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Autore: Darlene_    20/01/2021    0 recensioni
Quando Sam, infermiere del Saint Memorial Hospital, incontra un paziente che dichiara di essere un angelo, non può che interpellare suo fratello Dean per un consulto, ma quest'ultimo (la cui fede, se mai è esistita, è scomparsa da tempo) lo reputa solo l'ennesimo svampito in cerca di attenzioni. Alla fine chi avrà ragione?
Genere: Comico, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Personaggi:

Dean Winchester nel ruolo di dottore

Sam Winchester nel ruolo di infermiere

Castiel nel ruolo di se stesso













Un angelo in corsia 


 


Girò ancora una volta il cucchiaino all’interno della tazza di plastica e se lo portò alle labbra in modo sensuale, ammiccando verso la nuova tirocinante, che voltò il capo, imbarazzata. Dean Winchester aveva colpito ancora, o meglio, ci era riuscito il suo fascino, restato immutato nei quasi dieci anni di carriera al Saint Memorial Hospital.
“Puoi venire un attimo?” Suo fratello si era silenziosamente accostato a lui, con un’espressione preoccupata sul volto e una cartella clinica stretta tra le mani. Il maggiore ingollò l’ultimo sorso di caffè e buttò il contenitore, prima di dedicare la sua attenzione all’infermiere.
“C’è qualcosa che non va, Sammy?” Chiese. Lavoravano nello stesso ospedale da un paio di anni e si erano sempre consultati sui reciproci casi nonostante la differenza di ruolo; nell’ultimo periodo, però, si erano un po’ allontanati a causa di un incidente che aveva costretto Dean ad abbandonare il pronto soccorso per dedicarsi solamente al reparto di pneumologia.
Perciò era strano che il minore domandasse il suo aiuto: doveva trattarsi di qualcosa di grave.
Dopo essersi passato una mano tra i capelli scarmigliati, Sam rispose: “Si tratta di un mio paziente. È arrivato in ospedale per una brutta tosse, ma è in stato confusionale e a tratti pare delirante. Vorrei avere un tuo consulto, lo puoi fare?” I suoi grandi occhi verdi parevano supplicare il fratello che, come sempre, non fu in grado di astenersi.
“Non dovrei nemmeno esserci, al pronto soccorso, non dopo aver quasi spaccato la mandibola a quell’arrogante…” Strinse i pugni rammentando il giorno in cui, dopo un estenuante turno di notte, aveva avuto una brutta litigata con un paziente particolarmente su di giri. “Però, sì, ti darò volentieri una mano, al massimo il primario mi chiamerà nuovamente a rapporto.”
Sam sorrise, trionfante: sapeva che suo fratello non si sarebbe mai tirato indietro per aiutare un paziente ed inoltre non temeva rappresaglie, perché era Robert Singer a gestire la zona delle emergenze ed aveva una spiccata simpatia per Dean.
 
