Note
della traduttrice:
Quarto
capitolo di questa long di Eryiss
che potete
trovare qui in lingua inglese: AO3
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Ricordo
che titolo, immagine introduttiva,
storia e note d’autore sono sue, mentre io mi occupo solo di
tradurre.
Se
volete lasciare un commento, provvederò a tradurlo per
l’autore <3
Note
dell’autore:
Ciao
a tutti, grazie di essere qui. Ricordate di dare un’occhiata
a Fuckyeahfraxus che ha organizzato il Fraxus Day. Andate a
visitare la pagina per scoprire quali altri contenuti sono stati
prodotti in occasione di questo evento.
Vi ringrazio per qualsiasi commento vogliate lasciarmi. Per me significa molto. Spero che la storia vi piaccia e grazie per la lettura.
Capitolo 4 – La
chiamata
Laxus
si era reso conto di quanto gli piacesse
avere una routine quotidiana solo quando aveva ricominciato ad averne
una.
L’ultima volta che aveva avuto l’intera settimana
piena di impegni era stato ai
tempi delle superiori. Da quel momento in poi, la sua routine si era
trasformata
lentamente e gradualmente in un ammasso di giornate tutte uguali
segnate qua e
là da qualche lavoretto nell’hotel. Era stato un
periodo piuttosto noioso, ma
Laxus non l’aveva mai ammesso a se stesso.
Ora
che lavorava praticamente ogni giorno, non
sapeva proprio come aveva fatto a trascorrere così tanto
tempo senza fare granché.
In realtà Freed non gli aveva imposto rigidi orari di
lavoro, ma diceva di
essere certo che un uomo come Laxus non avrebbe perso tempo. Grato per
quell’osservazione, Laxus aveva deciso di impegnarsi
seriamente costruendosi
una vera e propria tabella di marcia giornaliera.
Alle
7 si alzava, alle 7.30 andava ad allenarsi
in palestra, alle 9 si faceva un giro nell’hotel per
verificare che non ci
fosse nulla da riparare o di cui occuparsi, alle 10 raggiungeva la casa
e svolgeva
tutto il lavoro che si era prefissato per la giornata.
Si
sentiva un uomo adulto. Era una
bella sensazione.
Scendendo
dalla pressa1 e
afferrando l’asciugamano, Laxus sospirò
soddisfatto. Non si era mai allenato di
primo mattino – lo aveva sempre fatto nel pomeriggio,
più per ingannare il
tempo che per altro – ma comunque gli piaceva.
Era un bel modo di iniziare la
giornata: gli permetteva di migliorare la circolazione del corpo prima
di
mettersi al lavoro e di godere dell’aria fresca e rigenerante
del mattino a
contatto con la pelle sudata lungo il tragitto di ritorno verso casa.
Si
asciugò il sudore dalla fronte e raggiunse
il tappetino per svolgere gli esercizi di stretching, sorridendo tra
sé e sé
per la sensazione di bruciore alle gambe con le quali aveva da poco
sollevato i
pesi. Mentre camminava, tirò fuori il cellulare e lo
sbloccò per controllare
l’ora.
Chiamata
persa – Freed Justine
Messaggio
di segreteria telefonica – Freed Justine
Freed
era tornato ad Era, così come aveva
pianificato. Trascorreva la settimana in città a lavorare
nel suo ufficio con i
suoi amici e tornava a Magnolia nel weekend per controllare il lavoro
di Laxus
e offrirgli suggerimenti e aiuto ogni volta che poteva, il che accadeva
sempre
più spesso da quando il biondo gli aveva insegnato un paio
di cose. In effetti lavoravano
insieme da diverse settimane e ormai Freed era diventato piuttosto
bravo.
Laxus
riusciva a capire ciò che gli serviva
senza troppa difficoltà. A volte Freed non disponeva della
terminologia tecnica
per esprimere in maniera immediata ciò di cui aveva bisogno,
ma insieme
trovavano sempre una soluzione. Formavano una bella squadra e facevano
costantemente progressi.
