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Autore: inzaghina    20/01/2021    5 recensioni
Fin dalla sua infanzia, Bill Weasley ha saputo che essere il figlio primogenito di una delle Sacre Ventotto non ti rendeva migliore degli altri, ti dava anzi responsabilità che altri ragazzi non avevano.
Scopriamo come la curiosità ereditata dal padre e la fame di avventure hanno condotto questo Caposcuola dall'aria perfetta a diventare uno Spezzaincantesimi per la Gringott, nel torrido deserto egiziano, svelando lungo la strada i momenti che hanno caratterizzato la sua vita, trasformandolo nel mago figo incontrato da Harry alla vigilia della Coppa del Mondo di Quidditch, il mago che ha saputo conquistare una strega per 1/4 Veela nonchè campionessa del Torneo Tremaghi e che non si è dato per vinto nemmeno quando Greyback ha tentato di trasformarlo in un mostro.
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Weasley, Charlie Weasley, Famiglia Weasley, Nimphadora Tonks, Ordine della Fenice | Coppie: Arthur/Molly, Bill/Fleur
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Capitolo 4 – La cecità di Cupido
 
“L’amore guarda
non con gli occhi ma con l’anima
e perciò l’alato Cupido viene dipinto cieco.”
William Shakespeare

 
 
 
Il silenzio avvolgeva i corridoi della scuola, accompagnando Bill durante la ronda insieme a Ivy Flint, come gli era capitato di fare altre volte durante il suo anno e mezzo come Prefetto. Le serate in compagnia della Serpeverde si somigliavano tutte, visto che raramente si scambiavano qualcosa che esulava dai soliti convenevoli e a Bill andava bene anche così: sfruttava quei momenti per riflettere, visto che la solitudine era merce piuttosto rara nella torre rosso-oro — per lui in particolare, data la presenza anche di due dei suoi fratelli. Uno scricchiolio appena accennato proveniente da un’aula poco distante li fece fermare sui loro passi, portandoli ad avvicinarsi cautamente alla stanza che avrebbe dovuto essere deserta.
“Cosa credi che sia?” domandò Bill.
Ivy si strinse nelle spalle, “qualcuno che amoreggia, probabilmente,” bofonchiò in tono annoiato.
“Some se tu non lo facessi…”
“Non di certo in una squallida aula,” lo rimbeccò Ivy.
“Non sarebbe alla tua altezza?” chiese Bill.
“Diciamo che essere beccati, come sta per capitare a questi due, non è proprio il massimo per la reputazione…” dichiarò la Serpeverde, pronunciando l’incantesimo per spalancare la porta e bloccandosi improvvisamente.
“Che succede, Ivy?” domandò Bill, finendo per sbatterle contro.
“Io non ci posso davvero credere! Mi avevano riferito che fossi un porco, ma avevo assicurato tutte le mie amiche che si sbagliavano, che eri attento, mi rispettavi e…” la voce di Ivy s’abbassò fino a diventare un sussurro appena accennato.
“Non è come sembra, Ivy,” dichiarò Richard Parkinson affrettandosi a correrle incontro, mentre tentava di indossare nuovamente i boxer.
“E come dovrebbe essere, scusami?”
“Beh, tra me e Holly non c’è nulla di serio… è solo sesso, visto che tu non ti senti ancora pronta e invece lei sì e… beh, almeno posso fare esperienza così da poterti soddisfare in futuro… lo sto facendo soprattutto per noi, Ivy!”
Bill osservò le iridi gelide di Ivy saettare tra la figura di Richard, che si stagliava di fronte a lei, e quella di Holly Harper di Tassorosso che si stava rivestendo velocemente, prima che la ragazza colpisse con tutta la propria forza il bel volto di Richard facendo schioccare le cinque dita della sua mano contro la sua guancia.
“Hey, ma sei impazzita? Devi avermi lasciato il segno…” si lamentò Richard, sfiorando la pelle arrossata e non riuscendo a evitare un secondo colpo che lo colpì direttamente sul naso, fratturandoglielo. Holly scelse quell’istante per andarsene, nonostante non riuscisse a trovare le proprie mutandine, sgusciando tra Ivy e Bill e chiudendosi la porta alle spalle.
“Me lo hai rotto?!” tuonò Richard, portandosi la mano destra a tastare il naso.
“Credo di sì,” ribattè Bill, avvicinandosi ed esaminandolo.
“Fanculo, sei una psicopatica!” s’adirò Richard, tentando di avvicinarsi a Ivy, che arretrò fino a trovarsi con le spalle al muro.
