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Autore: Eryiss    21/01/2021    1 recensioni
Freed e Laxus conducono vite incredibilmente diverse. Freed è un avvocato d’ufficio che vive nella capitale, mentre Laxus lavora come tuttofare in un hotel di campagna. Nonostante le differenze che intercorrono tra i due, le loro vite si incroceranno nel momento in cui Freed erediterà una casa nel paese di Laxus e lo assumerà per rendere l’edificio nuovamente abitabile. Ma più si avvicineranno, più comprenderanno cosa possono offrirsi l’un l’altro.
[Modern!AU, Fraxus, capitoli pubblicati: 7/12] [Storia originale di Eryiss, traduzione di Soly_D]
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Cana Alberona, Evergreen, Fried Justine, Lisanna, Luxus Dreher
Note: AU, Lime, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Note della traduttrice:

Quarto capitolo di questa long di Eryiss che potete trovare qui in lingua inglese: AO3 - Fanfiction.net - Tumblr. Ricordo che titolo, immagine introduttiva, storia e note d’autore sono sue, mentre io mi occupo solo di tradurre.

Se volete lasciare un commento, provvederò a tradurlo per l’autore <3

Note dell’autore:

Ciao a tutti, grazie di essere qui. Ricordate di dare un’occhiata a Fuckyeahfraxus che ha organizzato il Fraxus Day. Andate a visitare la pagina per scoprire quali altri contenuti sono stati prodotti in occasione di questo evento.

Vi ringrazio per qualsiasi commento vogliate lasciarmi. Per me significa molto. Spero che la storia vi piaccia e grazie per la lettura.

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Capitolo 4 – La chiamata

Laxus si era reso conto di quanto gli piacesse avere una routine quotidiana solo quando aveva ricominciato ad averne una. L’ultima volta che aveva avuto l’intera settimana piena di impegni era stato ai tempi delle superiori. Da quel momento in poi, la sua routine si era trasformata lentamente e gradualmente in un ammasso di giornate tutte uguali segnate qua e là da qualche lavoretto nell’hotel. Era stato un periodo piuttosto noioso, ma Laxus non l’aveva mai ammesso a se stesso.

Ora che lavorava praticamente ogni giorno, non sapeva proprio come aveva fatto a trascorrere così tanto tempo senza fare granché. In realtà Freed non gli aveva imposto rigidi orari di lavoro, ma diceva di essere certo che un uomo come Laxus non avrebbe perso tempo. Grato per quell’osservazione, Laxus aveva deciso di impegnarsi seriamente costruendosi una vera e propria tabella di marcia giornaliera.

Alle 7 si alzava, alle 7.30 andava ad allenarsi in palestra, alle 9 si faceva un giro nell’hotel per verificare che non ci fosse nulla da riparare o di cui occuparsi, alle 10 raggiungeva la casa e svolgeva tutto il lavoro che si era prefissato per la giornata.

Si sentiva un uomo adulto. Era una bella sensazione.

Scendendo dalla pressa1 e afferrando l’asciugamano, Laxus sospirò soddisfatto. Non si era mai allenato di primo mattino – lo aveva sempre fatto nel pomeriggio, più per ingannare il tempo che per altro – ma comunque gli piaceva. Era un bel modo di iniziare la giornata: gli permetteva di migliorare la circolazione del corpo prima di mettersi al lavoro e di godere dell’aria fresca e rigenerante del mattino a contatto con la pelle sudata lungo il tragitto di ritorno verso casa.

Si asciugò il sudore dalla fronte e raggiunse il tappetino per svolgere gli esercizi di stretching, sorridendo tra sé e sé per la sensazione di bruciore alle gambe con le quali aveva da poco sollevato i pesi. Mentre camminava, tirò fuori il cellulare e lo sbloccò per controllare l’ora.

