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Autore: Inevitabilmente_Dea    20/01/2021    0 recensioni
I Radurai, o quello che ne rimane, hanno finalmente attraversato il Pass Verticale che li ha catapultati in una nuova realtà che tutti ormai avevano dato per scomparsa.
Finalmente Elena, i Radurai e tutti gli altri Immuni hanno la possibilità di ricostruire la loro vita da zero, lontano dalle grinfie della W.I.C.K.E.D. e lontani dagli obbiettivi violenti del Braccio Destro.
Torture, esperimenti e sacrifici sono finalmente terminati.
Ora esiste solo una nuova vita da trascorrere in un luogo sicuro e privo di Eruzione. Un vero e proprio paradiso terrestre.
Ma se qualcosa arrivasse a turbare anche quello stato di quiete, minacciando nuovamente i ragazzi?
Se in realtà la corsa per la sopravvivenza non si fosse mai fermata?
Dopotutto nulla è mai come sembra.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gally, Minho, Newt, Nuovo personaggio, Teresa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Scattai all'avanti quando vidi la guardia puntare la pistola alla testa del biondino che ora aveva iniziato a scalciare in aria nel tentativo di colpirlo o forse di toccare terra. Urlai il nome del ragazzo, mettendo un piede davanti all'altro e riuscendo per miracolo a non cadere. 
Vidi David esitare un attimo e voltarsi a guardarmi, poi mi sorrise. Un ghigno di divertimento malsano di chi era certo che l'avrebbe avuta vinta. Sapevo di dovercela fare, di dover salvare Newt in qualche modo, ma la mia distanza dalla scena mi manteneva in svantaggio.
Nulla avrebbe fermato quel proiettile, se David avesse deciso di premere il grilletto.

Vidi la sagoma di Gally dietro a David. La guardia, troppo intenta a fissarmi divertita, non lo notò nemmeno. Il ragazzo aveva ripreso in mano il lanciagranate scarico e lo stava alzando sopra la sua testa per riuscire a colpire la guardia il più forte possibile. Gally abbassò velocemente il calcio del lanciagranate sulla testa della guardia che, presa alla sprovvista abbandonò il biondino per tenersi la testa con la mano libera dalla pistola. Vidi un rigolo di sangue colargli sull'occhio e la sua espressione si trasformò in rabbia pura.
La guardia fece per rialzarsi e rispondere a Gally che nel frattempo si era posto davanti a Newt per proteggerlo e fargli riprendere fiato, ma il Costruttore fu più veloce e con un calcio ben assestato sulle costole della guardia lo fece volare all'indietro.

Mi guardai attorno alla ricerca di un'arma, incapace di reagire senza avere qualcosa in mano. Contro David non avevo molte speranze, soprattutto contando che fosse armato e che mi odiasse particolarmente. Ogni mossa stupida o avventata non avrebbe fatto altro che complicare la vita ai due ragazzi che avevano iniziato quel combattimento solo per proteggermi. Gettarmi nella mischia e prendere altre botte non li avrebbe di certo aiutati.
Sentii la disperazione crescere in me quando non riuscii a trovare nemmeno mezza arma carica: le pistole che trovavo a terra o erano scariche o erano inceppate, lasciandomi perciò con un'unica possibilità. Tentai di muovermi velocemente, mettendo da parte i giramenti di testa e cercando di non cadere a terra un'altra volta. Individuai tutte le guardie da me precedentemente uccise e iniziai a vagare di corpo in corpo nel tentativo di recuperare tutte le frecce perdute. Ignorando il sangue e i pezzi di vestiti che rimanevano attaccati alla punta affilata non appena la estraevo, iniziai a rimpinzare la mia faretra di frecce usate, nella speranza di raccoglierne abbastanza prima che fosse troppo tardi per agire.

Mi voltai di scatto, individuando per ultimo l'arco che avevo abbandonato a terra qualche momento prima e mi ci fiondai, afferrandolo con dita tremanti e sentendo il fiato mancare nei miei polmoni. Con tutte le cose che erano successe non mi ero nemmeno accorta del terrore che mi stritolava il cuore in ogni momento. Mi sentivo disperata, inutile, incapace di fermare gli avvenimenti che ero sicura sarebbero successi di lì a poco: eravamo in netto svantaggio, sia numerico che bellico. Ormai eravamo rimasti in pochi a rispondere ai colpi e la metà di noi era così mal ridotta da non riuscire nemmeno più a tenersi in piedi. Non sapevo a che punto fosse Jorge con i rinforzi o quanto fossero riuscite a fare Brenda e Teresa per aizzare le bestie meccaniche della W.I.C.K.E.D. contro di lei, ma di certo ero sicura che di questo passo non ce l'avremmo mai fatta.