“Se stai fermo te lo sistemo, sono piuttosto pratico…” gli disse Bill spiccio.
Il giovane Serpeverde lanciò un’occhiata in tralice al Grifondoro, prima di annuire e lasciare che Bill lo conducesse fino al banco che aveva liberato solo pochi minuti prima.
Epismendo,” mormorò Bill, puntando la bacchetta verso il viso di Parkinson e osservando il sangue smettere di scorrere, subito seguito dal lieve rumore che segnalava che le ossa erano tornate al proprio posto.
“Grazie,” disse Richard, tastandosi il volto.
“Di nulla.”
“Ora se ci lasci soli io e Ivy dobbiamo parlare…”
“Non ho niente da dirti, Richard,” il sussurro di Ivy risuonò perentoriamente nell’aula vuota.
“Tesoro, non volevo darti della psicopatica! Dai, Weasley può coprirti per una volta...”
“Tu forse non volevi darmi della psicopatica, ma questo non significa che io invece non intendessi dirti che tu sei un porco.”
“Beh, sono un adolescente con un normale appetito sessuale, ho dei bisogni e se tu non li puoi soddisfare è più che normale che io cerchi qualcuno che mi aiuti…”
“Vattene, Richard! A meno che tu non voglia essere colpito di nuovo e controllare se Weasley, oltre al naso, può sistemarti anche qualche altro osso…”
“Te ne pentirai, Ivy!” la minacciò Richard, indossando pantaloni e camicia.
“Non so perché, ma lo dubito sinceramente…”
“Lo vedremo, Ivy,” le sussurrò Richard all’orecchio, prima di afferrare il maglione e la cravatta.
Una volta rimasti soli, Ivy si lasciò cadere sul pavimento, abbracciando le ginocchia e lasciando che le lacrime le scorressero silenziosamente lungo le guance.
“Immagino che mi starai giudicando come una patetica sfigata, eh?”
Bill si sedette al suo fianco, scuotendo la testa, “quello patetico è lui.”
“Se avessi ragione tu, mi spiegheresti perché sono io quella che piange ora che se n’è andato?”
“Perché evidentemente, per qualche strana ragione che non riesco a comprendere, lo amavi e quindi soffri per ciò che ti ha fatto.”
“Strana ragione?” bofonchiò Ivy, sollevando lo sguardo e incrociando quello di Bill.
“Mi è sempre sembrato un montato, pieno di sé, oltre che un maleducato…”
“Credevo che mi considerassi allo stesso modo.”
“Mhmm, forse… ma evidentemente sbagliavo.”
“Ah, sì?”
“Nessuna persona montata e piena di sé soffrirebbe come sta capitando a te per la fine di una storia,” chiarì Bill.
“Quindi sono solo maleducata?” insistette Ivy.
Bill le rivolse un lievissimo sorriso, “quello un po’ sì…”
“Da te lo posso accettare.”
Bill la osservò silenziosamente, “pensi che ti riprenderai?”
Ivy scrollò le spalle. “Devo farlo, non ho alcuna intenzione di mostrare a lui, né a nessun altro, quanto mi abbia fatto soffrire…”
“La perdita è sua, lo sai vero?”
Ivy non rispose. “Credi che lo abbia fatto con altre?”
“Vuoi davvero che ti risponda?” ribattè Bill.
“Sì… non lo so… forse?”
“Io direi che è molto meglio non dedicargli un solo frammento dei suoi pensieri, Ivy…”
“Lo so, ma credevo davvero che aspettare insieme per vivere la nostra prima volta insieme l’avrebbe resa più speciale,” ammise, posando la testa sulle ginocchia unite, “sono una frana totale, eh?”
“Non sei affatto una frana; sei semplicemente una romantica, nonostante non me lo aspettassi. Sei piena di sorprese, Ivy Flint,” le sorrise Bill, baciandola sulla guancia umida di lacrime.
“Basta che non lo dici in giro, Bill Weasley,” gli fece promettere la Serpeverde, gonfiando le guance e asciugandosi le lacrime.
“Il tuo segreto è al sicuro con me, Ivy.”   
Se qualche mese prima gli avessero anticipato che sarebbe stato accanto a Ivy Flint, nel momento in cui il suo mondo perfetto si sgretolava in mille pezzi, Bill avrebbe fatto molta fatica a crederci. Eppure, stava succedendo e il ragazzo aveva scoperto che, in fondo, Ivy altri non era che la pallida copia della ragazza algida che si ostinava a fingere di essere in pubblico — nonostante non volesse che i compagni scoprissero questo dettaglio.
“Che ne dici di continuare la ronda?”
“Sicura di sentirtela?”
“Non sarà quell’idiota di Richard Parkinson a impedirmi di terminare il mio lavoro,” soffiò Ivy, alzandosi in piedi.
 
