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Autore: Nives_as_snow    19/01/2021    0 recensioni
Il professor Solo insegna Storia presso il blasonato Boston College.
Brillante ed acuto, viene tuttavia, descritto da alcuni colleghi e corsisti come un sadico, dispotico, egomaniaco.
La giovane insegnante di Psicologia Rey Palpatine è all'assegnazione della sua prima cattedra.
I consigli dei docenti sembrano interminabili e la vena polemica di Solo pare acuirsi, considerevolmente, nei confronti della nuova collega.
Tuttavia la giovane si dimostrerà all'altezza delle sfide che affronterà, dopo il trasferimento, da una tranquilla cittadina di provincia, alla metropoli più storica ed affascinante degli States.
Imperturbabile, all'apparenza, un'aura di compostezza la avvolge.
Suo malgrado, insieme al collega, porterà alla luce verità recondite.
I personaggi sono presi in prestito dall' universo Star Wars e le fan art presenti non sono di mia proprietà. Alcune aesthetics, sono state create da me.
La trama è completamente di mia invenzione e di mia proprietà. Ne è vietata la riproduzione, anche solo parziale, senza consenso della sottoscritta.
Genere: Avventura, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ahsoka Tano, Ben Solo/Kylo Ren, Kylo Ren, Rey
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"You, you who smiled when you're in pain
You who soldiered through the profane
They were distracted and shut down

So why, why would you talk to me at all
Such words were dishonorable and in vain
Their promise as solid as a fog

And where was your watchman then

I'll be your keeper for life as your guardian
I'll be your warrior of care, your first warden
I'll be your angel on call, I'll be on demand
The greatest honor of all as your guardian

You, you in the chaos feigning sane
You who has pushed beyond what's humane
Them as the ghostly tumbleweed

And where was your watchman then..."

Guardian - Alanis Morissette

***

Avvertenze: Il presente capitolo contiene la descrizione e le immagini e di scene un po' forti, a riguardo della morte di Jean O'Connel.
Se ne sconsiglia la lettura per un pubblico impressionabile.

***

"Come mi hai trovato?"

"Sei prevedibile Miss. 
Palpatine."

"Sei stato... a casa mia?"
Miseria, ha incontrato Lady Tano allora! -

"Assolutamente, ho chiesto al rettore, semplice."

"Perché?... dal momento che non ti interessava più."

"Ci ero andato con l' intenzione di rinunciare alla rimozione dall'incarico e dunque, mi ha detto che eri partita."

"E hai pensato bene che, da per me, non potessi farcela?"

"Vista la pericolosità di ciò che stai cercando non mi andava fossi sola?"

"Chi ti ha detto che lo fossi? E comunque so cavarmela! Avevo già pensato di stare in macchina e attendere l'arrivo di un automobilista di passaggio, nel frattempo che avessi atteso i soccorsi del 911."

"Non hai fatto caso che dai cellulari non partiva neanche la chiamata d' emergenza? Non si riusciva a visualizzare nemmeno il display sul mio.
Non lo ammetterai mai, lo so, ma è un bene che sia arrivato. 
Piuttosto, andiamo a dare un'occhiata alla tua auto, vediamo di recuperarla e restituirla al più vicino noleggio; visto che sono qui, useremo la mia."

Le caratteristiche strade del Vermont, immerso nelle foreste dalle cime spolverate di neve, restituivano, alla luce del mattino, un paesaggio lunare.

Solo, controllò intanto l'auto, si era accesa tranquillamente. 
"Non capisco, è tutto a posto."

Lei lo guardava con la stessa espressione greve della sera prima.
Per tutto il tragitto non aveva proferito una sillaba, lui men che meno.
"Io te l'avevo detto, ma tanto... donne e motori..."

Occhi al cielo, invocò un' ulteriore briciola di pazienza, già andata in frantumi, da un pezzo.
"Che genere di problemi hai Rey Palpatine? Non ti ho mai dato dell'incapace, sono qui per lavorare con-te! Per aiutarti!" Scandì. "Perché travisi ogni mio intento?"

Sbuffò, gesticolando ampiamente con le mani,
lasciando andare la leva del cofano che si richiuse con un tonfo metallico assordante.
Le dette le spalle, mentre scuoteva il capo, passando una mano nervosa tra i capelli.
A testa bassa, mani sui fianchi, sentiva vanificarsi, completamente, qualsivoglia spiraglio avesse in precedenza intravisto di parlare la stessa lingua, loro due.

