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Autore: Ormhaxan    18/01/2021    0 recensioni
Scandinavia, IX secolo. Nella società norrena, molti sono quelli che desiderano il potere, ma pochi sono quelli che lo detengono: Ragnar Loðbrók è il sovrano più rispettato e temuto di tutti e i suoi figli, vichinghi forgiati da numerose battaglie, sono pronti a prendere il suo posto, disposti a tutto pur di salvaguardare il loro onore e il proprio nome.
In una storia che narra di vendetta, di morte, ma anche di amore, si intrecceranno le vite di Sigurd Ragnarsson, Occhio di Serpente, e di Heluna, principessa di Northumbria, figlia dell'uomo che, più di ogni altro, ha osato sfidare l'ira dei giovani vichinghi.
Dal Prologo: "Vedo il serpente strisciare nella tana del cinghiale e la sua prole dilaniarlo, vendicando il proprio nome; vedo un’aquila ricoperta di sangue sorvolare i cieli oltre il mare, un giovane serpente venire addomesticato da una principessa dagli occhi tristi e i Figli del Nord prosperare per mille anni."
Genere: Avventura, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Medioevo
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Sognò un tempo lontano. Giorni passati si affacciarono timidi tra le nebbie della sua mente assopita, istanti talmente vividi che le fecero provare nuovamente quel turbinio di emozioni che le avevano scosso l’animo di sedicenne.
Aveva conosciuto Ragnar quasi trent’anni prima, quando lui era ancora un giovane guerriero pieno di vita e di curiosità; lo aveva conosciuto due anni dopo la scomparsa dell’amata moglie Þóra, la cerva di Götland1, che molto aveva amato e pianto e dalla quale aveva avuto due figli ancora infanti.
Erano state le storie sulla sua bellezza a condurla sul sentiero del figlio di Sigurd, lei che si era presentata da lui non vestita, né nuda; non sazia, né digiuna; non sola, ma neanche in compagnia di alcun uomo2.
Il sorriso di Ragnar illuminò con colore i grigi del suo sogno, riscaldò nuovamente il suo cuore nello stesso modo in cui lo aveva riscaldato da fanciulla, quando si era presentata al suo cospetto con indosso solo una rete da pesca, mangiando un porro e con un cane al suo fianco, stupendo e lasciando senza parole tutti i presenti, Ragnar incluso.
Momenti lieti e felici erano seguiti a quel primo incontro, al suo arrivo nella dimora dell’uomo la cui fama non aveva pari in Scandinavia: se tornava abbastanza indietro nel tempo poteva ancora udire i tamburi e i canti delle donne del posto riempire l’aria secca del giorno del loro matrimonio. Per quell’occasione Aslaug aveva indossata una tunica riccamente decorata e una corona di fiori selvatici tra i lunghi capelli color dell’oro, gli stessi capelli che Ragnar tanto aveva amato e che era solito accarezzare quando facevano l’amore, nelle notti più buie prima dell’alba.
Una lacrima solitaria rigò il viso della consorte della dinastia di Munsö, ancora profondamente addormentata sotto le pelli del suo giaciglio in legno, quando nei suoi ricordi tramutati in sogni rimbombarono vagiti di neonato, dei figli che lei stessa aveva predetto a Ragnar e nelle cui vene scorreva sangue vichingo, lo stesso sangue che aveva portato gloria al loro padre e che ne avrebbe portato una ancora maggiore alla sua nidiata.

La mia bellissima moglie. Grazie per avermi amato nonostante le mie mancanze, nel mio essere imperfetto; grazie per esserti presa cura dei nostri figli e anche di quelli che non avevano il tuo stesso sangue.3