*
 
Nelle settimane che seguirono quella sera di gennaio, capitò sempre più spesso che Bill e Ivy si trovassero di pattuglia insieme e il Grifondoro era più che convinto che Ivy avesse fatto quattro chiacchiere con i Capiscuola per ottenere ciò che voleva. Comunque si era reso conto che gli piaceva passare del tempo con lei, quando le luci della scuola si abbassavano e loro due pattugliavano i corridoi deserti, faceva capolino una nuova Ivy — una con cui poteva parlare di tutto e di niente, una ragazza dalla battuta sempre pronta e dalla risata contagiosa, semplicemente qualcuno con cui le ore volavano.
“Adesso puoi dirmelo…”
“Che cosa?”
“Che hai fatto in modo di non capitare più di ronda con Parkinson…”
Il volto niveo di Ivy arrossì leggermente, tentando di evitare le iridi cerulee di Bill. “Non so a cosa tu alluda…” provò a difendersi la Serpeverde.
“Davvero?” insistette Bill.
“Mhmm,” Ivy annuì, spalancando la porta che avevano appena raggiunto e fingendosi impegnata a controllare una stanza assolutamente vuota — senza nemmeno rendersi conto del fatto che fossa la stessa stanza in cui Richard le aveva spezzato il cuore mesi prima. La ragazza si voltò, inconsapevole del fatto che Bill l’avesse seguita, andando a sbattere contro il suo petto e finendo con l’inalare il suo profumo di pulito e di fresco.
“Ivy,” sussurrò Bill, sfiorandole una guancia con la punta del medio e dell’indice.
“Cosa?”
“Come sei riuscita a ottenerlo?”
“Non so di che parli…”
“Allie Baston non ne può più di fare le ronde con Parkinson e ha capito che gatta ci cova,” ridacchiò Bill.
Ivy si sentì avvampare, sotto lo sguardo indagatore di Bill, e si costrinse ad abbassare gli occhi, tentando di normalizzare il respiro che si era improvvisamente fatto affannato. “Potrei aver detto una parola o due alla Goldstein…” ammise infine.
“E io cosa dovrei dire ad Allie?”
“Di non cedere alle avances di Richard?” borbottò Ivy.
Bill scoppiò a ridere.
“Cosa c’è di così divertente?”
“Hai un umorismo davvero tagliente…”
“Sono pur sempre una serpe,” ghignò Ivy.
“Dal cuore d’oro…”
La ragazza inarcò le sopracciglia, “che vai dicendo, Weasley?”
“Puoi fingere quanto vuoi, ma non mi riesci a incantare ormai… Parkinson è stato un idiota, ma non per questo devi rinunciare all’amore.”
“E chi ti dice che io abbia rinunciato, scusa?”
“Il fatto che hai rifiutato ben sei inviti per San Valentino,” ribattè spiccio Bill.
“E da quando sei così informato sul gossip, scusa?”
“Da quando la tua amica Edith lo sussurrava molto poco silenziosamente durante la lezione di Storia della magia, se non te ne fossi resa conto il professore è morto e non è che sia proprio il migliore del mondo a calamitare l’attenzione della classe…”
Ivy roteò gli occhi, spazientita, “non mi pare che tu avessi alcun appuntamento per San Valentino, Weasley.”
“Come fai a saperlo?”
“Io so sempre tutto… mi sbaglio?”
“In effetti no.”
“E allora che ti importa di me? Credevo che il tuo fanclub fosse molto popoloso e agguerrito…”
“Non mi interessa di nessuna di loro,” rispose Bill.
“Ah no?” mormorò Ivy, timorosa che il cuore le galoppasse fuori dal petto.
Bill scosse la testa.
“E perché?” chiese ancora la ragazza.
“Perché c’è già qualcun’altra nei miei pensieri…”