Eravamo troppo pochi, troppo deboli, per riuscire a tenere loro testa. E le guardie sembravano raddoppiare in numero ogni secondo di più, sopraffacendoci. 
Sollevai nuovamente lo sguardo verso David, vedendolo nuovamente alle prese coi due ragazzi che sembravano essersi organizzati per non dargli un attimo di tregua: mentre Newt lo colpiva ai lati, dandogli calci alle gambe e gomitate in testa a tutto spiano, Gally era intento a disarmarlo e, in un modo o nell'altro, aveva iniziato a provare ogni tecnica per sottrargli di mano la pistola. 
Vidi David piegare una gamba e, mettendoci tutta la sua cattiveria, colpire Newt sullo stomaco, facendolo volare a terra a un metro o poco più di distanza. Il biondino strinse i denti e cercò di rialzarsi immediatamente, ma le fitte lo fecero ripiegare su sé stesso, lasciando Gally solo nel suo compito.

Allungai una mano dietro la schiena, pronta a porre fine a quella scena assurda. David mi aveva causato fin troppi problemi, era ora di terminare la sua carriera da cattivo.
Incoccai la freccia e mi mossi in avanti di due passi per riuscire a prendere meglio la mira. Vidi David spostarsi di scatto, uscendo dalla mia mira per dare una gomitata a Gally e liberarsene una volta per tutte, in modo da finire di occuparsi di Newt. Puntai nuovamente alla sua testa, ma Gally rientrò in azione, continuando a dare filo da torcere all'uomo, non demordendo mai. 
Se quei due continuavano a muoversi e scambiarsi di posto in quel modo, non sarei mai riuscita a prendere la mira. Avrei potuto azzardare il colpo, certo, ma la vicinanza della guardia al mio amico era preoccupante: un centimetro di troppo e avrei colpito Gally.

Appoggiai la coda della freccia sulla guancia, sfiorando con le labbra la corda dell'arco e inspirai a fondo, ripetendomi che non avrei sbagliato e che avrei ridotto in briciole quel cervello marcio che David si ritrovava. Vidi Gally caricare indietro il pugno, tenendo David per il giubbotto antiproiettile nero, pronto a colpire. Per un attimo il tempo sembrò quasi dilatarsi, gli attimi si allungarono e il mio cuore smise di battere. Sentii Gally gridare come a caricarsi per quel colpo, vidi David agitarsi sotto la sua presa nel tentativo di liberarsi, ma senza riuscirci. Gally avanzò improvvisamente, trascinando la guardia con sé e costringendola contro il muro, facendogli battere forte la schiena. Il Costruttore mandò a segno il suo primo pugno, poi il secondo e, nel momento esatto in cui urlò, caricando il terzo pugno, il tempo riprese a scorrere velocemente, come se fosse scoppiata una bomba a mano. 

Un tuono si ripercosse nell'aria, accompagnando la partenza della mia freccia. Il suono molliccio del mio colpo contro il cranio scoperto di David si sentì a mala pena, ancora sovrastato dalle vibrazioni nella stanza. La battaglia continuò a infuriare tutto intorno a noi, tutti troppo impegnati a massacrarsi a vicenda per notare la scena che mi si palesava davanti.
Vidi David cadere in ginocchio, poi di lato, con tutto il corpo tremante come colto da spasmi. La sua pistola cadde a terra.
Alzai gli occhi su Gally, incredula, e con sorpresa li ritrovai già lì a fissarmi, una realizzazione terribile celata dietro alle mappe delle sue iridi. Ebbi il coraggio di leggerle per la prima volta e ciò che compresi fu devastante. Lo vidi aprire appena le labbra, chiamare il mio nome ma senza emettere suono, e per me fu come spegnere le luci.

