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Autore: acchiappanuvole    20/01/2021    1 recensioni
Erano davanti alla stazione, il treno che li aveva portati era già ripartito, una folla si accalcava ancora alle barriere: infermiere, soldati francesi e belgi, una vecchia vestita di nero con una stia di polli. Candy si voltò. In lontananza, come le aveva promesso il Dottor Martin, c’era la sua destinazione: Etaples.
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester, William Albert Andrew
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Morte al Kaiser, sentì dire Iriza nello splendido salotto dei Dilmann, vide Daisy sollevare la tazza del tè pomeridiano con aria decisa. “Che stupida” pensò mentre la guardava accogliere un altro gruppo di ospiti; ma la guardò con invidia. Daisy non era stupida, anzi era furba contrariamente a quanto ne potesse pensare Neal, Iriza lo sapeva e si sentiva mal disposta verso di lei e verso il mondo intero. Due questioni assorbivano le sue energie, e lei preferiva concentrarsi con chiarezza su un unico scopo. Quel giorno era venuta con un fine preciso, avrebbe visto Archiebald e si sarebbe comportata in modo da far svanire per sempre dai suoi occhi l’espressione di disprezzo. Ma era passata mezzora ed era costretta ad ascoltare le scemenze di quel damerino di Vickers, amico ormai stretto di suo fratello, e le finte risatine condiscendenti di Daisy. Cominciava a credere che Archie non si sarebbe presentato, alla peggio poteva aver fatto pace con Annie, e allora che ne sarebbe stato del piano di zia Elroy?!  Controllò l’orologio gemmato che portava al polso, erano quasi le cinque e mezza. Il panico si acquietò quando lo vide spuntare nel salone con l’aria contrariata di chi, chiaramente, non avrebbe voluto trovarsi lì. Salutò gli invitati di Daisy, conversò convenevolmente per poi districarsi dalla conversazione e ritirarsi nell’angolo opposto della stanza. Doveva dare atto ad Archie di non lusingare altre ragazze, evidentemente la finta Brighton aveva saputo ammaliarlo bene, poiché il giovane trattava le donne alla stregua di api fastidiose dalle quali preferiva allontanarsi con garbo. Era evidente che con Archie sarebbe stato inutile adottare tattiche civettuole, occorrevano altre strategie. Si portò un bicchiere di succo alle labbra, aveva scelto per l’occasione un abito da pomeriggio color viola di Parma, un nastrino nero intorno alla gola. Un unico anello, un opale che le aveva regalato suo padre e che zia Elroy, superstiziosa com’era diventata, aveva cercato di non farle mettere. Certo anche Iriza credeva nella sorte, ogni tanto, ma aveva più fede nella forza di volontà per raggiungere i propri fini. Si avviò, fissò le spalle di Archiebald prima di coprire i pochi passi che li separavano, “notizie di William?” esordì con voce neutra. Archie la fissò con perplessità, era di pessimo umore, ancora una volta obbligato a partecipare ad un evento mondano privo di scopo mentre la sua mente e il suo cuore non facevano che riproporgli l’immagine di Annie ed il suo sguardo triste di fronte a quella che, ormai Archie poteva ammetterlo, non era che vigliaccheria.
“Da quando è approdato in Inghilterra non ha più scritto” disse fissando tristemente oltre le grandi finestre del salone, fuori il cielo era gonfio d’acqua e inclemenza.  “Sono certa che ora si trovi in Francia ed abbia già trovato Candy” Iriza rigirò l’anello d’opale “torneranno entrambi a casa sani e salvi” fu la strana dolcezza con cui Iriza pronunciò la parola “entrambi a casa” che colpì Archie. A che gioco stava giocando?
“Lo stai rifacendo” sbottò “stai fingendo che ti importi che Candy ritorni, lo hai fatto a Chicago e lo stai facendo anche ora.”
Lei alzò le spalle “pensala come vuoi, se mi credi crudele fino a questo punto. Non ho mai avuto simpatia per Candy, e come ti ho detto forse sono stata gelosa di lei. Si può sbagliare non credi? O dovrete rinfacciarmelo in eterno!”
