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Autore: Verfall    20/01/2021    11 recensioni
Sappiamo bene come si siano svolti i due incontri del 26 marzo, ma cosa è avvenuto subito dopo entrambi? In questa serie di missing moments cercheremo di ripercorrere i pensieri e le azioni non solo di Ryo e Kaori, ma anche di altri personaggi che nell’opera non hanno avuto modo di esprimersi tanto quanto avrei desiderato. Un intimo viaggio corale alle origini della storia che tanto amiamo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hideyuki Makimura, Kaori Makimura, Ryo Saeba, Saeko Nogami
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Salve a tutti!
Sono felicemente approdata nel mondo di City Hunter solo il mese scorso, quando durante le vacanze natalizie ho iniziato la lettura del manga online. Conoscevo l’anime perché mi è capitato di vederlo in modo sporadico quando ero piccola, quindi della storia sapevo poco o niente. Inutile dire che l’ho divorato, passando le nottate insonne tanto non riuscendo a separarmi da quei personaggi meravigliosi! Per farla breve mi ha stregato, entrando a pieno titolo nelle opere del cuore. Anche il mondo delle fanfiction è abbastanza recente per me ma dopo aver letto un considerevole numero di opere – alcune davvero ben fatte – ho sentito l’urgenza di colmare un vuoto nella storia, ovvero cosa è successo dopo che Kaori ha conosciuto Ryo per la prima volta? Mi sono fatta la stessa domanda anche per il secondo incontro, e ho voluto aggiungere anche i punti di vista di alcuni personaggi che ritengo estremamente importati, dando massimo spazio all’introspezione (è il mio punto debole). Non nascondo di essere intimorita da ciò che sto facendo (mettere mano a dei personaggi così ben caratterizzati è sempre un azzardo e il rischio di fare una ciofeca è sempre dietro l’angolo), ma ho preso coraggio a piene mani ed ecco a voi il risultato. Spero davvero di non aver combinato un disastro e ringrazio in anticipo chi vorrà dare una lettura a queste righe.
P.S. non pensavo che il fandom di City Hunter potesse essere così attivo e ricco di bei spunti narrativi! Ok, ora la smetto davvero, buona lettura!
Cris

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1. 27 marzo 1983 - Kaori

Kaori continuava a guardarsi le mani, i palmi rivolti verso l’alto, con un mezzo sorriso indefinibile sulle labbra. Le sembrava ancora incredibile ciò che aveva fatto solo la notte precedente: lei che si era intrufolata in una villa; lei che aveva assistito a sparatorie e combattimenti, lei che si era stretta a delle spalle così calde e rassicuranti. A quell’ultimo pensiero sentì le guance andare in fiamme e chiudendo lievemente gli occhi cercò di tornare alla realtà. Si ritrovò in cucina, davanti a lei il tagliere con le verdure ancora intonse mentre sentì dietro di sé distintamente il rumore della pentola con l’acqua che gorgogliava, quasi fosse arrabbiata che la si facesse bollire a vuoto. Si batté energicamente una mano sulla fronte e sospirando si mise subito all’opera, facendo attenzione a non tagliarsi. Non aveva ancora acquisito dimestichezza con gli utensili da cucina ed erano innumerevoli le volte in cui si tagliava o si scottava le mani; ciò nonostante era ben lungi dal desistere, anzi era motivata a continuare, a provare fin quando non fosse diventata brava quasi quanto suo fratello. Sì, quasi. Era impensabile per lei eguagliare la bravura del suo caro Hide, che era capace di cucinare un pasto luculliano in pochissimo tempo, con movimenti così precisi e coordinati da far diventare la preparazione della cena un rituale così caro per lei. Alla fine era proprio quello il momento in cui potevano passare del tempo insieme, visto che durante il giorno non ne avevano l’occasione, presi com’erano dai rispettivi impegni. Kaori si girò e iniziò a versare le verdure nell’acqua cercando di far attenzione ma fu del tutto inutile. Quasi a volersi vendicare della sua disattenzione, l’acqua con un sonoro sbuffo strabordò dalla pentola, colpendola sulle dita e spegnendo la fiamma.

«Ahh, porca di quella miseria!» urlò scuotendo energicamente la mano e correndo a sciacquare le dita sotto l’acqua corrente per cercare un po’ di sollievo.