Lei non demorse; ardì avvicinarglisi. Il calpestio sul selciato indicava l'esatta distanza cui si era posta: la linea di confine che si era cautamente imposta di non travalicare ulteriormente, conscia di stare esagerando con il suo atteggiamento sprezzante.

"Ben..."

Non si voltava, non voleva concederglielo, eppure ne sentiva lo sguardo colpevole trafiggerlo, tradito dall'inflessione del tono di voce che gli arrivò contraddittorio, come il contentino dopo una carognata dietro l'altra.

La stessa inflessione aggraziata - insolita quando gli si rivolgeva - che lo aveva sfiorato, come una carezza, il giorno del suo compleanno e la sera della presentazione.

Un dolcezza che lei, non poteva sapere, aver iniziato a corrodere la superficie incartapecorita della sua corazza.

La percezione del tempo si dilatò - per entrambi - per attimi che parvero molto di più. 
Rilasciò i tendini tesi delle braccia, in un movimento impercettibile, abbassando le spalle, abbandonando successivamente le braccia inerti lungo il corpo e, flemmatico, si volse in un unico movimento fluido - avrebbe solo dovuto continuare ad ignorarla a oltranza -  rivolgendole l'attenzione che chiedeva, annuendo con un cenno di sufficienza.

"Il motore ha perso potenza improvvisamente, come avesse le pile scariche, ho avvertito come se tutto si spegnesse, nel buio più completo, persino la natura stessa, in un silenzio surreale, come se gli animali del bosco si fossero nascosti in attesa di un incombente pericolo."

"La percezione extracorporale di essere inglobati in una bolla." enunciò serafico.
"Deve essersi generato un campo magnetico, ho avvertito la stessa sensazione intorno alle 7 p.m. quando il mio telefono non ha più funzionato e... la mia auto anche, si è spenta, per poi ripartire, inspiegabilmente."

"Esatto!" continuò lei solerte, facendosi più vicina, nonappena scorto, nel mutare del suo sguardo, uno spiraglio d'apertura attraverso il quale ricucire lo strappo degli infiniti battibecchi.

"Sarà meglio iniziare le ricerche, il buio sopraggiungerà al pari di un ladro tra le ombrose fronde degli alberi, appena ci saremo inoltrati lungo il sentiero forestale."

"Sei pratico di questi posti?"

"Mio padre mi ci portava a caccia, lo puoi ben dire, ne conosco quasi ogni insidia." 
Per questo non ti avrei lasciato sola.

"Aspetta, oltre alle torce e agli zaini con le provviste, ho altro." Tirò fuori dal baule una Carabina a lunga canna.

Solo non sapeva se essere divertito o spaventato, nel dubbio un'aria di stupore gli si disegnò in viso.

"Te l'ho detto che non sono una sprovveduta." Tutta tronfia lo sorpassò, certa di averlo impressionato, diretta a guidare la marcia.

"Posso vederlo?"

Gli intimò guardinga "Vacci cauto però... beh, allora?"

"Dove lo hai reperito?"

"Non sono affari tuoi!"

"Mhmm... vediamo, è un sounvenir che ti sei portata da Lacey o l'hai rubato al tuo fidanzato pilota?
Facciamo così, questo lo tengo io!" Asserì perentorio.

"Dammi il fucile!"

"L'unico modo che questa cosa venga con noi è che la porti io."

"Dallo... a me!"

"Non sia mai decidessi di spararmi, in uno dei tuoi accessi d'ira."

"Un giorno me la pagherai, Solo!"
Accigliata oltremodo, a passo celere, lo precedeva lungo la strada sterrata, mentre un sornione professore la seguiva ingegnandosi a demolire, passo dopo passo, le sue granitiche certezze.

"Rey, dovremmo essere vicini, qui il sentiero si biforca, avanziamo senza perderci di vista."

Concentrati, si aprivano un varco tra l'erba alta ad ostruire il passaggio.

Eccola, era proprio davanti ai suoi occhi, non distava che qualche altro passo.
Intanto Solo aveva preso un'altra direzione, poco distante, ma riusciva a vederlo.

Sebbene lassù dovesse essere ancora giorno pieno, al di sotto degli alberi, una lieve foschia saliva dalla terra, in mezzo alla boscaglia.

La Tomba della confraternita degli Skull and Bones era proprio davanti ai suoi occhi, tetra, avvolta da una nebbia insalubre che, simile a vapore, si sollevava a bassi banchi.

