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Autore: Francyzago77    22/01/2021    5 recensioni
Questa è la seconda parte di Destini. Ambientata in Australia, è una storia dove Georgie, tornata protagonista, vivrà emozioni, tormenti e passioni. Il passato sembra non abbandonarla ma quali incontri le ha riservato il destino?
Questa storia è stata scritta senza fini di lucro, i personaggi sono proprietà di Mann Izawa.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Arthur Butman, Georgie Gerald, Maria Dangering, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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-Complimenti, veramente una festa splendida – disse a Maria la giovane ragazza mora, entusiasta di tutto ciò che la circondava nell’ampio salone di casa Gerald ormai pieno di gente.
-Ti ringrazio cara Vivien – rispose Maria con orgoglio – sono felice tu sia soddisfatta dell’accoglienza e del buffet. Tra poco inizieranno le danze, la piccola orchestra sta già prendendo posto.
-Sarebbe perfetto se io avessi un cavaliere! – esclamò la giovane con rammarico – Non voglio ballare soltanto con mio padre.
Maria scoppiò a ridere e affermò:
-Dai, ci sono diversi ragazzi qui, non credo farai difficoltà a trovarne uno!
-Ecco – disse allora Vivien – con quello laggiù, accanto alla porta della terrazza, ci ballerei volentieri per tutta la serata.
-Ma è Arthur! – la voce di Maria era divertita – Mi dispiace per te ma è il marito di Georgie, la figlia di Fritz. È la ragazza bionda che gli sta vicino.
-Lei è Georgie? – domandò – È bellissima ed ha un marito così affascinante. Che fortuna!
-Oh Vivien – disse Maria – Georgie si merita tutto ciò che ha, è anche stata molto provata nella vita. Vieni con me, andiamo a loro. 
Raggiunsero la coppia e, dopo le presentazioni, Maria esordì:
-Io e Fritz apriremo le danze quando partirà la musica, siete pronti per ballare?
Georgie, ancora molto tesa e scossa, rispose immediatamente:
-Il ballo non fa per noi.
-Ti prego – la interruppe Maria – devi fare assolutamente anche un solo ballo, come figlia del padrone di casa non puoi non danzare!
-Tranquilla Maria – la rassicurò Arthur – se questo ti fa felice balleremo. Non vogliamo assolutamente rovinarti la festa.
Furono raggiunti da Fritz che condusse sua moglie a ricevere altri ospiti, i tre rimasero a conversare e Arthur e Georgie appresero che Vivien era la figlia del conte Boleyn, un nobile di Sydney inglese di origine.
-Mi piacerebbe – diceva la ragazza – andare in Europa un giorno, mio padre è nato a Londra, quella città mi affascina.
Una risata la fece voltare, Desmond si era unito inaspettatamente al gruppo, Georgie trasalì nel vederlo apparire.
-Nebbia, nebbia e solo nebbia – ironizzò il giovane – Londra è questa, signorina.
Le prese la mano, la sfiorò con le labbra e aggiunse:
-Permettete di presentarmi, sono Desmond Graves e provengo da quella che voi ritenete una città affascinante.
-Io sono Vivien – rispose la ragazza catturata da quello sguardo – mio padre è il conte Boleyn. 
-Vivete in una terra meravigliosa – continuò Desmond – perché mai, contessina, vi interessate tanto alla vecchia Inghilterra? Qui avete l’immensità che vi si spalanca davanti, praterie sconfinate, sole, mare, perché rinchiudersi nella fredda e grigia Londra?
-Siete così interessante e simpatico! – esclamò Vivien ridendo – Raccontatemi allora perché siete venuto qui.
-Ehi Georgie – sussurrò Arthur mentre i due parlavano fra loro – sembra che Desmond abbia impressionato molto la giovane amica di Maria.
-È semplicemente ridicolo – disse lei seria – spero che la contessina non si faccia ammaliare troppo da Lord Graves.