Chiamata persa – Freed Justine

Messaggio di segreteria telefonica – Freed Justine

Freed era tornato ad Era, così come aveva pianificato. Trascorreva la settimana in città a lavorare nel suo ufficio con i suoi amici e tornava a Magnolia nel weekend per controllare il lavoro di Laxus e offrirgli suggerimenti e aiuto ogni volta che poteva, il che accadeva sempre più spesso da quando il biondo gli aveva insegnato un paio di cose. In effetti lavoravano insieme da diverse settimane e ormai Freed era diventato piuttosto bravo.

Laxus riusciva a capire ciò che gli serviva senza troppa difficoltà. A volte Freed non disponeva della terminologia tecnica per esprimere in maniera immediata ciò di cui aveva bisogno, ma insieme trovavano sempre una soluzione. Formavano una bella squadra e facevano costantemente progressi.

Laxus doveva ammettere che a volte Freed gli mancava. Preferiva lavorare in compagnia e Freed era una buona compagnia. Insieme si divertivano.

O almeno, Laxus si divertiva. Freed a volte si comportava in maniera enigmatica, ma sembrava divertirsi anche lui. Non lasciava quasi mai trapelare le sue emozioni e sorrideva – sorrideva davvero – solo quando pensava che Laxus non lo stesse guardando. Laxus lo aveva beccato un paio di volte, e quell’espressione divertita sul volto solitamente impassibile di Freed era qualcosa che avrebbe desiderato vedere più spesso. Gli stava bene.

Da quando lavoravano insieme solo nel weekend, Freed lo aveva chiamato di rado e per motivi specifici, come quando un membro della società di conservazione degli edifici aveva fatto visita alla casa per controllare che non la stessero distruggendo. Di conseguenza, quella chiamata persa e soprattutto quel messaggio di segreteria telefonica erano insoliti, anche perché Laxus aveva compreso che Freed preferiva mandare messaggi scritti piuttosto che fare chiamate telefoniche.

Allora Laxus svolse velocemente gli esercizi di stretching e poi raggiunse lo spogliatoio portandosi il cellulare all’orecchio per ascoltare il messaggio di Freed.

“Scusa se ti ho svegliato” cominciava. “Potresti vedere se ho lasciato qualcosa nella mia stanza domenica scorsa?”

Ascoltando e camminando verso l’armadietto, Laxus aggrottò la fronte. Freed aveva scandito le parole in modo così deciso da lasciarlo interdetto. Laxus lo aveva sempre visto come un uomo piuttosto rilassato, nonostante al di fuori potesse sembrare rigido. Era anche chiaramente intelligente e Laxus non si sarebbe stupito se si fosse rivelato un vero genio, di questo era certo.

Forse era stata solo una sua impressione, ma nelle parole di Freed – lo stesso Freed che non si faceva alcuno scrupolo a dirigere personalmente i lavori in casa – aveva percepito una punta di panico.

“Lo scorso weekend mi ero portato un po’ di lavoro in hotel…” continuava Freed. “…tra cui un contratto su cui sto lavorando. Penso di averlo lasciato nella mia stanza e ho bisogno di sapere se è ancora lì, sano e salvo. È confidenziale, come puoi ben immaginare, e contiene tutti i miei appunti. Richiamami il prima possibile, per favore”.

Laxus si passò l’asciugamano sul corpo, si riempì di deodorante e prese il suo borsone. Normalmente si sarebbe fatto una doccia e avrebbe indossato abiti puliti, ma il fatto che Freed gli avesse lasciato un messaggio di segreteria telefonica piuttosto che mandargli un breve messaggio significava che era urgente. Laxus non aveva conoscenze in campo giuridico – be’, come tutti coloro che non ci lavoravano – ma perdere un contratto confidenziale non doveva essere una bella cosa. Era certo che i dipendenti del Fairy Tail non avrebbero mai sbirciato nella roba dei clienti, ma ovviamente Freed non poteva avere una simile certezza.

Laxus uscì velocemente dalla palestra con il borsone in spalla, cercò il numero di Freed sullo schermo del cellulare e rimase in attesa. Freed rispose dopo qualche momento.

“Laxus” lo salutò.

