Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Segui la storia  |       
Autore: MIV93    21/01/2021    2 recensioni
La storia di "Our Hero Academia" narra di 3 nuove studentesse ritrovatesi, per i motivi più disparati, a frequentare la U.A. High School. L'arco narrativo segue quello della storia ufficiale e si intreccerà con la vita delle nuove tre studentesse con nuove e vecchie avventure.
[Raiting giallo: presenza di un linguaggio volgare] [Coppie HET] [OC] [OCC per togliere le paranoie] [Fanfiction scritta a più mani] [SPOILER dal capitolo 8]
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: All Might, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
[Da LEGGERE assolutamente: in questo capitolo compare uno spoiler riguardo ad un personaggio canon della saga, se non avete letto gli ultimi capitolo, vi consiglio di leggerlo dopo aver letto fino all'ultimo capitolo uscito :)]

Capitolo 8 - Finalmente il tirocinio!
 
 
I want to live my life
The choice is mine, I’ve made up my mind
Now, I’m free to start again
The way I want to live and breathe
The way I want that’s right for me
I may not know nothing else
But I know this, I want to live

[I want to live – Skillet]

 
 


 
Il festival sportivo era finito e con esso anche il loro debutto come studenti del primo anno della Yuuei. Sicuramente non era stato facile affrontare quelle prove, ma una cosa era certa: il festival gli aveva messo di fronte i loro punti deboli. Grazie a numerose prove ed incontri, gli aspiranti hero avevano avuto modo di confrontarsi con molti quirk diversi e con altrettanti stili e strategie di combattimento. Quindi, anche se non si erano conquistati il podio, era stata comunque un’esperienza interessante e istruttiva.
Durante il festival era successo un avvenimento piuttosto inquietante e preoccupante: un assassino, chiamato Stain, aveva ridotto in gravi condizioni il fratello di Iida. Quest’ultimo era subito corso in ospedale per ritrovarsi con la famiglia, venendo a sapere che, a causa delle ferite, suo fratello non avrebbe potuto più svolgere il suo lavoro di hero.   
Una nuova minaccia sembrava essersi fatta avanti, anche se i motivi di quelle azioni tenevano ancora all’oscuro tutti.
 

 
[…]

 
“Come pensavo, andare in diretta TV cambia tutto! Mentre venivo qua mi ha parlato un casino di gente” esultò Mine seduta comodamente su un tavolino della 1-A.

“Continuavano a fissare anche me, ero così imbarazzata!” rispose Hakagure.

“Grazie al cazzo, sei già abbastanza strana così” sbottò Reiko all’entrata dell’aula, salutandoli direttamente con quella frase delicata.

“La sconfitta ti ha reso ancora più acida?” intervenne Atsuko alle spalle di Reiko, mentre quest’ultima cercava di colpirla con la sua borsa scolastica.

“Continuavano a fissare anche me... Però, devo dire, non mi dispiaceva la cosa” disse Kokoro, leggermente rossa in viso.

“Buongiorno - disse un serio e svogliato Aizawa – oggi la lezione sarà un po’ speciale.” Con gran sollievo e stupore di tutti, finalmente il loro professore aveva tolto le bende che gli erano state messe dopo l’attacco della USJ.

“Non sarà un altro mini-test? Dateci un po’ di tregua” sussurrò Kaminari, già terrorizzato all’idea di doversi mettere nuovamente in gioco.

“Nomi in codice - disse semplicemente Aizawa – dovrete scegliere il vostro nome da eroe. Servirà per quando andrete a fare lo stage, per permettere agli hero di chiamarvi con il vostro nome in codice. Questo stage avrà lo scopo di far conquistare l’interesse delle aziende verso di voi in vista di prospettive future. Tutto ciò si concretizzerà al secondo o al terzo anno, ma questo non vorrà dire che non dovrete impegnarvi.” concluse.

“Yattaaaa” esultò la classe. Finalmente una lezione divertente.

Successivamente il professore proiettò una classifica che prendeva in considerazione il numero di richieste ricevute per ogni studente della 1-A. Per ovvi motivi, le richieste maggiori erano arrivate a chi si era classificato ai primi posti o perché aveva dimostrato parecchio potenziale durante l’intero festival. Al primo posto vi era Todoroki che, nonostante fosse arrivato secondo, il suo quirk e la sua fama data dal padre lo avevano portato al primo posto. A seguire c’erano Bakugou e Tokoyami, rispettivamente arrivato prima e terzo al festival sportivo. Successivamente vi erano segnate in altre posizioni altri nomi, tra cui anche quelli di Reiko, Kokoro e Atsuko. Le tre, a quanto pareva, anche se non si erano classificate alle prime posizioni, avevano destato un certo interesse tra i por hero.

“Primo Todoroki e secondo Bakugou?” chiese retoricamente Kyoka.

“È l’esatto opposto del risultato del festival” continuò Kirishima stupito di non aver visto il suo amico al primo posto.

“Hanno dovuto legarlo per metterlo sul podio” intervenne Kokoro tra una risata e l’altra. Durante le premiazioni, si era spanciata dal ridere come non mai.

“Avranno avuto paura di selezionarlo” disse Atsuko.

“Io non lo avrei selezionato” sbottò Reiko, guardando il suo compagno di banco con una certa aria di superiorità.

“Stronza di una Kobayashi, tu rosichi e basta – si voltò verso il resto della classe – i professionisti non hanno mica paura!” concluse voltandosi stizzito a braccia conserte.

Midoriya, a causa del suo masochismo e del poco controllo del suo quirk, non comparve nemmeno nella lista.

“Anche se non siete stati selezionati, vi manderemo comunque a fare esperienza sul campo. Considerati gli avvenimenti alla USJ, avete già combattuto contro veri criminali, ma sperimentare con mano le attività dei professionisti vi sarà sicuramente di aiuto per il futuro” disse Aizawa atono.

“Ecco perché sceglieremo tutti il nome da eroe!” esultò Rikido Sato, che non aveva avuto molto modo di mettersi in mostra.

