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Autore: NorwegianWoodFields    22/01/2021    2 recensioni
Artù, un ragazzo viziato seppur di buon animo, è da sempre vissuto nell'agiatezza e si ritroverà a fare i conti con la realtà più cruda, quella dei comuni mortali, a vivere senza la sua stabilità economica e privilegi vari, cominciando a capire cosa significhi dover provvedere a se stesso, più o meno da solo, senza alcun appoggio da parte del padre.
Merlino è un ragazzo che si fa in quattro con i suoi lavori part time tentando di sostentarsi ed aiutare la madre. Conosce da sempre la realtà nella sua forma più cruda, eppure questo non gli ha mai impedito di essere una persona dalla serenità travolgente.
Entrambi cominciano con il piede sbagliato carichi uno di aggressività e l'altro di pregiudizi. Le "ragioni" della loro ingiustificata antipatia sono effettivamente inconsistenti: si contendono le attenzioni della stessa ragazza, Viviana.
Presto però, la sorte farà si che debbano cominciare a passare molto tempo insieme per lavoro. Scopriranno di essere tanto simili nonostante le loro evidenti differenze. Questa velocità con la quale si legheranno subito in un'amicizia e la rapidità con cui la chimica tra loro esploderà, sarà causa di dubbi esistenziali, paure e rivalutazioni di aspetti abbastanza personali del proprio essere.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gwen, Merlino, Morgana, Principe Artù, Will | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione, Nel futuro
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Artù camminava velocemente tentando di tenere il passo di Viviana, provava ad attirare la sua attenzione sperando di suscitare un minimo di interesse in lei, almeno un'unghia di quello che aveva lui. Faceva così da tre mesi, il tempo esatto da che lui le andava appresso cotto e stracotto. Era palese agli occhi di tutti che Pendragon avesse una sbandata per la ragazza, per tutti tranne che per lei a quanto pareva. Non che il ragazzo glielo avesse mai detto esplicitamente, ma di certo non era necessario farlo presente, o almeno così lui credeva.


 

“Mi chiedevo se un giorno di questi volessi venire a pranzo con me!” Chiedeva con voce flebile, sporgendosi leggermente verso di lei. Doveva pur buttarsi, sondare seriamente il terreno prima o poi.


 

“Vuoi portarmi in un ristorante di quelli che frequentano persone come te? Vuoi mostrarmi cosa puoi permetterti?” Rispose con sguardo gelido. Al biondino suonava una risposta alquanto strana quella, anche se non sapeva spiegarsi il perché, o se pendesse sul positivo oppure sul negativo. Qualcun altro più attento alle prime impressioni e con la mente non offuscata da cottarelle sciocche avrebbe notato una malignità ed un'acidità insolite.


 

“Oh no, non...A me va benissimo qualsiasi posto, puoi sceglierlo tu, va bene persino una tavola calda, anche una taverna volendo!” Odiava passare per quello che sbatteva in faccia a chiunque la sua opulenza, o meglio, quella di Uther Pendragon, non la sua visto che lavorava da poco...


 

“Una taverna...” Lo guardava con espressione indecifrabile. Era una difficile, ma per Artù questo significava semplicemente che lei era all'antica. Adorabile!


 

“Possiamo mangiare un pollo al forno, con le patate!” Diamine se era una frana...che proposte erano quelle? Avrebbe voluto mordersi la lingua subito dopo, ma mostrò un sorriso carismatico e vagamente altezzoso, come per far dimenticare le sue stupidaggini con quel semplice gesto. La ragazza sbuffò scuotendo la testa, poi venne catturata da due figure davanti a loro. Il ragazzo anche osservò, c'era quella sorta di stecchino ambulante misto a Dumbo ed il suo migliore amico con la faccia da schiaffi. Will salutò velocemente Merlino con un bacio sulla guancia, per poi scappare in fretta e furia.