Vidi il ragazzo abbassare lo sguardo sul suo addome e aprire appena la bocca. Quando le sue iridi si focalizzarono sul buco creato dalla pistola, ora totalmente contornato di sangue nero, una lacrima uscì dagli occhi del Costruttore, facendolo lamentare.
Gally cadde in ginocchio, mugugnando un qualcosa.
Non seppi nemmeno quando avessi ordinato alle mie gambe di muoversi, ma come per magia mi ritrovai subito al suo fianco, pronta a sorreggerlo.
Mi sentii gridare il suo nome, ma non riuscii a percepire altro, come se nemmeno la mia voce mi appartenesse più. 
Continuai a fissarlo, incredula, mentre il ragazzo continuava a piangere silenziosamente, ancorandosi ai miei occhi e implorandomi di non abbandonarlo, come aveva fatto tanto tempo prima quando era stato ustionato dal fuoco.

Sentii il mio cuore rallentare e poi riprendere a battere irregolare. Lo sentii accartocciarsi su sé stesso e vomitare sangue nelle vene, forse nella speranza di liberarsi un po' dal dolore. Percepii una fitta diramarsi lungo tutto il mio corpo, partendo dal petto e raggiungendomi braccia e gambe che presero a tremare terrorizzate.
Dalle mie labbra uscì un sussurro, un accenno di respiro, un accenno di vita.
Lo chiamai nuovamente. 
Poi, come se le luci si fossero improvvisamente riaccese dentro di me, la mia mente si ripulì di tutto, rimanendo lucida e ferma in un momento così caotico. Mi sentii chiamare Newt, ordinargli di andare a cercare Kurt, di portare con sé le siringhe piene di liquido azzurro e gli dissi di sbrigarsi.

Vidi il biondino guardarmi terrorizzato, forse quasi spiazzato dal modo calmo che avevo usato per impartirgli quegli ordini, ma non si lamentò, semplicemente annuì convinto, prima di fiondarsi nella mischia di guardie e Radurai e sparire tra le masse in movimento.
Presa nuovamente dal panico e da un senso di protezione, mi alzai in piedi e presi a tirare Gally in disparte, riuscendo a rintanarmi con lui in un angolo lontano dalla battaglia, lontano eppure ancora così vicino a quella morte.
Lo sentii lamentarsi e rianimata da quel richiamo mi allungai su di lui, appoggiandogli la testa sul mio grembo e continuando a premere sulla ferita da sparo sul suo addome che non aveva smesso di sputare sangue nemmeno per un secondo.

Lo vidi fissarmi, le iridi color nocciola quasi totalmente inghiottite dalle pupille. Lessi disperazione, paura, frustrazione nel suo sguardo, poi sembrò calmarsi improvvisamente, una scintilla di realizzazione gli illuminò il volto in un sorriso. Un suo palmo si appoggiò delicato sul mio e le sue dita presero ad accarezzarmi.
"E'... E' tutto... okay." lo sentii mormorare debolmente. 
Scossi la testa, ricacciando indietro le lacrime. "Certo che lo è." ribattei dura, urlando a me stessa di non piangere, più severa che mai nei confronti dei miei sentimenti ora intenti a spingere dietro le crepe ormai aperte del mio cuore. "Ora arriva Kurt, okay? Resisti ancora un po', adesso arrivano."

Il sorriso di Gally venne celato da una smorfia di dolore, il ragazzo si lamentò, ma poi ricacciate indietro le fitte, riprese a fissarmi, sorridendomi ancora come se nulla fosse successo. "Avrei davvero voluto insegnarti a sparare." borbottò Gally, continuando a stringermi la mano. Lo vidi alzare il suo palmo destro in direzione del mio volto e, presa dal panico, lo aiutai avvicinando la mia guancia al suo palmo e rifugiandomi dietro quel contatto. "Dio, hai una mira pessima... ti ho visto, poco fa..."
Repressi un singhiozzo, accennando un sorriso nel tentativo di rassicurarlo. "Ma lo farai." mi sentii ribattere, la voce incrinata dal dolore. Le lacrime iniziarono a bagnarmi amare le guance non appena realizzai che il tempo non si potesse riavvolgere.
"Gally, lo farai." pronunciai nuovamente, quasi come a convincere me stessa, piuttosto che lui.

"Avrei voluto..." un colpo di tosse lo fece agitare. Il ragazzo riuscì a mala pena a tirarsi a sedere, per poi tossire sangue e chissà cos'altro a lato. "Mi dispiace..." borbottò triste, la mano tremante abbandonò il mio volto e mi sentii sprofondare, iniziando lentamente a realizzare che non avrei mai più potuto andare a caccia con lui o ricevere uno dei suoi abbracci calorosi o ridere assieme.
Lo strinsi a me in preda al panico, convinta forse che se l'avessi stretto forte a me la morte non se lo sarebbe potuto prendere. 
"Avrei voluto ricordare... i momenti d'infanzia con te, Reb." mi sussurrò il ragazzo, abbandonandosi stanco contro di me e nascondendo il volto contro il mio collo. Lo sentii respirare debolmente, ma ancora in modo affannato e gli accarezzai i capelli. "Parlarti dei bei momenti che mi ricordo... riderci su insieme."

