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Autore: MoonBlack    22/01/2021    0 recensioni
Fino ad ora la parola “Mew Mew” ci rimandava allo stereotipo delle coraggiose paladine della giustizia sempre a servizio per il bene della terra…contro coloro che vogliono prenderne il possesso…
E se gli alieni, messi alle strette dall’impellente bisogno di Acqua Cristallo decidessero di copiare la tecnologia umana creando una Mew mew in grado di eguagliare tutte le altre?
Se questa mew mew apparentemente uguale a tutte le altre, riuscisse ad insinuarsi nel cuore dei tre alieni conquistando la loro fiducia? Che cosa accadrebbe?
Questa è una storia dove i confini tra ciò che è bene e ciò che è male si presenteranno molto labili.
Un seguito di “Tokyo Mew Mew” tutto particolare dove saranno i tre fratelli Ikisatashi a dominare la scena.
Consigliato in particolare alle amanti di Kisshu e Pai!
Commentate!
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Nuovo Personaggio, Pai Ikisatashi, Taruto Ikisatashi/Tart
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
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Rieccomi qui ad aprire il 2021 con un nuovo capitolo! Non ho molte novità, e dato lo scarso seguito di questa storia, dubito che a qualcuno interesserà il mio inutile blaterare, sappiamo tutti quanto schifo abbia fatto il 2020, è inutile ripeterlo, quindi bando alle ciance e buona lettura, per i pochi interessati!

MoonBlack

Spizzichi di serenità

Dopo l’incidente avvenuto con Keiichiro, le ore presero a susseguirsi ognuna uguale all’altra e con estenuante lentezza, protraendosi in pigri istanti, finché Luana, esausta a causa dell’attesa e dall’assenza di novità, non iniziò a perdere la cognizione del tempo.
Nessuno l’avrebbe definita una ragazza particolarmente attiva o bisognosa di stimoli, ma rimanere chiusa in una stanza per ore, senza possibilità di muoversi e uscire, con i propri pensieri come unica compagnia, si stava rivelando una prova più ardua del previsto.
Non aveva neppure i suoi adorati libri o la musica per svagarsi, e presto si ritrovò a rimpiangere perfino gli estenuanti allenamenti che aveva dovuto sopportare fino al giorno prima, e che avrebbero quantomeno avuto l’utile effetto di tenerle la mente impegnata, allontanando il pensiero di Kevin e, soprattutto, dei terribili attimi che aveva vissuto a causa sua.
Dato che, invece, al momento era impossibilitata a fare alcunché, quelle scene continuavano a presentarsi prepotentemente davanti ai suoi occhi, rendendole totalmente impossibile rilassarsi o tentare di dormire, come se non bastasse il jet lag.
Continuava ad avvertire la gelida sensazione del pugnale del proprio nemico che le sfiorava il collo e delle sue mani impietose che esploravano ogni centimetro delle sue intimità. Aveva perso il conto delle docce fatte per strapparsi il suo odore e quell’orribile sensazione dalla pelle, ma l’acqua non sembrava sufficiente a farla sentire pulita. Solamente il tempo sarebbe stato in grado di lenire quelle terribili ferite.
L’unica cosa che riusciva a distrarla era il pensiero del proprio protetto.
Ogni volta che il panico minacciava di sovrastarla, le bastava posare gli occhi sulla figura addormentata di Kisshu per ricordare il motivo per cui valeva la pena continuare a lottare: non poteva lasciarsi sopraffare dalla paura, doveva proteggerlo e salvare Pai e Taruto a tutti i costi.
Si rese conto di essersi finalmente assopita, solamente quando un forte e improvviso lamento squarciò la quiete, inducendola a svegliarsi di soprassalto.
Colta da un moto di panico, spalancò gli occhi e, con un riflesso automatico, cercò a tentoni il Sai che aveva prudentemente nascosto sotto il cuscino, nell’eventualità in cui Kevin fosse riuscito a liberarsi e a irrompere nella stanza.
Nonostante le ferite, riuscì comunque a balzare agilmente giù dal letto, la lama tesa davanti a sé in posizione difensiva.
Mentre i suoi occhi scandagliavano ogni centimetro e angolo della stanza, constatò che, fortunatamente, non sembrava essere presente nessun nemico pronto ad attaccarli. Tuttavia riuscì a concedersi solo un istante di sollievo, prima che un altro gemito straziato perturbasse il silenzio, facendola sobbalzare.
Riconoscendo immediatamente la voce di Kisshu, si affrettò ad avvicinarsi al suo capezzale, solo per rendersi conto con sgomento che l’alieno stava tremando come una foglia, la fronte madida di sudore e le sopracciglia aggrottate in un’espressione sofferente.
– Kisshu! Che cos’hai? Ti senti male? – esclamò, preoccupata, scostandogli le coperte di dosso. A un primo sguardo non le risultò che il suo corpo presentasse ferite o altri sintomi preoccupanti, ma quella constatazione non fu sufficiente a placare la sua ansia. – Kisshu! Rispondimi!
Nonostante i suoi accorati richiami, l’alieno parve non udirla, limitandosi a lanciare un altro grido straziante, le mani strette spasmodicamente alle lenzuola, quasi a volerle strappare. – No… ti prego!
Osservando la sua espressione sofferente e terrorizzata, la giovane si ricordò improvvisamente della discussione tra Kisshu e Pai che aveva udito il giorno prima, dove l’alieno dagli occhi viola aveva espresso la sua preoccupazione per le poche ore di sonno che il fratello minore sembrava concedersi.
Quella consapevolezza fu sufficiente a farle intuire che il giovane doveva essere ancora stretto tra le braccia di Morfeo, e che non fossero dolori fisici a causargli tutta quella sofferenza, bensì ferite profonde che premevano per uscire allo scoperto.