Laxus
doveva ammettere che a volte Freed gli
mancava. Preferiva lavorare in compagnia e Freed era una buona
compagnia. Insieme si divertivano.
O
almeno, Laxus si divertiva. Freed a
volte si comportava in maniera enigmatica, ma sembrava divertirsi anche
lui.
Non lasciava quasi mai trapelare le sue emozioni e sorrideva
– sorrideva davvero
– solo quando pensava che Laxus non lo stesse guardando.
Laxus lo aveva beccato
un paio di volte, e quell’espressione divertita sul volto
solitamente impassibile
di Freed era qualcosa che avrebbe desiderato vedere più
spesso. Gli stava bene.
Da
quando lavoravano insieme solo nel weekend,
Freed lo aveva chiamato di rado e per motivi specifici, come quando un
membro
della società di conservazione degli edifici aveva fatto
visita alla casa per
controllare che non la stessero distruggendo. Di conseguenza, quella
chiamata
persa e soprattutto quel messaggio di segreteria telefonica erano
insoliti,
anche perché Laxus aveva compreso che Freed preferiva
mandare messaggi scritti piuttosto
che fare chiamate telefoniche.
Allora
Laxus svolse velocemente gli esercizi
di stretching e poi raggiunse lo spogliatoio portandosi il cellulare
all’orecchio per ascoltare il messaggio di Freed.
“Scusa se ti ho svegliato” cominciava. “Potresti vedere
se ho lasciato qualcosa nella mia
stanza domenica scorsa?”
Ascoltando
e camminando verso l’armadietto,
Laxus aggrottò la fronte. Freed aveva scandito le parole in
modo così deciso da
lasciarlo interdetto. Laxus lo aveva sempre visto come un uomo
piuttosto
rilassato, nonostante al di fuori potesse sembrare rigido. Era anche
chiaramente intelligente e Laxus non si sarebbe stupito se si fosse
rivelato un
vero genio, di questo era certo.
Forse
era stata solo una sua impressione, ma
nelle parole di Freed – lo stesso Freed che non si faceva
alcuno scrupolo a
dirigere personalmente i lavori in casa – aveva percepito una
punta di panico.
“Lo scorso weekend mi ero portato un
po’ di
lavoro in hotel…” continuava Freed. “…tra
cui un
contratto su cui sto lavorando. Penso di averlo lasciato nella mia
stanza e ho
bisogno di sapere se è ancora lì, sano e salvo.
È confidenziale, come puoi ben
immaginare, e contiene tutti i miei appunti. Richiamami il prima
possibile, per
favore”.
Laxus
si passò l’asciugamano sul corpo, si
riempì di deodorante e prese il suo borsone. Normalmente si
sarebbe fatto una
doccia e avrebbe indossato abiti puliti, ma il fatto che Freed gli
avesse
lasciato un messaggio di segreteria telefonica piuttosto che mandargli
un breve
messaggio significava che era urgente. Laxus non aveva conoscenze in
campo giuridico
– be’, come tutti coloro che non ci lavoravano
– ma perdere un contratto
confidenziale non doveva essere una bella cosa. Era certo che i
dipendenti del
Fairy Tail non avrebbero mai sbirciato nella roba dei clienti, ma
ovviamente Freed
non poteva avere una simile certezza.
Laxus
uscì velocemente dalla palestra con il
borsone in spalla, cercò il numero di Freed sullo schermo
del cellulare e
rimase in attesa. Freed rispose dopo qualche momento.
“Laxus”
lo salutò.
“Ehi”
rispose Laxus. “Scusa se non ho risposto
alla tua chiamata, ero in palestra”.
“Oh,
che coincidenza”. Freed si concesse una
risata breve e un po’ forzata. “Anch’io
ho appena finito di allenarmi con il
mio personal trainer”.
Laxus
non sapeva che Freed avesse un personal
trainer.
