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Autore: arashinosora5927    18/01/2021    2 recensioni
Come è iniziato tutto? Aka seguo la storia di Hayato e Tsuna dalla dichiarazione alla nascita della relazione e oltre.
Storia interamente ispirata da questa piccola doujinshi https://twitter.com/dejoyu1/status/1335853929733578752?s=08 che ho interamente tradotto.
Vi prego se amate la 5927 almeno un quarto di quanto la amo io di seguire questa persona che fa proprio delle belle art e mi dà belle idee perché io una cosa simile non l'avevo mai pensata prima e sono sei anni che sforno 5927 in tutte le salse esplorando ogni tematica possibile.
[5927]
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: G, Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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"Veronica" così il Decimo aveva chiamato la giovane Morisieri, eppure Hayato era certo che il suo nome fosse Valeria, perché lui stesso in quello che poi si era rivelato solo un incubo l'aveva offesa chiamandola con l'appellativo sbagliato, Vittoria.

Si mise a riflettere su quando fossero simili lui e Tsuna, nessuno dei due ricordava quel nome, forse perché nessuno dei due voleva ricordarlo, il nome di una sconosciuta in cui entrambi avevano visto qualcosa che non c'era. Gokudera una via d'uscita, Sawada una minaccia, niente di tutto questo era reale.

Nonostante la doccia l'avesse già fatta ne fece un'altra e impiegò la bellezza di due ore a fissarsi davanti allo specchio provando più outfit.

Tsunayoshi nel frattempo si stava mangiando le mani chiedendosi perché avesse finito per accettare di uscire con Hayato senza nemmeno rendersene conto.

Che poi c'era da dire che "appuntamento" non era solo un termine romantico, semplicemente sottintendeva "impegno" e inoltre lui e il suo guardiano della tempesta non si erano detti niente di fraintendibile... forse.

Sawada era confusione allo stato puro, le mani passavano dai capelli alla bocca ritmicamente e il corpo gli prudeva come se avesse appena avuto un attacco di orticaria.

Senza contare che erano giorni che lavorava in maniera discutibile e adesso aveva anche deciso di portare al limite la pazienza di Reborn?

"Complimenti Tsuna" disse resistendo alla tentazione di dare una testata nel muro, il cuore batteva così forte da mozzargli il respiro.

Ci volle qualche buona dose di minuti prima che riuscisse a regolarizzarlo e a convincersi che in fondo non c'era niente di strano, niente di diverso dal passato. Lui e il suo migliore amico in giro per le strade a vivere pienamente al posto di fare fronte a quell'aspetto tanto particolare della vita chiamato "dovere".

Si alzò da terra raccogliendo un po' di coraggio e raggiunse la sua stanza cercando di evitare chiunque per sfuggire a eventuali domande che lo avrebbero incastrato in ufficio. Si chiuse la porta alle spalle e ringraziò tutti gli dèi per avere un bagno in camera.

Si denudò rapidamente preparando l'acqua del bagno con dei sali profumati, che tecnicamente lo avrebbero aiutato a rilassarsi. Si fermò a riflettere che prima di confessarsi era stata un'attività relegata al suo braccio destro che si premurava sempre di preparare anche la stanza perché potesse accoglierlo. Ovviamente il suo compito finiva nell'organizzare il tutto, ma qualche volta avevano condiviso quel momento speciale.

Si supponeva essere uno spazio di solitudine rigenerante eppure Tsuna più volte aveva aperto la sua porta ad Hayato permettendogli di tenergli compagnia, quel giusto elemento in più incapace di turbare l'atmosfera rilassante che si era creata, sembrava anzi fatto appositamente per completarla.

Così aveva giocato a scacchi con quella tavola posizionata sul rialzo della vasca mentre Gokudera sedeva sul bordo e lui invece si godeva il trattamento dell'idromassaggio.

Arrossì al pensiero, gli era sembrata una cosa così normale finché Hayato non aveva scoperto le carte. I suoi pensieri volarono rapidamente a tutte le volte in cui Gokudera gli era sembrato troppo imbarazzato all'idea di doversi cambiare in sua presenza.

"Siamo entrambi maschi" gli aveva detto più volte per incoraggiarlo, ma la tempesta aveva sempre rifiutato e motivato la cosa come una mancanza di rispetto al proprio boss e aveva sempre trovato un posto dove nascondersi lontano da sguardi indiscreti e contatti diretti.

Sospirò, a essere sincero si sentiva davvero in colpa. Se solo avesse saputo non avrebbe mai creato certe situazioni, non lo avrebbe mai messo così a dura prova.