Che la causa del preoccupante e improvviso cambiamento ravvisato da Pai fosse da ricercare proprio negli orribili sogni che elaborava? Era questo il motivo per cui non riusciva più a dormire?
“Sembra così spaventato…”
Non sapendo come strapparlo ai suoi demoni senza peggiorare la situazione, la ragazza si limitò a sedersi accanto a lui sul letto, tergendogli dolcemente la fronte madida di sudore con la mano, quasi illudendosi che in quel modo avrebbe potuto spazzare via gli incubi che tormentavano la sua mente.
Tuttavia, per lunghi istanti, nulla parve cambiare e la giovane iniziò a temere che l’alieno sarebbe rimasto prigioniero delle proprie ferite mentali senza più riuscire ad aprire gli occhi.
Nonostante tutto, decise di non arrendersi, continuando a passargli gentilmente le dita tra i capelli umidi e a sussurrargli parole rassicuranti, finché il giovane finalmente si svegliò di soprassalto con un ultimo singhiozzo strozzato.
– Kisshu, va tutto bene. Stavi solo sognando… – tentò di placarlo.
Quest’ultimo, tuttavia, doveva essere ancora immerso nelle immagini del suo subconscio, perché vedendo l’ombra della ragazza torreggiare su di sé si trasse a sedere con un grido, protendendo le braccia in posizione difensiva.
Riconoscendo, in quel gesto, un disperato tentativo di evocare i tridenti, Luana si affrettò a bloccarlo, per impedire che sprecasse ulteriormente le sue energie. – Kisshu! – ripeté, con più decisione, afferrandogli fermamente i polsi e avvicinando il proprio volto al suo. –Sono io! Sei al sicuro adesso.
A quelle parole, il suo protetto, finalmente, smise di opporre resistenza e si immobilizzò con espressione trasecolata, il corpo ancora scosso da brividi e il respiro affannoso.
– Era solamente un sogno, nessuno vuole farti del male. – ribadì la Mew alien in tono calmo, allentando cautamente la presa sui suoi polsi. – Va meglio ora? – domandò, dopo qualche istante.
Quest’ultimo non le rispose, limitandosi a coprirsi il volto con le mani tremanti, come a volersi strappare via il ricordo di ciò che aveva visto in sogno.
Alla ragazza si strinse il cuore nel vederlo così scosso e vulnerabile: sapeva bene quanto Kisshu detestasse mostrarsi debole e spaventato di fronte ad altre persone, al punto da cercare in tutti i modi di schermarsi dietro a un atteggiamento fintamente spavaldo e impulsivo. Il fatto che in quel momento non riuscisse a nascondere le proprie emozioni negative, significava che doveva essere estremamente angosciato.
Non sapendo che altro fare per rassicurarlo, prese nuovamente posto accanto a lui sul letto, cingendogli le spalle in un abbraccio. – Va tutto bene. – mormorò, accarezzandogli delicatamente la schiena con l’intento di calmare i tremori che lo scuotevano da capo a piede. –Era solo un incubo. Sei al sicuro ora.
Kisshu inizialmente non reagì al suo tocco, limitandosi a restare immobile tra le sue braccia con il viso sepolto tra le mani. Tuttavia, lentamente, il contatto con il corpo caldo della giovane e la sua stretta rassicurante lo riportarono alla realtà, facendo sbiadire le orribili scene emerse dalla sua mente.
Dopo alcuni istanti, avvertì la sensazione di terrore intenso che lo aveva attanagliato ritirarsi in un remoto angolo del suo animo. – Luana… – sospirò, ritrovandosi a stringerla a sé con disperazione, affondando con forza le dita nel morbido tessuto della divisa che indossava, e cercando rifugio nell’incavo tiepido della sua spalla.
Stupita dall’urgenza celata in quel gesto, anche lei lo strinse più forte, desiderando più di qualunque altra cosa di poter spazzare via completamente il suo dolore.
Rimasero immobili, congelati in quell’abbraccio per lunghi istanti, finché i brividi che scuotevano il corpo di Kisshu non recedettero completamente e quest’ultimo riuscì a domandarle in un sussurro – Dove siamo? Cos’è successo?
– Siamo al caffè Mew Mew. Le ragazze sono riuscite a salvarci appena in tempo. Non ricordi? Hai perfino preso a pugni Keiichiro qualche ora fa. – tentò di sdrammatizzare Luana, senza troppo successo.
– A dire la verità no. È tutto così confuso…
– Non ti preoccupare. Hai dovuto sopportare un terribile attacco mentale, e in più hai anche preso una brutta botta in testa. Mi stupirei se ti ricordassi tutto!
La giovane gli raccontò brevemente quanto accaduto, e di come le Mew Mew fossero irrotte nella base attraverso il soffitto e li avessero condotti alla salvezza tramite un portale, prima che Kevin potesse dar loro il colpo di grazia. – Stavolta ce la siamo davvero vista brutta. Sei rimasto svenuto per un giorno e mezzo! Come ti senti adesso?
L’altro le rivolse un sorriso mesto, senza sforzarsi di celare la propria stanchezza. – Ho avuto momenti migliori… mi sento come se avessero buttato il mio cervello in una lavatrice e lo avessero centrifugato. – Poi, notando l’ombra di preoccupazione negli occhi della ragazza, si affrettò ad aggiungere. – Ma il peggio è passato… almeno sono vivo.
– Dovresti stenderti di nuovo e cercare di riposare. – gli suggerì lei, per nulla convinta da quelle parole – Shirogane è stato chiaro! Hai bisogno di riposo e di mantenerti idratato.
Per tutta risposta, l’alieno strinse le labbra, abbassando lo sguardo sulle lenzuola impregnate di sudore – Non per mettere in discussione le teorie di Shirogane… ma non credo riuscirò a rilassarmi, al momento. – sospirò, senza riuscire a trattenere un brivido.