“Sono il dottor Winchester, posso sapere il suo nome?” Domandò il medico, scrutando l’uomo seduto sul lettino. Indossava un trench sgualcito e una cravatta con il nodo allentato, ma non sembrava un barbone, né un malato scappato da qualche clinica di sanità mentale.
“Winchester…” Si picchiettò il polpastrello dell’indice sulle labbra, cercando di rammentare dove avesse sentito quel cognome. “Winchester non mi è nuovo…” Sussurrò parlando tra sé e sé.
“Forse perché ha già conosciuto mio fratello Sam.” Cercò di convincerlo il maggiore, mostrando il cartellino fissato al camice azzurro del più piccolo, che sorrise amichevolmente.
“No, no…” Scosse la testa, con rammarico, poi, all’improvviso, ebbe un’illuminazione e sgranò i grandi occhi azzurri. “Ma certo!”
Si batté una mano sulla fronte, come spesso aveva visto fare agli umani, e disse: “Tanti anni fa vi era un uomo con quel cognome: costruiva fucili e... mio fratello non lo apprezzava perché sosteneva che ce l’avesse piccolo... Non ho mai capito a cosa si riferisse.”
Si perse nei ricordi, dimenticandosi di non essere solo. Un discreto colpo di tosse lo riportò alle realtà, dove i due giovani lo osservavano.
“Noi ci siamo presentati, ora tocca a te: chi sei?” Chiese gentilmente Sam.
Il paziente sembrò sorpreso dalla domanda e affermò con sicurezza di essere un angelo del Signore.
Dean sollevò un sopracciglio e sbottò: “Sì, certo e io sono il dio del rock.” Il minore lo guardò sorpreso: in dieci anni di carriera, Dean non aveva mai perso la pazienza, soprattutto di fronte ad un ammalato. E questo era il secondo episodio... in poche settimane.
L’uomo li scrutò dubbioso, quindi affermò che non era a conoscenza di altri dei all’infuori di suo padre. A quel punto il maggiore dei Winchester, in preda ad una crisi di nervi, uscì dalla stanza lasciando gli altri due esterrefatti.
“Devi perdonarlo, è un brutto periodo.” Cercò di giustificarlo Sam. “Puoi dirmi il tuo nome?”
“Io sono Castiel e devi credermi: sono un angelo!” La sua espressione indicava che non stava mentendo o, almeno, non consapevolmente. I suoi occhi erano sinceri ed abbattuti.
Il giovane Winchester gli posò una mano sulla spalla, come per volerlo consolare.
“Se vuoi posso dimostrartelo!” Si illuminò Castiel. Si alzò di scatto e si avvicinò al letto di fianco al suo, dove una donna gemeva debolmente in preda agli spasmi. Le posò due dita sulla fronte e chiuse gli occhi. Dopo un paio di secondi non accadde nulla e ci riprovò ancora e ancora, senza successo. Sam si avvicinò a lui e lo riportò nella sua parte di stanza, per non turbare ulteriormente l’altra paziente.
“Giuro che ha sempre funzionato! Solo che, mio fratello Gabriele mi ha invitato a scendere sulla terra e poi mi sono ammalato. Di solito guarisco da solo, non so perché questa volta non funzioni…” Cominciò ad agitarsi e alcuni colpi di tosse lo costrinsero a zittirsi bruscamente. L’infermiere lo aiutò a sedersi, portandogli un bicchiere alle labbra.
“Va tutto bene, non ti preoccupare.” Gli sussurrò, come spesso aveva fatto suo fratello quando ancora erano bambini.
Castiel sospirò, gli occhi lucidi per le lacrime di frustrazione e le mani sporche di muco. Fece per pulirsele sul lenzuolo, quasi non si rendesse conto di quanto fosse ripugnante quel gesto, ma Sam gli porse gentilmente un fazzoletto. L’angelo lo studiò incerto, senza comprendere a cosa servisse, perciò l’infermiere dovette prendergli le mani tra le sue e gliele pulì con dolcezza. 
“Io… Io sono un angelo.” Provò a convincerlo ancora una volta, sempre più abbattuto.
Sam si alzò e gli porse un camice ospedaliero con un sorriso. “E io ti prometto che ti farò guarire, Castiel. Ora spogliati e indossa questo, tra poco verrò a prenderti per fare degli accertamenti.”
L’angelo non se lo fece ripetere: si tolse la giacca e la camicia, quindi si tolse anche i pantaloni e i boxer con naturalezza, per nulla imbarazzato all’idea di trovarsi nudo di fronte ad uno sconosciuto. L’infermiere spostò lo sguardo verso il soffitto, per lasciargli un po’ di privacy, ma aveva l’impressione che Castiel, proprio come un bambino, non sentisse il bisogno di riservatezza.
 