Ora
che ci rifletteva, l’avvocato era
chiaramente in forma, come dimostravano le sue spalle ampie e il suo
busto
asciutto. Quando due settimane prima Freed si era arrotolato le maniche
della
camicia rivelando le braccia robuste e solcate da qualche vena, Laxus
ne era
rimasto talmente colpito da farsi quasi scivolare un’asse di
legno sui piedi –
un po’ esagerato, forse, ma quell’immagine
l’aveva comunque distratto per
qualche attimo.
“Piccolo
il mondo, eh?”. Laxus scrollò le
spalle, poi parlò con tono leggero e scherzoso sperando di
risollevare il
morale a Freed. “Ma sappi che sono dei truffatori, i personal
trainer. Se stai
cercando di migliorarti allora va bene, ma se vuoi rimanere
così come sei allora
non ne hai bisogno”.
“Hai
ragione” disse Freed, e Laxus sorrise. Se
giustamente sollecitato, Freed si lasciava distrarre piuttosto
facilmente. “Mi
alleno con lui per il suo status, onestamente. È un personal
trainer d’élite, l’ho
scelto per questo”.
“Ascolta
un po’, signorino”
scherzò
Laxus con un sorriso. “Se vuoi posso scriverti una lista di
esercizi che ti
permetterebbero di risparmiare qualche banconota”.
“Magari,
grazie” concordò Freed. “No, aspetta,
smettila di distrarmi! Hai trovato quello che ti ho chiesto?”
“Ci
so fare, eh?”. Laxus sorrise ma poi
continuò. “Sono quasi arrivato in hotel. Se
l’hai lasciato lì, sono sicuro che
qualche membro del personale l’abbia trovato e consegnato a
mio nonno senza
aprirlo”. Freed sospirò, chiaramente poco
convinto. “Non rischierebbero mai di
farti incazzare, Freed. Praticamente sei tu che fai rimanere aperto
l’hotel
ogni weekend. Se tu te ne vai, loro perdono il lavoro”.
Freed
si lasciò sfuggire una risata e Laxus
sorrise. “Non dovresti darmi tutto questo potere, Laxus.
Potrei farne cattivo
uso”.
“Non
ne dubito”. Laxus sorrise entrando nella
calda reception di Fairy Tail. Chissà se nella battuta di
Freed c’era qualcosa
di vero… Fece un cenno a Mirajane che era seduta dietro il
bancone. “Dammi un
secondo” disse poi a Freed.
“Certo”
rispose l’avvocato.
Allontanando
un po’ il telefono dall’orecchio,
Laxus raggiunse il bancone. Mirajane lo squadrò dalla testa
ai piedi arricciando
il naso di fronte al suo aspetto arruffato e al suo odore di sudore e
deodorante. Aprì la bocca per parlare, ma Laxus la
interruppe sperando che riuscisse
a comprendere la sua fretta proprio dallo stato in cui si trovava.
“Sai
se Freed ha lasciato qualcosa nella sua
stanza, tipo dei documenti?” chiese.
“L’ha pulita Lisanna, no?”.
“In
effetti Lisanna ha accennato a qualcosa
del genere” disse Mirajane dopo averci riflettuto un attimo.
“Una cartella
marrone, l’ha data a Makarov per sicurezza. E Makarov voleva
avvisare Freed, ma
siccome non ha il suo numero stava aspettando te”.
“Quindi
questa cartella è nel suo ufficio,
no?” chiese Laxus allontanandosi dal bancone.
“Sì,
ma è chiuso a chiave. Makarov sarà qui
tra un’ora, credo”.
“Ho
una copia delle sue chiavi da quando avevo
sedici anni”. Laxus sorrise andando via e ignorando Mirajane
che gli diceva che
non avrebbe dovuto possedere quelle chiavi.
Riportò il cellulare
all’orecchio aprendo l’ufficio di suo nonno.
“L’hanno trovato, è
nell’ufficio
del vecchio. Ora lo cerco” disse a Freed.
“Mi
sono dimenticato di dirti che mi serve una
copia di quel contratto qui, possibilmente con
tutti i miei appunti”
spiegò Freed con un sospiro rassegnato. Laxus
rovistò nel cassetto della
scrivania trovando finalmente la cartella marrone.