La Mew alien capiva perfettamente come l’alieno fosse terrorizzato all’idea di ricadere tra le grinfie dei propri incubi, dato che anche lei aveva sperimentato non pochi problemi nel liberarsi delle proprie paure. Tuttavia, era essenziale che riposasse per riprendersi dall’attacco mentale di Kevin, altrimenti le conseguenze del suo attacco avrebbero potuto essere ancora più devastanti.
– Vuoi parlarmi del tuo sogno? – iniziò, in tono conciliante.
–No. Non credo servirebbe. – la stroncò lui sul nascere, il tono di voce improvvisamente freddo e aggressivo.
–Ma…
– È solo uno stupido sogno. Smettila di preoccuparti per nulla! – insistette, stringendo i pugni fino a conficcarsi le dita nei palmi delle mani.
Capendo che la conversazione stava prendendo una piega spiacevole, Luana, suo malgrado, decise di rimandare quella discussione a un altro momento, non volendo fare agitare ulteriormente il proprio protetto. – D’accordo. Non voglio costringerti a dormire se non ti va. – replicò, in tono secco, cercando di inghiottire la frustrazione. – Ma almeno resta sdraiato e bevi il the con lo zucchero che ti ho preparato.
Prima che quest’ultimo potesse protestare, la giovane gli aveva già sistemato i cuscini dietro la schiena, in modo che potesse bere restando comodamente a riposo.
In men che non si dica, volente o nolente, Kisshu si ritrovò a sorseggiare la bevanda in questione con espressione contrariata. – Questa roba è fredda. – mugugnò, imbronciato.
– È il meglio che possa offrirti al momento. Non sono esattamente nelle condizioni per scaldare altro tè! – lo redarguì lei, con un’occhiataccia severa.
Kisshu si morse le labbra, pentendosi immediatamente di quell’uscita infelice. –Hai ragione, scusami. – mormorò in tono mesto, posando la tazzina sul comodino. –È che questa situazione mi rende nervoso e frustrato. Ultimamente sembra che nulla vada per il verso giusto.
-Ti capisco… – concordò la ragazza, con un sospiro – dopo la fuga dei miei genitori, due attacchi da parte di Kevin e…
– A proposito, tu come stai? – la interruppe l’alieno, osservando con preoccupazione le fasciature che le ricoprivano il petto e il braccio. Non riuscì a impedire che un’ondata di rabbia gli scaturisse nel petto, pensando a quanto accaduto poche ore prima, alla base. Aveva visto che cosa aveva tentato di farle quel mostro, e il pensiero di non essere stato in grado di intervenire immediatamente per salvare la ragazza lo rendeva furioso.
– Sto bene. – si affrettò a rispondere lei, notando la sua espressione rabbuiata. – Shirogane e Akasaka si sono presi cura di me, quindi mi riprenderò presto.
Kisshu le lanciò un’occhiata poco convinta, tuttavia, prima che potesse chiederle altro, lei riprese a parlare. – C’è una cosa più importante di cui dobbiamo discutere. Una cosa che non ti piacerà.
Registrando il suo sguardo mortalmente serio, il ragazzo deglutì, mentre un brutto presentimento gli strisciava nel petto fino a occludergli la gola.
Lei prese fiato, cercando le parole giuste per intraprendere il discorso. – C’è un motivo per cui prima ti ho chiesto di cancellare i dati del computer principale alla base. – incominciò, con voce incerta. – Quando sono stata attaccata da Kevin ero sola, perché Pai e Taruto erano venuti qui al caffè Mew Mew, per discutere di una possibile alleanza.
L’alieno annuì nervosamente: questo lo sapeva già. Tuttavia, intuì che presto sarebbe arrivata la parte dolente, dato che Luana, a quel punto, si umettò le labbra, evidentemente a disagio.
– Solo che c’è stato un imprevisto. Quando si sono teletrasportati al caffè Mew Mew, c’erano già i nemici ad aspettarli e… – la voce della ragazza tremò sulle ultime sillabe. – li hanno catturati.
– Cosa?! – udendo quella sconvolgente notizia, il giovane si lasciò sfuggire un grido sgomento, non riuscendo a capacitarsi del fatto che i suoi due fratelli fossero caduti così facilmente in una trappola. – Non è possibile!
Come avevano potuto scoprire così in fretta il loro piano?! Erano stati molto attenti a non lasciare trapelare nessuna informazione al riguardo, ed era impossibile che i loro nemici fossero così ben informati sull’ubicazione del caffè Mew Mew. A meno che…
Il pensiero dell’alieno corse subito a Kevin. Non riusciva a ricordare esattamente quando quest’ultimo fosse riuscito ad assoggettarlo, ma era possibile che il nemico avesse avuto il tempo di leggergli la mente, scoprire il loro piano e la zona dove si trovava il caffè, prima di attaccare Luana. Dopotutto aveva anche capito come raggiungere la base con lo stesso metodo.
Furono le parole strozzate della giovane a interrompere le sue febbrili elucubrazioni. – Mi dispiace, io… non ho potuto fare niente! Quando ho saputo quello che era successo, Kevin mi aveva già trovata e non avevo idea di dove teletrasportarmi! Per questo ho pensato che la cosa migliore da fare fosse cancellare i dati. – non riuscì più a trattenersi, e scoppiò in lacrime. – Se solo fossi stata più scaltra, se li avessi seguiti…
La sua voce venne soffocata dal pianto, mentre un marasma di emozioni contrastanti si agitavano nella sua mente. Piangeva non solo per quanto era successo a Pai e Taruto, ma anche per la rabbia che provava verso se stessa, dato che non era stata in grado di proteggersi da Kevin e aveva lasciato che quest’ultimo si approfittasse di lei. La disgustava il pensiero di essere stata completamente impotente davanti alle attenzioni lascive del suo nemico.