Appena si mosse per ritornare ai fornelli sentì qualcosa frantumarsi sotto il piede e con terrore vide sparse per terra tutte le verdure accuratamente tagliate. Le aveva letteralmente lanciate in aria con tutto il tagliere nell’impeto del momento, distribuendole un po’ per terra, sul piano cottura e sul tavolo.
“Sono davvero un disastro” si disse sconsolata mentre iniziò a raccogliere tutto pazientemente. “Dovrei imparare ad avere un maggior controllo delle mie azioni e smettere di essere così dannatamente impulsiva. Quando cucina Hide sembra quasi che balli, taglia con disinvoltura senza neanche guardarsi le mani e sporca il meno possibile. Se qualcuno mi vedesse in cucina altro che ballo, penserebbe che ci sia un elefante a distruggere la cucina. Forse quando lui mi dice di essere più femminile pensa anche a questo. Non c’è un movimento aggraziato in me, che mi prenda un colpo!”
Rimase quasi imbambolata dopo aver pensato ciò. Da quando aveva iniziato ad esprimersi in questo modo? Certo, non era mai stata una ragazza da espressioni e pensieri svenevoli, ma che diamine, non era neanche uno scaricatore di porto!

«Ecco, l’ho rifatto ancora» si lasciò sfuggire in un sussurro.

Anche Hideyuki se n’era accorto quella mattina, quando lei l’aveva accolto davanti casa, che c’era stato un leggero cambiamento nel suo modo di esprimersi. Non le aveva detto nulla, ma aveva notato un leggero guizzo nelle sue pupille scure e attente quando si lasciava sfuggire qualche espressione più colorita. Lei non era così perspicace come lui, alla fine era solo una ragazza quasi diciottenne timida e ancora insicura su chi sarebbe potuta essere e su ciò che il mondo poteva riservarle, niente in confronto a suo fratello. Lui sì che aveva una mente acuta, una capacità di osservazione fuori dal comune e sapeva trasmetterle quella sicurezza di cui aveva bisogno sempre, ogni giorno, anche perché era attanagliata da un’insicurezza cronica. Le ci era voluto un po’ per comprendere il motivo del leggero mutare dell’espressione di Hide, e quando ci riuscì non poté fare a meno di arrossire lievemente, sentendosi presa in fallo.
Si stupì di se stessa quando, riemergendo dai suoi pensieri, vide la cucina perfettamente in ordine e osservò stranita il suo braccio che girava pigramente il brodo denso.
“Dovrei iniziare a smettere di rimuginare troppo sulle cose che faccio, credo proprio che mi saboto da sola”. Guardò l’orologio, mancava ancora mezz’ora al rientro del suo caro fratello. Si sentì stringere il cuore da una morsa agrodolce e gli occhi le si fecero umidi. Non trattenne le lacrime, quando era sola poteva lasciarsi andare perché odiava mostrarsi vulnerabile con gli altri. Soprattutto non voleva che Hide la trovasse debole e si preoccupasse per lei più di quanto lui non facesse già da una vita. Questa volta, però, era lei ad essere seriamente preoccupata. Terribilmente preoccupata per quel fratello che ogni giorno rischiava la vita, muovendosi tra le viscere di una città che mai le era sembrata così corrotta come adesso. Ora lo capiva il significato di quelle spalle sempre abbassate, poteva intuire il pesante fardello di cui lui si era fatto carico. Riuscì a visualizzarle in un attimo quelle spalle, così ampie eppure così dimesse, a cui ne sovrappose inconsapevolmente altre, altrettanto ampie ma fiere, non piegate. Entrambe, però, sapevano di casa, di calore e di sicurezza. Un altro piccolo strappo nel petto e Kaori capì che era arrivato il tempo di lasciar andare via tutta la tensione accumulata; aveva represso troppe emozioni e sentì il bisogno fisico di liberarsene. Ah, quanto costava essere forti? A che prezzo si manteneva una facciata di imperturbabile sicurezza con agli altri? Le passarono davanti agli occhi i visi di due uomini e quello fu troppo. Ormai aveva la vista totalmente offuscata dalle lacrime, spense il fuoco e si gettò su una sedia e, prendendo il viso tra le mani, pianse sommessamente, cercando di buttar giù quel terribile nodo alla gola che sembrava non volesse più lasciarla.
Aveva accettato tutto, Hideyuki le aveva raccontato finalmente che lavoro svolgesse in realtà – sebbene dentro di lei sospettava che non le avesse detto la storia completa –, di come aveva deciso di abbandonare il lavoro che amava perché fortemente deluso da un ambiente che si era rivelato corrotto, dove la giustizia non sempre coincideva con la legge. Con una voce che non tradiva una certa emozione, lui le aveva rivelato che proprio quando pensava di aver toccato il fondo, aveva trovato una persona fuori dall’ordinario, con un senso della giustizia e uno spirito di abnegazione che pensava non fossero possibili nel mondo reale. Nel dire il suo nome Hide l’aveva guardata dritta negli occhi con uno sguardo così carico di ammirazione e affetto che lei ne era rimasta stupita. Suo fratello non era certo uno che si sprecava in complimenti, anche con lei era piuttosto avaro, ma nel descrivere il suo partner lo elogiò in un modo che non ammetteva repliche:

« […] Quell’uomo straordinario era proprio Ryo, Ryo Saeba. Ci siamo incontrati quasi per caso…no, direi che è stato il destino a far incrociare le nostre strade. Senza saperlo avevamo bisogno uno dell’altro. Lui…beh è così diverso da me, ma è mosso dai miei stessi ideali. E sono fermamente convinto che sia una persona cento volte migliore di me, ma gli piace nasconderlo a tutti, soprattutto a se stesso».

Kaori aveva spalancato gli occhi a quelle parole, un gesto che rifece inconsciamente al ricordo. La crisi di pianto era passata e ne approfittò per prendere un fazzoletto e soffiarsi il naso, ma le parole di Hide continuavano a risuonarle nella mente:

«Non ho avuto la minima esitazione, ho da subito voluto lavorare con lui, sentivo che era la cosa giusta. Avevo trovato l’occasione per portare giustizia dove la legge si rivelava impotente. Sai Kaori, ormai è più di un anno che io e Ryo lavoriamo insieme. Lui è conosciuto come City Hunter, nell’ambiente è temuto e rispettato come pochi altri; è un uomo di azione, sembra essere cresciuto con una pistola in mano per quanto le sue abilità sul campo siano prodigiose. Quest’uomo impenetrabile mi ha lasciato entrare nella sua vita e mi ha permesso di avere giusto un assaggio del suo vero mondo interiore e ne sono rimasto lievemente turbato. Non fraintendermi sorellina ma non chiedermi altro. Ricorda solo questo: lui ha la mia completa stima e il sentimento è reciproco. Anzi, lui…» a quel punto aveva fatto un respiro profondo e le aveva rivolto un sorriso disarmante «lui è il migliore amico che abbia mai avuto. E non affiderei la mia vita a nessuno se non a lui. Ha la mia fiducia più completa. Ora che sai la verità, potrai perdonare il tuo fratellone per non essere stato sincero con te? Sappi che se non te ne ho parlato prima è perché avevo paura ch-».

 Hide si era bloccato quando lei si era lanciata tra le sue braccia, stringendolo forte e mormorando solo un «stupido, sei uno stupido». Lui l’aveva abbracciata dolcemente e, dopo averle arruffato i capelli, era uscito per il suo giro di ricognizione, come l’aveva chiamato lui, dicendole che sarebbe tornato per le otto.
Kaori iniziò ad apparecchiare la tavola ma non si era ancora perfettamente ripresa, pensava che il pianto l’avrebbe liberata e invece sembrava proprio che quel groppo alla gola non volesse andar via. Rabbrividì, e non per il freddo, quando realizzò ciò che temeva davvero: non voleva che suo fratello morisse. Che ne sarebbe stato di lei, una ragazzina incapace, goffa e maschiaccio se anche Hideyuki l’avesse lasciata? “Non vorrei continuare ad essere lasciata indietro da quelli che amo. Eppure è già successo più volte…non posso permettere che mi venga tolta l’unica persona che ho più cara al mondo. Dovrò proteggerlo e..” si fermò sorridendo beffarda del suo pensiero.

«Che? Io dovrei proteggere Hide, e con quali mezzi? Con quali forze?» si ritrovò a pensare ad alta voce.

Che ingenua che era! L’ex detective non era uno sprovveduto, conosceva bene i rischi che correva e sapeva come muoversi in quell’ambiente. Anche in polizia non era esente da pericoli, allora perché da ieri questa paura irrazionale sembrava non volerla più lasciare? Una lacrima silenziosa fece capolino tra le ciglia e attese che lei chiudesse gli occhi per scivolarle lungo la guancia.