“Ehi” rispose Laxus. “Scusa se non ho risposto alla tua chiamata, ero in palestra”.

“Oh, che coincidenza”. Freed si concesse una risata breve e un po’ forzata. “Anch’io ho appena finito di allenarmi con il mio personal trainer”.

Laxus non sapeva che Freed avesse un personal trainer.

Ora che ci rifletteva, l’avvocato era chiaramente in forma, come dimostravano le sue spalle ampie e il suo busto asciutto. Quando due settimane prima Freed si era arrotolato le maniche della camicia rivelando le braccia robuste e solcate da qualche vena, Laxus ne era rimasto talmente colpito da farsi quasi scivolare un’asse di legno sui piedi – un po’ esagerato, forse, ma quell’immagine l’aveva comunque distratto per qualche attimo.

“Piccolo il mondo, eh?”. Laxus scrollò le spalle, poi parlò con tono leggero e scherzoso sperando di risollevare il morale a Freed. “Ma sappi che sono dei truffatori, i personal trainer. Se stai cercando di migliorarti allora va bene, ma se vuoi rimanere così come sei allora non ne hai bisogno”.

“Hai ragione” disse Freed, e Laxus sorrise. Se giustamente sollecitato, Freed si lasciava distrarre piuttosto facilmente. “Mi alleno con lui per il suo status, onestamente. È un personal trainer d’élite, l’ho scelto per questo”.

“Ascolta un po’, signorino” scherzò Laxus con un sorriso. “Se vuoi posso scriverti una lista di esercizi che ti permetterebbero di risparmiare qualche banconota”.

“Magari, grazie” concordò Freed. “No, aspetta, smettila di distrarmi! Hai trovato quello che ti ho chiesto?”

“Ci so fare, eh?”. Laxus sorrise ma poi continuò. “Sono quasi arrivato in hotel. Se l’hai lasciato lì, sono sicuro che qualche membro del personale l’abbia trovato e consegnato a mio nonno senza aprirlo”. Freed sospirò, chiaramente poco convinto. “Non rischierebbero mai di farti incazzare, Freed. Praticamente sei tu che fai rimanere aperto l’hotel ogni weekend. Se tu te ne vai, loro perdono il lavoro”.

Freed si lasciò sfuggire una risata e Laxus sorrise. “Non dovresti darmi tutto questo potere, Laxus. Potrei farne cattivo uso”.

“Non ne dubito”. Laxus sorrise entrando nella calda reception di Fairy Tail. Chissà se nella battuta di Freed c’era qualcosa di vero… Fece un cenno a Mirajane che era seduta dietro il bancone. “Dammi un secondo” disse poi a Freed.

“Certo” rispose l’avvocato.

Allontanando un po’ il telefono dall’orecchio, Laxus raggiunse il bancone. Mirajane lo squadrò dalla testa ai piedi arricciando il naso di fronte al suo aspetto arruffato e al suo odore di sudore e deodorante. Aprì la bocca per parlare, ma Laxus la interruppe sperando che riuscisse a comprendere la sua fretta proprio dallo stato in cui si trovava.

“Sai se Freed ha lasciato qualcosa nella sua stanza, tipo dei documenti?” chiese. “L’ha pulita Lisanna, no?”.

“In effetti Lisanna ha accennato a qualcosa del genere” disse Mirajane dopo averci riflettuto un attimo. “Una cartella marrone, l’ha data a Makarov per sicurezza. E Makarov voleva avvisare Freed, ma siccome non ha il suo numero stava aspettando te”.

“Quindi questa cartella è nel suo ufficio, no?” chiese Laxus allontanandosi dal bancone.

“Sì, ma è chiuso a chiave. Makarov sarà qui tra un’ora, credo”.

“Ho una copia delle sue chiavi da quando avevo sedici anni”. Laxus sorrise andando via e ignorando Mirajane che gli diceva che non avrebbe dovuto possedere quelle chiavi. Riportò il cellulare all’orecchio aprendo l’ufficio di suo nonno. “L’hanno trovato, è nell’ufficio del vecchio. Ora lo cerco” disse a Freed.