“Potrei
farti una foto di ogni pagina” suggerì
aprendo la cartella. “La società Lamia
Scale si fonde con Mermaid Heel,
giusto?”
“Sì,
è lui, grazie” rispose Freed, ma con tono
ancora preoccupato. “Secondo il regolamento sulla protezione
dei dati, non è
possibile fare foto. Se mi scoprono mi tolgono il caso o, peggio
ancora, mi
licenziano. E il mio cliente perde automaticamente la causa”.
“Meglio
evitare allora”. Laxus annuì. “Potrei
scannerizzarlo e inviartelo per e-mail. O forse è la stessa
cosa?”. Ci rifletté per qualche attimo. “Potrei inviartelo per posta se sei disposto
ad aspettare”.
“Mi
serve oggi”. Freed sospirò.
“E comunque
no, non puoi nemmeno inviarmelo per e-mail”.
Laxus
sospirò passandosi una mano tra i
capelli. Non spettava a lui sentirsi preoccupato per la situazione, ma
il fatto
che Freed non fosse rilassato come suo solito lo destabilizzava. Freed
era suo
amico e nessuno avrebbe voluto vedere il proprio amico stressato a
causa della
possibilità di perdere il lavoro solo per essersi
dimenticato qualcosa in una
stanza d’hotel, il che sarebbe potuto accadere a chiunque. In
una situazione
del genere, qualsiasi buon amico avrebbe offerto il proprio aiuto.
“Be’…”
disse Laxus schioccando la lingua sul
palato. “Per che ora ti serve? Potrei prendere il treno e
raggiungerti in
ufficio se non ti dispiace che io mi prenda un giorno libero dai lavori
in casa”.
Forse
un amico non si sarebbe spinto così
lontano. O forse sì?
“Non
dire sciocchezze” disse Freed scuotendo
sicuramente la testa. “È un viaggio troppo lungo.
Non riusciresti a tornare a
casa prima di stasera. Non posso chiederti una cosa simile”.
“Se
non c’è altra alternativa potrei farlo. E poi
non sono mai stato ad Era, quindi questo sarebbe un buon
pretesto…” rispose
Laxus affievolendo gradualmente il tono di voce. “Aspetta,
che ne dici di un
fax? Mio nonno è forse una delle poche persone sulla Terra
ad averne ancora uno
per chissà quale motivo”.
“Potrebbe
andare” disse Freed esitante. “La
legge afferma che non è possibile replicare i documenti in
formato digitale,
quindi tecnicamente non staremmo infrangendo nessuna regola”.
“Bene”.
Laxus sorrise. “Spero che tu sappia
come inviare un fax, perché io non ne ho la più
pallida idea”.
“È
abbastanza semplice in realtà” disse Freed,
e nel suo tono di voce Laxus percepì un sorriso genuino di
cui si rallegrò. “Potrebbe
riuscirci anche un bambino senza troppe spiegazioni”.
“Evita
quel tono di superiorità, stronzo”.
Laxus sorrise accendendo la macchina. “L’unico
bambino che saprebbe usare questo
rottame di merda sarebbe un bambino uscito dall’Ottocento o
qualcosa del genere”.
“Intendi
dire che io sembro uscito
dall’Ottocento?”
chiese Freed.
“Be’,
ti ci vedrei bene a camminare con un
bastone, uno stupido cappello a cilindro e uno dei quei pesanti
cappotti da
riccone”. Laxus strizzò gli occhi nel tentativo di
comprendere le istruzioni
sullo schermo sbiadito della macchina, immaginandosi distrattamente
Freed in
abiti ottocenteschi. “Penso che ti starebbero bene in
effetti. Sembreresti piuttosto
s– stiloso”.
Laxus
si bloccò. Stiloso. Stiloso!
In
effetti non c’erano molti aggettivi che
iniziassero con la lettera ‘S’, ma come diamine gli
era uscito stiloso?
Laxus non lo aveva mai detto in tutta la sua vita e probabilmente
nessun altro uomo
della sua età avrebbe usato una parola del genere. Certo,
era riuscito a
nascondere ciò che pensava veramente di Freed in abiti
all’antica, ma perché diavolo
aveva usato la parola stiloso? Stiloso!
