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Autore: ely natassia    21/01/2021    1 recensioni
"La malinconia di Ben Solo in quel momento era fitta come i mulinelli di neve a poca distanza da loro; e il vento invernale ululava dai recessi della memoria.
Rey sospirò udendo il suo pianto nel silenzio. Poi si sporse in avanti e appoggiò le labbra sulla bocca di lui: fu soltanto un attimo, sembrava il bacio di una madre."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Rey
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Vedi, prima che lui venisse in questa città la neve non era mai caduta, ma dopo il suo arrivo è caduta. Se ora lui non fosse lassù, non credo che nevicherebbe così.
(dal film Edward Scissorhands)
 
 
Aveva cominciato a nevicare in quel luogo sconosciuto. Rey si perdeva nei fiocchi caduti dal cielo con deliberata lentezza.
Il silenzio avvolgeva la finta sera.
Lì accanto, anche Kylo Ren osservava il paesaggio e quasi non respirava; ogni volta che la ragazza lo sbirciava di sottecchi vedeva sul suo volto un'espressione mista di smarrimento e vago disappunto. Lei non aveva mai conosciuto qualcuno tanto restio a rassegnarsi e nello stesso tempo tanto abituato alla rassegnazione. Ironico.
- Rammenti la notte nella foresta? - disse a bassa voce, tornando a contemplare la nevicata oltre il piccolo rifugio in cui si erano nascosti; era soltanto una grotta, profonda appena quanto bastava per ospitarli entrambi e incapace di proteggerli dall'aria fredda.
Il Cavaliere dal mantello nero rimase zitto per qualche istante, come se non l'avesse nemmeno sentita. Infine si riebbe dai propri pensieri e posò lo sguardo su di lei.
- Come dimenticarla? - ribatté nel tono lievemente sarcastico che Rey gli aveva sentito durante il loro primo (beh, secondo a dire il vero) incontro nella sala degli interrogatori.
Era irritante, ma adesso Ren aveva ragione: il ricordo di quell'altra nevicata a fior di tramonto sulla Base Starkiller era rimasto indelebile anche nella mente di lei. Era stata una domanda abbastanza stupida, in effetti; addirittura provocatoria, considerato...
Senza pensare sollevò una mano e la passò sul viso di lui, incrinato da una lunga cicatrice rossa ancora in fase di guarigione. La guancia gli era rimasta tiepida nonostante il gelo.
La giovane apprendista Jedi si aspettava un gesto di fastidio, se non direttamente un tentativo d'attacco, invece ricevette un'occhiata tesa che pian piano divenne mesta. La malinconia di Ben Solo in quel momento era fitta come i mulinelli di neve a poca distanza da loro; e il vento invernale ululava dai recessi della memoria.
Rey sospirò udendo il suo pianto nel silenzio. Poi si sporse in avanti e appoggiò le labbra sulla bocca di lui: fu soltanto un attimo, sembrava il bacio di una madre.
Fu lui a indietreggiare per primo, spostandosi di qualche millimetro; ma la sua aria perplessa ridiede a Rey la cognizione di ciò che aveva fatto, e si sentì stordita come quando le era capitato di usare la Forza senza volerlo. Quando qualcosa era emerso da dentro di lei senza il suo permesso.
- Cerchi di uccidermi, mi chiami mostro e adesso fai questo? - chiese Ren a metà tra la rabbia e una certa curiosità.
- I - io volevo... -
Consolarti pensò; aiutarti. Curarti.
Ma l'aveva solamente confuso. Ora lui si ritraeva senza muoversi: la ragazza sentiva la sua mente allontanarsi e blindarsi in un angolo oscuro, innalzando le solite barriere difensive di Kylo Ren. Eppure non era mai scappato dal legame che apparentemente si era materializzato tra loro fin da quella volta nel covo del Primo Ordine: anzi l'aveva cercato, se ne era addirittura compiaciuto durante l'interrogatorio infame cui l'aveva sottoposta; e poi, quando il sentore sconosciuto era diventato fisico proiettando l'immagine dell'uno nella realtà dell'altro, lui le aveva raccontato la propria storia. Sebbene Rey l'avesse sempre trattato con freddezza, Kylo non aveva mai mostrato repulsione per lei.