“Dovresti dirglielo,” lo consigliò Ivy.
“Non so se è pronta per sentire le mie parole,” sussurrò Bill.
“Correggimi se sbaglio, ma quello che è stato smistato nella casa dei coraggiosi in teoria saresti tu,” celiò Ivy, battendo le palpebre.
“In effetti hai ragione,” assentì Bill, prima di fare un passo e avvicinarsi ulteriormente a lei, “credo che sia ora che io mi mostri all’altezza della mia casa…” sussurrò, prima di schiudere le proprie labbra su quelle di Ivy e soffocare ogni sua possibile risposta. La Serpeverde fu costretta a mettersi in punta di piedi, per poter avvinghiare le proprie braccia attorno al collo di Bill e premere il corpo minuto contro quello alto e magro di lui. Sentendone la risposta entusiasta, Bill lasciò che la propria lingua s’insinuasse tra le labbra morbide di Ivy, sfiorando quella di lei e approfondendo un bacio agognato ormai da settimane.
“Mhmm, lo sapevo che Parkinson era un idiota…”
“Cosa?”
“Come ha potuto rinunciare a queste labbra?”
“Vuoi davvero parlare del mio ex, che abbiamo sorpreso mentre si scopava un’altra, in questo momento?” bofonchiò Ivy.
“Il mio voleva essere un complimento…”
“Dovresti lavorarci un po’ su, Weasley,” ridacchiò Ivy, afferrandolo per la cravatta in modo da attirarlo nuovamente a sé. Bill rise contro le sue labbra, prima che la ragazza approfondisse il bacio lentamente, spingendolo fino a fargli raggiungere un banco e salendo a cavalcioni su di lui. Per svariati minuti, i loro respiri si mischiarono, i loro cuori batterono furiosamente, adattandosi l’uno al ritmo dell’altro, e le stelle che s’intravedevano fuori dalla finestra furono le uniche spettatrici di una serie di baci sempre più appassionati.
“Wow,” sussurrò Bill, liberando le labbra di Ivy e scendendo con lentezza lungo il suo collo delicato, tempestandolo di baci umidi.
“Già, wow… ero certa che ci sapessi fare, Weasley,” ghignò Ivy, accarezzandogli i capelli scarmigliati.
“Devi proprio continuare a chiamarmi per cognome?”
“L’ho fatto per quasi sei anni…” si giustificò lei.
“Eh che non mi sembra il massimo del romanticismo…”
“Mhmm, e chi ti dice che io abbia intenzione di essere romantica scusa?”
“Il battito forsennato del tuo cuore,” ribattè veloce Bill, posandole una mano su di esso, prima di baciarla di nuovo, zittendola.
“Anche il tuo mi sembra decisamente su di giri,” replicò lei, qualche attimo dopo, ansimando leggermente.
“Non nego che era da settimane che speravo di trovare l’occasione giusta per… ecco, insomma sì…”
“Per cosa?”
“Per dirti che mi piaci, Ivy Flint.”
“E tu piaci a me, Bill Weasley,” lo rassicurò lei, slacciandogli la cravatta e i primi bottoni della camicia, ansiosa di sentire sotto i polpastrelli la sua pelle calda.
“Forse sarebbe il caso di chiudere la porta,” mormorò Bill contro la bocca avida di Ivy.
“Non farti strane idee, Weasley, questo è pur sempre il nostro primo bacio…”
Bill ridacchiò, infilando le proprie mani lungo la pelle vellutata della schiena di Ivy e continuando a baciarla per minuti, o forse ore, fino a che la luce dell’alba non iniziò a riempire di riflessi l’aula in cui si trovavano e li costrinse a tornare frettolosamente nei loro dormitori a fingere di averci passato la notte.
 