“Perdonami ma dubito fortemente che tu sia realmente pentita dei tuoi comportamenti.”
Iriza si strinse nelle spalle, l’abito viola emise un lieve fruscio e  fu certa che in quel momento l’attenzione del ragazzo fosse catalogata su di lei e sulla prossima mossa.  “Da ragazzine si può essere delle stupide. Ora sono cresciuta e non posso che riconoscere il valore di Candy” fece una pausa “ed Annie.” Seguitava a non guardarlo, qualche goccia di pioggia iniziò a scivolare sui vetri “ma prova a capire anche me, mio padre porta a casa un’altra ragazzina, ed io penso che forse non gli basto, che forse questa ragazzina prenderà il mio posto. Qualcuno arrivato dal nulla. In me è stata innata la necessità di difendermi.”
Archie l’affiancò “finiscila Iriza, la tua non era certo l’angheria della bambina ferita ma semplice crudeltà verso coloro che reputi di rango inferiore al tuo.”
“Trovi? Può darsi. Pensarla così è più facile per tutti voi.”
“Non fare la vittima ora.”
“Non è mia intenzione ma permettimi qualche considerazione” lo guardò negli occhi, era calma e seria “ero innamorata di Antony, e lui la preferì a me. Quando morì avevo il cuore a pezzi ma nessuno se ne preoccupò. Ero esclusa da tutti voi.”
“Sei ingiusta dato che sai bene ti esserti volutamente esclusa da sola.”
“Già,” abbassò lo sguardo “forse hai ragione tu. Per questo non voglio che accada più, voglio esservi amica, voglio essere vostra alleata, voglio aiutare Candy ed anche te ed Annie.”
Archie fece un gesto stizzito “immagino come tu voglia aiutare Annie…”
“Voglio che si chiarisca qualunque malinteso possa esserci tra lei e zia Elroy. Dopotutto immagino tu le abbia dato l’anello di fidanzamento…” un guizzo vittorioso attraversò gli occhi della ragazza di fronte all’improvvisa espressione smarrita di Archie.
“Non le hai chiesto un fidanzamento ufficiale?”
“Io…” scosse il capo “non voglio parlare di questo con te.”
“Va bene, sospirò “certo non deve essere facile per Annie, alla fine tutti gli Andrew non sono altro che dei campanilisti.del proprio nome.”
“Proprio tu parli!?”
“Almeno io l’ammetto. Sono fiera di essere sia una Legan sia di appartenere alla famiglia Andrew, tengo a questo nome e alla propria preservazione. Trovami demodé ma tutto sommato tu non sei diverso.”
Archie pareva esausto, la pioggia si fece più insistente, il vociare degli altri ospiti creava un fastidioso brusio di sottofondo  “è quello che pensa anche Annie.” mormorò “ ed io non le ho certo dato prova del contrario.”
Iriza sorrise, pareva un sorriso di comprensione e non di scherno “non penso sia esatto, non è cambiato nulla per te il sapere che Annie non fosse realmente una Brighton ma un’orfana. Ti sei comportato magnificamente nei suoi riguardi. Il fatto è che dal punto di vista di Annie non è facile capire.”
Il brusio si fece più rumoroso “usciamo da questa stanza? Se sento ancora Daisy e Vickers parlare di Kaiser e basette ungheresi giuro potrei mettermi ad urlare.”
Archie non riuscì a trattenere un risolino di assenso. Iriza gli fece strada fino alla vicina biblioteca.
“Conosci bene questa casa” commentò una volta che la ragazza chiuse la pesante porta alle loro spalle.
“Per forza vengo a giocare qui da quando ero piccola, Daisy è una buona amica ma talvolta sa essere petulante, e così ogni tanto mi rifugiavo qui dentro. Il mio amore per Shakespeare è nato tra questi scaffali.”
“Vorresti farmi credere che sei un’appassionata di letteratura?”