E adesso che la scomoda presenza del ragazzo nella sua testa andava scemando a causa del bacio, Rey si sentiva chiusa fuori. Inopportuna. Avrebbe voluto sparire, come accadeva quando la Forza li univa a distanza e poi il contatto si spezzava all'improvviso.
Invece era inesorabilmente lì, e non aveva scuse con cui incolpare il suo nemico e fuggire: ogni volta che aveva provato pietà per Ren, si era detta che Ren non la meritava; ogni volta che si era chiesta se lui non avesse almeno una buona ragione per fare ciò che faceva ed essere ciò che era, si era risposta che nulla avrebbe mai giustificato l'uccisione di Han e tutto quel dolore, e che l'allievo di Snoke era soltanto un traditore, un folle, una bestia assassina.
Però era stata lei a sbagliare, ora.
- E' questo che rafforza il Lato Oscuro - disse lui: - Questa sensazione di... Rifiuto. Non provare a superarla cercando un'armonia che non esiste: lasciala fluire dentro di te, lascia che ti distrugga. Accettala. E poi perditi in essa, trasformala in potenza -
Rey non voleva, ma scivolava nell'oscurità; era stupido, davvero, eppure quel semplice gesto di allontanamento da parte di Ren le aveva tolto ogni speranza residua: sperava che lui capisse il significato del bacio, invece aveva rigettato il suo aiuto. Proprio come per tanti anni aveva sperato che i genitori perduti tornassero su Jakku a prenderla, senza guardare in faccia la triste realtà... era sola, ecco tutto. E aveva sperato che saltando su quel catorcio di nave con Finn e poi seguendo Han e unendosi alla Resistenza avrebbe trovato pace nell'avventura di qualcun altro, ma adesso vedeva che non c'era modo né di battere Kylo Ren né di redimerlo. Anche se lui era ancora lì, perché percepiva ancora ciò che lei provava, non aveva accettato il suo tentativo di confortarlo. Per qualche motivo questo la faceva sentire una stupida.
La frustrazione e la consapevolezza di essere fuori luogo (e non soltanto laggiù in mezzo alla neve, ma nella galassia intera) irruppero in lei attraversandole il corpo: era la vendetta per un grido di dolore mai ascoltato dall'universo, un grido ora esploso e pronto a portare devastazione.
L'aria fu scossa da una scarica che turbò il placido cadere dei fiocchi di neve; Rey li osservò mentre vorticavano impazziti. Certo, aveva appena cominciato a sondare i sentieri della Forza, e pur con tutta la rabbia del mondo per il momento non avrebbe saputo fare nulla di più. Eppure era come se un limite fosse stato varcato.
Ren annuì lentamente, constatando la sua resa quasi incredulo. Poi toccò a lui avvicinare il volto e restituirle il bacio.
La ragazza venne avvolta dalle emozioni del giovane Cavaliere, emozioni che lei non aveva mai provato così intensamente: tutto di Kylo era vivido, vivo, pulsante. Come la prima neve.
Un fischio risuonò a distanza, trascinato fino a loro dal soffio del vento; si separarono e si voltarono entrambi nella stessa direzione, dove una sagoma scura si stagliava sempre più vicina nella neve. La creatura solitaria che li aveva scorti nella tempesta avanzava senza fretta, sovrastando i profili già imbiancati dei monti.

- Ho soltanto una piccola stanza. Ma potrete restare qui finché non smette di nevicare - disse il loro vecchio ospite, facendoli entrare in una cameretta dall'aspetto dimesso.
Era un pastore del luogo e fortunatamente non aveva fatto troppe domande, limitandosi a offrire ai due malcapitati un rifugio momentaneo. Dopo aver appoggiato la candela che aveva portato con sé sull'unico tavolino della stanza, raccomandò loro di mettere i vestiti bagnati ad asciugare davanti al fuoco e si ritirò in silenzio.
Rey lanciò un'occhiata al suo compagno, il quale la ricambiò senza dire nulla. Non avrebbero parlato di ciò che era successo, perché nessuno dei due aveva ancora capito quel momento.
Così la ragazza scrollò i pensieri e si chinò per sfilare le scarpe fradice di ghiaccio sciolto, e dopo qualche istante anche Ren cominciò a spogliarsi. Rimasta infine solo con una tunica addosso, si voltò trovando lui a petto nudo: nata e cresciuta in un deserto, raramente aveva osservato il gioco della luce sulla pelle così chiara... ma la fiammella della candela sembrava riflettersi sull'incarnato del Cavaliere; la ripida linea della cicatrice, invece, restava più reale che mai.
