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Autore: StormyPhoenix    18/01/2021    2 recensioni
La pioggia sveglia Aziraphale dal suo sonno, mentre ridesta un lontano, prezioso ricordo nel demone.
“Non senti?”
L'angelo si concentrò sui rumori circostanti, ma non percepì nulla di diverso.
“Piove.”
Aziraphale restò in silenzio, perplesso.
“Coprimi con la tua ala.”
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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NdR: in ordine cronologico non è questa la seconda storia che ho scritto per questo fandom, ma è una delle mie preferite. Il disegno a cui è ispirata si trova qui. Buona lettura!
***


 

Tick tick tick. 
La pioggia mattutina ticchettava sui tetti e l'odore di petrichor, giungendo dalla finestra aperta della camera da letto, ridestò Aziraphale con dolcezza. 
La prima cosa che l'angelo percepì fu il calore corporeo del demone che dormiva beato, abbarbicato a lui, e aprendo gli occhi vide i suoi capelli color fiamma prima di tutto il resto. Queste prime sensazioni al risveglio furono sufficienti a riempire di tenerezza il cuore di Aziraphale, tuttavia non ebbe il coraggio di svegliare di già Crowley, per cui sgattaiolò fuori dal letto con ogni cautela, desideroso di una tazza di tè, ripromettendosi di fare velocemente. Si concesse un miracolo frivolo e riscaldò l'acqua con uno schiocco di dita per non far rumore con il bollitore, portandola alla giusta temperatura per mettere in infusione una bustina di Earl Grey; ne adorava l'aroma, così come amava altri odori quali libri vecchi, cibo, vini pregiati e ovviamente il più peculiare e prezioso di tutti, quello del suo demone. 
Una volta pronta la bevanda, Aziraphale tornò in camera in punta di piedi e sostò nella sua poltrona da lettura per prendere qualche sorso, ammirando la figura dormiente nel suo letto e ascoltando il suono della pioggia, per poi emettere un sospiro. 
La quiete fu presto interrotta: Crowley, ancora addormentato all'apparenza, si rigirò fra le lenzuola con un lamento sommesso, improvvisamente inquieto. L'angelo abbandonò sul tavolino più vicino la sua tazza e accorse dal suo amato per accertarsi di cosa stesse accadendo e la sua presenza esercitò un istantaneo effetto calmante sul demone che, dopo qualche secondo, aprì i suoi occhi gialli – sebbene soltanto per metà – e cercò subito quelli azzurri del suo partner. 
“Buongiorno, angelo” furono le sue prime parole, accompagnate da un sorriso che gli increspò le piccole rughette vicino agli occhi. 
“Buongiorno a te, mio caro” gli rispose Aziraphale, con un sorriso identico, poi si chinò per baciarlo, indugiando nel contatto per qualche momento. 
“Dov'eri andato?” domandò Crowley, accoccolandosi di nuovo nell'abbraccio di Aziraphale. “Il tuo calore mi ha conciliato il sonno, poi è scomparso e ho avuto freddo.” 
“Ho soltanto fatto tappa in cucina, mio caro” rispose l'angelo alla bonaria lamentela “e ho portato con me la mia tazza di tè proprio per non lasciarti da solo per molto tempo. Ora che ci penso, dammi un minuto per finirla e-” 
“Resta” lo pregò Crowley, ad occhi chiusi, prendendolo gentilmente per un polso. 
“Ma si raffredderà-” 
“Non senti?” 
L'angelo si concentrò sui rumori circostanti, ma non percepì nulla di diverso. 
“Piove.” 
Aziraphale restò in silenzio, perplesso. 
“Coprimi con la tua ala.” 
Aziraphale sentì un fiotto di calore invadergli il petto al ricordo di quel giorno di sei millenni prima – quandodopo la cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden, schermò dalla pioggia con la sua ala un demone appena conosciuto – e la sensazione risultò amplificata dall'inusuale tenerezza del suo demone. Decise che il suo tè poteva benissimo aspettare. 
“Non posso certo negarti asilo, se è ciò che chiedi” l'angelo si arrese al suo volere e si spostò fra le gambe sottili del suo partner. “Mi prenderò cura di te” disse, spiegando le sue ali dal colore di perla prima di avvolgerle in maniera confortante e protettiva intorno ad entrambi. Crowley allungò una mano per accarezzare le prime piume che gli capitarono a tiro, ammirato, e Aziraphale vacillò per un attimo a causa della sensibilità al tocco delle proprie ali. Osservando attentamente Crowley disteso sotto di lui, l'angelo notò presto che la sua canotta nera, a causa del suo rigirarsi, si era sollevata e gli aveva lasciato esposta la pancia; la vista gli provocò uno sfarfallio nello stomaco, oltre a suggerirgli cosa fare.  
Seguendo il leggero incavo dell'addome di Crowley, Aziraphale cominciò a disseminare lievi baci che presto si fecero più marcati, con un accenno di presenza di lingua, e al demone sfuggì un gemito soffocato quando l'angelo gliene lasciò uno sull'ombelico – un punto debole umano, non necessario per un essere immortale ma comunque presente. Incoraggiato dalle dita di Crowley affondate nei suoi capelli, l'angelo percorse con la bocca la linea di peluria rosso scuro che scendeva fino a scomparire sotto i boxer neri del demone, osservando come i muscoli si flettevano e tremavano al tocco, poi circondò di baci anche le sporgenze pronunciate delle sue anchestrappandogli così un altro verso di piacere. 
Soddisfatto, l'angelo iniziò la sua risalita, le sue labbra delicate come piume sulla pelle del demone, prima di alzare la testa e incontrare lo sguardo adorante e intriso di desiderio del suo amato, scarmigliato appagato. 
“Non mi aspettavo che tu mi baciassi sulla pancia” sussurrò Crowley con una tenue risata, “né che fosse così piacevole essere coperti da un'ala angelica… seimila anni fa le cose erano tanto diverse. 
“Vero” annuì Aziraphale, contento. “Deduco che tu abbia apprezzato?” continuò, e Crowley sospirò sentendolo premere il naso contro il suo stomaco. 
“Ho apprezzato incredibilmente, angelo.” 

 

  
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