 

“Viviana! Ciao! Allora è ok per domani sera!?” Urlò allargando le braccia, immaginando che la ragazza stesse ignorando quel ricco viziato che si era incollato a lei come al solito e che non aspettasse altro che un pretesto per poter smettere di parlarci. Merlino, a differenza di quell'idiota, non andava dicendo in giro di essere innamorato pazzo di lei, riconosceva che fosse solo una cotta stupida quella che aveva per Viv, certamente, ma non per questo non avrebbe usato tutti gli strumenti e le forze a sua disposizione!


 

“Ovvio Merl!” Rispose entusiasta, abbracciandolo senza farselo ripetere due volte.

Artù era li, in mezzo a quei due che si comportavano come se non esistesse affatto. Come poteva anche solo sopportare quel cretino che aveva chiesto di uscire alla ragazza che LUI stava corteggiando da mesi?Dove diamine si sarebbero visti, a che ora? E perché accettare un invito da quello? Perché, cosa aveva quel coso in più di lui? Il biondino si schiarì la voce, fissando in cagnesco il suo rivale, che arrivava dal nulla e pareva già aver fatto breccia nel cuore di lei.


 

“Ah, ma ci sei anche tu...ehm Arturo?” Fino a quel momento Merlino aveva volutamente evitato anche solo di lanciare uno sguardo a quell'essere, ma gli era diventato impossibile far finta di nulla per tutto quel tempo. Ed era palese conoscesse molto bene il suo nome, ma voleva umiliarlo, infastidirlo e perché no farlo tornare coi piedi per terra.


 

“Mi chiamo Artù!” Rispose seccamente.


 

“Artù, Artù giusto! Artù caro...non pensi che sia abbastanza?”


“Scusa?” Si avvicinò al moro che non aveva il benché minimo rispetto, lo sapeva che lui era veramente innamorato di Viviana, perché doveva sbattergli in faccia che aveva ottenuto un appuntamento senza sforzi, quando Artù collezionava fallimenti su fallimenti? Sorridendogli in quel modo poi! Finto angioletto, ammaliatore. Sentiva una rabbia animalesca salirgli direttamente dal petto, lui non era un tipo violento, no! Oh ma quanto lo avrebbe voluto prendere a pugni, quanto avrebbe desiderato staccargli le enormi orecchie a morsi!?Strappargliele via lentamente.


 

“Lo so che per quelli come te è difficile da credere, abituati come siete a ricevere dalla vita solo 'SI', ad avere tutti ai vostri piedi per poter compiacere i vostri porci comodi, ad essere esaudito ogni vostro desiderio tra i più futili e superficiali, avete sempre tutto e subito, non immaginate poveri ingenui che la realtà è più complessa di così. Viviana ti sta dicendo dei grossi 'NO' dall'alba dei tempi... perché invece di stalkerarla e starle appiccicato come una cozza, non ti guardi un po' intorno? Sei giovane e ci sono tante ragazze in giro per il mondo! Non farti così del male Artù, lei non è interessata, non riesci a vederlo? Non riesci ad accettare un no!?”


 

“TU NON SAI UN CAZZO DI ME” Urlò iracondo. Come osava sminuirlo in quel modo, davanti a quella ragazza poi!? Come poteva pensare anche solo lontanamente di minare al suo orgoglio? Di mettere in discussione i suoi princìpi morali!? Senza nemmeno accorgersene, lo aveva afferrato per quella sciarpa sgualcita che portava sempre al collo e lo stava praticamente alzando dal suolo.


 

“E NON DIRMI COSA POSSO O NON POSSO FARE CON VIV, NON SPETTA A TE!”


 

“Artù, che diamine stai facendo, ragazzi tranquilli vi prego, lascialo subito!” Lo implorò Viviana.

Pendragon fece caso solo in quel momento all'espressione di puro terrore negli occhi infossati e sgranati di Emrys, ma non lo lasciò, non prima di aver dato una sbirciata veloce alla ragazza e solo quando vide la paura distorcerle i tratti somatici, si decise a lasciare la presa su quel moccioso mingherlino, allontanandolo con uno spintone che avrebbe potuto fargli spiccare il volo, se solo non avesse sbattuto prima su un muretto.