A differenza dell'altra volta, però, Rey non distolse lo sguardo e anzi allungò una mano: - Dammi i vestiti... Li metto accanto al fuoco insieme ai miei -
Kylo obbedì lentamente. Non era male che avesse finalmente imparato a tacere, dopotutto.
Posando i piedi scalzi sulle assi del pavimento, Rey uscì dalla stanza senza fare rumore e stese gli abiti davanti al camino nell'atrio della casetta; udiva solo il crepitare delle braci e dall'esterno, in lontananza, la furia della tempesta.
Quando tornò da Ren, lo trovò nella stessa posizione di quando se n'era andata.
- Dovremmo riposare - disse, e non aggiunse "perché la Forza sa se domani riusciremo a lasciare questo luogo o finiremo per restare bloccati qui", ma tanto sapeva che lui avrebbe sentito anche quel pensiero.
Gli occhi di Ren si posarono sul piccolo letto al centro della stanza.
- Ehm - balbettò la ragazza.
Normalmente non avrebbe permesso a un uomo di dormire con lei. Tuttavia si sentiva ancora in colpa, forse, per quel bacio sciagurato; oppure era il fatto che per un attimo aveva usato il Lato Oscuro e ora si comportava in modo strano. Forse pensava soltanto che anche lui avesse bisogno di sdraiarsi.
Qualunque cosa fosse, non credeva che condividere il letto con lui fosse un errore in quel momento: poteva sopportare la sua presenza, persino la sua vicinanza.
- Stenditi, se vuoi - lo invitò allora.
Lui le rivolse quello sguardo un po' incuriosito e un po' sorpreso che Rey detestava perché le ricordava quanto fosse diversa da ciò che pensava di essere, e giusto per cancellarglielo dalla faccia lei si gettò a sedere sul letto sbuffando spazientita.
- Per una volta nella vita vuoi darmi ascolto se ti dico che devi riposare, o preferisci morire assiderato quaggiù, dimenticato dai tuoi Cavalieri e da... da quell'idiota di Snoke! -
I lineamenti di Kylo si indurirono, i suoi occhi cominciarono a mandare fiamme nere: - Tu dovresti ascoltarmi. Avresti dovuto fin dall'inizio, tu... -
- E allora fa' come ti pare e va' all'inferno! - gli urlò Rey senza preoccuparsi di svegliare il loro ospite. Poi gli voltò le spalle e con un unico movimento si sdraiò con le ginocchia in su quasi a toccare il mento. Quindi si tirò sopra la testa la coperta che il pastore aveva dato loro.
Rimase zitta, con gli occhi aperti ma fingendo di dormire. Percepiva la rabbia di lui anche se non lo vedeva in faccia, al punto che si chiese se fosse saggio abbassare la guardia: la Forza attorno al giovane pulsava di cose non dette e per la maggior parte, constatò senza sussiego, non erano parole per lei; le persone cui erano rivolte, i suoi genitori e suo zio e tutti coloro da cui Ren si era sentito tradito, non erano lì a riceverle. Per questo la sua ira era sempre così distruttiva. Ma lei da sola non poteva lenirla e non era neppure sicura di volerci provare, ormai.
A poco a poco i pensieri di Rey si quietarono, incoraggiati dal silenzio che sembrava propagarsi per la stanza come un tocco di pace; e con essi anche la rabbia che radiava dal giovane Cavaliere si spense. Dopo qualche minuto lei sentì addirittura un peso dall'altra parte del letto e seppe che alla fine Kylo le aveva dato retta. Tanto meglio.
La fiamma della candela sembrava lontana, una luce solitaria senza vie da rischiarare; si faceva sempre più bassa e giallognola, mentre gli occhi della ragazza si abbassavano un po' di più a ogni respiro. Le emozioni della giornata scivolarono via, ora leggere, e Rey credette di essere ancora fuori tra la neve. Solo che stavolta non avvertiva la morsa dell'aria gelida: adesso i cristalli di ghiaccio erano caldi, e il cielo riempiva tutta la sua visuale.
 
Quando si svegliò non sapeva dire quanto tempo fosse trascorso. Eppure una parte di lei era sicura che fosse notte fonda e che ogni altro essere vivente fosse assopito in quel momento.