S'immerse nella vasca e il calore lo accolse facendolo sentire più sollevato, l'odore di vaniglia lo cullò. Doveva ammettere che Gokudera comunque aveva dei bei gusti e non si riferiva a se stesso.

Appoggiò la testa sul bordo lì dove era più morbida la struttura e abbandonò i capelli nella schiuma i quali fluttuarono nell'acqua.

Quanto tempo aveva? Non sapeva dirlo. L'unica certezza era l'attesa, Hayato lo avrebbe aspettato per tutto il tempo necessario.

Prendendo una spugna strofinò delicatamente la pelle del suo corpo, coccolandosi e lasciando evaporare lo stress.

Doveva ammettere di sentirsi fortunato e non solo per ciò che aveva, ma anche per ciò che era capace di fare. Non era da tutti farsi ricaricare pienamente da un bagno caldo e ancora meno lo era riuscirci con una situazione stressante all'orizzonte.

Quando si sentì soddisfatto uscì dall'acqua e si avvolse in un accappatoio, diede un colpo di phon ai capelli e poi passò a vestirsi.

Il senso di libertà che provò davanti alla sua figura finalmente accolta da comodi jeans azzurri e una morbida felpa arancione con cappuccio. Cazzo, erano anni che non si vedeva con un abbigliamento così casual e rilassato.
Indossò delle converse crema per completare l'outfit e si premurò di inviare un messaggio a Gokudera.

Evadere da Villa Vongola senza essere visti non era una passeggiata, presumeva un percorso a ostacoli che sostanzialmente consisteva nell'ingannare Reborn circa la loro presenza in ufficio e l'utilizzo di passaggi segreti generalmente utilizzati per le emergenze.

Hayato gli rispose che lo attendeva al centro commerciale, il che significava che poteva avere usato solo la via dei sotterranei.
In parte lo invidiava perché era sicuramente molto più scaltro di lui.
Dopotutto boss dei Vongola o meno Tsuna non era nato in quel modo, Gokudera invece ci si era formato per tutta l'infanzia e a seguire.

Quando raggiunse il collegamento dietro i cespugli del centro commerciale per poco non gli venne un colpo.

Qualcuno doveva dire a Gokudera Hayato che le giacche di belle gli donavano decisamente, così come gli occhiali da sole e gli capelli scompigliati senza apparente ordine. Poi era anche il caso di informarlo che i pantaloni attillati anche essi in pelli e le magliette aderenti di colore bianco quasi trasparente, erano un'altra benedizione.

Tsuna sbattè le mani sulla sua faccia dandosi dei piccoli colpetti per imporsi un contegno. D'accordo la storia del bisessuale, ma rimanere imbambolato e a bocca aperta anche no insomma.

Lo osservò guardarsi intorno, doveva attenderlo con impazienza. Si preparò psicologicamente, fece un respiro profondo, guardò il suo riflesso nello specchietto di una macchina parcheggiata lì vicino e con un passo si mise nel raggio visivo di Hayato.

"Eccomi" disse cercando di mantenere un tono stabile.

Gokudera s'illuminò come un raggio di sole che di colpo entra e accende una stanza buia, i suoi occhi brillarono e sul suo volto si dipinse un sorriso molto ampio.

"Menomale" sospirò, sembrava convinto di essere stato lasciato da solo per un motivo o per un altro.

"Vogliamo andare?"

*******

Andare? Sì, ma dove? Questo si era domandato Tsunayoshi mentre aveva iniziato a camminare seguendo Hayato che se tutto andava bene allora doveva avere una meta in mente, in caso contrario lo stava soltanto facendo vagare a vuoto.

Quando si ritrovarono vicino un negozio di vecchi vinili Tsuna si rese conto che non doveva essere stata una passeggiata del tutto casuale, ma che Gokudera avesse architettato qualcosa di ben preciso.

Scorsero per gli scaffali del negozio soffermandosi sulle diverse possibilità musicali. I loro gusti erano nettamente diversi perché Tsuna sostanzialmente si affidava al pop che passava in radio mentre Hayato spaziava dal metal alla musica classica.

Nessuno dei due fiatò quando il loro sguardo cadde su un pianoforte a coda nero pressoché identico a quello che Tsuna sapeva essere appartenuto un tempo al suo migliore amico.

Non poté impedirsi però di ricercare parole non dette nei suoi occhi, lucidi nonostante cercasse di nasconderlo, Tsuna sentì il respiro dell'altro farsi pesante anche solo per quell'istante.

Da quando era diventato così sensibile anche a un cambiamento impercettibile di Hayato?