“Mi sono dimenticato di dirti che mi serve una copia di quel contratto qui, possibilmente con tutti i miei appunti” spiegò Freed con un sospiro rassegnato. Laxus rovistò nel cassetto della scrivania trovando finalmente la cartella marrone.

“Potrei farti una foto di ogni pagina” suggerì aprendo la cartella. “La società Lamia Scale si fonde con Mermaid Heel, giusto?”

“Sì, è lui, grazie” rispose Freed, ma con tono ancora preoccupato. “Secondo il regolamento sulla protezione dei dati, non è possibile fare foto. Se mi scoprono mi tolgono il caso o, peggio ancora, mi licenziano. E il mio cliente perde automaticamente la causa”.

“Meglio evitare allora”. Laxus annuì. “Potrei scannerizzarlo e inviartelo per e-mail. O forse è la stessa cosa?”. Ci rifletté per qualche attimo. “Potrei inviartelo per posta se sei disposto ad aspettare”.

“Mi serve oggi”. Freed sospirò. “E comunque no, non puoi nemmeno inviarmelo per e-mail”.

Laxus sospirò passandosi una mano tra i capelli. Non spettava a lui sentirsi preoccupato per la situazione, ma il fatto che Freed non fosse rilassato come suo solito lo destabilizzava. Freed era suo amico e nessuno avrebbe voluto vedere il proprio amico stressato a causa della possibilità di perdere il lavoro solo per essersi dimenticato qualcosa in una stanza d’hotel, il che sarebbe potuto accadere a chiunque. In una situazione del genere, qualsiasi buon amico avrebbe offerto il proprio aiuto.

“Be’…” disse Laxus schioccando la lingua sul palato. “Per che ora ti serve? Potrei prendere il treno e raggiungerti in ufficio se non ti dispiace che io mi prenda un giorno libero dai lavori in casa”.

Forse un amico non si sarebbe spinto così lontano. O forse sì?

“Non dire sciocchezze” disse Freed scuotendo sicuramente la testa. “È un viaggio troppo lungo. Non riusciresti a tornare a casa prima di stasera. Non posso chiederti una cosa simile”.

“Se non c’è altra alternativa potrei farlo. E poi non sono mai stato ad Era, quindi questo sarebbe un buon pretesto…” rispose Laxus affievolendo gradualmente il tono di voce. “Aspetta, che ne dici di un fax? Mio nonno è forse una delle poche persone sulla Terra ad averne ancora uno per chissà quale motivo”.

“Potrebbe andare” disse Freed esitante. “La legge afferma che non è possibile replicare i documenti in formato digitale, quindi tecnicamente non staremmo infrangendo nessuna regola”.

“Bene”. Laxus sorrise. “Spero che tu sappia come inviare un fax, perché io non ne ho la più pallida idea”.

“È abbastanza semplice in realtà” disse Freed, e nel suo tono di voce Laxus percepì un sorriso genuino di cui si rallegrò. “Potrebbe riuscirci anche un bambino senza troppe spiegazioni”.

“Evita quel tono di superiorità, stronzo”. Laxus sorrise accendendo la macchina. “L’unico bambino che saprebbe usare questo rottame di merda sarebbe un bambino uscito dall’Ottocento o qualcosa del genere”.

“Intendi dire che io sembro uscito dall’Ottocento?” chiese Freed.

“Be’, ti ci vedrei bene a camminare con un bastone, uno stupido cappello a cilindro e uno dei quei pesanti cappotti da riccone”. Laxus strizzò gli occhi nel tentativo di comprendere le istruzioni sullo schermo sbiadito della macchina, immaginandosi distrattamente Freed in abiti ottocenteschi. “Penso che ti starebbero bene in effetti. Sembreresti piuttosto s– stiloso”.

Laxus si bloccò. Stiloso. Stiloso!