All’improvviso la porta della loro aula si aprì, mostrando la figura che, da qualche secondo, era rimasta dietro la porta per ascoltare cosa il professor Aizawa stesse dicendo. La figura, la supereroina professionista Midnight, entrò con il suo solito modo stravagante, con le mani portate dietro alla nuca e un vestito che non si addiceva proprio per nulla ad una professoressa.

“Non sceglieteli a cuor leggero i nomi. I nomi scelti quando siete studenti, diventeranno conosciuti dalle persone e, spesso, diventeranno i nomi usati da professionisti” disse prontamente Midnight.

“Beh, effettivamente è così. Ecco perché mi affido al senso estetico di Midnight, io non ne sono proprio in grado” rispose Aizawa, mentre prendeva il suo sacco a pelo per distendersi dietro alla cattedra, sotto alla lavagna, per schiacciare un pisolino in santa pace.

Midnight fece distribuire dei fogli bianchi, dato che ogni studente avrebbe dovuto scrivere il proprio nome sul foglio e, solo successivamente, presentarlo a tutta la classe. Non sarebbe stata una scelta a cuore leggero. A Reiko era capitato di pensare a qualche nome, anche se ciò era avvenuto diversi anni dopo che si era stabilita nella casa della sua tutor. Kokoro e Atsuko non avevano mai pensato ad un nome in particolare, di conseguenza quella sarebbe stata la loro prima volta.

“Forza, chi è il primo?” chiese Midnight trepidante.

Aoyama, che aveva ben in mente cosa volesse, si fece avanti con passo deciso e con un sorrisetto contento stampato in volto.

“I can not stop twinkling” disse levando in alto le mani con il nome scritto sul foglio.

“Ma è una frase” disse Reiko, levando gli occhi al cielo per i modi di fare di Aoyama.

La classe sembrò decisamente sgomenta per quel nome, dato che non assomigliava lontanamente a un nome da hero.

“Uhm togliamo la I, abbreviamo con can’t – Midnight si mise a cancellare e a migliorare il nome – ecco, stop twinkling” disse infine.

Il ghiaccio però non sembrava essersi rotto nella classe: non tutti erano così entusiasti di mostrare e spiegare il proprio nome davanti alla classe.
La prossima fu Ashido, anche se, il suo “Alien Queen”, venne bellamente bocciato da Midnight. La ragazza infatti, dato il suo quirk, voleva assomigliare a quei mostri dell’omonimo film di Alien ma, evidentemente, la scelta così macabra e horror non piacque alla professoressa, che la rimandò a posto.

“Froppy, l’eroina della stagione delle piogge – disse Tsuyu fissando il suo nome scritto sul foglio – l’ho scelto fin dalle elementari.”

“Che carino, suona bene” Midnight affiancò la piccola Tsuyu, decisamente contenta di vedere, finalmente, un nome decente. A confermare tutto ciò, fu l’ovazione della classe mentre ripeteva il nome “Froppy”.

“Red Riot, l’eroe resistente” urlò il giovane Kirishima.

Kirishima era il prossimo. Quest’ultimo sapeva bene quale sarebbe stato il suo nome, l’eroe Crimson Riot lo aveva ispirato parecchio ed era proprio il suo obiettivo finale come eroe professionista.
“Il fatto che il tuo nome richiami il tuo idolo metterà un’enorme pressione sulle tue spalle” disse Midnight sorridendo. Approvava il nome del ragazzo, specialmente perché Kirishima aveva tutte le carte in regola per raggiungere il suo obiettivo.

Reiko si alzò dal suo tavolino, stringendo orgogliosamente il foglio con impressi i kanji del suo futuro nome.

“Reijin – disse indicando i kanji di quel nome – “rei” come Reiko e “jin” come Raijin, il dio del fulmine nella mitologia shintoista” concluse infine. Era decisamente orgogliosa del suo nome e, visto il suo carattere, difficilmente avrebbe accettato un “no” da Midnight.

L’idea di prendere proprio Raijin era nata da uno strano paragone che aveva fatto la vecchia Obaba, la sua vecchia tutor, un piovoso giorno di primavera. L’anziana, mentre le spiegava la mitologia shintoista, aveva paragonato Reiko e suo padre, a Raijin, il dio del tuono, e Fujin, il dio del vento. Le due divinità infatti, figli di Izanami e Izanagi, erano in costante duello per contendersi il dominio nei cieli. Non che Reiko avesse qualche smania di potere, ma era innegabile il fatto che padre e figlia fossero costantemente in lotta per sopraffarsi a vicenda, Akira per il proprio orgoglio e sadismo personale, mentre Reiko per mettere fine al suo passato e liberarsi da quelle catene invisibili che la opprimevano dentro.

“Oh, andiamo sulla mitologia eh? – intervenne Midnight con un sorrisino divertito – mi piace piccola Reiko, aggiudicato Reijin” disse infine annuendo energicamente.
Nonostante Midnight non sapesse il reale significato di quel nome, di fatto suonava bene ed era azzeccato per la tipologia di ragazza che era Reiko.

Ora era il turno di Bakugou che, con passo deciso e alquanto scazzato, si diresse alla cattedra per presentare orgogliosamente il suo nome: "Re delle esplosioni mortali” urlò.

“Non, ci siamo proprio” sbottò seria Midnight, mentre rimandava a posto un Katsuki incazzato nero.

Kokoro era seduta al suo tavolo, intenta a fissare da diversi minuti il suo nome. Aveva sollevato lo sguardo solo per guardare la buffa scena di Bakugou e il nome che aveva scelto la sua amica Reiko. Era come se stesse contemplando quel nome, per cercare dentro di lei la giusta approvazione.      
A quel punto la ragazza si alzò, con veemenza e un mezzo sorriso leggermente turbato:“Io ho scelto... Mindbender” disse timidamente.

“Oh, piega mente, eh? Molto azzeccato Kokoro-chan” Midnight annuì con forza.