*
 
A quella prima meravigliosa notte insonne, ne seguirono altre, nonostante l’avvicinarsi degli esami del sesto anno e gli impegni come Prefetti di entrambi, oltre che quelli di Bill con la squadra di Quidditch.
“Sabato prossimo ci sarà l’uscita a Hogsmeade, che ne dici se ci andiamo insieme ufficialmente?” propose Bill al termine della ronda serale, una volta che ebbero raggiunto quella che era a tutti gli effetti la loro aula.
“Non mi sembra il caso…” sussurrò Ivy, chiudendo la porta alle proprie spalle e incantandola perchè non si aprisse da fuori.
“E perché no?” la contraddisse Bill.
“Vuoi davvero che tutta la scuola sappia di noi?”
“Tu no?”
“Me la immagino proprio la reazione della tua amica Tonks, se sapesse di noi due…” sbuffò Ivy, prendendo posto sul davanzale in pietra.
“Dora capirebbe, è mia amica,” la rassicurò Bill.
“Mhmm, forse hai ragione tu, ma non pensi al casino che scatenerebbe Richard?”
“E perché dovrebbe? È lui quello che va con tutte quelle che ci stanno…” s’intestardì Bill.
“Certo, ma nessuno ha saputo del fatto che l’abbiamo colto sul fatto; sai bene che riuscirebbe fare in modo di far ricadere la colpa della nostra rottura su di me, se saltasse fuori che noi due siamo insieme,” sussurrò Ivy, lasciando che il suo sguardo si perdesse nella notte buia fuori dalla finestra.
“Quindi dovremmo continuare a far finta di nulla? Ignorarci di giorno e baciarci nella notte? Fingere di detestarci davanti agli altri e non essere in grado di starci lontani quando siamo soli?” domandò Bill, incapace di nascondere la propria delusione.
“Non sto dicendo che sia perfetto, né che sarà così per sempre, ma… almeno per ora non posso offrirti altro, Weasley,” mormorò Ivy contro le sue labbra.
Il fatto che lo chiamasse per cognome non lo infastidiva più ormai, ciò che lo feriva era la sua paura riguardo a ciò che gli altri avrebbero potuto pensare di loro — di lei.
“Lo sai che ti amo, vero?” le disse, prima di chinarsi e baciarla lentamente.
“Anche io ti amo,” rispose lei, posando la propria fronte contro quella di Bill, “pensi di poterti far bastare questo, almeno per ora?”
Bill sbuffò, mentre Ivy gli insinuava le mani sotto al maglione riuscendo a sfilarglielo; poi sospirò, mentre lei apriva la cravatta e cominciava a fare lo stesso con i bottoni della camicia; infine inspirò profondamente e puntò le iridi chiare in quelle di lei, “me lo farò bastare, anche se vorrei di più… molto di più.”
“Saprò farmi perdonare,” promise lei, togliendosi in un unico gesto maglione e camicia, rivelando un reggiseno di pizzo verde scuro che faceva risaltare divinamente la pelle diafana illuminata dalla sola luce lunare.
“Non serve che mi dimostri nulla, Ivy,” la rassicurò Bill, rimanendo incantato a fissarla, mentre si sollevava dal davanzale per lasciar scivolare lungo le gambe la gonna della divisa, subito seguita dalle calze, rivelandogli delle mutandine in pendant con il reggiseno.
La ragazza allungò la mano per prendere quella di Bill nella propria, “non sto cercando di dimostrarti nulla, Weasley.”
“Ah no?”
Ivy scosse la testa, “sono solo stanca di aspettare e mi dispiace che abbiamo appena finito di avere un disaccordo, ma…”
Bill scoppiò a ridere, “avere un disaccordo?” la scimmiottò.
“Litigare è un verbo così volgare,” lo rimproverò, scuotendo la testa e aprendo il bottone dei suoi pantaloni.
Bill mise la mano su quella di Ivy, bloccandola e costringendola a incontrare il suo sguardo, “ne sei sicura? Non si torna indietro…”
“Te l’ho già spiegato… ho sempre voluto che la mia prima volta fosse speciale.”
“In un’aula in disuso?” domandò Bill.
“Sicuramente possiamo far qualcosa per migliorare l’atmosfera, Weasley,” sbuffò Ivy, afferrando la bacchetta, “questo a meno che tu non mi stia rifiutando, ovviamente…”
“Ma certo che non ti sto rifiutando, Ivy, vorrei solo che la tua prima volta fosse memorabile,” mormorò, baciandola sulla punta del naso.
“E lo sarà, perché sarà con te,” chiarì Ivy, prima di evocare una coperta da stendere sul pavimento.
Fecero l’amore quella notte e fu speciale, proprio come aveva immaginato Ivy, non per il posto in cui accadde, ma per il sentimento che li legava l’una all’altro — un sentimento che, per lo meno nel buio della notte, sembrava più forte di ogni altra cosa e in grado di vincere qualsiasi sfida.
 
