Non aggiungo altro, vi auguro una buona lettura.
Ivy
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Bogotà
è immobile, in piedi, con lo sguardo
fisso su un corpo che lotta tra la vita e la morte, con sottofondo il
beep
costante del monitor che segnala il battito di un cuore, un cuore di
mamma,
ferito nel suo punto debole, oltraggiato dalla crudeltà di
chi è pronto a tutto
pur di vincere.
“Hey,
guarda che resto io vicino a Nairobi, puoi
andare se vuoi” – la voce di Tokyo risveglia
l’omone grande e grosso dai suoi
pensieri più segreti.
Lui
però non risponde. Dopo un respiro
profondo, si limita a spostare gli occhi sulla donna allettata e a
scuotere il
capo.
“Devi
tenerci davvero tanto a lei” – commenta
la giovane dai capelli corti. Lei sa che Bogotà non
è un tipo di tante parole,
almeno così pensa. Il massimo del discorso che ha tenuto con
lui è stato
durante il periodo di addestramento pre-attacco, quando, dopo aver
ricevuto l’ennesimo
palo da Nairobi, ha commentato ad alta voce qualcosa di ben udibile, di
fronte
a Tokyo stessa.
“Ricordi
quando dicesti “Questa donna mi farà
diventare matto”?” – gli ricorda lei,
riferendosi proprio al giorno del
compleanno di Monica, imitando il suo vocione.
Le
gote dell’uomo si colorano di un rosso
acceso. Lui aveva dato un significato specifico a quella frase. E la
migliore
amica di Nairobi quel senso l’ha colto a pieno.
“Quando
l’hai detto, eri già pazzo di lei e io
l’avevo capito, sai? Si chiama intuito femminile”
“Ragazzina,
piantala di dire cavolate. Come
posso aver preso una sbandata per Nairobi se lei mi dà solo
ordini?” – finge lui,
nascondendo per l’ennesima volta la verità sui
suoi sentimenti.
“Non
me la dai a bere, amico!” – gli sorride
Tokyo, dandogli una pacca sulla spalla. Comprende, però, di
aver aperto un
argomento troppo intimo e si congeda. Se stare accanto alla donna che
ama è ciò
che Bogotà desidera, non sarà lei ad impedirlo
con la sua presenza.
“Allora
la affido a te, mi raccomando” – gli cede
la sedia, invitandolo a sedersi – “Aprile il tuo
cuore! Fallo subito, non
perdere altro tempo” – indossa le scarpe che aveva
adagiato accanto alla parete
e con un bacio veloce alla mano dell’amica, lascia la stanza.
Bogotà
la guarda andare via grato del gesto
della compagna di squadra.
Sedutosi
accanto alla donna le accarezza i
capelli, pensando a quanto potesse essere assurdo il consiglio di
Tokyo. Come potrebbe
confessare il suo sentimento ad una donna che dorme, che non
può ascoltare, ma
che soprattutto non ricambierebbe mai?
Desideroso
però di toccare finalmente anche
una sola parte di pelle della donna, le sfiora la mano avvertendo una
scossa
elettrica che lo costringe a tirare indietro il braccio.
Non
sa spiegarselo, però ciò accadde anche
quando la conobbe. Una stretta di mano ed ecco che una sorta di scarica
ha
sugellato il momento.
“E’
la seconda volta che capita!” – parla tra
se e se, stupito.
“Evidentemente
c’è tensione tra voi…”
– è la
sua mente a suggerirgli tale opzione.
Bogotà
scuote il capo cercando di rimuovere
idee strane.
Fissa
Nairobi sognando una sua reazione di
fronte ad una ipotetica dichiarazione d’amore.
“Conoscendoti
ti arrabbieresti, o, mi daresti
l’ennesimo due di picche!” – riflette
l’uomo, poi però immagina anche ad un
finale differente.
“Forse
Tokyo ha ragione! Che codardo che sono”
– sospirando profondamente, si dà forza e prende
la mano di Nairobi
intrecciandola alla sua.
“Magari
mi dirai di nuovo che non mi
toccheresti neanche con un palo, però ci provo ugualmente.
Cosa può mai
succedere? Peggio
di così…” – a quel
punto l’omone grosso dal cuore tenero si fa coraggio e
confessa quella che non
è più solo attrazione fisica ma che con il tempo
si è trasformato in un
sentimento intimo e sincero, in amore vero e proprio.
“Ho
avuto sette donne, sette figli, sette
relazioni andate male. Avrai pensato di me il peggio, scommetto. Chi
cambia
donna e mette al mondo un figlio con ciascuna che gli viene a tiro?!