Il nome non era stato dato a caso, forse solo Atsuko e Reiko sapevano il vero paragone dietro a quel nome. Solo dopo l’attacco alla USJ, Taro, il fratello di Kokoro, aveva annunciato il suo nome davanti a loro, dichiarandosi quel giorno come “Mindbreaker”, lo “spacca mente”. Dal quel giorno Kokoro aveva rimuginato sul nome del fratello, constatando ancora una volta come Taro facesse di tutto per mettere in cattiva luce i possessori di telecinesi. Così, a lezione, aveva avuto una sorta di illuminazione, scegliendo il suo nome in contrapposizione a quello del fratello, per porsi volontariamente come suo opposto, come colei che possedeva la telecinesi per il bene degli altri.
Si susseguirono altri nomi, mandando letteralmente in estasi la strana professoressa Midnight. Quasi tutti avevano deciso di scegliere il proprio nome giocando con il suo quirk, come la maggior parte degli eroi faceva.

“Beast girl” disse atona Atsuko. La ragazza sapeva fin troppo bene che il suo nome era approvato, dato che era rimasta silenziosamente ad ascoltare tutti, correzioni di Midnight incluse, e alla fine aveva partorito qualcosa che le calzava a pennello.

“La ragazza bestiale!” trillò Midnight in segno di approvazione.

Atsuko non aveva mai realmente pensato a un nome da hero, ma la scelta del suo nome le venne piuttosto velocemente, come se la sua mente avesse analizzato tutti i possibili nomi errati e quelli che potevano essere approvati, dando vita a un solo e preciso nome: Beast Girl. Dopo tutto c’era poco da dire, chi meglio di Atsuko poteva definirsi come una ragazza bestiale?
La lezione proseguì e, chi più e chi meno, avevano snocciolato un nome da hero, permanente o temporaneo che fosse. Alcuni avevano optato solo per il loro nome, altri avevano deciso di adottare un nome alquanto bizzarro, come per esempio Midoriya e il suo “Deku”.
 

 
[…]

 
“Il vostro tirocinio durerà una settimana” disse atono Aizawa, ormai risvegliatosi dalla sua dormita, con accanto una felice Midnight. “Chi è stato opzionato avrà un elenco specifico, fatto dalle aziende che hanno richiesto uno studente in particolare. Mentre gli altri avranno un elenco di quaranta aziende dell’intero paese che si sono offerte di prendere apprendistati” concluse il professore.
Era semplice dopo tutto: gli studenti avrebbero avuto una lista e da lì avrebbero dovuto scegliere una sola azienda per effettuare uno stage di una settimana. La scelta però non sarebbe stata a cuor leggero, l’ideale sarebbe stato scegliere un’azienda specifica, in base a quello che poi un futuro si sarebbe voluto fare. Ma dopo tutto la scelta era personale e non vi erano obblighi particolari, di conseguenza ognuno avrebbe fatto come meglio credeva.

“Io vorrei qualcosa legato al salvataggio in acqua” gracchiò Tsuyu, intenta a leggere la lista che gli era appena stata passata.

“Io voglio combattere i criminali” ruggì Kirishima, carico come non mai.

“Siate efficienti nella vostra scelta, questo è tutto” borbottò Aizawa prima di uscire dall’aula.
 
“Atsuko, Reiko..come è andata la vostra lista delle agenzie?” chiese Kokoro mentre si avvicinava alle due ragazze con il foglio svolazzante in mano.

“Ci sono molte aziende, ma penso che sceglierò quella di Best jeanist. A quanto pare sono rientrata nei suoi interessi” disse Atsuko, inclinando leggermente la testa di lato.

“Io penso che andrò da Endeavor” disse timidamente Kokoro, facendo dei piccoli cerchietti con l’indice sul foglio.

“Katsuro lavora da tre anni con lui, dico bene? È un pro hero interessante” disse Atsuko.

“Sì esatto, penso ci sia anche lui dietro a questa scelta, ma trovo che Endeavor possa aiutarmi con il mio quirk” rispose decisa la ragazza. “E tu Reiko?”

“Sceglierò a caso” concluse lei facendo spallucce. La verità però era un’altra. Sicuramente Reiko avrebbe potuto scegliere pro hero con aziende decisamente più grandi e con più influenza, dato che tra le selezioni figurava anche Endeavor, ma la sua scelta non sarebbe stata casuale. Lei sapeva già da chi andare.
 

 
[…]


Qualche giorno dopo…
 
 
Quel giorno sarebbe stato particolarmente importante per gli studenti della Yuuei: avrebbero iniziato li stage presso delle agenzie professioniste. Era un passo molto importante da affrontare, sia perché avrebbero avuto la possibilità di trovarsi un posto di lavoro tra i professionisti, sia perché avrebbero visto da vicino come lavorava un pro hero. Insomma, un’occasione d’oro per capire cosa volesse veramente fare nella vita, per capire se quel tipo di lavoro facesse per loro oppure no, per uscire dalla Yuuei e iniziare, più o meno, a cavarsela da soli come veri hero.       
I giovani studenti, dopo il festival sportivo, erano stati contattati, chi più e chi meno, da alcune agenzie interessate a loro e disposti ad ospitarli presso le loro strutture per effettuare il tirocinio. Infatti, Reiko, Kokoro e Atsuko avevano avuto la fortuna di essere state chiamate da tre agenzie di professionisti, interessati, per i motivi più disparati, ai loro quirk o al loro stile di combattimento.
 
Reiko era alla stazione dei treni per dirigersi alla sede del suo nuovo “capo”, quando si ritrovò a fissare una figura nera, dal volto da uccello, che stava aspettando sul suo stesso binario il suo stesso treno. Il giovane, non ché Fumikage Tokoyami, come un’ombra furtiva, le si avvicinò rapidamente, salutandola con un breve cenno del capo.            
Reiko e Tokoyami non avevano mai avuto modo di parlare, o meglio, i due erano talmente diversi caratterialmente, che probabilmente non si erano mai soffermati minimamente anche solo a pensarsi. Da una parte c’era una rossa alquanto arrogante e bisbetica, mentre dall’altra c’era un ragazzo taciturno e serio.

“Kobayashi “sussurrò il giovane.

“A quanto pare saremo sullo stesso treno” fece notare Reiko, fissando il giovane con un’aria da chi aveva bisogno di qualche ora di sonno in più.