“Beh magari appassionata non è il termine corretto, ma amo Shakespeare. Credo sia anche per questo che Terence ebbe tanta presa su di me al tempo, adoravo immaginarlo decantare Amleto o impersonare un appassionato Romeo. Patetico lo riconosco.”
“Anch’io fuggivo sempre nella biblioteca di zia Elroy,” sorrise Archie malinconicamente “Stear tirava giù dagli scaffali libri di meccanica, fisica e quant’altro…io invece adoravo la poesia. Forse non virile.”
“Ma romantico. Quindi è per compensare che non disdegnavi prendere a pugni qualcuno.”
“E’ accaduto solo una volta e avevo le mie ragioni.”
“La fanciulla contesa, certo.” Iriza si abbandono su di una grossa poltrona “Candy ha avuto anche questa fortuna, essere contesa come accade a quasi tutte le gentil fanciulle dei libri.”
Archie le sedette di fronte “ora stiamo tergiversando.”
“Dunque ti interessa quello che ho da dire riguardo Annie?”
“Non so se mi interessa, ma hai iniziato a parlarne tanto vale che concludi.”
“Avevo anche amabilmente cambiato argomento.”
“Iriza!”
“D’accordo.” Si rizzò indispettita “stavo semplicemente dicendo che dal canto suo Annie può faticare a comprenderti in quanto lei non ha alcun legame con la propria origine. E’ vero è stata adottata dai Brighton, ma avrebbero potuto chiamarsi Cavendish, Hargreaves o Cunningham e per lei non avrebbe fatto differenza. Per noi invece è diverso.”
Archie piegò le labbra in un sorriso amaro “ora ti riconosco, mi parlerai di differenza di classe ecc.”
La ragazza scosse il capo “forse non t’accorgi che il primo a fare delle differenze sei tu continuando a sottolinearlo” lo vide impallidire “a me nulla cambia che tu sposi Annie o meno, ma so cosa significa per te il nome che porti e cosa non significa per Annie. La storia della nostra famiglia è lunga, sofferta, importante, e che tu lo ammetta o meno ci tieni quanto ci tiene zia Elroy. Persino William ci tiene, altrimenti avrebbe disertato per sempre il suo ruolo di capo famiglia dandolo a te o deponendolo nuovamente a zia Elory, Avrebbe potuto vivere una vita come prima, magari con Candy, dato che nemmeno a lei importa essere una Andrew. Ma William non l’ha fatto, non ha mai rinunciato a questo ruolo, e tu sai perché. Perché è un Andrew, come lo sei tu, come lo era Antony e come vorrete lo saranno i vostri figli. Ecco perché non hai ancora chiesto la mano di Annie.”
“Pensi che anteporrei un nome all’amore per Annie!?”
Iriza si ergeva vittoriosa, ma sapeva che le parole seguenti dovevano essere centellinate, una sola frase stonata e il suo castello avrebbe potuto crollare. “No Archie, so quanto tu ami Annie, mi chiedo solo se lei lo sappia altrettanto e se ritenga ugualmente importanti le cose che ritieni tu. Ma dopotutto sono solo una vipera viziata ed è meglio che torni di là a fingere di divertirmi.” Si alzò sicura, misurando l’incedere dei passi verso la porta.
“Aspetta,”
Iriza si bloccò senza nascondere un fremito di soddisfazione, “sì?”
“rimani, se torni di là dovrò farlo anch’io e non ho voglia di inutili convenevoli.”
“Mi stai dicendo Archiebald  Cornwell che gradisci la mia compagnia?”
“Ora non dipanare troppo la tela, sto solo dicendo che…”
“Va bene,” tornò a sedere “potremmo farci portare qualcosa però, io non ho ancora toccato cibo. Bignè e tè?"
"Sei prevedibile.”
“Trovi? Potrei aver fatto mettere dell’abbondante cicuta nel tuo tè e moriresti come un tragico eroe che ancora non ha portato all’altare la sua amata principessa.”
“Vipera.” Ma non vi era nella voce di Archie nessun tono negativo, anzi pareva piacevolmente divertito.
  
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