In effetti non c’erano molti aggettivi che iniziassero con la lettera ‘S’, ma come diamine gli era uscito stiloso? Laxus non lo aveva mai detto in tutta la sua vita e probabilmente nessun altro uomo della sua età avrebbe usato una parola del genere. Certo, era riuscito a nascondere ciò che pensava veramente di Freed in abiti all’antica, ma perché diavolo aveva usato la parola stiloso? Stiloso!

La verità era che aveva quasi ammesso di trovare Freed sexy, il che era sia positivo che negativo.

Era positivo perché significava che Laxus, dopo anni di terapia, aveva smesso di tormentarsi all’idea di essere attratto dagli uomini e adesso si sentiva a proprio agio con la propria sessualità. Era negativo perché significava che avrebbe dovuto fare più attenzione a non rivelare di essere attratto da Freed, che era a tutti gli effetti il suo capo.

“Certo” disse Freed un po’ distrattamente. Laxus sperò che Freed non avesse capito. Non poteva aver capito, no? “Come va con il fax?” chiese subito dopo Freed.

“Mi sa che dovrai aiutarmi. Non è facile per niente, ‘sta merda”.

Freed gli spiegò brevemente cosa fare. In effetti era un procedimento relativamente semplice, ma il fatto che lo schermo della macchina con tutte le diverse opzioni fosse quasi impossibile da decifrare non aiutava per nulla. Con un po’ di sforzo, però, Laxus portò a termine l’impresa e alla fine Freed riuscì ad ottenere una copia del contratto direttamente dal fax del suo ufficio.

A quel punto Laxus si voltò notando che suo nonno lo stava guardando da dietro la porta – concentrato com’era sul fax e sulle istruzioni di Freed, non lo aveva sentito arrivare. Laxus si chiese da quanto il vecchio fosse lì e perché esattamente lo stesse guardando con un sopracciglio sollevato e un sorriso quasi compiaciuto. Quando Laxus fece per parlare, fu Freed ad interromperlo.

“Grazie di tutto, Laxus”. Dato che il biondo aveva messo il vivavoce, le parole di Freed rimbombarono in tutta la stanza. Laxus ci impiegò un paio di secondi a capire che doveva rispondere.

“Nessun problema” rispose, ora un po’ più lucido. Makarov non voleva proprio saperne di cambiare espressione. “Va bene così, quindi?” chiese Laxus a Freed.

“Per oggi sì” rispose Freed con tono stanco, e Laxus percepì una sorta di fruscio capendo che l’avvocato si stava strofinando un occhio con il palmo della mano; era un gesto che Laxus gli aveva visto fare alcune volte. “Sono sicuro che domani spunteranno fuori altri problemi” disse Freed.

“Immagino che essere un avvocato significhi anche questo” disse Laxus con un sorriso forzato, fissando al contempo suo nonno – che non accennava a muoversi – come per dirgli di andare via.

“Hai ragione. Comunque grazie ancora, non vedo l’ora di rivederti nel weekend”. Freed sospirò di nuovo stancamente e Laxus non poté fare a meno di soffermarsi sullo schermo del cellulare con gli occhi che brillavano più del dovuto. “Ora devo andare, ho una riunione tra quindici minuti e mi devo preparare. Ti richiamo più tardi”.

“Sì, a più tardi” ripeté Laxus, e la chiamata si concluse.

Laxus e Makarov si guardarono l’un l’altro per qualche momento. Laxus non riusciva a decifrare con esattezza l’espressione sul volto di suo nonno e oltretutto ce l’aveva con lui per il fatto che non se ne fosse andato dopo aver compreso che quella chiamata era privata. Tuttavia, Laxus sapeva che, se avesse espresso la sua rabbia, suo nonno gli avrebbe fastidiosamente ricordato che quello era il suo ufficio e che aveva tutto il diritto di starci dentro, molto più di Laxus.

“Allora” disse infine Makarov. “Mirajane mi ha detto che sei arrivato in anticipo stamattina”.

“Non avresti dovuto ascoltare la mia conversazione” disse Laxus con tono infastidito.