Ragnar la baciò come l’aveva baciata la prima volta, facendola sentire sicura tra le sue braccia e per un momento entrambi tornarono giovani, ad essere gli innamorati che erano stati prima dei tradimenti, dei lutti, del dolore.
Aslaug sapeva che quello era il suo modo per dirle addio adesso che lui era stato vendicato, che mai più si sarebbero rivisti tra i confini di Midgard, del recinto di mezzo costruito con i resti del gigante Ymir nel quale erano stati confinati i mortali.
Un corvo gracchiò da qualche parte oltre le nubi, lontano seppur vicino, messaggero e incarnazione di Odino che rimembrava lo scorrere del tempo, il momento del risveglio e della separazione. Il sole stava sorgendo timido a Est, il tempo di destarsi dal lungo sonno era giunto e tutto ciò che rimaneva loro era un ultimo fugace sorriso, una promessa sussurrata piano e quasi impossibile da udire: Ragnar svanì un istante dopo, il suo giovane viso si dissolse come la luce di un fuocherello fatuo nei primi pallidi raggi del mattino, lasciando assenza tutt’intorno.


Aslaug inspirò profondamente, aprendo gli occhi nella semioscurità della stanza e siportando lentamente a sedere.
La dimora era silenziosa, nessuno sembrava essersi ancora svegliato, eppure il sole aveva già iniziato la sua scalata verso il punto più alto del cielo.
Un senso di vuoto le attanagliò il petto: sebbene la consapevolezza che i suoi figli – i loro figli – avessero portato a termine la loro missione e vendicato il padre la riempisse di orgoglio materno, questo pensiero non riusciva a renderla felice, a bastarle.
Chiuse gli occhi, stringendosi le pesanti coperte attorno al corpo, portandone un lembo al viso, nella vana speranza di riuscire a percepire un’ultima volta l’odore del suo sposo, dell’unico uomo che aveva amato nonostante tutto.
“Adesso siete davvero andato via… — sussurrò cercando di trattenere un singhiozzo — Ma non vi dirò addio, mio Ragnar, poiché sono sicura che un giorno non troppo lontano ci rivedremo ancora e che, fino a quel momento, mi attenderai con pazienza nel Valhalla. Arrivederci, dunque, Ragnar Sigurdsson,, mio signore e marito.”


 
**


“Ciò che ho sognato è verità, dunque: i miei fratelli e il mio promesso sono riusciti a vendicare mio padre come avevano giurato?”
I sogni di Þyri erano stati popolati da corvi appollaiati su possenti tronchi, da alte fiamme rosse e gialle che si alzavano da bracieri di ferro mentre tutt’attorno urla di morte rimbombavano nella semioscurità da cui si riusciva a vedere solo una gigantesca aquila intagliata nel sangue.
Come sua madre, anche lei era stata informata del successo dei suoi fratelli, della vendetta che si era compiuta oltremare, ma a differenza della donna che le aveva dato la vita Þyri non era ancora sicura del responso dei suoi sogni, di quelle profezie che da troppo poco tempo l’avevano raggiunta, donando a lei, come a suo fratello Sigurd prima, il dono della preveggenza e della saggezza.
Per questo motivo e per altre domande che ancora attendevano risposta, la figlia di Ragnar e Aslaug aveva camminato tra le ultime ombre della notte fino alla tenda del Veggente, dove aveva trovato il vecchio in attesa.
“Vendetta è stata fatta. Il destino dei tuoi fratelli è compiuto, così come quello del tuo giovane principe dello Jutland, il quale continua a sperare.”
“Cosa accadrà adesso? – domandò ancora – I miei fratelli torneranno a casa?”
Un sibilo simile ad un rantolo di morte strisciò dalle labbra marroni del Veggente e per un attimo Þyri temette il peggio.
“Molto ancora attende il destino dei tuoi fratelli, Þyri Ragnarsdottir, giorni che neanche io riesco ancora a vedere. – rispose solenne – Una grande armata veleggia verso le coste della terra degli Angli e dei Sassoni mentre parliamo e molti sono i vichinghi che bramano di consegnare il proprio nome all’eternità; molto sangue deve ancora essere versato, sangue norreno e sangue straniero, vite che cadranno e avranno un costo molto alto.”
“E di me, Saggio? Cosa ne sarà di me?”
“Tu sei destinata a sedere su di un trono di pietra, come tua madre prima di te. – ghignò – Sì, vedo un trono in una grande sala riccamente adornata e accanto a te un sovrano dalla chioma di fuoco. Posso vedere le vostre mani intrecciate e il popolo chiamare i vostri nomi e osannarvi, poiché voi sarete la saggezza e la gloria dello Jultand e di tutta la Danimarca.”
Il suo futuro era al fianco di Gorm, dunque, era già stato scritto dalle Norme: Þyri sarebbe divenuta regina, un compito questo gravoso, del quale ancora non si sentiva all’altezza. Certo, molti anni ancora sarebbero passati passare di quel momento, poiché Knut era ancora in vita e in buona salute, governava saldamente sulle sue terre ed era molto amato.
Così come amato sarebbe stato il suo promesso sposo; così come lo sarebbe stata lei.
“Altre domande e molti dubbi tormentano la tua mente, figlia di Ragnar, ma non avrai altre risposte da me in questo giorno o nei giorni che ti separano dal tuo futuro lontano da queste terre. — annunciò severo — Solo e soltanto questo ti dirò, poiché già tempo fa ho profetizzato a te e ai tuoi fratelli la grandezza del vostro nome: i figli del Nord prospereranno per mille anni, la loro fama sarà leggendaria, i loro nomi immortali.”