Per Merlino quella era un'ulteriore prova di quanto lo spocchioso non fosse abituato a perdere, in nessun fronte. Era pure violento per giunta. Per una ragazza tra l'altro che, ci avrebbe messo la mano sul fuoco, nemmeno aveva avuto modo di conoscere in quei tre mesi. Avrebbe voluto inveire, rinfacciargli ulteriormente i suoi pensieri, se solo fosse stato più coraggioso.
 

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Merlino si presentò in accademia, aveva provato quasi per caso a fare domanda in quella scuola delle arti, come spesso accadeva quando si proponeva per i part time più disparati, e contro ogni sua aspettativa aveva ottenuto il lavoro. Era un po' ansioso, non aveva mai posato per nessuno, sinceramente non sapeva nemmeno se avrebbe dovuto spulciare le pose più basiche, ma soprattutto se riuscisse effettivamente a stare fermo o anche solo a sostenere la tensione di avere gli sguardi di intere classi puntati addosso. Però era un lavoro che gli faceva comodo, la paga era decente e arrotondava le sue entrate, la mansione in se non era troppo stressante, lui aveva una passione per le arti visive e sarebbe stato da sciocchi rifiutare per degli stupidi dubbi.

Un prof dall'aria stramba e pacata lo aveva accolto e gli aveva indicato il piccolo spogliatoio dedicato ai modelli, anche se aveva specificato, per quella lezione gli servivano entrambi con i vestiti addosso! E lo aveva invitato a lasciarsi la giacca. Non era solo quindi...non aveva idea se questo fosse un bene o un male, ma il fatto che non dovesse da subito posare nudo per la prima volta in cui faceva quel lavoro, lo aveva messo un po' più a suo agio.


 

“Ehm...Ciao?” Si annunciò all'altro ragazzo di spalle, intento ad indossare una camicia attillata. Era entrato così bruscamente, che temette che il modello già dentro potesse esser stato colto da un infarto.


 

“Che diamine ci fai qui?” Chiese bruscamente il ragazzo, girandosi verso Emrys. Era passata una settimana da quando aveva fatto quella sfuriata fuori controllo. Quel Dumbo già aveva avuto la sua uscita con Viv.


 

“Che cazzo ci fai tu qui piuttosto Arturo!?” Rispose, sentendo un brivido di sconforto pizzicargli la spina dorsale. Non era possibile, quel viziato non poteva essere il suo collega. Che scherzo era mai quello?


 

“Ci sto da quattro mesi ormai, dai corsi estivi, questa domanda spetta a me! Mi stai perseguitando per caso?”


 

“Oh, credimi, sei proprio l'ultima persona al mondo con cui vorrei passare il mio tempo, anche se è per lavoro! L'ultima volta non mi hai picchiato per un pelo!” Si lamentò, poggiando un enorme borsone celeste su uno sgabello, Artù avrebbe voluto difendersi dicendo che lui non era un tipo violento, non era uno di quelli che andava in giro risolvendo i propri problemi prendendo a pugni gli altri, ma sapeva che non sarebbe servito a nulla e poi perché avrebbe dovuto giustificarsi con lui? In fondo non era successo nulla alla fine. Merlino uscì da quella stanzetta angusta, seguito dal biondino.

Gli doleva affidarsi a Pendragon, ma fu costretto a stargli appresso per capire dove fosse l'aula in cui avrebbero dovuto prendere servizio.


 

“Toglimi una curiosità, perché uno come te dovrebbe aver bisogno di lavorare?” Chiese Merlino con tono canzonatorio, non appena furono dentro la stanza vuota, ma ancora per poco.


 

“Come pensi si diventi ricchi esattamente? Fissando il soffitto?”


 

“Non so quanto danno a voi vostra altezza reale, ma non credo possiate arricchirvi ancora di più svolgendo questa mansione!”