Dopo il negozio di vinili Gokudera indicò una piccola casetta arroccata sulla cima di una montagna lanciandogli uno sguardo di sfida. Se era una gara a chi arrivava prima Hayato poteva toglierselo dalla testa, aveva già vinto e Tsunayoshi a stento gestiva il suo respiro irregolare a causa dell'ansia che gli trasmetteva la situazione, l'ultima cosa di cui aveva bisogno era di andare in affanno.

Lo seguì ugualmente, lentamente, fermandosi più volte, perché cazzo se era una scalata. Quasi in cima fu sul punto di scivolare, ma Gokudera non glielo permise sorreggendolo per la schiena mentre i capelli di Tsunayoshi quasi avevano toccato terra.

Il loro sguardo s'incrociò e Sawada sentì il viso esplodere, Gokudera rise appena aiutandolo a rimettersi in piedi.

"Sono davvero una frana..." commentò il giovane boss cercando di giustificare il rossore.

Il suo braccio destro annuì.

"Forse un pochino, ma per fortuna ci sono io."

Tsunayoshi sentì un colpo al cuore quando Hayato concluse la frase con un occhiolino. Non gli aveva mai detto niente di simile, di solito non faceva altro che elogiarlo e poi doveva ammettere che era dannatamente sexy in ogni cazzo di cosa che faceva.

Quell'improvvisa presa di coscienza di quanto Gokudera lo vedesse concretamente per quello che era, per la sua umanità e imperfezione, lo indusse a stringersi al suo braccio del tentativo di non cadere ancora, c'era un senso di benessere nel calore che aveva trovato in quel contatto.

"Male che vada cadiamo insieme" aveva poi cercato di dire Tsuna trattenendo a stento una piccola risata isterica.

"No, se cadi tu io ti rimetto in piedi. È così che funziona" aveva sentenziato Gokudera con una serietà spaventosa.

*******

La casetta arroccata sulla montagna si era poi rivelata una piccola taverna, il che era grandioso perché era ora di pranzo e Tsuna dopo una prima chiusura di stomaco aveva sviluppato un'improvvisa fame che si sarebbe mangiato anche il tavolo.

Il posto che diedero loro era proprio vicino alla finestra così che potessero osservare la natura estendersi sconfinata all'esterno.

Il menù fu loro porto da una gentile anziana che sorrise loro e invitò a prendere la loro specialità. Gokudera ringraziò amabilmente -a volte sembrava un'altra persona, Tsuna doveva ammetterlo- e accolse l'invito.

"Strano tu non prenda le trofie al pesto" commentò Tsuna, gli occhi ancora fissi sul menù perché non aveva deciso il secondo.

Gokudera lo guardò luminoso, i suoi occhi brillanti e carichi di speranza.

"Perché?"

Sawada si grattò una guancia leggermente imbarazzato e gli rivolse un sorriso.

"So che è il tuo piatto preferito."

"Ricordi quale è il mio piatto preferito?" domandò Hayato di rimando piacevolmente sorpreso.

"Beh sì, ci sono tante piccole cose di te che ricordo perfettamente. Buona parte delle tue preferenze."

Il sorriso di Gokudera divenne più ampio, intenso, abbagliante quasi.

"Ah ma io ti batto, io ricordo ogni singolo particolare di te."

"Lo so, non mi potrei mai mettere a competere. Hai una memoria molto più forte della mia, Gokudera-kun."

Ci fu un piccolo interludio di risate che aprì ancora di più lo stomaco e mise i due a proprio agio rilasciando completamente la tensione.

"Che poi è strano perché tu sei siciliano, ma le trofie al pesto sono un piatto tipicamente genovese."

Gokudera alzò appena le spalle, gli occhi fissi in quelli di Tsuna.

"Diciamo che ho avuto l'occasione di provare più cucine e la genovese mi ha conquistato. È seconda solo a quella di tua madre."

Sawada ridacchiò, pensare che le lusinghe con Hayato erano sempre all'ordine del giorno eppure non risultavano mai di troppo perché sincere.

"Però perché è il tuo piatto preferito, io credo che ci sia una storia dietro le cose che scegliamo come predilette. Quale è questa storia?"

Dall'espressione improvvisamente cupa di Hayato Tsuna si rese conto che forse non avrebbe mai dovuto porre quella domanda. Le preferenze spesso affondavano le radici nel passato e quello di Hayato era taboo, questa valeva come regola ufficiale nei Vongola.

Solo una volta Gokudera si era aperto con lui circa la sua tragica infanzia, ma non era mai entrato nei loschi dettagli che Tsuna aveva percepito nelle lacrime e quell'esperienza gli era bastata, c'erano voluti mesi perché si riprendesse.

"Non devi rispondere se non vuoi" si affrettò a dire.