La
verità era che aveva quasi ammesso di
trovare Freed sexy, il che era sia positivo che
negativo.
Era
positivo perché significava che Laxus,
dopo anni di terapia, aveva smesso di tormentarsi all’idea di
essere attratto dagli uomini e adesso si sentiva a proprio agio con la
propria
sessualità. Era negativo
perché significava che avrebbe dovuto fare più
attenzione a non rivelare di
essere attratto da Freed, che era a tutti gli effetti il suo capo.
“Certo”
disse Freed un po’ distrattamente.
Laxus sperò che Freed non avesse capito. Non poteva
aver capito, no? “Come
va con il fax?” chiese subito dopo Freed.
“Mi
sa che dovrai aiutarmi. Non è facile per
niente, ‘sta merda”.
Freed
gli spiegò brevemente cosa fare. In effetti
era un procedimento relativamente semplice, ma il fatto che lo schermo
della
macchina con tutte le diverse opzioni fosse quasi impossibile da
decifrare non aiutava
per nulla. Con un po’ di sforzo, però, Laxus portò a termine l’impresa e alla fine
Freed riuscì ad ottenere una copia del contratto
direttamente dal fax del suo
ufficio.
A
quel punto Laxus si voltò notando che suo
nonno lo stava guardando da dietro la porta – concentrato
com’era sul fax e sulle
istruzioni di Freed, non lo aveva sentito arrivare. Laxus si chiese da
quanto il
vecchio fosse lì e perché esattamente lo stesse
guardando con un sopracciglio
sollevato e un sorriso quasi compiaciuto. Quando Laxus fece per
parlare, fu
Freed ad interromperlo.
“Grazie
di tutto, Laxus”. Dato che il biondo
aveva messo il vivavoce, le parole di Freed rimbombarono in tutta la
stanza. Laxus
ci impiegò un paio di secondi a capire che doveva rispondere.
“Nessun
problema” rispose, ora un po’ più
lucido. Makarov non voleva proprio saperne di cambiare espressione.
“Va bene
così, quindi?” chiese Laxus a Freed.
“Per
oggi sì” rispose Freed con tono stanco, e
Laxus percepì una sorta di fruscio capendo che
l’avvocato si stava strofinando
un occhio con il palmo della mano; era un gesto che Laxus gli aveva
visto fare alcune
volte. “Sono sicuro che domani spunteranno fuori altri
problemi” disse Freed.
“Immagino
che essere un avvocato significhi
anche questo” disse Laxus con un sorriso forzato, fissando al
contempo suo nonno
– che non accennava a muoversi – come per dirgli di
andare via.
“Hai
ragione. Comunque grazie ancora, non vedo
l’ora di rivederti nel weekend”. Freed
sospirò di nuovo stancamente e Laxus non
poté fare a meno di soffermarsi sullo schermo del cellulare
con gli occhi che brillavano
più del dovuto. “Ora devo andare, ho una riunione
tra quindici minuti e mi devo
preparare. Ti richiamo più tardi”.
“Sì,
a più tardi” ripeté Laxus, e la
chiamata si
concluse.
Laxus
e Makarov si guardarono l’un l’altro per
qualche momento. Laxus non riusciva a decifrare con esattezza
l’espressione sul
volto di suo nonno e oltretutto ce l’aveva con lui per il
fatto che non se ne fosse
andato dopo aver compreso che quella chiamata era privata.
Tuttavia, Laxus
sapeva che, se avesse espresso la sua rabbia, suo nonno gli avrebbe
fastidiosamente
ricordato che quello era il suo ufficio e che aveva tutto il diritto di
starci
dentro, molto più di Laxus.
“Allora”
disse infine Makarov. “Mirajane mi ha
detto che sei arrivato in anticipo stamattina”.
“Non
avresti dovuto ascoltare la mia
conversazione” disse Laxus con tono infastidito.