-Come sei severa con lui – ribatté Arthur – non ci troverei nulla di male se la corteggiasse.
Georgie non rispose e si voltò verso i musicisti che avevano cominciato a suonare, in quel momento suo padre e Maria aprirono le danze.
-Tocca a noi Arthur – disse – andiamo a ballare, lo abbiamo promesso a Maria.
Suo marito le sorrise e la condusse al centro della sala, si cimentarono in un classico valzer.
-Perché mai – pensava Vivien in piedi accanto a Desmond – non mi invita a danzare?
Con la coda dell’occhio lo scrutava ma lui era assorto a guardare altrove, guardava Georgie che, tra le braccia di Arthur, volteggiava serena, si sentiva protetta con lui, aveva bisogno della sua presenza, del suo affetto. 
-Ti vedo tranquilla finalmente – le sussurrò Arthur stringendola più forte – se il ballo ti fa questo effetto allora balleremo più spesso!
-L’importante è che tu stia con me - affermò Georgie abbracciandolo e facendogli perdere tutto il ritmo.
Si fermarono e mentre le altre coppie intorno continuavano a danzare loro si baciarono noncuranti del resto.
Rimasero l’una tra le braccia dell’altro in un angolo della sala, cullandosi al suono della musica che piano piano andava scemando.
Aprendo gli occhi Georgie sentì su di sé lo sguardo di due iridi scure che la fissavano incessantemente.
Desmond era laggiù, in piedi, appoggiato a una colonna e l’aveva osservata per tutto il tempo. E ancora era lì.
Il valzer era terminato ma l’orchestra stava iniziando un’altra aria, Arthur e Georgie tornarono al lato della stanza dove Vivien era rimasta ferma, delusa dal comportamento di Desmond il quale, prendendole la mano disse ad alta voce:
-Arthur, alla contessina farebbe piacere ballare con te, non preoccuparti penso io a tua moglie!
E lasciata Vivien portò Georgie a ballare.
-Sei impazzito! – gridò lei – Non voglio.  
-Ora siamo al centro della sala, non puoi scappare, daresti nell’occhio – rispose lui – guarda tuo marito invece com’è gentile, sta facendo danzare quella ragazzina!
-Mi imbarazzi Desmond, mi hai fissato per tutto il tempo – disse Georgie spaurita. 
-Ora continua a volteggiare, so io dove condurti – affermò il giovane sicuro di sé.
Mescolandosi fra gli invitati giunsero sulla terrazza, non c’era nessuno ma la musica e il vociare delle persone si sentivano anche lì.
-Perché mi hai portata qui? Cosa vuoi da me? – chiese Georgie angosciata liberandosi dalle braccia del giovane.
-Voglio che mi ami – rispose Desmond di getto – come hai amato Abel. Sì, come lui, non come Arthur.
-Ti prego, vattene – lo supplicò Georgie comunque affascinata da quegli occhi che la penetravano dentro – non posso e non voglio amarti!
-Se non fossi sposata – continuò abbracciandola di nuovo – mi ameresti?
Georgie cercò di liberarsi ma Desmond aveva iniziato a baciarla prima sulla guancia, dietro l’orecchio per poi scendere lungo il collo.
-Lasciami – sussurrò lei – possono vederci!
-Vieni – disse lui conducendola verso i gradini che da lì portavano al giardino – qui è più buio, non c’è nessuno.
-No – affermò Georgie con vigore – non voglio. Tu mi fai paura Desmond.
Lui si voltò di scatto, la fissò dapprima irato poi più disteso disse:
- Io sono un dannato ma se tu mi amassi forse potrei cambiare.
Lei scosse la testa e spaventata fuggì via lasciandolo sul secondo gradino, nascosto da tutto e da tutti. 
-Se tu sapessi la verità – pensò Desmond – il vero motivo che mi ha spinto qui, malediresti il giorno che mi hai incontrato. Non credevo potesse esistere una come te, Georgie, ma purtroppo il destino è avverso, io sono un dannato, senza rimedio, anche se tu parli alla mia anima sofferente e tormentata.
 
 
 
 
   
 
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