“E tu non dovresti entrare nel mio ufficio senza il mio permesso” rispose di rimando Makarov, e Laxus roteò gli occhi. “Ma ti perdono perché evidentemente avevi bisogno del mio fax per aiutare il tuo amichetto”.

Laxus si mise in piedi – fino ad allora se ne era rimasto seduto perché il fax era posizionato sotto la scrivania di Makarov – e cominciò a camminare in direzione della porta. Lui e suo nonno avevano un buon rapporto, ma a volte Makarov era veramente insopportabile. Faceva battute su cose che Laxus non trovava per nulla divertenti con il solo intento di sfotterlo e farlo arrabbiare, e il biondo sapeva che in quei casi era meglio non assecondarlo, quel vecchio bastardo.

Fece per passare accanto a Makarov, ma quest’ultimo gli afferrò un lembo della maglia per bloccarlo. Nonostante avrebbe potuto perfettamente ignorare quella stretta, Laxus si fermò e guardò suo nonno con un’espressione che affermava esplicitamente di non voler scherzare sul suo rapporto con Freed.

“Non ti arrabbiare” disse Makarov con tono serio. “È solo che mi sembravi contento. È stato bello sentirti ridere in quel modo”.

“Bene” disse Laxus in modo leggermente scontroso.

“Non c’è bisogno di reagire in maniera difensiva” commentò Makarov. “Sono semplicemente felice per te. Quasi tutte le persone che conosci vivono o hanno vissuto tutta la loro vita qui. E quasi tutti i tuoi amici sono donne. Mi fa piacere che hai conosciuto un uomo e che ti diverti con lui”.

“Non è che voglio automaticamente scoparmi ogni uomo che incontro, eh” borbottò Laxus.

“Certo. Ero solo un po’ sorpreso di trovarti così, a ridere e scherzare con lui, specialmente considerando il fatto che ti stava dicendo cosa fare. Se fossi stato io, ti saresti incazzato”. Makarov sorrise. “Ma se dici che il vostro rapporto è puramente platonico, ti credo. Ripeto che mi piace vederti così. Lascia fantasticare un po’ il tuo vecchio”.

“Posso andare ora?” mormorò Laxus.

“Come vuoi”. Makarov sorrise. “Comunque lui mi piace”.

Laxus si lasciò sfuggire uno sbuffo e Makarov abbandonò la sua maglia. Le parole del vecchio lo avevano irritato. Non solo Makarov lo aveva fatto sentire volontariamente in imbarazzo per la chiamata di Freed, ma gli aveva anche dato una sorta di benedizione. Una benedizione che Laxus non voleva e di cui non necessitava. Era un uomo adulto, non un bambino bisognoso che qualcuno gli dicesse cosa fare.

Tra l’altro, Makarov nemmeno lo conosceva Freed! E in realtà la situazione era molto più complessa di quanto potesse apparire sulla base di quella maledetta chiamata.

Ma mentre Laxus andava via, la sua mente tornò alla fine della conversazione con Freed. Non aveva recepito completamente le sue parole nel momento in cui Freed le aveva pronunciate, ma ora che ci rifletteva doveva ammettere che erano parecchio… interessanti.

“Non vedo l’ora di rivederti”.

Non “Non vedo l’ora di tornare a Magnolia”. Non “Non vedo l’ora di venire lì nel weekend, così non devo preoccuparmi del mio lavoro”. E nemmeno “Non vedo l’ora di vedere come procedono i lavori in casa”. Aveva affermato esplicitamente che non vedeva l’ora di rivedere lui, Laxus, il che era certamente interessante.

E se quelle parole erano in grado di fargli dimenticare la rabbia per la conversazione con suo nonno e di provocargli uno sfarfallio allo stomaco, erano pur sempre cazzi suoi. Suoi e di nessun altro.






Chiarimenti della traduttrice:

1 Pressa (leg press) = macchinario da palestra che serve per svolgere un esercizio con le gambe.

   
 
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