 

“Non devo arricchirmi ancora di più!” Rispose spazientito ed in quel momento cominciarono ad entrare gli alunni, beh fortunatamente non era una classe numerosa, ma proprio per quello era impossibile non accorgersi dello spiacevole punzecchiamento in corso.


 

“Ah no? Effettivamente non ti serve da lavorare, cos'è? Un atto di ribellione, versione ricchi viziati?”


 

“E tu perché sei qui? Come mai hanno preso uno tutto pelle ed ossa senza la più vaga ombra di mezzo muscolo? Ti da fastidio se ti chiedo questo per caso? Mi pare di si, quindi pensa per te, pezzo di impiccione! Le mie motivazioni non devono interessarti e smettila di continuare a mettere bocca su fatti che non ti riguardano!” Come diamine osava prendersi gioco di lui, lo faceva di continuo, con le sue solite frasi populiste e maligne. Non gli veniva il dubbio che potesse esserci una situazione delicata dietro? E anche se così non fosse, dove era il problema nel cercare autosufficienza? Non aveva il men che minimo ritegno? Non gli bastava farlo sentire umiliato per essere uscito senza smuovere un dito con la ragazza alla quale lui stava appresso da tre mesi?

Gli studenti in quel momento erano presi da tanto movimento e gossip, solitamente la permanenza in accademia era uno scazzo totale. Qualcuno li avrebbe sicuramente accomunati a delle vecchie comari di paese impiccione.


 

“Ci stai da quattro mesi giusto? Avrai capito che non tutti ne usciranno disegnatori di supereroi? Gli serve capire come applicare la teoria dei muscoli su soggetti smilzi. Vari tipi di corpi. Ci sei? È troppo per il tuo cervello?”


 

“Ehm... possiamo iniziare la lezione?” Intervenne il professore, da poco entrato in aula e alquanto preoccupato per quello scambio aggressivo. I due dovevano conoscersi, era evidente.

Fu un inizio facile per i modelli entrambi in piedi, il prof si aspettava che i ragazzi prestassero molta attenzione a come i vestiti si accartocciavano in base al tessuto, alla loro misura, al tipo di corpo che ospitavano ed in base ai punti di trazione della posa. Che pieghe facevano dei vestiti super larghi? Come si comportavano su una persona minuta che calzava molte taglie in meno? Facendo ovviamente riferimento ad Emrys, indicandolo con una bacchetta di legno.

Cosa accadeva invece con un tessuto morbido ed un capo attillato calzato da un corpo ben piazzato? Indicando Artù.

Se per i due quello era un inizio semplice, lo stesso non era per gli alunni, dovevano stare attenti a troppe cose, c'erano così tante variabili che se loro fossero stati al posto degli studenti, probabilmente sarebbero fuggiti nel bel mezzo della lezione.

Dopo circa dieci minuti, il prof li fece sedere.


 

“Ehm...ragazzo moro mi ripeti il tuo nome?” Chiese l'insegnante.


 

“Merlino!” Rispose preso dal terrore di aver sbagliato in qualcosa, qualsiasi cosa.


 

“Merlino potresti levarti la giacca per questa posa? Hai sempre roba larga sotto? preferibilmente che non sia lana così cambiamo tessuto...”


 

“Oh si si, ho una felpa!” Asserì, facendo ciò che gli era stato chiesto.


 

“Cotone, bene!” Esclamò il prof. Merlino non sapeva dove poggiare il suo cappotto.


 

“Da qua idiota!” Sussurrò Artù tra i denti, sfilandoglielo praticamente dalle mani e collocandolo sulla stufetta ad incandescenza. Sembrava essere spenta, ma evidentemente doveva aver avuto qualche malfunzionamento e dopo una manciata di minuti del fumo scuro come la pece, cominciò a fuoriuscire dal tessuto.


 

“Pezzo di mer...rincretinito!” Urlò il proprietario del cappotto, contenendosi dal parlare in modo troppo scurrile davanti all'insegnante.