«Dimenticati di me, hai capito?! Se resti con me morirai presto!»

Erano queste le parole che gli aveva urlato contro Ryo, il partner di suo fratello. All’inizio le aveva prese come semplice minaccia, buttata lì per irritazione, ma quello sguardo…oddio non riusciva a toglierselo dalla mente. Era così spaventosamente serio che l’aveva paralizzata per qualche secondo. Quello sguardo e quelle parole si erano insinuate dentro di lei senza che se ne rendesse conto; più ci pensava e più le sembravano avere il tono di una condanna. Però Hide viveva al suo fianco in un certo senso, quindi anche lui poteva …? Era davvero possibile che lui corresse il rischio di essere colpito da quelle parole taglienti come coltelli? Lui si fidava ciecamente di quel gigante, era stato esplicito. Non poté far altro che sperare con tutto il cuore che Ryo proteggesse il suo caro fratello. Meccanicamente mise una mano nella tasca posteriore dei pantaloni e prese la foto che aveva fatto sviluppare in fretta e furia nel pomeriggio dal suo fotografo di fiducia. Eccolo l’uomo straordinario, capace di destare l’ammirazione di un ex poliziotto e unica speranza di una ragazzina affinché proteggesse quel che restava della sua famiglia. Un uomo con un’espressione beota e una boccaccia aperta e sbavante senza ritegno. Si mise a ridere rumorosamente mentre andò in camera sua per conservare quella foto che doveva assolutamente restare nascosta agli occhi di Hide. Era meglio che non scoprisse che cosa aveva fatto lei durante quella giornata così surreale e per certi versi magica. Il 26 marzo. Cinque giorni prima del suo compleanno. Mentre inseriva l’oggetto incriminato nel suo portafoglio pensò con un leggero sorriso che quella data non l’avrebbe più dimenticata, anzi l’avrebbe festeggiata segretamente come il giorno in cui aveva riscoperto suo fratello e conosciuto quel suo partner così straordinariamente improbabile a prima vista. Col cuore un po’ più leggero – che strano, possibile che il solo vedere quella faccia da schiaffi le avesse migliorato così tanto l’umore?! – si diresse in bagno per sciacquarsi la faccia e controllarsi il viso. “Bene, nessun segno di pianto. Hide non potrà sospettare niente”.
Sentì la chiave scivolare nella serratura e la porta d’ingresso si aprì con un colpo secco.

«Sono a casa! Ehi, che bel profumino!»

Kaori sorrise e gli corse subito incontro.

«Bentornato Hide! Com’è andato il giro?» e mettendosi le mani dietro la schiena aggiunse «Per farmi perdonare per tutti i problemi che ti ho causato ieri ho deciso di preparare io la cena oggi».

Hideyuki emise un lieve sbuffo accompagnato da un sorriso sbilenco, tolse il soprabito dalle spalle spioventi e mentre lo appendeva aggiunse:
«Davvero? Sorellina mi sorprendi, l’ultima volta hai letteralmente carbonizzato la zuppa di miso e reso la cucina un campo di battaglia. Pensavo avessi ordinato d’asporto, a quanto pare i miracoli esist-»

Un pugno calò impetuoso sulla sua testa, tramortendolo sul colpo.

«Stupido! Sei proprio uno stupido!» gli urlò Kaori falsamente arrabbiata. «Per una volta puoi farlo un complimento, non ti mangio mica!» aggiunse incrociando le braccia e voltando il viso su un lato con sdegno.
La mano di Hide la raggiunse, arruffandole la zazzera ribelle.

«Mi farebbe piacere se la mia cara sorellina mi preparasse più spesso da mangiare. Se lo facessi sempre io poi non avrei le energie necessarie per raccontarle com’è andato il lavoro» e facendole l’occhiolino aggiunse «Non preoccuparti, ho in serbo per te un regalo speciale per il tuo compleanno, vedi non me ne sono dimenticato!»

Kaori gli sorrise calorosamente. Non c’era niente da fare, adorava troppo suo fratello e non poteva esserne più fiera dopo gli eventi recenti.

«Su, corri a lavarti. È tutto pronto, scommetto che avrai una fame da lupi!»

Ecco, l’aveva detto di nuovo, ma ormai era troppo tardi. “Sono davvero un ragazzo a questo punto” pensò mentre si dirigeva in cucina, senza notare che suo fratello alle sue parole aveva scosso la testa sconsolato.
 
   
 
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