Tutto sommato, passare un po’ di tempo con qualcuno di così silenzioso, al pari di un’ombra, non sarebbe poi stato così male.

“Dove farai lo stage?” chiese a quel punto il suo compagno di classe, serio in volto.

“Da Hawks” rispose Reiko sbadigliando sonoramente.

“Faremo lo stage insieme” sentenziò lui, per nulla stupito di quello che aveva detto.

“Oh..dovevo aspettarmelo” sussurrò la Rossa mentre guardava arrivare il treno e lasciando un po’ stupito Tokoyami con quella affermazione.

Il viaggio in treno fu abbastanza piacevole per entrambe. Tokoyami non era il genere di persona che parlava molto o che istigava le persone, in particolare Reiko, si limitò ad incrociare le braccia al petto e a chiudere gli occhi, come se fosse entrato in una sorta di meditazione. Reiko, forse per la prima volta nella sua vita, non aveva proprio nulla da dire, si accoccolò sullo schienale del treno in attesa della sua fermata, mentre un paio di auricolari e un mp3 le facevano compagnia.       
Una volta scesi dal treno, Tokoyami si affidò a Reiko, dato che quest’ultima sembrava conoscere bene la strada per l’edificio dell’agenzia di Hawks. Dopo aver camminato per una decina di minuti, girato qualche angolo e ritrovatisi su un marciapiede accanto ad una strada molto battuta, si ritrovarono di fronte ad un alto edificio color metallo, che non presentava nessuna scritta o riferimenti particolari al pro hero.
Presero l’ascensore e ben presto si ritrovarono al trentesimo piano, l’ultimo del palazzo. Quando le porte si aprirono, i due studenti della Yuuei si ritrovarono direttamente dentro ad una stanza, molto grande, circondata su due muri dai vetri e addobbata con diversi quadri, uno schermo piatto alto quasi quanto un muro, e diversi divani che circondavano un semplice tavolino di legno. Dalle finestre dell’ultimo piano si vedeva molto bene la città di Tokyo e, molto probabilmente, la visuale sarebbe stata anche migliore la sera, quando le luci dei palazzi e delle macchine illuminavano tutta la città.

“Ben arrivati, accomodatevi pure” disse una voce giovane e piuttosto gentile alla loro destra.

La voce in questione proveniva da un giovane ragazzo, vestito con una camicia nera, nascosta da una giacca marrone chiara dal colletto alto, e un paio di pantaloni bianchi. Indossava un paio di occhiali trasparenti, attaccati a una sorta di paraorecchie, molto simile a delle cuffie per ascoltare la musica. I capelli erano di un biondo cenere, portati in maniera molto scompigliata e sbarazzina, mentre gli occhi, dalla forma piuttosto triangolare e con due piccoli triangoli neri appena sotto i condotti lacrimali, erano di color marrone. Ciò che più si notava però, erano un paio di enormi ali color rubino dietro alla schiena, semi chiuse e dall’aspetto molto resistente.
Il ragazzo in questione era Hawks, un giovane che, a soli 22 anni, era riuscito a scalare la vetta dei pro hero piazzandosi al terzo posto, dopo Endeavour e All Might. Veniva definito un ragazzo precoce, per via del suo rapido successo e per le sue ideologie così elaborate per un ragazzino. Hawks era un hero che credeva che l’approvazione popolare fosse la matrice più importante per la quale un pro hero dovesse essere giudicato; proprio per questo non prendeva sul serio le classifiche ufficiali.  Anzi, al contrario di molti, sembrava preferire i ranghi inferiori, in quanto gli permettevano di agire più liberamente ed evitare il peso che un grande eroe doveva portare sulle spalle. Insomma, nonostante la sua naturalezza e la sua velocità nel prestare soccorso, lui voleva una vita tranquilla, una vita in cui, dopo il lavoro, potesse rilassarsi beatamente sul divano di casa sua.
Hawks prese una sedia da un tavolo posto poco più in là e si sedette a cavalcioni con le braccia incrociate ed appoggiate sulla traversa dello schienale. Reiko e Tokoyami si sedettero sul divanetto.

“Reicchan, speravo venissi - abbozzò un sorriso - tu devi essere Tokoyami invece” proseguì lui voltandosi a guardare l’altro studente della Yuuei; quest’ultimo piuttosto stranito dalla confidenza dei due.

“Come mai ha scelto proprio me?” chiese a bruciapelo Tokoyami.

“Perché siamo entrambe uccelli” rispose l’uomo sorridendo, mentre giocava con una delle sue piume cremisi.

Reiko si ritrovò a roteare gli occhi al cielo e soppresse il suo istinto di volerlo strozzare come una gallina.

“Stai scherzando?” chiese poi Tokoyami, alquanto spiazzato dall’affermazione dell’hero.

“No, sono serio al 20%. Il 50% era perché volevo parlare con qualcuno della classe 1-A” concluse lui.

Tokoyami rimase immobile per qualche secondo, poi si voltò a guardare Reiko, quasi a voler cercare appoggio da lei. Effettivamente i conti non quadravano, se Hawks voleva parlare con uno studente della Yuuei, perché non aveva tenuto nella sua agenzia solo uno dei due?

“Non badare troppo a quello che dice” rispose Reiko facendo spallucce.

“Oh Reicchan non fare così “ proseguì lui facendo il finto offeso.

Tokoyami sembrava aver preso seriamente le affermazioni del giovane e, forse in parte, Hawk aveva detto la verità. A lui non importava allevare le generazioni future, ma aveva sicuramente visto del potenziale in Fumikage e, dopo tutto, era pur sempre arrivato terzo al festival sportivo. Insomma, per quanto non lo desse a vedere, Hawks non aveva scelto a caso.

“Vi conoscete..?” chiese a quel punto il ragazzo dalla testa di uccello, notando ancora l’affinità che c’era tra i due.

“Purtroppo sì” brontolò Reiko, incrociando le braccia al petto con uno sguardo imbronciato.
 