Intuendo le laceranti motivazioni celate dietro il suo sfogo improvviso, stavolta fu Kisshu a trarla a sé, cingendola in un abbraccio consolatorio. – Shhh… va tutto bene. – le mormorò all’orecchio, accarezzandole dolcemente i capelli riccioluti. – Non è colpa tua. Tu non potevi prevedere quello che sarebbe successo. Se qualcuno deve addossarsi la colpa per quanto accaduto, quello sono io. Se fossi rimasto con voi alla base, Kevin non mi avrebbe assoggettato, avrei potuto proteggerti e anche dare man forte a Pai e Taruto.
– Ma non sono riuscita a fare niente! – singhiozzò lei, per tutta risposta. – Ed è soprattutto colpa mia se vi trovate in questo casino. Gli alieni nemici stavano cercando me, fin dall’inizio!
L’alieno scosse la testa con decisione. – Possiamo dire di avere tutti una parte di colpa, per diversi motivi. Ma tu no. Tu non hai scelto di nascere mezza aliena, né di avere Alain come padre! E poi è stato Pai ad avere l’idea di creare una Mew Mew, tu hai solo avuto la sfortuna di essere stata gentile e avere accettato.
– Sì, ma…
– Niente “ma”. Io e i miei fratelli siamo responsabili di averti trasformata in una Mew Mew, e dobbiamo fare i conti con le conseguenze delle nostre azioni.
Luana, non riuscendo a trovare nessuna argomentazione con cui ribattere, si limitò a nascondere il viso nell’incavo della sua spalla, lasciando che le lacrime scorressero liberamente lungo le sue guance. – Ho avuto tanta paura. Stavolta ho temuto di non farcela e di non rivederti più.
Kisshu si stupì dell’ondata di affetto e protettività che lo invase non appena udì quelle parole, e nonostante sapesse che si trattava di un pensiero totalmente irrealistico, non riuscì a impedirsi di desiderare con tutto se stesso di portarle via dalla mente i ricordi terribili di quella giornata, e di cancellare con un semplice tocco quanto Kevin le aveva fatto. Sorpreso da quella sensazione inaspettata, si ritrovò a stringerla più forte contro il proprio petto, come avrebbe fatto con un gattino bisognoso di cure.
Rimasero ancora una volta immobili, stretti l’una fra le braccia dell’altro, finché i singhiozzi di Luana non si sopirono e la stanza cadde in un confortevole silenzio.
– Scusa per il piagnisteo… non so cosa mi sia preso. – fu la ragazza a rompere la dolce quiete che si era venuta a creare. Ora che le sue emozioni erano nuovamente sotto controllo, iniziava a rendersi conto di quanto i loro visi fossero vicini e la consapevolezza del contatto con il suo corpo le provocò un’improvvisa ondata di imbarazzo.
Fece per sciogliersi dall’abbraccio, ma quello la trattenne, permettendole di allontanarsi solo quel tanto che bastava da poterla guardare negli occhi. – Non devi vergognarti. – asserì, asciugandole lentamente le lacrime residue con i pollici. – Ti preferisco quando sorridi, ma non mi dispiace avere una scusa per consolarti. – aggiunse, con una punta di malizia.
La giovane, a quelle parole, si lasciò sfuggire un risolino imbarazzato. – Sei sempre il solito. Ma stavolta sei stato saggio, devo ammetterlo.
– Come sarebbe a dire, stavolta?! Io sono sempre saggio.
– Disse quello che, se non fosse stato per me, si sarebbe messo nei guai un giorno sì e l’altro pure. – ribatté lei prontamente, alzando gli occhi al cielo.
Stavolta toccò a Kisshu sciogliersi in una risata liberatoria. – Brava, così va molto meglio. Mi chiedevo dove fosse finita la Luana testarda e battagliera che conosco. – la prese in giro, scompigliandole scherzosamente i capelli.
Dopo pochi attimi, tuttavia, la sua espressione si fece nuovamente seria. – Mi dispiace per quello che è successo oggi e per non essere riuscito a impedirlo. Ti prometto che, da ora in avanti, non permetterò più a nessuno di farti del male. Ti proteggerò a ogni costo. – le sussurrò, mentre la sua mano scendeva lentamente fino ad accarezzarle il contorno del viso.
La ragazza ammutolì, spiazzata dall’improvvisa intensità di quello sguardo e dal significato nascosto in quella frase. Stentava a credere di essere davvero importante per Kisshu, la stessa persona che, fino a poche settimane prima, non aveva fatto altro che struggersi per la sua ko-neko-chan e per l’impossibilità di farla sua.
In quel momento, tuttavia, il sentimento che lesse nei suoi occhi le parve puro e autentico, talmente soverchiante che per un’istante le mozzò il respiro. Nelle sue azioni, per la prima volta, non intravide nessuna traccia di possessività o malizia, bensì un affetto profondo e sincero, che la indusse ad abbandonarsi completamente.
Perciò, quando il giovane le prese delicatamente il mento tra il pollice e l’indice per unire le loro labbra, non provò nemmeno a resistere: dopo le terribili esperienze che aveva vissuto il giorno prima aveva solamente voglia di dimenticare tutto, di stringere il proprio protetto tra le braccia fino a percepirne il battito del cuore e di perdersi nel sapore dei suoi baci. Un sapore di cui aveva temuto di non poter mai più godere.
Si limitò a chiudere gli occhi, mentre il consueto brivido di aspettativa le percorreva tutto il corpo, facendola fremere di desiderio.
Proprio mentre stavano per colmare definitivamente la distanza che separava i loro respiri, la porta alle loro spalle si spalancò, cogliendoli di sorpresa.