L' aveva riconosciuta,  mancava poco, fece per allungare una mano verso l'entrata ricoperta di muschio, fermata da un catenaccio intrappolato in fitte ragnatele, quando le parve che il grosso lucchetto di ferro facesse cigolare la porticina di legno, sotto il suo peso, rilasciando un flebile stridio.
Tese l'orecchio per meglio udire... un richiamo, come il vociare lontano di una moltitudine, le giunse.
Toccò la serratura e la porta, con sorpresa, si dischiuse.

Una oscurità fitta permeava tutto ciò su cui occhio poteva posarsi.
A giudicare dall'interno, l'edificio giaceva in stato di decadente abbandono, forse addirittura, da molto più tempo di ciò che ci si aspettava.

Rey avanzava a fatica tra le nerborute radici che avevano finito per invadere la pavimentazione.
Una soffocante cappa cinerea sembrava avvolgere tronchi secchi e ritorti contribuendo a rendere l'ambiente claustrofobico e raggelante.

Sembrava, decisamente, una porzione del bosco stesso, quello nel quale si trovava, non si scorgeva traccia di qualunque riferimento al simulacro di un luogo, un tempo, circondato da mura.

Il freddo era penetrante,  le ragnatele parevano intessute di una sostanza viscida.
Si strinse nelle spalle, rendendosi infelicemente conto di essere lei stessa bagnaticcia: nel sollevare le dita dalla manica del giaccone poté osservare i filamenti gelatinosi che, dalla stoffa, si allungavano tra le sue dita.
Colta da tremore convulso pronunciò a fil di voce il nome di Ben, il fiato strozzato e gli occhi strabuzzanti le orbite.

"Ben... Ben..." ma niente, non una risposta.

Assottigliò lo sguardo, mentre cercava di mettere a fuoco quel poco che riusciva a vedere, anche sollevare i piedi era difficoltoso, invischiati nel fondale melmoso, i fili d'erba erano ricoperti di spore biancastre e tra di esse ebbe l'impressione di scorgere qualcosa.
Un lezzo putrescente rendeva opprimente ogni respiro, si avvicinò ulteriormente, con una mano dinnanzi al naso e l'altra dietro la schiena, a mantenere l'orientamento verso la via di fuga da quel posto: la porta.

Non era qualcosa,  era qualcuno... più che qualcuno.
Invischiato tra quelle orrende spore, il corpo semi decomposto di Jean, orrendamente consumato da un' entità dal sembiante tra un umanoide - era capace di reggersi su due arti - e un rettile dall' epidermide umida e squamosa.

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Mossa da un presentimento la creatura si voltò di scatto verso Rey, spaventandola a morte.

Non aveva volto, allungò uno dei suoi lunghi artigli verso la ragazza, la quale iniziò a correre ed urlare, senza che le sue corde vocali potessero emettere suono.

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Gridò con tutto il fiato che aveva in corpo fino a che giunse in prossimità della porta, ne cercava l'apertura a tastoni,
un varco, coperto da una membrana viscosa, le si aprì davanti - nel legno - un braccio vi emerse e lo sentì - finalmente - la chiamava "Rey...
Rey"

"Ben, Ben, mi senti? Sono qui! Aiutami, fa' presto!"

"Afferra il mio braccio, ti tiro fuori!"

"Ben, mi ha presa! Mi ha presa per le gambe, non resisto!"

Prese un respiro Solo, si immerse fino a metà busto attraverso il varco, fu come tuffarsi in una pozza di catrame, era difficile tenere gli occhi aperti, con fatica mise a fuoco Rey e... la creatura che la traeva con foga a sé.

Inorridito, con tutta la forza che aveva riuscì a strappare Miss. Palpatine dalle grinfie rivoltanti di...  qualunque cosa fosse, assestando, subito dopo, un colpo secco, dalla carabina che reggeva con l'altro braccio.

Lo squarcio attraverso il legno si richiuse dietro di loro, lasciandoli tramortiti.
Si ritrovarono nella boscaglia; la teneva tra le braccia, priva di conoscenza, le membra abbandonate, temette il peggio.

Non poteva succedere! Non di nuovo! L'avrebbe impedito, a qualunque costo!

Cercò di mantenersi saldo nell' accertarne i parametri vitali essenziali.
La adagiò, ben stesa, ne rilevò con forzata freddezza il polso radiale, premendo indice e medio sul quell'esile lembo di pelle gelida.

Con il cronometro del suo orologio, ad alta precisione, ne misurò i battiti per trenta secondi, sembravano regolari.
Le stesse dita passarono sulla gola della giovane, qui la pelle umida era più calda.
Il polso carotideo indicava gli stessi battiti dell'arco di tempo appena precedente, nella norma.

