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Autore: coopercroft    19/01/2021    0 recensioni
I Cooper sono ufficiali dell'esercito da generazioni. Edward, il primogenito, alla tragica morte dei genitori ha avuto il dovere ingrato di mantenere unita la famiglia. Comanda con autorevolezza un distaccamento militare nella periferia di Londra, dove collaborano anche i suoi fratelli.
Ma le difficoltà personali, l'incapacità di gestire i rapporti affettivi, innescano una serie d'incomprensioni che finiranno per allontanarli.
Solo l'amicizia con il nuovo medico, John Roberts, lo porterà a prendere coscienza che la famiglia Cooper ha un passato oscuro e doloroso rimasto sepolto per troppo tempo.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Edward si era rapidamente portato al suo ufficio, aveva quasi investito Nora sulla porta.

Entrò velocemente in bagno, si tolse quell’ingombrante cerotto, strappandolo con rabbia.  Adesso sulla sua guancia c’era un taglio ben delineato, rossiccio, ma meno vistoso con alcuni punti adesivi.  Gli restituì una fitta dolorosa, ma strinse i denti e si preparò ad affrontare il suo diretto superiore.

 L’auto nera dell’esercito intanto era arrivata, ne scese un uomo di media statura dall’aria altera, con una divisa notevolmente ornata. Si guardò in giro con aria sprezzante, afferrò la sua borsa, si diresse verso gli uffici per incontrare Edward.

 Steve e John lo scorsero dalla vetrata della mensa, Il Maggiore mandò giù troppo velocemente il boccone e tossì pensando al fratello, di certo non avrebbe voluto essere al suo posto.

Edward sentì arrivare Collins dal parlottare della segretaria, che pochi istanti dopo lo annunciò. Si risistemò la cravatta e si diresse verso la porta ad accoglierlo.

“Ben arrivato Generale Maggiore, non la aspettavo così presto.”   Edward fece i necessari   convenevoli di accoglienza, invitandolo ad accomodarsi nella poltrona di fronte alla scrivania, Collins perfettamente a suo agio si sedette, accavallò le gambe. Cooper la aggirò, si infilò nella poltrona con la schiena rigida, aspettando che parlasse.

“È sempre un piacere incontrarla Edward, la Cittadella è splendida. Ma sa già perché sono venuto da lei, credo lo abbia già capito.”  La sua voce era bassa, quasi baritonale.

Edward allungò la mano sulla gamba, lisciò la stoffa dei calzoni.

“Senza dubbio Generale, è per Norbury, per Reginald.”  Non girò intorno all’argomento, mantenne un tono piatto.

“So che sono venuti a farle visita due suoi colleghi Malcom e Turner, a cui sir Henry aveva chiesto l’ingaggio del figlio, ma le cose sembrano non aver funzionato. Sir Henry ha dovuto rivolgersi a me. Ce qualcosa di cui non sono a conoscenza?”  Collins si stampò sul viso un sorriso sarcastico in un atteggiamento fastidioso.

Edward non voleva coinvolgere Roberts, quindi evitò subito di rispondere.

“Ho consegnato loro, tutta la documentazione che hanno richiesto, nulla di più.”  Edward stese le mani sui braccioli e appoggiò la schiena.

“Non è trapelato nulla di quel brutto segno sul suo volto, Cooper?  Sir Henry mi aveva parlato di documenti segretati.” Indicò la guancia di Edward, con un mezzo ghigno. 

“E così è stato Collins, qui dentro non si è parlato della mia faccia. Né di cosa fosse successo.”  Edward rispose brusco, strinse leggermente le mani sui braccioli.

“Bene, ho fiducia di lei Cooper, ma qualcosa deve aver fermato i suoi colleghi.” Aggrottò la fronte risentito.

“Le ripeto Collins, sono stati consegnate tutte le cartelle riguardanti Reginald compresa quella medica e tutte le valutazioni degli ufficiali che l’hanno seguito.”  Le mani di Edward si strinsero di più, le nocchie divennero bianche.

“Quindi la cartella medica di Reginald è stata consegnata!” Collins cominciò a capire, si massaggiò il mento.

“Come da prassi Generale, nessun accordo era stato preso su questo. Me ne sono incaricato io stesso. Ho avocato a me tutte le cartelle cliniche del Capo Medico.”   Edward cercava di tenere fuori Roberts dalla discussione, perché sapeva che il Generale Maggiore era al corrente della patologia di Reginald, lo vedeva dai suoi occhi sdegnosi. 

 Collins prese del tempo, due respiri profondi, poi fu inespressivo. “Come suo diretto superiore potrei richiedere tutte le cartelle e lei me le dovrebbe consegnare.  Nonché potrei ordinarle riservatezza assoluta. Pensi pure che voglia scavalcarla, ma potrei anche toglierla dalle seccature, mi creda Cooper.” Lo guardò fisso come se Edward fosse una preda da stanare.

“Se me lo ordina Collins non vedo come potrei oppormi.  Ma Generale Maggiore se ne prenderà tutte le responsabilità, le consegnerò tutti gli incartamenti davanti a mio zio Sir William Cooper, e naturalmente alla presenza del Capo Medico. Voglio avere le spalle coperte, Generale Comandante.”   Edward si alzò, aggirò la scrivania, si portò di fronte a Collins che rimase seduto scrutandolo con aria sprezzante, rimase muto pochi secondi, poi annuì.

“Va bene Cooper, muova i suoi pezzi da novanta. E sta bene, facciamo il suo gioco. Chiami suo zio e porti il suo dottore.”

“Mi deve dare il tempo di avvisarlo. Le porteremo le cartelle al più presto, insieme con il Capitano Roberts.”  Edward piantato davanti a Collins lo sovrastava, si trattenne dall’essere scortese in quanto era suo diretto superiore, ma alla fine non riuscì a fermarsi. “Sa di fare un abuso Signore, ma farò quanto mi ordina, anche se non lo approvo.”

“Lasci a me il compito di gestire sir Norbury, quello che farò dopo non la riguarda.”  Collins si alzò sprezzante, lo fronteggiò apertamente.

“Rimanga al suo posto Cooper, rispetti la gerarchia.” 

Edward assunse la posizione di “attenti”, rimase immobile, mascherando la rabbia crescente. Si rese conto di come si sentisse suo fratello di fronte ad un sopruso.

“Mi avvisi per accordarci. E lasci perdere la faccenda, è un maledetto ordine.”  Collins lo apostrofò sprezzante mentre era a pochi centimetri da lui.

Si voltò fremendo, uscì sdegnato mentre Edward si sciolse e maledì   Norbury e tutta la sua discendenza, con Collins al seguito. 

 Raggiunse la poltrona della scrivania e si lasciò sprofondare dentro, tutto si stava complicando sempre di più, aveva messo in mezzo lo zio paterno come gli aveva suggerito Turner.

 Ora accusò tutta la stanchezza e la fame, decise di raggiungere la mensa e mangiare qualcosa prima di affrontare John   e   poi Steve.

 

   
 
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