Luana si affrettò ad alzarsi dal letto, ma ormai era troppo tardi: a giudicare dal sorrisetto beffardo stampato sul volto di Shirogane, erano evidentemente stati colti in flagrante.
– Bene Kisshu, vedo che ti sei svegliato. Mi dispiace di avere interrotto così bruscamente la vostra amorevole sessione di cure. – li salutò il creatore del progetto Mew, gli occhi scintillanti di malizia.
Luana arrossì, assumendo una delicata sfumatura bordeaux. – Noi stavamo… ecco… – cercò di difendersi, con il solo risultato di borbottare parole inintelligibili.
Al contrario, l’alieno dagli occhi dorati non parve scomporsi troppo per il fatto di essere stato sorpreso in atteggiamenti intimi con la sua compagna di squadra, dato che si limitò a scoccare un’occhiataccia al biondo e a sibilare. – Fa’ poco lo spiritoso, Shirogane, e vieni al dunque.
– Gentile come sempre, vedo. – replicò l’altro, serafico. – Comunque, ero solo passato a controllare la situazione e a informare Luana riguardo le condizioni di salute del vostro nemico.
Un silenzio teso seguì quelle parole, silenzio durante il quale Luana si voltò a guardare il proprio protetto, allarmata. Dato che quest’ultimo si era appena svegliato, non aveva avuto modo di informarlo riguardo ciò che era accaduto a Kevin dopo la loro fuga dal laboratorio. Dubitava che l’alieno avrebbe accolto positivamente la notizia, soprattutto se comunicata senza mezzi termini, come sembrava intenzionato a fare Shirogane.
– Lo avete portato qui? – domandò, infatti, Kisshu, una volta scemata la sorpresa iniziale. Il suo tono di voce era apparentemente calmo, ma la tensione presente sul suo volto sembrava suggerire ben altre emozioni.
– Quando le ragazze sono arrivate alla base per salvarvi, l’altro alieno era ancora vivo. Non potevamo rischiare che riuscisse a fuggire.
– E vi è sembrata un’idea intelligente portarlo al caffè Mew Mew?! Un posto completamente sprovvisto della tecnologia adatta per tenerlo a bada?
La mascella di Ryou si contrasse vistosamente. – Non sottovalutarci. – sibilò, aggrottando le sopracciglia.
– Sottovalutarvi?! – gridò, a quel punto, l’alieno dagli occhi dorati, senza più riuscire a trattenere la rabbia. – Siete completamente pazzi! Non avete idea del guerriero con cui avete a che fare! Volete che vi uccida tutti?! – fu costretto a interrompere la sua sfuriata, colto da una violenta ondata di mal di testa.
– Kisshu! – la giovane, che fino a quel momento non aveva preso parte alla discussione, nel rilevare la sua espressione sofferente si affrettò a intervenire. – Non dovresti agitarti così! Le tue condizioni…
– Me ne frego delle mie condizioni! – la zittì quello, incurante del dolore lancinante che gli percorreva le tempie. – Non posso tollerare che quel mostro continui a vivere come se niente fosse. Per di più a pochi metri da noi!
Shirogane, per nulla impressionato dalle rabbiose invettive del suo interlocutore, si esibì in un sorrisetto di scherno. – E che cosa pensi di fare?! Attaccarlo? Andartene via con lei? Non sei in grado di fare nessuna delle due cose al momento, e anche se lo fossi, sai bene quanto me che sarebbe un suicidio. – lo informò, in tono secco. – Inoltre, Kevin ci serve. Abbiamo bisogno di lui per capire dove si trova il nascondiglio degli alieni che vi hanno attaccati.
– Credete davvero che Kevin sia disposto a collaborare con voi?! Beh siete degli illusi…
– Io sono d’accordo con Shirogane, Kisshu. – stavolta toccò a Luana interrompere la sfuriata dell’alieno con voce ferma. Sapeva che quello che aveva da dire riguardo la faccenda avrebbe probabilmente ferito profondamente il suo compagno di squadra, ma giunti a quel punto non poteva più evitare di esprimere la propria opinione.
L’espressione a metà tra lo scioccato e l’addolorato con cui quest’ultimo si voltò a guardarla le provocò lo stesso effetto di un pugno nello stomaco, tuttavia, si impose di continuare. – Come ha detto Shirogane, Kevin è l’unico, al momento, che può darci le informazioni per trovare i nostri nemici. Inoltre, senza di lui impiegheremmo anche più tempo a trovare Pai e Taruto. Convincere Kevin a parlare è l’unico modo che abbiamo per portarli in salvo il prima possibile.
Calò nuovamente il silenzio per alcuni istanti, durante i quali Kisshu si limitò a fissare tenacemente il ricamo presente sul proprio copriletto, i denti serrati a causa del dolore alle tempie e il respiro affannoso. Quando, finalmente, riprese a parlare, la sua voce suonò incerta e spezzata. – Come puoi parlare così della persona che ti ha fatto tutto questo? Come puoi chiamarlo ancora per nome?
La ragazza, resasi conto della velata accusa contenuta in quella frase, avvertì un moto di risentimento montarle addosso. – Lo sto facendo per Pai e Taruto, Kisshu! Loro si sono sacrificati per me, hanno corso dei rischi enormi per proteggermi. Per questo voglio salvarli il prima possibile! E sono disposta a correre qualunque rischio per farlo.
– Ma io no! – ribatté lui, altrettanto risentito, colpendo rabbiosamente il materasso con un pugno. – Per me è un rischio troppo grosso! Che cosa succederebbe se fallissimo? Deve esserci un altro modo!
– Non c’è altro modo per trovarli. E lo sai anche tu. – intervenne, a quel punto, Shirogane.