Tranne uno, forse. Nel sonno Rey si era rigirata, così ora guardava il suo improbabile compagno d'avventure: scuotendo i residui di stanchezza dalle ciglia, la ragazza mise a fuoco il profilo di lui. Era perfettamente sveglio e fissava davanti a sé senza emettere un suono; il suo petto si alzava e abbassava appena. In effetti sembrava che non avesse chiuso occhio.
Probabilmente non avrebbe mai più dormito in presenza di qualcun altro, si disse Rey. Non dopo ciò che Luke aveva tentato di fare.
Come se si fosse sentito chiamare, posò lo sguardo su di lei; chissà se si era reso conto che era sveglia e lo stava osservando di nascosto.
Rey si sollevò sui gomiti e lo baciò di nuovo. Un piacere sconosciuto urlò in lei, andandole alla testa e cancellando in un istante qualsiasi altro pensiero; voleva soltanto stargli più vicina, più vicina possibile al suo corpo nudo. Persino l'odore della sua pelle le accendeva il desiderio, perché sapeva che era l'odore più intimo di un uomo, qualcosa che non avrebbe mai percepito attraverso i vestiti; e solo adesso le pareva di capire veramente che lui era un uomo: non un principe viziato, né il figlio di due persone che rispettava. E neppure il suo nemico. Kylo Ren era un uomo che le respirava forte addosso mentre si baciavano; un uomo il cui cuore batteva pompando sangue vero.
Le sue mani le cingevano la schiena senza farle male, ma la ragazza poteva percepire l'impeto che stava esplodendo anche dentro di lui: incredulo rispondeva a quell'abbraccio disordinato, quasi sull'orlo delle lacrime mentre riversava nel contatto qualcosa in più del semplice piacere fisico... Era come un sollievo. La sorpresa di essersi sbagliato, forse, quando credeva che lei lo detestasse e basta.
Rey accarezzò le labbra di Kylo con le proprie, disegnandone il contorno e la morbidezza; e per un attimo soltanto si fermò, perché voleva essere sicura di ogni gesto. Prese fiato, poi si avvicinò di nuovo e si infilò tra le labbra dischiuse di lui, finalmente sprofondando nella sua bocca.
Tutto tra i loro corpi era unione allora, e a poco a poco anche la mente della giovane Jedi si accostò a quella del Cavaliere: riconobbe il punto d'incontro tra le loro coscienze, quella linea sottile che era sia fusione che tensione. La prima volta nella sala degli interrogatori era stata violenza, ma era diventata conflitto quando si erano rivisti dopo la morte di Han; e lentamente era cambiata in un'abitudine, qualcosa che accadeva senza la loro volontà e che non potevano accettare né rifiutare: esisteva, esisteva e nient'altro.
Adesso la stessa sensazione preannunciava intimità infinita. Anche se la tensione era ancora lì, perché finché non si fossero conosciuti completamente avrebbero potuto fiorire o andare in rovina, loro due insieme.
Rey tentò quel confine che separava la sua anima dall'anima di Ren: non sapeva davvero se voleva oltrepassarlo, ma si sentiva spinta a farlo.
Chiuse gli occhi e la luce residua della candela svanì.
Lui le toccò una guancia con la mano, mentre si sottraeva al bacio per poterla guardare. Respirò profondamente nel silenzio, a sua volta sospeso tra il presente e l'unione.
- Tu vuoi la mia oscurità - le disse piano. Lei riaprì gli occhi, scivolando in quelli grandi e scuri di lui: - La cerchi, vuoi percepirla attraverso di me perché così conoscerai anche la tua. Perché solo con la mia oscurità dentro puoi vedere l'universo. Non puoi essere intera se ignori una parte di te stessa, e quella parte di te sono io -
Tacque, lasciando che la solitudine della sua anima cadesse nel silenzio tra loro.
- Prendimi allora -
 
La notte era matura nella bufera che ancora non si placava; Rey ne sentiva il freddo, pungeva persino l'interno della stanza fiocamente illuminata. Vedeva Kylo respirare piano, gli occhi bassi sul lenzuolo che avvolgeva il suo corpo. Di nuovo, non parlava.
Rey pensava ormai al mattino, alle impronte che avrebbe lasciato allontanandosi dalla casetta lungo il manto candido e vuoto.
La candela resisteva.
Potrò mai vedere l'universo?
 
   
 
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