Inizio Flash back

 Reiko aveva sei anni ed era appena stata affidata ad una anziana signora, vecchia pro hero, che l’avrebbe cresciuta nella sua casa con lo scopo di tenerla sotto gli occhi della polizia e delle agenzie Hero, per evitare che il padre potesse tornare a riprendersela.
Nella piccola e modesta villetta nei pressi di Tokyo, un’anziana signora era alle prese con una piccola e ribelle testolina rossa.

“Che diavolo è questo disordine? Rimetti subito a posto!” sbraitò la vecchia Obaba, mentre minacciava la bambina con una ciabatta malmessa.

“È casa tua, rimettitelo a posto da sola vecchiaccia” ribatté una giovane Reiko che, a soli sei anni, stava dando sfoggio del suo pessimo carattere.

“Ma chi me lo ha fatto fare – gracchiò la vecchia mentre si massaggiava una tempia – razza di bambina selvaggia” proseguì spostando improvvisamente il suo sguardo verso la porta: qualcuno sembrava aver suonato.

L’anziana guardò dallo spioncino della porta e, non appena riconobbe il ragazzo che stava di fronte alla porta, aprì senza troppi indugi.

“Obaba-san! È già arrivata?” chiese un giovane ragazzo dai capelli biondo cenere e un paio di ali color rosso fuoco.

Di fronte all’anziana comparve Hawk, sedicenne, già al secondo anno della scuola per diventare un eroe.

“Guarda tu stesso” brontolò la nonna, mentre spalancava la porta di casa per mostrare il casino che la bambina aveva appena combinato. C’erano vestiti sparsi ovunque, oggetti di ogni tipo per terra, sul divano, ovunque.

“Chi è questo pollo?” chiese a quel punto la bambina, che era spuntata quasi dal nulla vicino a loro due.

“Maleducata – urlò Obaba mentre gli tirava una ciabattata in testa – porta rispetto” proseguì poi.

“Brutta strega” ringhiò la bambina portandosi due mani sul bernoccolo che le era spuntato in testa.

“Oh..e così te sei la figlia di Miyuki” un sorrisetto furbo gli comparve sulle labbra, mentre guardava divertito quella bambina.

Hawks, quando aveva 8 anni, incontrò la madre di Reiko in un’occasione piuttosto particolare. Dopo che il padre venne arrestato da Endevour, perché un rapinatore e assassino, il reale nome di Hawks venne completamente nascosto e il bambino venne affidato a dei tutor che lavoravano come hero. Tra i tutor in questione, vie era proprio Miyuki, la madre di Reiko, che si occupò di crescere il bambino e di assicurarsi che il suo desiderio di diventare un hero si realizzasse.      
Dopo la morte di Miyuki, esattamente due anni dopo, il ragazzo proseguì con gli studi per diventare un hero, facendo crescere sempre di più la sua stima per Endevour e conservando sempre dentro di lui la donna che tanto si era presa cura di lui.          
Quando venne a sapere del ritrovamento della figlia di Miyuki, decise di prenderla sotto alla sua ala e di seguirla fino a diventare il suo tutor legale dopo la morte di Obaba.    

“È un altro tuo amico strambo?” chiese a quel punto Reiko, indicando platealmente il giovane Hawk.

“Ci sarà da lavorare su questo carattere, eh Obaba?” disse poi il giovane alato.

“Ci ho già rinunciato” sentenziò Obaba facendo ridere Hawks.

E così Hawk decise di ricambiare il favore di Miyuki, prendendo a sua volta sotto la sua ala sua figlia. Da quel giorno nacque l’inizio di quello che poi sarebbe stata la loro futura amicizia.

Fine flash back


 
[…]
 


Atsuko si era svegliata presto quella mattina, nonostante l’agenzia di Best Jeanist fosse più vicina di quello che pensasse. Lei amava svegliarsi presto, prendersi i propri tempi, sia fisici che mentali, e iniziare la giornata tranquillamente.

“Inizio lo stage oggi, ciao mamma!” disse Atsuko poco prima di uscire di casa.

“Ciao tesoro, fai attenzione” rispose una mamma un po’ titubante.

Perché aveva scelto proprio quella agenzia? Di certo lei non era una che faceva scelte a caso e ovviamente non aveva scelto Best Jeanist perché era un pro hero famoso e rinomato. Era stata opzionata da parecchie aziende, anche perché il suo quirk era molto versatile, ma alla fine aveva scelto proprio l’uomo vestito di jeans.
Atsuko non era di certo il tipo che attirava l’attenzione, anzi passava la maggior parte del tempo in silenzio ad osservare, ma era anche vero che il suo quirk parlasse da solo. Nonostante fosse una ragazza tranquilla e silenziosa, il suo obiettivo da hero non valeva di certo meno degli altri, semplicemente preferiva i fatti alle parole. Quindi vedeva in Best Jeanist un uomo che rispecchiava i suoi intenti.

“Sarà un giorno importante per me, papà.” Pensò Atsuko respirando a pieni polmoni l’aria del mattino, lasciandosi alle spalle l’ultimo ricordo che aveva di suo papà. Lo avrebbe fatto per suo papà. Lei sarebbe diventata una hero e avrebbe protetto i più deboli.

Le strade di Tokyo erano già piene di persone, quella città sembrava nona addormentarsi mai. Atsuko sportò lo sguardo da tutte le parti, come ad osservare da lontano ogni piccolo movimento di ogni persona. C’era chi stava correndo velocemente con una valigetta da lavoro in mano, intento a non perdere il treno, oppure camion della frutta che scaricavano i carichi nei vari negozi, più in là c’era addirittura un signore che faceva una pausa sotto i tiepidi raggi del sole, con un lungo grembiule bianco e il volto sporco di farina.

“AH? Che cazzo ci fai qui, gattara” sbottò Bakugou, vestito con gli abiti da hero.

Il ragazzo le si parò davanti con fare molto arrogante; erano entrambi a poche decine di metri dall’agenzia.

“Bakugou-kun – disse la ragazza inespressiva – buongiorno anche a te” concluse con un cenno del capo, mentre lo sorpassava tranquillamente. “Vado da Best Jeanist.”

“Tks, ha selezionato pure te?” chiese retoricamente, con una punta di disprezzo nella voce.