“E
tu non dovresti entrare nel mio ufficio
senza il mio permesso” rispose di rimando Makarov, e Laxus
roteò gli occhi. “Ma
ti perdono perché evidentemente avevi bisogno del mio fax
per aiutare il tuo amichetto”.
Laxus
si mise in piedi – fino ad allora se ne
era rimasto seduto perché il fax era posizionato sotto la
scrivania di Makarov –
e cominciò a camminare in direzione della porta. Lui e suo
nonno avevano un
buon rapporto, ma a volte Makarov era veramente insopportabile. Faceva
battute
su cose che Laxus non trovava per nulla divertenti con il solo intento
di
sfotterlo e farlo arrabbiare, e il biondo sapeva che in quei casi era
meglio
non assecondarlo, quel vecchio bastardo.
Fece
per passare accanto a Makarov, ma quest’ultimo
gli afferrò un lembo della maglia per bloccarlo. Nonostante
avrebbe potuto
perfettamente ignorare quella stretta, Laxus si fermò e
guardò suo nonno con un’espressione
che affermava esplicitamente di non voler scherzare sul suo rapporto
con Freed.
“Non
ti arrabbiare” disse Makarov con tono
serio. “È solo che mi sembravi contento.
È stato bello sentirti ridere in quel
modo”.
“Bene”
disse Laxus in modo leggermente
scontroso.
“Non
c’è bisogno di reagire in maniera
difensiva” commentò Makarov. “Sono
semplicemente felice per te. Quasi tutte le
persone che conosci vivono o hanno vissuto tutta la loro vita qui. E
quasi tutti
i tuoi amici sono donne. Mi fa piacere che hai conosciuto un uomo e che
ti
diverti con lui”.
“Non
è che voglio automaticamente scoparmi ogni
uomo che incontro, eh” borbottò Laxus.
“Certo.
Ero solo un po’ sorpreso di trovarti
così, a ridere e scherzare con lui, specialmente
considerando il fatto che ti
stava dicendo cosa fare. Se fossi stato io, ti saresti
incazzato”. Makarov
sorrise. “Ma se dici che il vostro rapporto è
puramente platonico, ti credo.
Ripeto che mi piace vederti così. Lascia fantasticare un
po’ il tuo vecchio”.
“Posso
andare ora?” mormorò Laxus.
“Come
vuoi”. Makarov sorrise. “Comunque lui mi
piace”.
Laxus
si lasciò sfuggire uno sbuffo e Makarov abbandonò
la sua maglia. Le parole del vecchio lo avevano irritato. Non solo
Makarov lo
aveva fatto sentire volontariamente in imbarazzo per la chiamata di
Freed, ma gli
aveva anche dato una sorta di benedizione. Una
benedizione che Laxus non
voleva e di cui non necessitava. Era un uomo adulto, non un bambino
bisognoso
che qualcuno gli dicesse cosa fare.
Tra
l’altro, Makarov nemmeno lo conosceva
Freed! E in realtà la situazione era molto più
complessa di quanto potesse
apparire sulla base di quella maledetta chiamata.
Ma
mentre Laxus andava via, la sua mente tornò
alla fine della conversazione con Freed. Non aveva recepito
completamente le
sue parole nel momento in cui Freed le aveva pronunciate, ma ora che ci
rifletteva doveva ammettere che erano parecchio…
interessanti.
“Non vedo l’ora di
rivederti”.
Non
“Non vedo l’ora di tornare a
Magnolia”.
Non “Non vedo l’ora di venire
lì nel weekend, così non devo preoccuparmi del
mio lavoro”. E nemmeno “Non
vedo l’ora di vedere come procedono i lavori
in casa”. Aveva affermato esplicitamente che non
vedeva l’ora di rivedere lui,
Laxus, il che era certamente interessante.
E
se quelle parole erano in grado di fargli dimenticare
la rabbia per la conversazione con suo nonno e di provocargli uno sfarfallio
allo stomaco, erano pur sempre cazzi suoi. Suoi e di nessun altro.
Chiarimenti della traduttrice:
1 Pressa
(leg
press) = macchinario da palestra che serve per svolgere un esercizio
con le
gambe.