– Oltretutto, dalla salvezza dei nostri compagni di squadra dipende anche quella dei miei genitori. –proseguì la giovane, cercando di assumere un atteggiamento più conciliante. – Pai è l’unico che sa dove siano nascosti mia madre e mio padre. Se dovessero riuscire a estorcergli quelle informazioni, anche loro sarebbero in pericolo.
L’ultima argomentazione sollevata parve sortire un maggiore effetto sull’alieno dagli occhi dorati, il cui sguardo si fece più attento. – In effetti, non ci avevo pensato. – ammise. Suo malgrado, doveva ammettere che le argomentazioni sollevate dai due avevano un fondo di verità, ma questo non cambiava il fatto che fosse una follia condividere lo stesso tetto con colui che aveva appena tentato di ucciderli. – Avete pensato a come tenerlo a bada, almeno?
L’espressione interdetta che Shirogane assunse per una frazione di secondo, gli fece capire che no, lui e Akasaka non avevano la minima idea riguardo come agire. Kisshu alzò gli occhi al cielo, spazientito. – Se volete provare a interrogarlo, vi servirà qualcosa che tenga a freno i suoi poteri. Altrimenti, non riuscirete nemmeno a varcare la soglia prima che utilizzi le sue capacità di controllo mentale.
– In realtà, è proprio di questo che volevo parlare con Luana. Ne abbiamo già discusso durante la riunione operativa: per il momento lo stiamo tenendo sotto sedativi, ma non sappiamo cosa succederà quando si sveglierà.
La Mew alien represse a stento un brivido di tensione a quelle parole: non desiderava che Kevin venisse ucciso, ma non poteva negare di provare un cieco terrore al pensiero che, una volta ripresosi dalla battaglia, potesse utilizzare i suoi poteri per assoggettarli tutti.
Kisshu emise un sospiro rassegnato. A quanto pareva, non aveva altra scelta: dato che Luana si era incaponita a voler parlamentare pacificamente con Kevin, l’unica cosa che gli restava da fare era cercare di evitare che succedesse un disastro di proporzioni epiche. – In realtà, potrei avere una soluzione. – annunciò svogliatamente, come se il solo ammetterlo gli costasse un’ immensa fatica.
La ragazza emise un versetto di esultanza, mentre Shirogane si limitò a sollevare un sopracciglio, sorpreso dal suo improvviso spirito collaborativo. – Sarebbe a dire?
– Dato che, sul nostro pianeta, la maggior parte degli individui è dotata di poteri speciali, di solito, quando un criminale viene arrestato, i generali a servizio dei capi militari utilizzano delle catene in grado di annullare i poteri del prigioniero.
– Sarebbero come le nostre manette? – si informò la Mew alien, incuriosita e, al tempo stesso, ansiosa di dirigere la discussione verso toni più pacati.
– Sì, più o meno. Una tecnologia del genere dovrebbe funzionare anche sul nostro nemico, per quanto i suoi poteri siano notevoli.
Il biondino annuì, portandosi una mano al mento con fare pensoso. – Però potrebbe essere un problema reperire delle manette del genere.
– Normalmente sono utilizzate solo dalle… come le chiamate voi? Ah, sì… “forze dell’ordine”, sul nostro pianeta. Ma sapete com’è fatto Pai. Vuole sempre essere pronto a tutto.
– Non dirmi che si è messo a creare delle manette simili?! – Luana spalancò la bocca, stupita. Non riusciva a credere che Pai fosse stato così attento alla riuscita della loro missione da prevedere perfino l’eventuale utilizzo di manette blocca-poteri.
– Ovviamente. La paranoia di Pai può spingersi fino a livelli inimmaginabili. – confermò l’alieno, rivolgendole un sorrisetto a metà tra il beffardo e il divertito, ogni accenno di rabbia ormai completamente scemato dai suoi occhi. Dopodiché la sua attenzione si spostò nuovamente su Shirogane. – Questo vuol dire che, non appena mi sentirò meglio, potrò procurarvi gli oggetti che vi servono. Purtroppo le manette erano ancora in fase di sperimentazione, quindi dovrò lavorarci un po’ su, prima che siano pronte per essere utilizzate, ma dovrei riuscire a sistemarle in pochi giorni.
Nell’udire quella notizia, finalmente, anche il volto del creatore del progetto Mew si rilassò, e le sue labbra si tesero per la prima volta in un sorriso sincero. – Proprio quello che avevo bisogno di sentirmi dire. È meglio che vada subito ad avvertire Keiichiro.
Fece per dirigersi verso l’uscita della stanza, tuttavia, proprio mentre stava per varcare la soglia, Kisshu richiamò la sua attenzione, il tono di voce nuovamente tinto di minaccia. – Finché non mi sarò ripreso, sarà meglio per voi tenere sotto controllo la quantità di sedativi che date a quel mostro. Se dovesse svegliarsi, la base degli “altri alieni” sarà l’ultima cosa di cui dovrete preoccuparvi.
Shirogane si voltò, sostenendo il suo sguardo con altrettanta tenacia. – Lo terrò a mente. – furono le uniche parole a fuoriuscire dalle sue labbra, prima che si allontanasse e richiudesse la porta alle sue spalle con un tonfo sordo.
Rimasta nuovamente sola con il suo protetto, Luana avvertì la tensione presente nella stanza farsi ancora più pregnante, e prese a torturarsi nervosamente le mani.
Aveva previsto che l’alieno dagli occhi dorati non avrebbe approvato la sua decisione di tenere in vita Kevin per interrogarlo, ma non aveva intenzione di cedere di un millimetro al riguardo. – Grazie per avere accettato di recuperare le manette. – tentò timidamente di rompere il silenzio, con il solo risultato di ricevere un’occhiata esasperata da parte dell’alieno.
– Non so più cosa fare con te! Sei talmente avventata e testarda che non penso servirebbe a niente rimproverarti. – ammise, in tono amaro. – Ora ti metti anche a cospirare con Shirogane, pur di averla vinta.