Bakugou, ormai arresosi all’idea di dover fare quei pochi passi con Atsuko, camminò di fianco a lei, silenzioso e con lo sguardo perennemente imbronciato.
L’agenzia era situata in centro a Tokyo accanto ad una strada trafficata, era di colore bianco, circondata per due lati da delle enormi vetrate trasparenti, sull’intonaco bianco compariva la scritta “Office genius”. Non era un palazzo grande, aveva semplicemente due piani, ma si snodava più sulla lunghezza che sull’altezza.
Atsuko e Bakugou vennero accolti da un ragazzo, poco più grande di loro, che indossava un paio di jeans scuri. Il giovane li fece entrare nell’edificio e li portò direttamente dentro all’ufficio di Best Jeanist.

“Ben arrivati” disse l’eroe, in piedi davanti alla sua scrivania mentre osservava dal vetro la stradina che passava sotto alla sua azienda.

Best Jeanist si mostrava sempre serio e sicuro di sé, questo perché un hero doveva sempre dare quel senso di sicurezza e pace che i cittadini volevano avere. Prendeva molto sul serio il suo lavoro da eroe, risultando carismatico, coraggioso e anche altruista. Mirava a diffondere un senso di pace, e la professione degli hero si prestava meglio a quel ruolo così delicato e prezioso.

“Grazie per avermi scelta Best Jeanist-sama” disse Atsuko portando avanti il suo busto per eseguire un inchino.

Best Jeanist, ovvero Tsunagu Hakamata, appariva come un uomo alto con occhi scuri e capelli biondi pettinati ordinatamente di lato. Il suo costume era semplice: aveva la maggior parte del corpo ricoperta di jeans, addirittura arrivava a coprirgli il viso fino al naso, simulando una cintura che chiude la vita proprio all’altezza delle guance. Nonostante la giacca in jeans che lo copriva completamente dalla vita fino al naso, l’uomo sembrava avere un collo insolitamente lungo. Il costume era semplice, ma non si poteva dire che l’hero non fosse elegante, a tratti aveva dei modi di fare persino stravaganti.

“Al contrario, sono contento che tu abbia accettato la mia richiesta – disse voltandosi e facendo poi cenno con la mano ad Atsuko per farla tornare in posizione eretta – trovo che tu sia quel tipo di persona che riesce a tenere il sangue fretto nei momenti difficili. Sai, questo è importante. Se un cittadino vede in te un punto fermo a cui appoggiarsi e a cui credere, sicuramente sarà più tranquillo e vivrà meglio” concluse.

Atsuko annuì debolmente. Quelle parole la caricavano davvero. Qualcuno credeva in lei e quel qualcuno era proprio un eroe.

“Detto sinceramente, tu non mi vai a genio – disse mellifluo in direzione di Bakugou– tanto scommetto che hai scelto la mia azienda perché sono tra i cinque eroi più popolari, dico bene?”

“Tks, sei stato tu ad opzionarmi” sbottò il biondo.

“Esatto. Di recente tutti i candidati sono più o meno bravi ragazzi, ma uno come te non compariva da un po’” disse indicandolo teatralmente con il palmo della mano rivolto verso al cielo e l’indice contro Katsuki. “Entrambi avete una elevata capacità di applicazione, dei quirk molto potenti e un buon stile di combattimento. Atsuko voglio indubbiamente migliorare i tuoi buoni potenziali, sia fisici che comportamentali” proseguì l’hero. Bakugou, non mi stupirei se ti assumessero di già in qualche azienda, ma hai un difetto insanabile: la presunzione di essere il più forte, fa di te un essere umano brutale” sentenziò l’hero, non risparmiandosi in entrambe i casi.

“Mi hai opzionato solo per farmi la predica?” urlò Katsuki poco prima di essere completamente immobilizzato da dei fili di tessuto prodotti dal quirk dell’hero.

“Hai le caratteristiche sia di un eroe che di un criminale – disse l’hero – per questo voglio insegnarti come deve essere un hero”

Best Jeanist aveva le idee ben chiare e Atsuko lo aveva capito fin dal primo momento che Bakugou e l’hero si scambiassero quelle frasi. Da una parte Jeanist voleva potenziare le qualità di Atsuko, rendendola migliore, mentre dall’altra voleva cambiare Bakugou, rendendolo più simile ad un hero che a un villan.

“Cazzate” urlò Bakugou. No, non era esattamente il tipo di stage che si sarebbe aspettato.

Atsuko, che stranamente stava ridendo sotto ai baffi, stava già pregustando l’idea di raccontare quella scena alle sue compagne e, perché no, all’intera classe. Beast Jeanist si era rivelato esattamente come Atsuko pensava e la comparsa di Bakugou e i progetti che aveva per lui l’hero, rendevano ancora più interessanti le cose.

“Per fortuna che ci sono io a non far sfigurare la 1-A” disse Atsuko, provocando il giovane Katsuki ancora legato ai fili di tessuto.

“Stai zitta, pantegana” soffiò lui con lo sguardo da pazzo omicida.

Atsuko si limitò a roteare gli occhi verso il cielo. Sarebbe stato un lungo stage.
 

 
[…]

 
“Ancora non ci credo che il tuo capo mi abbia opzionata per un tirocinio!”

“E non pensare che io abbia dovuto dirgli nulla, dopo che ti ha visto quasi distruggere mezza arena è rimasto davvero molto colpito!  - disse Katsuro, per poi cominciare a parlare con una voce profonda, scimmiottando il suo capo – Quella ragazza sa cos’è il vero potere! Portala da me, la forgerò a dovere!” concluse, per poi ridacchiare, il giovane apprendista eroe.

Kokoro, seppur ancora seccata per l’incidente del festival sportivo, non era più in sé dalla gioia all’idea di fare il tirocinio non solo con il suo fidanzato ma anche con l’hero numero due nella classifica! Era emozionatissima ed estremamente felice, tanto che nemmeno si accorse del ragazzo che gli si stava avvicinando.

“Buongiorno Kyoriido-chan, Moyashimasu-san...” disse cordiale e atono Todoroki, anche lui con in mano la valigia col suo costume da eroe.

