo contentissimo e Brando gli stampò un bacetto sulla guancia mentre sorreggeva il suo peso per un paio di secondi “bravo” gli disse sfoderando un sorriso quando lui lo lasciò andare.

“quale gli è piaciuta di più?” gli chiese mentre si incamminavano. Fabio gli gettò una rapida occhiata “una di quelle in primo piano, vicino al muro” buttò lì sul vago, decidendo di non raccontare i dettagli. Il suo ego non aveva bisogno di ulteriori incoraggiamenti. Brando ghignò alzando il naso per aria in modo tronfio “visto.. tutto grazie a me” sentenziò facendolo ridere e poi scuotere la testa.

Inutile. Si era preso il merito lo stesso.

Fabio gli passò un braccio intorno alle spalle tirandoselo vicino mentre camminavano “sai, il professore dice che dalle foto si vede che mi ami” asserì in tono altezzoso, facendogli un sorrisetto intrigante. Brando si girò dalla sua parte a questo punto, e lo fermò, guardandolo con un sopracciglio sollevato “mhn... ed è così secondo te?” lo provocò sogghignando appena mentre gli si avvicinava lentamente. Fabio si tirò un po' indietro solo con la testa, guardandolo in modo ugualmente provocatorio “non lo so... tu che dici?” lo incalzò. Brando allargò il sorriso, e sollevò le mani per poggiargliele tra guance e collo. Lo accarezzò coi pollici mentre lo guardava divertito ancora per un attimo, prima di avvicinare il viso al suo “eh... dico che” gli soffiò praticamente sulle labbra, un attimo prima di iniziare a baciarlo. Fabio chiuse gli occhi mentre Brando gli accarezzava la bocca con la sua, in un bacio dolce.

 

Era incredibile che ancora avesse il potere di fargli tremare le ginocchia quando lo baciava. Incredibile.... e bellissimo, naturalmente.

 

Fabio gli poggiò a sua volta una mano sulla guancia, e sorrise mentre rispondeva al bacio. Come per una bella foto, che non ha bisogno di didascalie per spiegare cosa vuole trasmettere, tra loro non era necessario per forza dirselo a parola che si amavano. Lo dicevano col modo di baciarsi, con il loro non riuscire a resistersi a volte, anche quando avrebbero dovuto. Lo dicevano quando si supportavano a vicenda così come quando si prendevano in giro. Lo dicevano persino quando facevano i cretini insieme. Anzi, forse quello era il modo in assoluto più bello di dirselo.

 

 

  
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