La sollevò trasportandola fino in macchina. Fradici di melma maleodorante - la sua povera Chevrolet sarebbe stata da rottamare, forse - non si perse d'animo, deciso a trovare riparo e un po' di agognato calore, zuppi e raggelati com'erano.

Rinvenne di colpo, sussultando violentemente sul sedile, Rey.

"Sei al sicuro, tranquilla."
La sua voce arrivò, calda, a riscuoterla dall'orrore che le sbarrava, ancora, gli occhi vitrei.

Non un suono ruppe la solennità del silenzio che come una cappa era calato sui loro corpi infreddoliti e le loro coscienze duramente provate.

Accompagnò Miss. Palpatine fino in camera, poi mosse in direzione della sua - finalmente avrebbe potuto dormire in un letto - quando la voce di lei ne bloccò ogni intento.
"Per favore... resta."

Si passò una mano sul volto stanco e solcato dalle occhiaie profonde, che non poteva vedere, ma sentiva cerchiargli gli occhi spenti.
Le rispose laconico, ma a lei bastò, per non sentirsi annegare tra il disgusto e la paura per l'esperienza appena vissuta.

Non le aveva mai visto uno sguardo così smarrito. 
Dissimulò - per pudore - tentando di distoglierlo, repentina, da lui, nel vano tentativo di ritrovare una parvenza di dignità, dopo lo spettacolo penoso del disperato implorare di solo pochi momenti prima.

Attraverso gli occhi di lei, i consueti demoni gli fecero visita; altra paura cui non aveva potuto porre rimedio.

Se solo avesse potuto tornare indietro.

E se fosse successo ancora?

L'adrenalina gli aveva serrato il respiro fino a che non l'aveva vista riprendere i sensi.

Così inerme, immobile, fredda...

Vividi flash visivi, simili all'effetto di un allucinogeno, ora,  sovrapponevano al volto di Rey, quello di Lara, ed ora quello di Peter.

Ma no, non gli era stato concesso poterli vedere  l'ultima volta, non un ultimo abbraccio in quel feroce addio.

Lacrime prepotenti pizzicavano, con pungente insistenza, le iridi e le narici, le quali teneva premute pesantemente sulle nocche ossute.

Si accorse, solo dopo - perso nei meandri della sua mente - che dall'altra parte della stanza, due grandi occhi, ricolmi di tristezza, reclamavano silenziosi un cenno, specchiandosi insieme al suo riflesso, sul vetro della finestra.

"Allora uso il bagno, se non ti spiace."

***

Lavare via il viscido dalla pelle e dai capelli era stata impresa non da poco, pareva aver attecchito tenacemente alla cheratina del tessuto pilifero e all' epidermide.

Sperando che una doccia lo avesse ristorato - anche dall'incredulità di quanto vissuto - Solo si diresse rassegnato verso la poltrona, pronto a vegliare un'altra notte sulla sua collega.

"Vieni, accanto me, non voglio che dormi male, ancora, per causa mia."

Non ardì guardarla. Gli occhi, inquieti, tradivano spudoratamente ciò che i suoi pensieri reconditi ricacciavano a galla, sottoforma di sentimenti fin troppo leggibili, in ogni piega del viso.

La fissità dello sguardo, verso la porta del bagno, una mano sotto la guancia, rannicchiata su un fianco, al ciglio del letto, sentì la sua richiesta silenziosamente accolta dal deformarsi del materasso, sotto il peso consistente del suo collega.
La struttura del letto cigolò, assestandosi, allo sdraiarsi sulla schiena, di quest' ultimo.

Non una parola, un suono, accompagnarono i momenti successivi, a parte l'alternarsi dei loro respiri sussurrati e il confine che mantenevano scrupolosamente, in quello spazio angusto.

"Che cos'era Ben?...Quella cosa...l'hai vista anche tu? Non sono pazza vero?" Fu lei a rompere il silenzio.

"L' ho vista, non sei pazza, stai tranquilla ora, cerca di riposare."

"Non posso, non ci riesco. Io-io... l'ho vista!"

"Rey, anch'io l'ho vista."

Si rigirò verso di lui fronteggiando finalmente il suo sguardo "No... ho visto... Jean e la creatura che la divorava pian piano. Era avvolta da quelle spore orrende, già morta da tempo... è orribile Ben, ho i suoi occhi sgranati davanti, sono immagini che non riuscirò più a cancellare." le lacrime sgorgavano copiose, mentre gli parlava, scossa da un tremito inarrestabile.