“Ciao Shoto-kun!” disse allegro Katsuro

“Todoroki-kun! Anche tu diretto in centro città?” disse, sorridendo, Kokoro. Il ragazzo le annuì, serio ma un po’ a disagio.

“Ah, non te l’ho detto...  – le fece Katsuro, un po’ nervoso, quindi le si avvicinò all’orecchio – Shoto ha deciso di accettare la proposta del boss... insomma...”

“HAI DECISO DI FARE PACE CON TUO PADRE?!” disse sorpresa Kokoro, indicando Shoto.

Il ragazzo la fissò con indifferenza ma una gocciolina di sudore gli solcò la fronte: “Ho deciso che sarebbe stato un ottimo trampolino di lancio. È l’eroe secondo solo a All might, e poi... so qual è la strada che voglio intraprendere, Endeavor sarà solo un modo per dimostrare prima il tipo di eroe che voglio diventare...”

Katsuro ridacchiò, nervoso, ma Kokoro sorrise raggiante: “Buon per te, Todoroki-kun!”

“Mh... non possiamo fermarci a causa dei nostri genitori... come ha detto Midoriya, siamo noi a decidere quello che facciamo della nostra vita...” concluse il ragazzo, attendendo lì, accanto a loro, il treno.

Quell’ultima frase fece molto riflettere Kokoro lungo tutto il tragitto verso l’agenzia di Endeavor: aveva litigato ferocemente con i suoi genitori e la loro scelta a dir poco paradossale di tenere il suo gemello nascosto persino a lei... una cosa che forse solo un supercriminale avrebbe per davvero pensato.
Aveva pensato spesso e volentieri, nel corso degli anni, se la sua mancanza di controllo e l’enorme potenziale distruttivo latente nel suo corpo fosse sintomatico di una sua malvagità innata. Aveva lottato contro la mancanza di controllo per tutta la vita, si era allenata per anni con il suo ragazzo, eppure quei dubbi erano riemersi prepotenti nelle ultime settimane.         
Ma prima le parole di Katsuro, che gentilmente l’aveva ospitata per diversi giorni in casa sua, poi quelle di Shinso dopo lo scontro nel festival e infine quelle di Todoroki di soli pochi minuti prima la avevano in qualche modo spronata. Non sarebbe diventata bugiarda o malvagia, ma sarebbe diventata una supereroina e avrebbe salvato tutti, persino suo fratello!              
Determinata da questa consapevolezza, varcò la soglia dell’imponente ufficio di Endeavor... ma la sua sicurezza vacillò quando il gigantesco eroe, in costume, avvolto di fiamme, li accolse senza muovere un muscolo, fissando principalmente suo figlio Shoto e quasi ignorando lei e Katsuro.

“Ehm... signor Endeavor... è un onore conoscerla, sono qui disposta a fare qualsiasi cose le faccia più piacere!” disse quasi nel panico Kokoro dopo infiniti attimi di silenzio.

“Kokoro...” le bisbigliò Katsuro, incredulo.

“Ti aspettavo, Shoto... finalmente ti sei deciso a seguire i miei comandi?” disse invece il pro hero, ignorandoli totalmente.

“Farò di tutto per compiacerla! Sono a sua completa disposizione per qualsiasi cosa!” proseguì nuovamente Kokoro.

“Kokoro! Ma che diavolo...?! Sembra che gli stia facendo delle avance!”

“Non intendo seguire la strada che mi hai spianato – disse imperterrito Shoto, ignorando anche lui la coppietta – Io proseguirò sulla mia via”

Kokoro arrossì tantissimo: “NO! Non volevo... insomma... è che sembra così fiammeggiante che mi sono confusa tutta e... io... oh, che situazione scottante!”

“KOKORO!” cercò di dire Katsuro, come per rimproverarla, ma non poté fare a meno di scoppiare a ridere.

“Fa come vuoi... – disse Endeavor rivolto solo al figlio – Preparati, usciamo!”

“Dove andiamo?” gli rispose il figlio.

“Ti mostrerò un vero eroe” Endeavor si alzò, mettendosi in marcia mentre il figlio, seppur titubante, muoveva i primi passi per seguirlo.

“Capo... Dove sta andando? Kyoriido-chan è qui per cominciare il suo tirocinio!” chiese Katsuro, leggermente stupito dalla situazione.

L’hero si voltò e squadrò prima il suo tirocinante e poi la ragazza, facendo un leggero sorriso: “Ah sì, la giovane telecineta... falle fare una ronda per il quartiere ogni giorno e accompagnala, Kagutsuchi, e tenetevi pronti... Noi due andremo a braccare Stain...”

Il viso di Endeavor si aprì in un sorriso tirato e falsamente soddisfatto: la sua idea era impressionare il figlio che tanto lo aveva disprezzato, ma il caso Stain era grave. Non era un caso che anche l’eroe numero 2 del ranking si stesse mobilitando, e questo lo sapeva anche Kokoro, che seppur studentessa era stata più volte avvisata della situazione, oltre che essere a conoscenza del terribile incidente avvenuto al fratello di Iida.

Katsuro si mise sull’attenti e fece un saluto militare: “D’accordo capo, le farò fare il giro del vicinato e mi terrò pronto!”

Kokoro lo imitò mentre Endeavor e Shoto uscivano dalla stanza: “Sarò pronta a tutto, Endeavor-sama! Sarò a sua completa disposizione per soddisfare ogni suo focoso desiderio!”

“KOKORO!” la redarguì il suo ragazzo nel momento in cui il pro hero, neanche degnandoli di un pensiero, si chiudeva la porta dello studio alle sue spalle.


 
[...]

 
“E tu dove pensi di andare!?” urlò Mindbender verso il criminale che stava scappando con un sacco pieno di soldi appena svaligiati dalla cassa di un supermercato. Con un gesto della mano, afferrò con la telecinesi la caviglia del ladro e lo fece cadere in avanti, frenandone la caduta per non farlo sbattere contro il marciapiede e avvinghiandolo saldamente nella sua presa telecinetica.