*
 
Durante l’estate che li separava dal loro ultimo anno a scuola, Bill e Ivy riuscirono a passare insieme pomeriggi indimenticabili e qualche ora rubata durante le notti stellate al laghetto vicino alla Tana.
“Hai già deciso che farai dopo il diploma?”
“In realtà no,” rispose Ivy, accarezzando la schiena nuda di Bill, “e tu?”
“Spero di essere ammesso al corso di Spezzaincantesimi… il mondo è talmente grande che vorrei riuscire a vederne almeno un po’…”
“Sembra un buon piano,” sussurrò Ivy, così piano che Bill faticò a sentirla.
“Hey, che succede?” domandò il ragazzo, puntellandosi su un gomito per osservarla alla luce delle stelle.
“I miei vogliono stringere un accordo matrimoniale per me,” confessò quindi lei.
Bill spalancò la bocca, costernato, “beh, presto sarai maggiorenne, no?”
Ivy scrollò le spalle, “e quindi?”
“Potrai decidere per te stessa,” dichiarò Bill.
“I miei genitori non sono come i tuoi, Weasley,” gli rammentò Ivy.
“Non fasciamoci la testa prima di rompercela, Ivy… sicuramente potremo risolvere in qualche modo,” replicò lui, prima di abbracciarla. Stretta nel rifugio sicuro che erano le braccia di Bill, Ivy annuì, ricacciando indietro a fatica le lacrime che le imperlavano le ciglia e dicendosi che forse poteva avere ragione lui e non era il caso di preoccuparsi prima del tempo. Stare insieme a Bill Weasley era l’unica scelta che aveva compiuto seguendo il cuore, l’unica cosa che la facesse star bene e l’unica relazione che avrebbe voluto proteggere con tutte le proprie forze — senza sapere se ce l’avrebbe fatta.
 
Quando, in occasione del suo diciottesimo compleanno, le arrivò la consueta lettera di auguri dei suoi genitori, Ivy sbiancò arrivando al punto in cui suo padre le comunicava che in occasione delle imminenti vacanze di Natale, che sarebbero iniziate la settimana successiva, avrebbero festeggiato il suo fidanzamento ufficiale con Richard Parkinson. Sicuramente il destino dimostrava di avere un gran senso dell’umorismo e le ricordava, ancora una volta, come lei non fosse altro che un mezzo per assicurare ai Flint di continuare ad avere una discendenza pura — una semplice pedina, nella grande scacchiera che era la vita.
Quella sera, durante la ronda che in qualità di Caposcuola lei e Bill svolgevano insieme, Ivy fu più silenziosa del solito e Bill capì subito che qualcosa non andava.
“Che succede, Ivy? Non dovresti essere così triste nel giorno del tuo compleanno…” le sorrise Bill, baciandola sulla guancia.
“Lo saresti anche tu, se avessi scoperto che tuo padre ha intenzione di farti fidanzare con Richard…”
“Cosa?” Bill si fermò in mezzo al corridoio.
“Me l’hanno comunicato per lettera, dopo avermi fatto gli auguri di buon compleanno,” rise amaramente lei.
“E cosa hai intenzione di fare?”
“Cosa dovrei fare, Bill?” ribattè lei, usando il suo nome di battesimo, cosa che faceva solo nei momenti di sconforto.
“Lottare per noi!”
“Ne varrebbe la pena?”
“Che domande sono, Ivy?”
“Domande lecite, Bill,” sussurrò lei con forza, “tu hai i tuoi progetti e i tuoi sogni da realizzare, ma io invece cosa ho?”
“Con i tuoi voti potresti entrare in qualsiasi programma di specializzazione…” s’intestardì Bill.
“Ma non è quello che la mia famiglia si aspetta da me.”
“E quindi? Non hai intenzione di lottare per poter scegliere il tuo futuro, Ivy?”
“Non so quanto senso possa avere…”
“Non vuoi nemmeno provarci? Per avere la possibilità di stare con me?” le chiese Bill, afferrandole le mani e costringendola a ricambiare il suo sguardo.
“E poi? Quando tu dovrai partire per qualche angolo di mondo sconosciuto dovrei semplicemente seguirti, abbandonando i miei progetti?”
“No!” Bill scosse la testa con veemenza, “non te lo chiederei mai…”
“E quali soldi dotrei usare in questo futuro utopico di cui parli?”
“Non lo so,” sbuffò Bill, “in qualche modo faremo…”
“Io non voglio trasformarmi in un tuo rimorso, Bill Weasley.”
“Cosa? Ma che stai dicendo?”
“Se anche adesso io mandassi a monte i progetti che i miei genitori hanno in mente per me, non sono certa che riusciremmo a far avverare i nostri sogni e non potrei mai perdonarmi se un giorno mi guardassi e provassi solo risentimento,” confessò Ivy, accarezzandogli le guance.
“Non lo puoi sapere, però…” ribattè lui, appoggiando le mani su quelle di lei.
“Il rischio è troppo alto, Bill,” insistette Ivy, prima di baciarlo con dolcezza.
“Quindi finisce così, senza nemmeno una vera ragione? Senza che nessuno abbia mai saputo di noi?”
“Tanto meglio, non ci saranno spiegazioni difficili da dare…” commentò Ivy, incamminandosi nuovamente.
Bill la raggiunse in due falcate, prendendola tra le braccia e baciandola con impeto, fino a spingerla contro la parete fredda. “Sei disposta a rinunciare a tutto questo?”
“Devo farlo,” gli disse, “un giorno capirai anche tu che non era destino… per intanto, odiami pure, lo accetterò.”