Stavolta tocco a Luana scoccargli un’occhiataccia esasperata. – Non stavo “cospirando con Shirogane”! Ne abbiamo semplicemente discusso durante la riunione operativa di questa mattina. Tu eri svenuto e qualcuno doveva pur spiegare la situazione alle altre Mew Mew. Ne abbiamo parlato e abbiamo deciso che fosse la soluzione migliore. E comunque non devo giustificarmi con te! Lo sai anche tu che è l’unica alternativa che abbiamo. – tentò di smontarlo, incrociando le braccia al petto con decisione.
Quelle parole, tuttavia, sortirono l’effetto opposto, suscitando nuovamente l’irritazione del suo protetto, che strinse rabbiosamente i pugni. – Certo, peccato che questa alternativa comprenda l’avere a che fare con un tizio fuori controllo che ha appena cercato di ucciderci! E tu ne parli come se fosse una potenziale risorsa. Non è una risorsa, è solo un pericolo!
– Lo so anche io che ha tentato di ucciderci, ma non è quello il punto. Il punto è salvare Pai e Taruto. Se tu per caso hai un’idea migliore su come farlo, spara! Visto che la sai lunga!
Kisshu aprì la bocca per ribattere, ma non riuscendo a trovare nessuna argomentazione efficace che potesse confutare quelle della ragazza, si limitò a schioccare nervosamente la lingua, per poi sprofondare in un astioso silenzio.
Proprio quando Luana, stanca di portare avanti l’ennesima discussione inconcludente, fece per allontanarsi verso il proprio letto, quest’ultimo la bloccò inaspettatamente, afferrandole la mano.
– Almeno promettimi che non prenderai parte all’interrogatorio. – buttò lì, con un tono di voce talmente basso che per un istante la Mew alien credette di aver sentito male.
Rimase a fissarlo con espressione trasecolata, finché quest’ultimo non ripeté: – Promettimi che resterai qui, al sicuro. Per una volta, lascia che siano le altre Mew Mew a rischiare la vita.
– Ma è il mio dovere fare il possibile…
– Tu hai già fatto abbastanza. Guarda come ti sei ridotta combattendo contro di lui! Se sarete soli in una stanza e dovesse succedere qualcosa… – la voce di Kisshu si spense nuovamente, fino a perdersi in un mormorio indistinto, mentre un’ombra di malcelata preoccupazione oscurava i suoi occhi color dell’oro.
Nel vederlo così angustiato per la sua sorte, la Mew alien non riuscì a impedire che un’ondata di tenerezza scaturisse dentro di lei, cancellando in un lampo tutta l’irritazione provata precedentemente. – Non succederà. – rispose, in tono sicuro, ricambiando dolcemente la sua stretta.
Purtroppo, non poteva promettere all’alieno che non avrebbe preso parte agli interrogatori di Kevin: dato che era stata lei a proporre quel piano d’azione, sarebbe stato incoerente e anche vigliacco da parte sua rifiutarsi di aiutare i suoi nuovi alleati, mentre cercavano di scoprire il nascondiglio dove i nemici avevano imprigionato Pai e Taruto. Ma forse era possibile giungere a un compromesso accettabile per placare le preoccupazioni di Kisshu. – Non succederà, perché non andrò da sola. – chiarì lentamente. – Farò in modo che con me ci sia sempre qualcuno, in modo da scongiurare eventuali imprevisti.
Udendo quella proposta, il suo protetto si morse il labbro con aria pensosa, lasciando vagare lo sguardo lungo le pareti della stanza, come cercando disperatamente di trovare una falla nel ragionamento della ragazza.
Evidentemente non ebbe successo perché, dopo qualche attimo, emise un sospiro rassegnato. – Immagino sia la massima concessione che otterrò da te. Anche se preferirei esserci io, quando dovrai confrontarti con quel pazzo.
Non appena ebbe terminato di pronunciare quella frase, vide le labbra della ragazza aprirsi in un sorriso talmente radioso e spontaneo che, per un istante, il suo cuore perse un battito e si ritrovò a dover abbassare gli occhi sul copriletto, per non rimanerne irrimediabilmente abbagliato.
– Certo che andremo insieme! È un’ottima idea! – esultò la Mew nera, gettandogli le braccia al collo e stritolandolo nella morsa della sua felicità.
Lui barcollò, colto alla sprovvista, rischiando di perdere definitivamente l’equilibrio e di ritrovarsi lungo disteso sul materasso. – Piano! – tossì, in tono falsamente esasperato. – Ho capito che non riesci a stare lontana da me, ma ti ricordo che sono ancora in convalescenza.
Udendo le sue scherzose proteste, la giovane si affrettò ad allentare la presa sulle sue spalle, per poi rivolgergli uno sguardo accusatore. – Se riesci a dire scemenze del genere, significa che stai bene. – lo smontò, sollevando un sopracciglio e allontanandosi nuovamente verso il proprio letto.
Kisshu tentò di fermarla, ma lei fu più rapida e riuscì a sgusciare a distanza di sicurezza prima che potesse riacciuffarla.
– Ehi, non ho detto che l’abbraccio mi dispiaceva! Torna qui! – protestò.
Per tutta risposta, Luana gli fece la linguaccia. – Troppo tardi. Tornerò quando avrai finito di fare lo spocchioso. – sentenziò, rivolgendogli un sorriso a metà tra il maligno e il soddisfatto.
-Quando ti ci metti sei davvero malvagia, lo sai?
Il sorriso sornione della Mew alien si allargò. – Ho imparato dal migliore.
Dopo quell’allegro scambio di battute, i due rimasero per qualche istante immobili, a fissarsi con aria di sfida, senza tuttavia riuscire a mantenere quella facciata di serietà molto a lungo.