 

“Era accesa cavolo, tu lo sapevi no? E ci sei andato a mettere la lana cotta sopra!” Continuava, gettandosi sul tessuto ormai irreparabile, per evitare di mandare tutti a fuoco. Pendragon lo fissava a bocca spalancata, si portò le mani in testa, sembrava quasi mortificato, ma il moro era convinto fingesse solo per mantenere una certa reputazione.


 

“Io non...no...” Balbettava l'altro.


 

“Non credo se ne fosse accorto dai! Vado a portare la stufa in segreteria, probabilmente si è rotta e potrebbe essere alquanto pericolosa. Torno subito ragazzi, non fate la ola!” Il prof tentò così di smorzare la situazione, staccò la stufetta e corse via apprensivo e timoroso, forse aveva paura che gli sarebbe esplosa in mano?


 

“LO SO CHE LO HAI FATTO APPOSTA!” Starnazzava Emrys ed Artù negava con il capo.


 

“Per te è nulla forse, ma per me significa un acquisto inutile, figlio di papà, ti rendi conto che mi tratti così a causa di una persona che nemmeno conosci!?"


 

“Non ce l'ho messa volutamente per rovinartela, se mi fossi accorto che quell'aggeggio era acceso, non avrei mai rischiato mi scoppiasse un incendio addosso, no?”


 

Il prof tornò e il moro ce la mise tutta per placarsi. Le ore passarono, altre due classi si susseguirono finché il turno per entrambi terminò. I due rientrano in spogliatoio il figlio di papà si stava cambiando mentre un cellulare, probabilmente dell'altro, squillava ininterrottamente senza che Merlino si decidesse a rispondere. Tentava invece di piegare alla bene e meglio un ammasso puzzolente ed incenerito che era stato il suo cappotto fino a quella mattina.

Le chiamate non accennavano a smettere ed erano fastidiose nonostante avesse messo la vibrazione.


 

"Cedric...te lo avevo detto che sto a lavoro. Dovresti cominciare a non essere così insistente, non credi? Comunque, che vuoi adesso?"
Finalmente rispose, aprendo rabbiosamente la sua sacca celeste.

 


"Oh non può continuare così cazzo! Sono tre mesi che ti anticipo la tua parte di affitto, per non parlare delle altre spese! Ora mi staresti chiedendo un altro mese? Anche quello passato era l'ultimo, ti ricordi?" Avrebbe voluto rispondergli quando fosse stato da solo, o comunque quando non ci fosse stato quel pezzo di idiota accanto a lui, ma era troppo fuori di se per posticipare la discussione.


 

"CAZZO CED! Cazzo... vieni da me a parlarmi di empatia? Porca puttana e tu nei miei confronti quando vorresti iniziare a provarla? Non posso, non ce la faccio più ad anticiparti 'te li ridò te li ridò' sto aspettando. Lo sai no?" Artù fino a quel momento avrebbe preferito staccarsi le orecchie, perciò lo ignorava, come se non ci fosse nessuno, ma a quello scatto non poté fare a meno di sbirciare verso il suo odioso collega. Diamine se era fuori di se, non che lo avrebbe biasimato, basandosi su ciò che sentiva.



"CHE COSA? Non mi conviene cacciarti altrimenti pagherei da solo? Di grazia fino ad ora, chi altri avrebbe pagato?"
Continuò, tentando di inserire il cappotto nel borsone con movimenti incoerenti.


 

" 'Appunto per questo fammi un favore' ? Cedric, tu o sei un pazzo schizzato, o sei un grosso paraculo, pendo più per la seconda. Ti hanno assunto a tre lavori diversi e sei stato licenziato subito dopo le prove, chissà perché!? Ti credi furbo, oh lo so, pensi di essere una volpe perché hai saputo approfittare delle mie ingenuità! Sono ingenuo non scemo! Non è vero come dici tu che ' se ti caccio pagherei uguale da solo, a sto punto fammi un favore e lasciami vivere con te! ' PERCHÉ TU SEI TUTTI I GIORNI, TUTTO IL GIORNO, A CASA.
Se ti cacciassi non pagherei né la tua spesa né soprattutto i tuoi consumi energetici assurdi. Ci guadagno e basta!"