Uno come
me, vero? Uno che cerca di mostrarsi Macho per conquistare e mollare
subito
dopo. E’ questo che pensi di me, non ti biasimo visto che
sono io a mostrarmi
così. Però
sono stanco di dare quest’immagine
della mia persona perché non sono fatto in questo modo.
Ammetto che la maggior
parte di queste relazioni sono state frutto di mera attrazione fisica e
con il
tempo ho pensato che disegnare di me l’idea di playboy fosse
una barriera di
fronte ad una ipotetica batosta amorosa. Perciò ho avuto
numerose storie, ma
mai nulla di serio. Nella mia testa pensavo solo “Che
sventola, magari per una
notte e poi ciao…”, un po' quella teoria di merda
di Palermo. Stando con lui e
Berlino non potevo pensare a nulla di diverso” –
racconta, mantenendo lo
sguardo basso, mentre con una mano stringe quella di Nairobi,
accarezzandola
con tenerezza.
A
quel punto, solleva gli occhi e li punta
sul viso della donna, riprendendo il discorso dopo alcuni istanti di
silenzio –
“Poi sei arrivata tu, precisamente è arrivato il
Professore con la sua proposta
di unirmi alla banda. Ha detto che il mio ruolo sarebbe stato
essenziale ai
fini dell’attacco. Ha anche precisato “Ci sono
donne nella squadra, vorrei non
ti distraessi”. Buffo, no? Avevo creato un mostro mostrando a
tutti l’immagine
di un uomo che pensa soltanto a scopare belle donne e a mollarle
l’indomani. Ascoltare
le parole di Sergio, mi hanno aperto gli occhi, ho davvero toccato il
fondo. Poi
ci siamo incontrati e il tuo sguardo mi ha stregato. Giuro che
,quando ti
sei presentata, i miei amici hanno temuto potessi saltarti addosso
subito. Chi avrebbe
mai immaginato che saresti stata tu a mettere i puntini sulle I. Una
donna così
forte, decisa, con più palle di tanti uomini che ho mai
conosciuto nella mia
vita. Non c’era giorno che non ti osservassi ammirato dalla tua
tempra. È stato
Helsinki una sera a raccontarmi che avevi un bambino e tutta la storia
legata a
lui. La stima che nutrivo verso di te è aumentata ancor di
più. E vedendoti all’opera
qui, alla banca, ti confesso che ho capito di voler essere ai tuoi
ordini tutti
i giorni della mia vita” – quell’ultima
frase imbarazza Bogotà stesso, stupito
di aver detto tali parole.
“Avrai
capito che sto girando attorno all’argomento
perché fatico a dirlo direttamente,
però…. Ecco io….
Nairobi…” – con il cuore a
mille, si alza dalla sedia e avvicina il viso a quello della donna.
Dolcemente
posa le sue labbra sulla fronte di
lei e in tale istante le sussurra – “Mi sono
innamorato di te!”
Bogotà
non lo nota ma il monitor segnala un
aumento del battito cardiaco della donna, come se una forte emozione
l’avesse
toccata nel profondo.
Probabilmente
la sua dolcezza è stata captata
da Nairobi stessa.
“Non
immagini quanto vorrei baciarti adesso,
stringerti a me, non permettendo a nessun altro di farti del
male” - continua
lui, riprendendo posto sulla sedia.
Senza
aggiungere altro, adagia il capo su un
lato del lettino cercando di approfittare della vicinanza al corpo
della donna
per quei minuti di solitudine concessigli. Così, con la mano
di Nairobi intrecciata
alla sua e il battito del cuore di lei da sottofondo, chiude gli occhi
e in pochi
istanti si addormenta, ignaro che dietro la porta della stanza
è seduta Tokyo,
con occhi colmi di lacrime, pentita di aver giudicato male
Bogotà sin dall’inizio,
senza averne apprezzato la vera natura.
“Quanto
vorrei che Rio mi amasse come lui ama
Nairobi, evidentemente non tutti hanno
quel tipo di cuore” – commenta tra se e
se, ancora sofferente per la
rottura della sua relazione. Si alza da terra, asciugandosi il viso
bagnato dal
pianto e si allontana. Spera che Nairobi abbia ascoltato quanto le
è stato
confessato in quei minuti, perché ha trovato finalmente
l’amore perfetto per
lei. L’uomo che attende da tutta una vita le ha appena
dichiarato un sentimento
puro e sincero e non può permettersi di perderlo.
Peccato
che da lì in poi il destino è scritto
e i sentimenti del povero Bogotà saranno costretti a
frantumarsi, così come si
frantumeranno i sogni futuri e la vita stessa della sua Nairobi.