Terminarono la ronda in silenzio e si trovarono davanti all’aula in cui tutto era iniziato: il luogo dove quasi un anno prima il cuore di Ivy si era sgretolato, prima che Bill riuscisse a rimettere insieme tutti i pezzi che lo componevano.
“Spero che passerai un buon Natale, Bill.”
“Non fingere che ti interessi, Ivy,” ribattè tagliente lui.
“Vorrei che fosse più semplice,” sussurrò lei, accarezzandogli un braccio.
“E lo è, basta solo che tu abbia il coraggio di dire ai tuoi di noi.”
“Dimentichi sempre che sei tu quello coraggioso, Weasley… non io,” gli disse, prima di baciarlo un’ultima volta.
 
Davanti all’aula in disuso, che negli ultimi mesi era stata la spettatrice silenziosa della loro storia, Bill osservò Ivy andarsene, consapevole che avesse portato con sé una parte del suo cuore e che non era certo che sarebbe mai stato completo di nuovo. Forse non era fatto per innamorarsi, non se il sentimento che lo aveva totalizzato in quegli ultimi mesi, era destinato a portarsi dietro la sofferenza che pativa in quel momento. Probabilmente era meglio che si concentrasse semplicemente sulla carriera e sul divertirsi con ragazze disponibili a farlo, come faceva il suo amico Sam — l’unico a cui avesse confidato di Ivy, quando lo aveva beccato tornare all’alba da una delle loro ronde.
In quella notte dicembrina, Bill si ripromise di chiudere il proprio cuore e di non lasciare che nessun altro vi riuscisse a penetrare in alcun modo; non ne valeva affatto la pena. Quella promessa s’infranse improvvisamente anni dopo a causa dello sguardo, solo apparentemente glaciale come quello di Ivy, appartenente a una ragazza francese giunta a Hogwarts in occasione dei Torneo Tremaghi.


 


 
Nota dell’autrice:
Inizierò dedicando questo capitolo alla dolcissima Paige: non sarei mai riuscita a pubblicare in tempi così brevi senza il tuo supporto e il tuo incoraggiamento, quindi spero che il capitolo ti piaccia, tesoro.
Il motivo che mi aveva un po’ bloccata con questa storia risiede proprio in questo capitolo e nella scelta del primo, vero, amore di Bill che spero risulti credibile e riesca a dare spessore al suo personaggio e a farvi capire cosa possa averlo spinto a buttarsi completamente nella carriera mettendo in secondo piano l’amore per un po’.
Bill è cresciuto, è quasi adulto ormai, e anche Ivy è molto maturata rispetto alla ragazzina viziata che era all’inizio; però, mentre lui è rimasto un sognatore che spera di far avverare i propri desideri, lei è più consapevole del proprio posto nel mondo magico, e all’interno delle Sacre Ventotto, e non crede di poter abbandonare la propria famiglia per l’amore.
Con la frase finale, apro a colei che sarà il futuro di Bill, quella Fleur che molti avevano preso sottogamba quando era arrivata a Hogwarts, ma che ha saputo dimostrarsi all’altezza del suo ruolo sia come campionessa Tremaghi, che come combattente dell’Ordine e, soprattutto, come compagna di Bill.
A prestissimo, davvero!

 
   
 
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