Il moro fece capovolgere la sacca intera a terra, facendone uscire quasi tutto il contenuto.


 

Pendragon senza pensarci due volte si era chinato a raccogliere i due vestiti, prima di accorgersi di stare aiutando quel Dumbo moccioso. I capi avevano tutta l'aria di essere divise da lavoro, una delle quali sicuramente di un bar.
Beh lo aiutava di certo perché vederlo in quella condizione lo aveva turbato. E poi lui era pur sempre una persona dai sani princìpi, educato.
Emrys lo guardò negli occhi non appena gli porse i vestiti, per un momento ebbe un'espressione di gratitudine, ma poi come centrato in pieno da un fulmine, tornò a riservargli il solito sguardo di biasimo, riprendendosi le divise in modo burbero.

 


"Il bar non mi paga gli straordinari da due mesi, la ditta di pulizie dell'autogrill sta andando fallita, questione di giorni e mi licenzierà, come puoi chiedermi un ulteriore sforzo...sapendo che ogni tanto mamma..."


 

Merlino si interruppe non appena si accorse dello sguardo di Artù puntato su di lui. Il biondino non voleva fare l'invadente, davvero, ma era più forte di lui quando si parlava di mamme... Si apprestò ad abbassare gli occhi addirittura imbarazzato, subito dopo essere stato colto sul fatto.

 


"Vedi di diventare una persona adulta e responsabile, vai via il prima possibile. OH NO NO! NON SE NE PARLA! Non costringermi a chiamare la polizia, in questo periodo non ho neanche il tempo per pisciare, CAZZO!" Urla, attaccandogli in faccia.


 

“Piaciuto lo spettacolo Pendragon!?” Gli chiese, ritrovandoselo davanti, impalato come uno stoccafisso.


 

“Eri qui...è ovvio che abbia sentito, cosa volevi facessi, idiota!?” Nonostante volesse apparire indignato, gli uscì una voce stranamente mansueta. Quel particolare non sfuggì all'altro che sbuffò frustrato. Artù aveva ragione, era ovvio che potesse ascoltare come era ovvio che lo aveva aggredito perché era imbestialito con Cedric, questa volta gli era andato contro assolutamente dal nulla, ma non si sarebbe mai permesso di sentirsi in colpa o di chiedere scusa, rimaneva il fatto che quel viziato scemo gli avesse fatto fuori il cappotto, un minimo di diritto di trattarlo male lo aveva...no!?

Il moro scappò via in fretta e furia senza replicare né salutare, non che la vita del biondino dipendesse dal saluto di quel tipo. Quando scese finalmente solo e in tutta tranquillità, l'aria fredda gli pizzicò il volto e le orecchie, le temperature stavano cominciando a calare, a breve avrebbe avuto bisogno anche di sciarpa, guanti e cappello! Si girò e vide il suo rivale di spalle sfrecciare su una bici, lo poté riconoscere perché ricordava come era vestito, erano stati ore ed ore vicini era ovvio lo riconoscesse anche di schiena e da lontano...faceva davvero troppo freddo per girare solo con una felpa, in bicicletta per di più! Ma effettivamente era colpa sua se adesso Dumbo andava in giro super esposto a brutte influenze senza un cappotto indossabile. Artù cominciava a sentirsi in colpa, seriamente non lo aveva fatto di proposito...però era anche vero era stato un completo idiota...


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Salve! Se state cercando una storia con una super trama, probabilmente questa non farà al caso vostro. Avevo bisogno di scrivere qualcosa di mezzo smieloso, puerile, divertente ma soprattutto semplice e banale, sperando comunque che (eventuali) lettori e lettrici possano intrattenersi, divertirsi e passare dei piccoli momenti sereni.
Alla prossima, se vi va! (Non sarò regolare sugli aggiornamenti suppongo)

   
 
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