Kagutsuchi la raggiunse prontamente con sulla spalla un secondo ladro, tutto legato da un robusto cavo metallico, e sorrise alla ragazza: “Ottimo lavoro Mindbender! Sei stata davvero efficiente! Vedo che ti sei abituata in fretta al lavoro su strada!”

Mindbender, ovvero Kokoro, annuì felice al suo compagno mentre insieme assicuravano con delle manette e delle corde i due ladri e attendevano l’arrivo delle autorità. Erano stati tre giorni pieni di novità e di attività più o meno frenetica: ronde, scartoffie e un paio di altri incidenti con criminali piuttosto comuni.
Il primo giorno Kokoro, presa dal timore, aveva vissuto quell’esperienza con gran nervosismo, ma guidata dal più esperto Katsuro aveva in brevissimo imparato la routine di chi sta al servizio di Endeavor...

“Tendenzialmente noi facciamo il lavoro sporco e il boss sta nel suo ufficio in attesa di chiamate molto importanti, quindi a fine giornata riferiamo, lui a malapena annuisce e poi tutto ricomincia...” le disse alla fine del primo giorno Katsuro, con notevole imbarazzo, spiegando come funzionava una giornata tipo nell’agenzia.

Ma in quei giorni non ci fu alcuna giornata tipo: Endeavor era via, assieme a Shoto, a caccia del pericoloso Hero Killer, Stain, e raramente tornava all’agenzia, quindi ad occuparsi tutto erano i suoi assistenti pro, comprese le istruzioni da dare ai tirocinanti.
Tolto questo, le prime due giornate erano trascorse tranquille, e anche quella terza giornata in corso sembrava simile alla precedente, ma quando le forze dell’ordine arrivarono, erano ben più della solita pattuglia di due uomini venuta a recuperare i criminali già assicurati. Un furgoncino arrivò a gran velocità e dal suo retro sbucarono almeno una decina di poliziotti in assetto antisommossa, puntando vero i due ragazzi e i loro prigionieri.

“Ehi, agenti... – disse imbarazzato Katsuro – Mi sembra un po’ esagerato un’unità di emergenza per due ladri di supermercato...”

Kokoro fece un passo indietro quando vide due agenti avvicinarsi con passo deciso ma cauto a lei: “Che cosa sta succedendo...”

“Uno dei due agenti parlò ad alta voce: “Kokoro Kyoriido, sei in arresto per l’assalto alla stazione di polizia di Shinjuku di questa mattina. Seguici senza opporre resistenza e non ti sarà fatto alcun male!”

“COSA?!” urlò Kokoro, incredula.

“Ma che diavolo state dicendo!? Non ci siamo neanche passati col treno nei pressi di Shinjuku! Abbiamo una routine organizzata! Parlate col capo o con gli altri all’agenzia!” urlò Katsuro, ma a questo punto i poliziotti si avvicinarono anche a lui e tirarono fuori degli sfollagente elettrici.

Kokoro deglutì rumorosamente: “... Io non ho attaccato nessuno... a malapena ho afferrato coi miei poteri quei due ladri!”

“Signorina, ci deve seguire, ORA!”

Katsuro e Kokoro si guardarono: il ragazzo sembrava sul punto di esplodere letteralmente, le fiamme che gli coprivano i capelli che si agitavano nervose, ma Kokoro, seppur terrorizzata, mise le mani in avanti, i polsi uniti, e si avvicinò lentamente all’agente: “D’accordo, portatemi in stazione di polizia...”

Fu tutto come un terribile incubo: Katsuro che cercava di dissuaderla e veniva allontanato dai poliziotti, me fredde e strette manette che le si chiusero attorno ai polsi mentre gli agenti le elencavano i suoi diritti, quindi l’ingresso nel furgone circondata dagli agenti; alcuni la fissavano in cagnesco, altri erano increduli.

Ma all’improvviso, le sorse un sospetto, per puro caso o, meglio, per pura intuizione: “Che cosa è successo questa mattina a Shinjuku? Come mai siete risaliti a me?”

Katsuro fuori dal furgone urlava per la frustrazione e, come un disco rotto, le sbraitava: “Non ti preoccupare Kokoro, ci sono io! Non ti preoccupare Kokoro, ci sono io!”.

Un agente nel furgone le ringhiò contro: “Come se non lo sapessi!”, ma un altro agente, più anziano, lo zittì: “Placati, Miyamoto! – quindi la fissò, togliendosi l’elmetto e svelando un’espressione addolorata sul volto – Questa mattina un telecineta che emetteva colpi psionici dal vago colore violastro ha assaltato la stazione di polizia di Shinjuko... le descrizioni ci riferiscono di una lunga giacca con coda aperta e, tolta la maschera, occhi verdi e capelli rossi... le descrizioni fisiche e la natura del quirk combaciano con la tua, Kyoriido-chan, a parte pochi dettagli che comunque sono facilmente riproducibili...”

“Come delle bende sulle braccia... e una maschera a spirale...” disse assorta Kokoro, quasi inconsapevole di quanto quelle parole potessero suonare come un’ammissione di colpa.

“ECCO, è STATA LEI, LO HA AMMESSO!” disse l’agente Miyamoto, ma Kokoro guardò l’agente anziano che le aveva parlato: “Portate il mio ragazzo con voi... e chiamate i miei genitori. Saranno loro a spiegarvi cosa è successo... quello che ha attaccato la stazione di polizia non ero io... ma il mio fratello gemello...”






 
 
 
 
 
  ♚Angolo autrici! ♚
Salve a tutti! Ecco un nuovo capitolo, dove vediamo svelati i nomi da hero delle tre eroine e le agenzie presso cui andranno a svolgere il tirocinio. Vi aspettavate queste scelte o ne avevate pensate altre? Inoltre, come avrete potuto vedere, inizia a muoversi qualcosa nelle retrovie..c'è odore di scontro nell'aria? Chi lo sa, chi lo sa.
Ho deciso di mettere l'avviso dello spoiler perchè, per chi fosse arrivato fino a qui, avrà notato che un pezzo del passato di Hawks è stato svelato, quindi, benchè nella fanfic molte cose siano state inventate, ce ne sono alcune che sono effettivamente canon e quindi ho preferito specificare.

 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: MIV93