Il Veggente le porse il palmo della mano e Þyri ne leccò la superficie rugosa e callosa con rispetto, percependone il sapore di terra, radici, muschio e spezie.
Quando lasciò la tenda, il sole era già sorto e il villaggio in fermento come ogni mattina: nelle strade terrose era iniziato il quotidiano andirivieni di persone, contadini, fabbri e anche dei mercanti venuti da lontano per commerciare i loro prodotti.
Presto, quelle strade sarebbero state per lei un lontano ricordo, così come lo sarebbe stata la dimora in cui era nata e cresciuta, dalla quale non si era mai allontanata per più di qualche giorno.
Era tempo per lei di diventare donna e abbracciare il suo destino, un destino che per troppo tempo aveva combattuto e che aveva tenuto: per anni il suo nobile padre aveva pianificato nei minimi dettagli quel momento, il giorno in cui lei avrebbe fatto la sua parte di figlia andando in sposa a un uomo degno del suo rango che avrebbe portato lustro al nome di tutti loro e finalmente quel piano era stato portato a termine.

— Il giovane principe dello Jutland continua a sperare. —
Gorm continuava a sperare, questo le aveva detto il Veggente: continuava a sperare in un futuro insieme a lei, come marito e moglie. A lui, Þyri aveva donato il suo bracciale, il simbolo di ciò che era e della sua posizione regale; a lui, Þyri aveva donato il suo primo bacio, un bacio di cui poteva ancora percepire il gusto e il calore.
Aveva giurato di renderla felice, lo aveva giurato sui Æsir e sui Vanir, dichiarando di preferire la morte piuttosto che assistere all’infelicità della giovane donna che amava.
— Tutto ciò che voglio e desidero siete voi, un futuro insieme, felice. —
Un futuro insieme: Þyri sorrise, immobile sulla riva del mare, i piedi nudi che venivano bagnati dal placido andirivieni delle piccole onde che si infrangevano sulla sabbia. Anche lei desiderava quello, ora ne era sicura più che mai: voleva solo e soltanto Gorm al suo fianco; voleva diventare sua moglie, amarlo e dargli dei figli che potessero succedergli.
Distrattamente, una delle sue mani candide si posò placidamente sul suo ventre coperto dalla sovratunica di lino color delle foglie appena nate in Primavera: con le sue parole, il Veggente aveva detto molto di più di ciò che lei stessa aveva sperato, le aveva profetizzato la nascita di figli, la fertilità del suo grembo materno.

