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Autore: Nephertiti    21/01/2021    1 recensioni
*SEQUEL DI GIRL OF LIFE*
Molte cose sono cambiate dalla prima volta in cui Mitsuko ha messo piede in villa Sakamaki.
E adesso può affermare di essere parte della famiglia.
Ma con il suo diciottesimo compleanno alle porte, il destino sembra avere in serbo altri piani per lei.
***
Estratto da un capitolo:
“All’improvviso, a qualche chilometro di distanza, notai una figura in mezzo alla strada e, man mano che ci avvicinavamo, realizzai si trattasse di un uomo.
Mi resi conto che non accennava a muoversi, mentre il maggiordomo, al mio fianco, sembrava ignorare la sua presenza.
Urlai a George di frenare e questo, colto di sorpresa, affondò il piede nel freno: la limousine ruotò su sé stessa, facendomi sbattere contro il finestrino.
Un’auto dietro di noi ci tamponò.
Quando sollevai lo sguardo, ancora dolorante per il colpo, dell’uomo non v’era traccia.
Tuttavia, ciò che mi era rimasto impresso, prima che quella sagoma svanisse nel nulla, erano stati i suoi lunghi capelli bianchi.
***
Per poter leggere questa storia avrete bisogno di conoscere “Girl of Light” e “Girl of Life”, quindi correte a recuperare!
La fan fiction prende alcuni spunti dal videogioco, ma la trama sarà ben diversa.
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ruki Mukami, Shuu Sakamaki, Sorpresa, Subaru Sakamaki
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 13 - Fear -

 

 

 

 

 

Malauguratamente, Kanato non era nella sua camera da letto, e potevo immaginare dove altro potesse trovarsi.
Tuttavia, l’idea di scendere in quella stanza terrificante, dove conservava le sue bambole di cera, non mi elettrizzava.

Ripensandoci, avrei fatto meglio a tornare nella sala da pranzo, dove avevo abbandonato le mie due amiche, in balìa di cinque vampiri, potenzialmente pericolosi.
A dir la verità, l’unico che stentava a mantenere il proprio autocontrollo era Ayato, ma sapevo bene che non avrebbe torto un capello a Yuki.
Questo non escludeva che avrebbe potuto optare per Natalie, ma con Kou nei dintorni, dubitavo fortemente che avrebbe potuto anche solo annusare il sangue della brunetta.

In fondo la situazione era sotto controllo, e non avevo la minima intenzione di ritrovarmi faccia a faccia con Ruki, o con Subaru, o, peggio ancora, con entrambi.
Mi armai di coraggio e scesi le scale, facendomi strada nel corridoio semi-buio e finalmente giunsi a destinazione.
Valutai l’opzione di bussare, ma sentii una risata isterica provenire da dietro la porta socchiusa, così sbirciai all’interno e, deglutendo a vuoto, notai Kanato in fondo alla stanza, mentre faceva a pezzi – letteralmente –, una delle sue bambole.

Dimenticavo che, per quanto mi fossi integrata nella famiglia e conoscessi bene le stranezze dei Sakamaki, i loro gesti restavano sempre terribilmente inquietanti.
Soprattutto quando riguardavano Kanato.
Mi tremarono le mani e rischiai di far cadere i biscotti.
Li recuperai per un soffio e decisi che il vampiro li avrebbe potuti mangiare in un altro momento, per conto suo, non avevo intenzione di disturbare il suo attimo di pura follia.

Feci dietro front, pronta a schizzare su per le scale, quando una voce chiamò il mio nome.
Ruotai il busto e il piatto quasi mi scivolò nuovamente dalle mani: Kanato si era materializzato di fronte a me, così vicino, così pericoloso…
Stringeva Teddy al petto, ma il suo sguardo era particolarmente febbricitante.

“Ero venuta a portarti questi.”, mi affrettai a dire.
Kanato posò gli occhi sui biscotti e poi mi guardò nuovamente.
“Seguimi.”
Avrei voluto lasciargli i biscotti e scappare a gambe levate, ma rischiavo solo di peggiorare la situazione, così lo seguii all’interno della stanza.
Il tipico odore di cera e di qualcos’altro mi fece storcere il naso.
Passammo accanto la bambola di cera, a cui aveva strappato gli arti e sfigurato il viso.
Rabbrividii.

Lo osservai, mentre adagiava l’orsacchiotto sul pavimento, poi mi venne incontro, ed ebbi l’impulso di indietreggiare, ma si limitò a strapparmi il piatto dalle mani e si mise a trangugiare i biscotti.