Gokudera scosse la testa, mise su un sorriso timido e tenero che nascondeva disperazione amara.

"C'era una persona che cucinava questo piatto per me, è merito suo se è il mio preferito."

Tsuna ascoltò attentamente, cercò di accogliere la confessione di Hayato con quanta più cura possibile.

"Una persona?" domandò.

Gokudera annuì, si strinse nelle spalle e sembrò così piccolo che Tsuna vide un bambino davanti a sé solo per l'atteggiamento assunto.

"Ho molti rimpianti, Decimo, ma questo forse è al primo posto."

Tsunayoshi allungò una mano verso il suo braccio in una carezza gentile, lo invitò ad alzare la testa accogliendolo di nuovo nei suoi occhi.

"Se non vuoi dirmelo non devi, io ti ascolterò quando sarai pronto anche se non dovessi esserlo mai."

Gokudera lasciò andare una lacrima e prima di rendersene davvero conto posò un bacio sul dorso della mano di Tsuna.

"Che cosa ho fatto di tanto buono per meritarti nella mia vita io lo devo ancora capire."

Tsunayoshi avrebbe voluto articolare una frase decente, ma tutto ciò gli era impedito dalla visuale della mano di Hayato che teneva la sua e le orecchie che fischiavano.

"I vostri ordini" disse l'anziana cameriera interrompendo quel momento che Tsuna non sapeva come né voleva etichettare posando i piatti sul tavolo e costringendoli a staccarsi, entrambi ringraziarono frettolosamente.

Il territorio in cui si erano addentrati era pericoloso e Sawada ne ebbe la conferma quando vide che Hayato aveva volutamente cambiato argomento e si era fissato su Rogue One.

"Che comunque poi dobbiamo finire di vederlo visto che ti sei addormentato come una pera cotta" incalzò Tsunayoshi seguendo l'atmosfera che volevano creare a tutti i costi.

"Se stasera non sei troppo stanco possiamo guardarlo in camera mia."

"Sono io che dovrei chiederti se non sei troppo stanco, mi hai lasciato a parlare da solo. Se non mi fossi girato avrei continuato a farlo per sempre."

Gokudera arrossì appena.

"Non mi spiego proprio il motivo, di solito ho il sonno leggero. Mi sveglia anche un respiro e a meno che tu non sia stato in apnea è davvero strano che non sia successo."

"Da quanto soffri d'insonnia?" domandò Tsuna.

Ed eccola di nuovo, quell'espressione che il giovane boss voleva cancellargli dal viso in eterno, quella di un gattino abbandonato per le strade che cerca di sopravvivere con ciò che rimane della sua anima fatta a pezzi per il distacco dall'ambiente domestico in cui credeva ci fosse amore.

"Scusami, Gokudera-kun, però a questo punto parla tu e io ti seguo perché se appena ti faccio una domanda ti vedo così onestamente mi sento in un campo minato."

Gokudera negò con un cenno del capo e riprese a mangiare i suoi spaghetti, dopo aver ingoiato un boccone che sembrò scendere con difficoltà parlò nuovamente.

"Scusami tu, non sono la migliore compagnia quando si tratta di conversare sul tema se stessi e la propria vita. Per questo preferisco ascoltare la storie altrui o meglio la tua, mi sembra di sapere già tutto, ma so anche che molti dettagli mi mancano. Temo si tratti degli stessi dettagli a cui non ti ho mai dato accesso e per questo non è necessario condividerli. Io ti direi tutto di me, lo farei davvero, ma non voglio scoppiare a piangere in questo momento così bello e rovinarlo. Quindi, ti prego, permettimi di continuare a tenere gli argomenti su un altro filo. Un giorno di dirò tutto di chi sono stato e cosa ho fatto, ma per il momento voglio la leggerezza che provo quando sono al tuo fianco anche nelle parole che ci scambiamo."

Tsuna rimase in silenzio, il cuore a mille che rimbombava nelle orecchie, si sentiva davvero onorato.

"Se hai bisogno di me per riposare profondamente allora da oggi in poi mi trasferisco nel tuo letto" disse di punto in bianco.

Gokudera arrossì violentemente, distolse lo sguardo.

"Io penso che non ti rendi conto di cosa stai dicendo..."

Tsuna negò con un cenno secco.