“Hai chiesto consiglio al Veggente, dunque.”
“Madre! – Þyri si voltò repentina, trovando sua madre a pochi passi da lei – Non vi ho sentito arrivare.”
“Il vociare dei mercanti mi ha facilitato la cosa. – Aslaug sorrise – Cosa ti turba?”
“Ora più nulla, ma prima ero in pena per i miei fratelli e avevo bisogno di sapere se tutti loro erano sani e salvi, se avessero portato a termine la loro missione.”
“Tuo padre è stato vendicato, ma questo nel tuo cuore lo sapevi già, così come lo ha sempre saputo il mio. Dunque, mia adorata figlia, di cosa avevi bisogno davvero?”
Þyri prese un profondo respiro prima di rispondere: “Rassicurazioni… sui giorni che verranno.”
“Intendi sui giorni che trascorrerai lontano da qui, al fianco del figlio di Knut?”
Þyri annuì: “So che non ne abbiamo mai parlato, Madre, so che avete accettato questa possibilità senza muovere alcuna critica, ma adesso ho bisogno di saperlo: ho la vostra approvazione?”
Aslaug annuì e, come solo una madre sa fare, abbracciò la sua unica figlia: “Quale uomo migliore per mia figlia di colui che, per anni, ho cresciuto come fosse figlio mio?”
Qualcosa simile ad un noto invisibile si allentò al centro del petto della figlia di Ragnar che, finalmente, tornò a respirare senza affanni: sapere che sua madre era dalla sua parte, che era lieta di quella decisione era tutto ciò che desiderava, di cui aveva bisogno in quel momento.
“Il Veggente mi ha detto che la popolazione di Jelling mi amerà e che attraverso di me la nostra stirpe continuerà a prosperare. — sussurrò Þyri, ancora stretta nell’abbraccio della madre — Anche io, come voi, sarò in grado di dare al mio sposo dei figli che conquisteranno gloria e fama, rendendo onore alle proprie origini e al proprio nome.”
“L’ho sempre saputo questo, sin dal primo momento in cui ti ho stretta tra le braccia. – Aslaug accarezzò la bianca guancia della figlia con il dorso della mano – Ho sempre saputo che tutti voi eravate destinati a grandi cose, ma solo tu saresti stata madre di re e di regine, genitrice di una stirpe ancor più grande della mia.”

Genitrice di una stirpe reale: per la prima volta in tutta la sua vita Þyri si immaginò il viso del suo primogenito, quelli di tutti i suoi figli e dei figli dei suoi figli, una vita vissuta nell’amore come quella che aveva vissuto fino a quel momento.
Doveva solo pazientare ancora, solo un altro po’ di tempo prima di ricongiungersi con Gorm, riabbracciarlo e dichiarargli finalmente la sua indiscutibile volontà di partire con lui alla volta di Jelling e sposarlo, passare il resto della sua vita al suo fianco, supportandolo negli anni davanti a loro, in ogni decisione importante e delicata, affrontare allo stesso modo insieme le gioie e le difficoltà che le Norne avevano in serbo per loro.
— Saremo felici. —
Le parole di Gorm risuonarono un’ultima volta nella sua mente. Parole che erano una promessa che, da quel giorno, sarebbe stata anche le sua.



*

1. Il Götaland è una regione storica della Svezia. Si trova a Sud della nazione e si pensa che proprio da qui provengano i Goti (da cui provengono i Visigoti e gli Ostrogoti)
2. Così viene descritto il primo incontro tra Ragnar e Aslaug nella Ragnarssaga loðbrókar. Quando Ragnar seppe della bellezza della futura moglie le chiese, per metterla alla prova, di presentarsi da lui in quel modo e così lei fece, dimostrandosi astuta e degna della sua fama.
3. Aslaug aveva cresciuto come suo anche i figli del primo matrimonio di Ragnar, Eirekr e Agnarr, tanto che saputo della loro morte fu lei a spingere i suoi figli a vendicarli.



Angolo Autrice: Buonsalve, lettori! Mi piacerebbe dire che questo è un nuovo capitolo, ma la verità è che era già pronto da un pezzo e che l'ho pubblicato perchè non mi sembrava giusto tenerlo per me. Non so se e quando arriverà il seguito, ma prometto di sforzarmi e portare a termine questa storia che tanto mi sta a cuore e alla quale sono profondamente legata. Se qualcuno volesse lasciare un commento mi farebbe immensamente piacere.
Alla prossima,
V.
  
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