“Cosa ti è successo prima?” I fratelli Winchester si trovavano nel cortile del Saint Memorial, ad osservare il cielo che si tingeva di rosa per le prime luci dell’alba.
Dean scosse la testa, passandosi le mani sul volto. “Non lo so, sono stanco. Questa notte una bambina è morta tra le mie braccia e sentire quell’uomo far finta di essere matto solo per farsi curare…”
“Credi che la sua sia una farsa?” Sbottò Sam, all’improvviso scocciato.
Il maggiore sollevò le spalle. “Non ha un’assicurazione sanitaria, la sua tosse fa pensare ad una bronchite o una polmonite, magari cercava solo un posto caldo dove stare.” Bevve un altro sorso di birra, anche se sapeva che non avrebbe dovuto assumere alcolici fino alla fine del turno.
“No.” Il minore lo fronteggiò con foga. “Si tratta di un uomo solo, spaventato e confuso e non mi importa se non ha i soldi per pagare le cure!”
Il dottore alzò gli occhi al cielo, ma il fratello non demorse. “Siamo medici, il nostro compito è quello di salvare vite! Non importa se questo paziente non ci farà diventare primari, ma dobbiamo curarlo, solo persone come Meg Masters o quello svogliato di Rufus seguono solo i casi migliori, noi siamo diversi, tu, sei diverso.” Gli puntò un indice sul petto e a quel punto Dean non poté fare a meno di annuire.
“Hai ragione, sono uno stupido, Sammy. Lo farò ricoverare qui e ce ne occuperemo insieme. Troveremo ciò che non va in lui e lo rimetteremo in sesto.” Ricevette una pacca di approvazione.
“C’è qualcos’altro che non mi hai detto, vero?” Domandò cautamente.
“Ogni tanto, quando finisco il turno, guardo la linea dell’orizzonte ed immagino di avere una vita diversa. Mi piace questo lavoro, ma quando tutto va male vorrei poter prendere Baby e guidare all’infinito, svegliarmi in Kansas e andare a dormire in Nebraska, bere birre e giocare d’azzardo in un locale, ma è solo un sogno. So che il mio posto è qui e nemmeno in un altro universo potrei essere qualcosa di diverso da un medico.” Posò la bottiglia a terra, perso nei suoi pensieri.
“Sai, anche io qualche volta mi sveglio e penso di non essere adatto a questa vita, però poi passa.”
Dean annuì, sapeva come ci si sentiva a non essere a proprio agio, ma per fortuna quei momenti duravano poco ed era pronto a prendersi cura di quello strano uomo in trench.
 
Nella stanza dell’ospedale, Castiel sentì un’improvvisa fitta di dolore che lo percorse da capo a piedi. Per un attimo temette di essere in punto di morte, poi capì che i suoi poteri erano improvvisamente tornati (non sapeva che si era trattato di uno stupido scherzo di Gabriele). Si alzò dal letto ed indossò nuovamente i suoi vestiti. Posò due dita sulla fronte della donna in preda agli spasmi e la guarì. Restò qualche istante ad attendere l’arrivo dei Winchester, ma dato che non arrivarono decise di tornare in Paradiso. Gli dispiacque doverli lasciare, gli erano sembrati dei bravi ragazzi, ma non aveva scelta: doveva svolgere il compito per cui era stato creato.
Se ne andò in un battito d’ali,senza sapere che, proprio in quel preciso istante, suo Padre stava facendo nascere un nuovo universo in cui un altro Sam e un altro Dean sarebbero diventati cacciatori e un altro Castiel li avrebbe aiutati nelle loro battaglie.
 
“La paziente della 106 è guarita!” Gridò il minore dei Winchester, attirando l’attenzione di suo fratello.
“E dov’è finito l’uomo delirante?” Chiese Dean, sospettoso.
Sam lo guardò per qualche istante, prima di parlare. “Forse era davvero un angelo e ha curato questa donna…”
Il dottore lo osservò con compassione, quindi esclamò: “Oh, Sammy, ci credi davvero? Cioè, dai, ammettiamo che gli angeli esistano, ti pare che indosserebbero un trench e avrebbero un’aria da cuccioli abbandonati?”
 
E così le strade dei Winchester e di Castiel si divisero, ma presto di sarebbero incontrati in un altro universo. 







Note dell'autrice: 
non amo particolarmente Castiel, ma devo ammettere che mi sono divertita un sacco a fargli interpretare un ruolo un po' particolare. Questa storia è chiusa in un cassetto da almeno un anno, ma ho pensato che fosse il momento giusto per farle prendere aria, spero che siate d'accordo con me. Ciao a tutti, alla prossima! 

 



 

  
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