"No, tu non ti rendi conto che per tutto questo tempo anche io ho sempre cercato di proteggerti. Quando eravamo nel futuro condividevano un letto a castello e io ti ho visto e sentito rimanere sveglio anche notti intere. Sapevo che quando proprio non c'era modo ti alzavi e andavi nella sala comune a guardare la televisione, per questo spesso al risveglio non c'eri e ti trovavamo crollato sul divano. Sono passati dieci anni e sei ancora intrappolato in questo problema, che è una cosa seria Gokudera-kun. Ieri notte ti sei addormentato e il mio intuito mi dice che ci sei riuscito perché c'ero io al tuo fianco, per questo mi sono offerto di aiutarti a riposare ogni notte perché credo di poterti tirare fuori da questa situazione."

Gokudera sospirò, accarezzò delicatamente il proprio petto con un movimento morbido.

"No, mi sono addormentato perché ero sfinito. Se tu stessi nel mio letto tutte le notti allora non sarei più capace di chiudere occhio. Forse ancora non lo hai capito, ma mi piaci. Non è una cosa che posso semplicemente dimenticarmi. Averti nel mio letto è la regina delle tentazioni e ho anche io un limite."

Tsuna si congelò, improvvisamente i suoi pensieri persero qualunque coerenza e si sentì un vero stupido, il battito accelerò ancora e gli occhi divennero vagamente lucidi.

"Mi sento così in colpa" mormorò sull'orlo delle lacrime.

"Non avevo capito niente per questo negli anni ti ho trattato come.."

Gokudera lo interruppe "un fidanzato?" chiese.

Tsuna sospirò, scosse la testa violentemente.

"Okay, ammetto che non ho avuto comportamenti convenzialmente associati a un mero rapporto di amicizia, ma è solo perché..."

Gokudera lo interruppe nuovamente "Lo so e mi sento fortunato a essere tutto questo per te. Dopotutto non è diverso da come tratti l'idiota del baseball, testa a Prato o quell'Enma, ma mi sarebbe piaciuto illudermi che fossi più speciale degli altri perché tutto sommato mi sembrava che fosse un po' diverso. Era solo la mia mente a farmi scherzi idioti, non so davvero come abbia potuto pensarlo anche solo per un istante."

Tsuna gli afferrò una mano, gli sembrava così dannatamente lontano, come se ogni parola pronunciata inspessisse il muro tra loro.

"Sei stato il mio primo amico, in un certo senso questo ti rende un po' più speciale degli altri."

Hayato sospirò come se fosse sul punto di scoppiare a propria volta.

"Lo sai a cosa mi riferisco, non ho mai desiderato che tu scegliessi un migliore amico più importante degli altri. Si possono amare più persone allo stesso modo quando si ha un cuore grande e meraviglioso come il tuo e questo non toglie niente a nessuno. È solo normale quando sei innamorato desiderare di essere ricambiato, però ti prego, adesso smettiamola perché volevo che fosse un giorno speciale e felice e invece sembra quasi che stiamo per farci la guerra e io non voglio ferirti più di quanto non abbia già fatto."

Tsuna annuì, ritrasse la mano e riprese a mangiare, per un po' di tempo non volò una mosca.

Quando i piatti furono vuoti fu il momento di lasciare andare anche le parole.

"Grazie per avermi portato qui, era tutto delizioso" disse Sawada cercando di ripristinare un'atmosfera calda e allegra.

"Non ti ci ho portato io, ci siamo finiti insieme. È questo il meccanismo della nostra tradizione, ricordi?"

Tsuna concordò con un cenno del capo e catturò la sua mano nella propria, aveva davvero bisogno di percepire il suo calore.

"Quando siamo insieme succedono sempre cose bellissime e in questo senso ti ringraziavo."

"Vi porto altro, ragazzi?" fu la domanda improvvisa che giunse alle loro orecchie.

Sawada chiese il dolce accettandolo a scatola chiusa, non osò allontanarsi di mezzo centimetro da quella mano.

Dopo un po' arrivò un dessert a base di cioccolato e panna.

"La nostra proposta per le giovani coppie" disse l'anziana signora.

Gokudera fu sul punto di avere un esaurimento nervoso perché il cioccolato era un trauma per lui che aveva subito gli esperimenti di Bianchi soprattutto a base di quell'ingrediente e inoltre le parole della proprietaria del locale stavano giocando pericolosamente con la sua stabilità emotiva già andata a puttane molti anni prima.

Se non altro Tsunayoshi non aveva negato come era solito fare quando già in passato era capitato che li etichettassero in quel modo.

"Siamo una giovane coppia..." mormorò più a se stesso che all'altro tenendo stretta la mano che lo aveva catturato sperando che non rilasciasse mai più.

Sawada sentì ma non osò fiatare né ammettere che la risposta nella sua testa era un altisonante "non lo so".

"Lo pensano spesso..." disse invece rilasciando la mano conscio che la proposta di coppia l'avrebbe consumata da solo.
   
 
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