"Gally, ti prego..." lo implorai. "Devi tornare insieme a noi al Posto Sicuro... Tu dovevi..." la mia voce si spezzò. "Dovevi insegnarmi a sparare e... e..." un singhiozzo mi perforò la schiena, facendomi tremare. "Tu non puoi... Avevi detto che non mi avresti mai lasciata, avevi detto che..."
Mi interruppi non appena lo sentii pronunciare qualche parola in modo tremolante. "Non ti sto lasciando, infatti." mi sgridò, improvvisamente serio. "Non pensare che lo sto facendo, io... Continuerò a vivere qui, spero." borbottò poi accennando un ghigno soddisfatto e puntando il suo indice sul mio petto, appena sopra il cuore ormai lacerato in due.
"I-Io non ti dimenticherò, lo giuro." gli promisi, accarezzandogli una guancia e facendo sì che alzasse lo sguardo su di me. "Per quanto possa fare male, ricorderò tutto."

Il sorriso appena accennato sulle sue labbra venne spezzato da un altro colpo di tosse. "Mi dispiace." lo sentii borbottare nuovamente, gli occhi totalmente bagnati dalle lacrime, le gote rosse e le labbra tremanti. "Per quello che ti ho detto," mormorò, incontrando i miei occhi per poi abbassare leggermente lo sguardo, come se si vergognasse. "quando ti ho accusato di non avermi detto le cose che ti ricordavi della tua vecchia vita... di non essere stata sincera con me. Sono stato un egoista. I-Io... Mi dispiace, davvero."
Sentii le mie labbra tremare e incrinarsi in un sorriso distorto dal pianto che ormai incontenibile era riuscito a solcarmi gli occhi. "E' tutto okay, Gally. Non devi pensarci, è acqua passata." lo rassicurai, accarezzandogli il volto con la mano libera e continuando a premere inutilmente con l'altra sulla sua ferita.

La consapevolezza che Newt e Kurt non sarebbero mai arrivati in tempo per riuscire a salvare Gally mi colse alla sprovvista, facendomi sprofondare in un vortice nero senza fine. Sentii il dolore propagarsi dal mio petto all'addome, come se un'ombra invisibile mi stesse accoltellando sadica, nutrendosi della mia disperazione. "I-Io... M-Mi dispiace se... Se ti ho fatto soffrire, perché so che l'ho fatto. So che mi sei sempre stato accanto mettendo da parte i tuoi sentimenti per me pur di rimanermi amico e io... Io non ho mai avuto il coraggio di interrompere questa relazione tra noi e... E sono stata egoista perché non volevo perderti e non ero disposta a perdere neanche Newt." 
Le parole mi uscirono di bocca senza che riuscissi a fermarmi, vomitando addosso al ragazzo ogni peso sul mio petto. "E' che senza di te... Io... Io non sarei più io, mi sentirei vuota per metà."

Gally mi sorrise gentile, ma non mi rispose subito, rimanendo a fissarmi con occhi dolci, perso nei miei. "Va tutto bene. Ho scelto io di rimanerti amico, sarei potuto andarmene, ma non l'ho fatto. Ed è stato duro, a volte... Vederti felice con qualcun altro che non sono io, ma almeno..." un altro colpo di tosse lo fece bloccare. "L'importante per me era che tu fossi felice, era l'unica cosa che mi interessava davvero. E spero che continuerai a esserlo nonostante tutto."
Mi morsi il labbro per evitare di scoppiare in una nuova ondata di pianto e rimasi all'ascolto. "Sai, da piccola eri sempre in cerca di animali feriti nel bosco. Speravi di curali e cambiare i loro destini. E' una caratteristica che hai tutt'ora, l'indole da Medicale è nel tuo sangue da sempre."
Gli sorrisi sincera, pendendo letteralmente dalle sue labbra. Avrei voluto fermare il tempo, sedermi lì con lui e ascoltare tutti i racconti legati alla mia infanzia, ma non mi rimanevano che attimi annegati nel sangue, vissuti a fiato sospeso fino all'inevitabile morte.