Ho i suoi occhi sbarrati davanti, sono immagini che non riuscirò più a cancellare -

Non poteva sapere, Miss. Palpatine, quanto quelle parole, lui, fosse in grado di comprenderle.
Sei anni prima aveva vissuto la medesima, devastante, esperienza.

Rey tornò silenziosamente a stringersi il viso tra le mani avvolta dal tremore convulso che la imprigionava a maglie strette.
Sentì Solo, spostarsi.
Nel buio della notte, fece per allungare una mano verso la sua spalla... esitò, incerto, poi si fece coraggio.

Il calore che irradiava da quel tocco gentile, si propagò attraverso la pelle di Rey che aprì gli occhi per incontrare i suoi.

Il pollice soltanto, scorreva lieve, sulla pelle esposta e fredda della sua spalla, al di sotto della spallina della canotta nera, che indossava come pigiama.

Allungò una mano anche lei, la posò delicata sulla t-shirt seguita, subito dopo, dalla fronte che vi poggiò, fino poi a seppellire completamente il viso sul suo petto.

Ben Solo - suo malgrado - la strinse a sé, posandole una mano sui capelli. 
Prese ad accarezzarle il capo, non disse niente, proseguì con quel gesto semplice, spontaneo, finché non avvertì il respiro della ragazza farsi regolare.

Lei, con una mano posata vicino la cicatrice, poteva scorgerne nettamente il rilievo, sotto i polpastrelli.
In un moto di pura tenerezza avrebbe voluto carezzarla, come lui faceva dolcemente con lei, ma sarebbe stato un contatto troppo intimo, troppo pericoloso.

Volse il viso lievemente a poterne percepire, così, il battito cadenzato andare in sincrono con il suo.

Le palpebre sfinite di entrambi si assopirono al calore, misto all'odore buono della pelle, l'uno dell'altra.

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Note dell'Autrice:

Dire che questo capitolo mi ha fatto sudare sangue è poco!
Ce l'ho in mente dall'inizio della storia e, francamente, non vedevo l'ora di condividervi questa stramba idea.

Non ho mai scritto niente di vagamente simile all' horror in vita mia, quindi tutto ciò è da considerarsi un esperimento, per me divertente, magari per chi si intende del genere, invece, una gran sola!

Passiamo a qualche dettaglio tecnico:

• 911: è il numero telefonico di emergenza per il piano di numerazione nordamericano e anche di diversi paesi dell'America Latina.
Permette di essere collegati ad una centrale operativa che è in grado di localizzare le chiamate e di gestire qualsiasi richiesta di soccorso, inviando forze di polizia, vigili del fuoco o soccorso sanitario.
È una cosa abbastanza risaputa, ma ho preferito specificarlo, pensando anche ad un pubblico più giovane 😉.

• Carabina a lunga canna: fucile da caccia tra i più comuni per l'alta precisione, determinata dalla lunghezza di tiro.

• La Tomba: cosiddetti luoghi, teatro di riunioni segrete, dei membri di confraternite studentesche.

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Qui sopra la Tomba, sede di Skull and Bones, agli albori del XX secolo.

•  Skull and Bones
«Teschio e ossa» è una società segreta studentesca,

la più antica fra associazioni analoghe.

Nasce a Yale, ma ha varie sedi nelle università statunitensi, quindi, per comodità, ne ho pensata una anche qui al Boston College.
Per ulteriori chiarimenti si veda il precedente capitolo 14: Jean.

• La creatura senza volto: ditemi che avete riconosciuto tutta questa parte dell' ambientazione!

All'interno della Tomba, durante 'le riunioni' sono successe le cose più strane, giovani vite sono state offerte a mostruose creature o se preferite demoni 😉.

Ovviamente questa è solo una parentesi, nella storia, che conduce i due verso l'inizio della soluzione del caso Jean O'Connel ed, inevitabilmente, li porterà ad un' unione più profonda attraverso la condivisione di un' esperienza così 'particolare'.

Spero che non ne sia venuto fuori un minestrone scombinato.
Let me know.

•  Polso radiale: è una variazione pressoria corrispondente all'onda sfigmica che si propaga, generata dalla sistole cardiaca; è percepibile sui vasi periferici sotto forma di "pulsazione" la sua rilevazione avviene con il metodo descritto sopra.

• Polso carotideo: Situato sull'arteria carotidea che è localizzata sul collo, a lato della laringe, tra la trachea e il muscolo sternocledomastoideo. È il polso che viene utilizzato in emergenza per valutare o meno la sua presenza.
Il metodo di rilevazione è quello descritto più su.

 

   
 
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