“Io e Teddy non vogliamo quelli dentro casa. Quando andranno via?”
“Non appena Shu e Reiji torneranno.”, lo rassicurai.
Per un istante mi tornò in mente che i due erano lontani da alcune ore, ormai, e non avere la minima idea di dove fossero mi agitava.
D’altronde erano in grado di cavarsela da soli, si trattava pur sempre di vampiri, creature sovrannaturali e potenti.

Almeno finché quella bionda non ha pestato Shu.
Ricordò la vocina della mia coscienza.

Ero così assorta dai miei pensieri, che notai troppo tardi lo sguardo di Kanato, fisso su di me.
Aveva finito tutti i biscotti e abbandonato il piatto sul pavimento.
Quelli non devono morderti! –, esclamò all’improvviso, facendomi sussultare appena. – Non possono rovinare la mia bambola più bella.”

Ecco, ci risiamo con la storia delle bambole, pensai fra me e me, mentre studiavo una via di fuga.
“Oh guarda, Teddy è caduto, poverino.”
Decisi di distrarlo, alludendo al peluche per terra, l’ultima volta aveva funzionato.
Ma stavolta il vampiro sembrò ignorare le mie parole, avanzando verso di me, con quello sguardo spaventoso.

“Prima o poi… -, sussurrò, mentre un sorriso poco rassicurante si faceva strada sul suo volto, – prima o poi anche tu farai parte della mia collezione.”

Molto poi, riflettei, suggerirei mai.

Kanato si avventò di colpo su di me: affondò i canini nel mio collo ed io trattenni un urlo di dolore.
Avevo constatato che i vampiri potevano rendere un morso più o meno doloroso.
Non sapevo se dipendesse dall’intensità con cui mordevano, o da qualche loro abilità specifica.
Tuttavia i morsi di Kanato facevano male: diamine i suoi canini bruciavano sulla pelle!

Ovviamente iniziavo a sentire le gambe farsi deboli, stava succhiando troppo sangue, troppo velocemente.
E con una violenza inaudita: stava squarciando la carne.

 “Ugh… Kanato...”, provai a spostarlo con una mano, ma ero troppo debole anche solo per accarezzarlo.
“Basta. -, mormorai. – mi gira… la testa…”
Il vampiro non si curò delle mie lamentele.

“BASTA!”, sbottai, in preda ad una forza sconosciuta, che sentivo scorrere nelle vene: delle liane sbucarono dal pavimento, afferrando i polsi del vampiro, una si attorcigliò intorno alla sua gola, e Kanato venne trascinato indietro.

Sgranai gli occhi, mentre le liane avvolgevano il suo corpo e gli impedivano qualsiasi movimento.
Nonostante lui urlasse in preda alla rabbia e cercasse di divincolarsi, scalciando e rotolando, le liane non smettevano di stringersi sempre più attorno al suo corpo.
Seppi che dovevo fare qualcosa.

Comandai alle piante di svanire, ma queste sembravano sorde ai miei comandi.
Kanato scalpitava, con gli occhi che parevano uscirgli dalle orbite: era furioso, sì, ma anche spaventato.
Così come lo ero io.
Inspirai a fondo e mi concentrai il più possibile.

Basta così, basta così...
Pregai nella mia mente, focalizzandomi sulle liane.
Finalmente si districarono, ritirandosi man mano, fino a svanire nel nulla.

Mi lasciai cadere in ginocchio: Kanato aveva gli occhi chiusi e non muoveva un muscolo.
Mi avvicinai a lui, tremante, come potevo assicurarmi se fosse ancora vivo?
I vampiri non hanno bisogno di respirare.
Ma forse hanno un cuore che palpita nel petto.
Senza pensarci due volte, mi accovacciai sul suo petto, ma nulla, non c’era alcun suono all’interno della cassa toracica.

Mi portai una mano alla bocca.
Non potevo averlo… ucciso.

“Mitsuko.”
Sobbalzai.
Kou era in piedi alle mie spalle.
“Io… io non volevo ucciderlo.”, sussurrai, la voce incrinata dal pianto imminente.

Kou si avvicinò, accovacciandosi al mio fianco cautamente.
“No! –, quasi urlai, balzando in piedi e indietreggiando, per mantenere una distanza di sicurezza. – Non voglio farti del male…”

“Sei stata tu a creare quelle cose?”
Le lacrime mi offuscavano la vista, mentre continuavo a lanciare occhiate al corpo esanime di Kanato.
“Mitsuko, va tutto bene, devi solo aiutarmi a capire.” 