La Mew alien fu la prima a cedere, scoppiando a ridere a crepapelle alla vista dell’espressione comicamente imbronciata dell’alieno e, dopo pochi istanti, anche quest’ultimo la seguì, contagiato dalla sua allegria.
Nonostante entrambi fossero consapevoli di trovarsi in una situazione quantomeno precaria, per non dire disperata, per un istante decisero di accantonare tutte le preoccupazioni, lasciandosi andare a quel momento di leggerezza come due bambini spensierati.
Fu uno scoppio d’ilarità talmente prepotente, che non riuscirono a ritrovare il contegno perduto nemmeno quando udirono qualcuno bussare nuovamente alla porta.
– C-chi è? – fu in grado di articolare a stento la giovane, tenendosi la pancia con le lacrime agli occhi.
A risponderle fu un coro di voci perplesse. – Permesso?
– State per caso festeggiando in segreto? – la Mew alien riconobbe il tono altezzoso di Mint attraverso la porta.
– No, no! – si affrettò a rispondere, dopo aver preso qualche profondo respiro per ricomporsi. –Arrivo subito. – aggiunse, balzando giù dal letto e lanciando un’occhiataccia penetrante a Kisshu che, nel frattempo, aveva ripreso a ridere di gusto.
Fece appena in tempo ad aprire la porta, che le cinque presero a gridare a squarciagola: – Merry Christmas! – sommergendola con una valanga di festoni e inducendola a fare un balzo indietro, terrorizzata.
– Ma che diavolo… siete impazzite? – esalò, mentre osservava impotente le cinque farsi strada nella stanza, vestite nientemeno che con dei completini natalizi e con le braccia cariche degli oggetti più disparati, tra cui vestiti, dolciumi, libri, accessori e altri oggetti elettronici di dubbia utilità.
Purin le lanciò uno sguardo a metà tra il deluso e il perplesso. – Ma come? Non lo sai che domani è Natale? Volevamo festeggiare con voi, visto che Ryou ci ha detto che Kisshu sta meglio!
L’altra cadde dalle nuvole, rimanendo a fissare la bambina con la bocca semi-aperta. “Non ci posso credere!” era sicura che fosse metà dicembre quando aveva scoperto le intenzioni malevole di Kevin e la sua natura di mezza aliena. Come potevano essere trascorsi tutti quei giorni? Aveva completamente perso la cognizione del tempo!
Rendendosi conto che i neuroni della Mew alien sembravano essere stati momentaneamente colti da un cortocircuito, ci pensò Kisshu a rispondere al suo posto. – Dovete capirla, non sono stati giorni esattamente leggeri per lei, ha avuto poche occasioni per pensare ai festeggiamenti. Inoltre, noi non festeggiamo il Natale, perciò non le abbiamo nemmeno ricordato la cosa.
– Ci dispiace, Luana, non volevamo spaventarti. Pensavamo che saresti stata contenta di avere un po’di compagnia. – spiegò Retasu, chinando la testa in segno di scuse.
Nel rilevare la sua espressione mortificata, Luana fu colta da una stilettata di senso di colpa per la propria reazione tutt’altro che entusiasta. – Ma no, a-avete fatto bene! È solo che non me l’aspettavo! – borbottò, giocherellando nervosamente con una ciocca dei propri capelli ricci.
– Quindi possiamo restare?
– Certamente. Anzi, grazie. Siete state gentilissime a portare tutta questa roba.
Nell’udire quelle parole, quasi tutte le Mew Mew lanciarono un gridolino di esultanza, per poi depositare i regali sul letto della riccia; tutte tranne Zakuro, che si limitò a lanciarle uno sguardo divertito, come a voler dire “Sono fatte così, ti ci abituerai”.
Prese dall’entusiasmo, le ragazze iniziarono a mostrarle tutti gli oggetti che le avevano portato, tra cui alcuni vestiti da utilizzare come ricambio, libri e giochi con i quali dilettarsi durante i tempi morti. Le avevano portato perfino una scacchiera portatile e un lettore mp3 per ascoltare la musica.
L’ondata di frenesia contagiò presto anche la Mew alien, soprattutto quando i suoi occhi si posarono sulla cospicua pila di volumi che attendevano solo di essere letti.
– Per quelli devi ringraziare anche Shirogane che ci ha dato il permesso di regalarti alcuni suoi libri! Però non fargli sapere che te l’ho detto. – le sussurrò Berii, con fare cospiratorio.
– Ah-ah! Allora anche Shirogane ha un cuore. – sovvenne Kisshu, osservando interessato le copertine – Mi piacerebbe molto scoprire cosa legge… magari sono romanzi rosa!
Immaginando l’intrattabile biondino tutto concentrato nella lettura di una struggente storia d’amore, tutti i presenti scoppiarono a ridere a crepapelle.
Trascorsero il resto del pomeriggio a scherzare e a mangiare dolcetti natalizi assieme, finché non si sentirono scoppiare, e anche allora continuarono a chiacchierare, facendo ascoltare a Luana le canzoni migliori del loro repertorio.
Mentre si lasciava trasportare dal ritmo travolgente di una canzone pop giapponese, in un impeto di allegria, la Mew alien si sorprese a pensare che ogni momento, anche il più difficile e drammatico, poteva trasformarsi in una piccola bolla di felicità, se lo si trascorreva con le persone giuste.
Si ritrovò anche a sperare con tutta sé stessa che le cose, da lì in avanti, sarebbero cominciate ad andare per il verso giusto e che, lavorando tutti insieme verso un obiettivo comune, non sarebbe stato poi così difficile salvare Pai e Taruto, risolvendo pacificamente i rapporti con gli alieni nemici.
Non poteva certo immaginare che, di lì a pochi giorni, una serie di eventi inaspettati avrebbero messo ulteriormente a dura prova il suo proverbiale ottimismo.
  
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