"In un certo senso hai cambiato anche me. Siamo cresciuti insieme, sono quello che sono grazie a te, in parte. E sei anche la ragione per cui ho riacquistato i miei ricordi, quindi hai cambiato anche la mia visione del futuro, o quello che ne rimane." un altro colpo di tosse lo fece tremare. Il ragazzo sembrò soffocare e così lo sollevai leggermente, girandolo in modo dolce di lato. Dalle sue labbra uscì una chiazza di sangue scura, il ragazzo continuò a lamentarsi e a tossire via liquidi color cremisi. Quando quella scarica sembrò esaurirsi, Gally tornò strisciando nella sua posizione, più pallido che mai. Lo sentii sistemarsi contro di me, la sua testa appoggiata stanca alla mia spalla. "Vivi tutto anche per me, okay?" mormorò con un sorriso. 
Scossi la testa, consapevole che il tempo mi stesse scivolando via dalle mani, portato via dalla morte. "Devi resistere ancora un po', ti prego." gli bisbigliai, avvicinando il mio volto al suo e accarezzandogli la guancia con la mia.

"Portali fuori da qui e..." il ragazzo esitò, i suoi occhi si rattristirono all'improvviso. "E cercate di rimanere fuori dai guai in mia assenza."
Annuii presa dal panico e mi sentii inutile per non riuscire a trovare le parole giuste per quel momento. Gally stava morendo. Il mio migliore amico, la mia spalla, il mio Capitan Gally se ne stava andando. "Gally..." mi bloccai. Non era quello il suo vero nome, anche se oramai lo conoscevo sotto quel nomignolo, eppure in quel momento mi sembrava così fuori luogo e sbagliato continuare a riferirmi a lui in quel modo. Volevo ricordarlo per quello che era, volevo potermi guardare indietro e sorridere all'idea di un piccolo Ace felice e spensierato. "Ace." mi corressi, sorridendogli malinconica e vedendolo spalancare gli occhi per la sorpresa. "Non mi ricordo dell'infanzia passata assieme, ma sei stato capace di darmi l'assaggio di quella che sarebbe potuta essere una vita intera vissuta insieme. Le memorie insieme a te sono poche, ma sono anche tra le più felici del mio repertorio."

Lo vidi sorridere, improvvisamente rilassato. I suoi occhi, ancorati ai miei come in cerca di sollievo dal dolore, si incupirono. Abbandonai la presa sulla ferita, consapevole che questa volta le mie doti da Medicale non mi avrebbero aiutata nel vincere la lotta contro la morte. Pulii il palmo sporco di sangue sui miei pantaloni e presi ad accarezzargli la guancia, stringendolo forte a me con il braccio libero e cingendolo al petto come fosse un bambino piccolo. Lo cullai avanti e indietro, trattenendo le lacrime e continuando ad accarezzargli il volto e i capelli. 
Sentii le lacrime spingere sempre di più dietro agli occhi e la mia visione divenne mano a mano più offuscata. Tirai sul col naso e strizzai le palpebre. Quando le riaprii, gli occhi di Gally erano ancora lì a fissarmi, vuoti come non lo erano mai stati. Delle mappe che avevo sempre tentato di leggere senza riuscirci non c'era più traccia e ciò che mi rimaneva del ragazzo non erano che un corpo vuoto e dei ricordi frammentati. 
Lo strinsi ancora di più a me, sentendo i singhiozzi perforarmi la schiena e il petto venir schiacciato da un macigno.

Il cuore non mi aveva mai fatto così male, continuando a pompare sangue faticosamente nelle vene, come se anche lui fosse stanco di lottare contro il dolore. Sentii le dita delle mie mani tremare e allungarsi offuscate verso il volto del ragazzo. Delicatamente gli chiusi le palpebre e mi asciugai le guance prima che le mie lacrime lo potessero bagnare. Gli accarezzai nuovamente il volto e rimpiansi di non aver fatto tesoro di tutti quegli attimi passati insieme. 
La consapevolezza che Gally non se ne fosse andato da solo mi fece piegare a metà sul suo corpo.
Singhiozzai, lasciandomi andare solo per poco. Nel frattempo il vuoto nel cuore prese a risucchiare ogni cosa che non fosse dolore e lutto. 
Mormorai un ultimo addio al ragazzo e alla parte di me che se n'era andata con lui per non lasciarlo solo nella sua ultima avventura.

 

   
 
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