“Sì –, confessai, - sono stata io.”
Il vampiro era visibilmente confuso, ma doveva sapere, grazie al suo occhio magico, che non stavo mentendo.
Il che tramutò la sua confusione in… Preoccupazione? Paura?
Comprensibile, anche io ero terrorizzata.

Si mise in piedi, provando nuovamente ad approcciarmi, mentre teneva una mano davanti a sé.
Come a proteggersi, disse una vocina nella mia testa: gli facevo davvero paura?

“È la prima volta che succede?”
Scossi il capo, le lacrime mi bagnavano il viso.
“Da quanto tempo?”
“Un paio di giorni.”, dichiarai.
“Com’è possibile?”

“Non lo so! -, gridai esasperata. – Credi che avrei fatto del male a Kanato, altrimenti?”
Il pensiero di averlo ucciso mi causava una serie infinita di pugnalate nel petto.
Kou era a pochi passi da me, aveva abbassato la mano e alternava lo sguardo tra me e il vampiro steso sul pavimento.

All’ennesimo passo del biondo, indietreggiai bruscamente.
“Non ti avvicinare!”, tuonai.
“Non mi farai del male. Sei l’ultima persona al mondo che sarebbe capace di ferire qualcuno.”

“Ma io l’ho ucciso.”, sbraitai, più verso me stessa che verso Kou: sentivo che l’ossigeno non giungeva correttamente ai polmoni.
Più osservavo Kanato, più mi mancava l’aria.
Poi un movimento impercettibile delle dita.

Mi inginocchiai al suo fianco, un barlume di speranza.
“Kanato, puoi sentirmi?
Kou mi imitò.

Il vampiro dai capelli viola socchiuse gli occhi e mi sfuggii un singhiozzo di sollievo.
“Grazie a Dio…”, mormorai.

Kanato mi fissò interrogativo, quando provò a mettersi in piedi, una smorfia di dolore gli percorse il viso.
“Non… non riesco ad alzarmi.”, esalò, tentando nuovamente e fallendo.
Kou diede una rapida occhiata al Sakamaki.
“Non posso alzarmi, mi fa male tutto!”, gridò Kanato isterico.

“Credo abbia le ossa spezzate.”, comunicò il Mukami.
Rimasi a bocca aperta, fin troppo sbigottita per parlare.

Gli ho spezzato le ossa?

“Ma è un vampiro purosangue, guarirà a breve. –, mi rassicurò Kou. – Forse è il caso che lo porti in camera sua.”
“Non toccarmi! –, sibilò Kanato. – E dov’è il mio Teddy?”
Raccolsi quel benedetto peluche da terra e glielo consegnai.
Il vampiro strinse l’orsacchiotto a sé.

“Tu! –, strillò poi, puntando un dito contro di me, – volevi uccidermi! Anche Teddy lo ha visto!”

Scossi il capo, non era mia intenzione, credevo di poter controllare i miei poteri, invece avevano agito da soli, credendomi in pericolo.
Mi sentii comunque colpevole.
“No, io non volevo!”, provai a dire, ma Kanato continuava ad urlarmi contro di andare via e io continuavo a piangere disperata.

“Andate via entrambi!”
Kou mi prese per un braccio.
“È meglio andare.”
“No, non posso lasciarlo così.”, protestai, mentre il biondo mi trascinava fuori.
“Manderò qui suo fratello, tu sei troppo scossa. E non mi sembra che con lui si possa ragionare.”

Provai a liberarmi dalla presa, ma non c’era verso che potessi sgusciare via dalla sua mano, chiusa attorno al mio polso come una tenaglia di ferro.
“Non posso affrontare le mie amiche, ora!”
“Natalie è dovuta correre a casa, suo padre non si è sentito bene. Yuki l’ha accompagnata, ti fanno le loro scuse.” 
Assimilai l’informazione.
Loro erano sempre al mio fianco, mentre la mia vita era sempre fin troppo incasinata affinché io potessi fare lo stesso.
Le lacrime non smettevano di scendere.

Lanciai un’ultima occhiata a Kanato, non lo avevo mai visto così delirante.
Ma, dopotutto, anch’io lo ero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Salve gente, ho deciso di aggiornare in “anticipo”, poiché domani sarà il mio compleanno e sono sicura che non avrò tempo di farlo, meglio approfittarne ora che ho tempo a disposizione, prima di procrastinare ulteriormente XD
Ne approfitto per ringraziare tutti coloro che stanno seguendo la mia storia, chi l’ha inserita nelle preferite/ricordate/seguite e in particolare SeiraBrizzi.
Vi invito a lasciare un commento, un giudizio o anche una critica, tutto è ben accetto.
Un saluto, Nephy_

 

   
 
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