Libri > Arsène Lupin
Segui la storia  |       
Autore: Roiben    23/01/2021    0 recensioni
[Arsène Lupin] L'Ispettore Capo della Sûreté di Parigi Justin Ganimard ha un fastidioso problema per le mani, uno che non sembra intenzionato a essere risolto.
Quello che invece non sa, Ganimard, è che il suo fastidioso problema non è neppure il peggiore. E forse, dopo tutto, non è nemmeno un problema, quanto piuttosto una soluzione.
Genere: Angst, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arsène Lupin, Justin Ganimard, Nuovo personaggio, Victoire
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

05 – Vecchie e nuove conoscenze 

 

 

Solo nel momento in cui nota laggrottarsi delle sopracciglia dellinfermiere e le sue azioni secche e contrariate evidentemente in seguito a risposte negative ai suoi controlli, Ganimard cruccia la fronte e dà attenzione a Lupin, scorgendone allora e con ampio ritardo limprovviso pallore e i lineamenti tirati. A quel punto finalmente è in grado di giungere a comprendere i risvolti delle parole dellinfermiere e di ciò che potrebbero aver inavvertitamente suggerito alla testa del paziente, in modo particolare essendo esse state udite prima di aver preso atto del piano elaborato da Ganimard al fine di condurlo fuori da quello scomodo ospedale. Rammaricato e impensierito per la sgradevole piega presa dalla situazione, vorrebbe poter chiarire subito il malinteso, ma si ritrova a dover far fronte a un impedimento, rappresentato nella fattispecie dalla presenza innecessaria e sgradita dellinfermiere e delle sue orecchie indiscrete. Lidea di spiegare in sua presenza quel che ha organizzato è da scartare nel modo più assoluto, pertanto dovranno entrambi friggere nellimpazienza ancora per un po, e Ganimard si augura che tale inattività non contribuisca ad aggravare il già non particolarmente roseo stato di salute del suo ladro. 

 

*** 

  

Circa un quarto dora più tardi la situazione, anziché volgere al meglio, sembra destinata a peggiorare: linfermiere viene raggiunto da un capo-sezione, evidentemente sollecitato dalloramai famigerato direttore Berthélot a vigilare affinché tutto si svolga secondo le corrette procedure. 

  

Ganirmard, inutile sottolinearlo, inizia a spazientirsi e a chiedersi se non avrebbe fatto prima a prendersi il suo ladro e svignarsela alla chetichella sotto il naso di tutti. Purtroppo in quel momento è tardi per i ripensamenti e il rammarico; può solo augurarsi che non sbuchi dal nulla qualche altro inutile funzionario a rallentare ulteriormente i suoi piani e a rischiare di rendere un inferno quel che resta della sua giornata. 

  

Il nuovo arrivato ha evidentemente stabilito di mettere radici in quella camera che inizia a diventare soffocante. Quando sembra infine giunto alla conclusione che tutto appare in ordine ed è quindi possibile procedere con la stesura degli incartamenti per le dimissioni del paziente, questi ha la malaugurata idea di rivolgere uno sguardo baldanzoso e soddisfatto allIspettore, il quale lo gratifica con unocchiata di fuoco e lespressione più impaziente che gli riesca di imbastire, fatto che convince il capo-sezione e desistere dal portare avanti le sue irritanti manfrine e a lasciare libero il campo con un semplice: «Torno immediatamente con la documentazione necessaria. Mi si attenda qui». Come se potessero andare lontani, sotto gli occhi di tutto il dannato personale che, ancora una volta, sembra essersi dato appuntamento per un raduno nel corridoio poco fuori dalla porta della loro camera. 

  

“Se estraessi il mio revolver e mettessi tutti agli arresti?” si chiede Ganimard in un moto di stizza. Ha perfino in mente laccusa: intralcio a pubblico ufficiale. Sogghigna compiaciuto, contemplando quellidea inattuabile ma così seducente in quel penoso frangente. Non si può nemmeno permettere il lusso di condividere lo strazio per quellattesa allapparenza infinita con Lupin, poiché teme anche solo il pensiero di incrociarne lo sguardo e di scoprire in esso ciò che si sta sforzando di ignorare: tradimento. Avrebbe dovuto essere più rapido, o per lo meno avvisare prima il ladro, e solo in un secondo momento il resto del maledetto personale ospedaliero. Alle solite: gli servirà da lezione per il futuro, per quanto si augura con ardore che non debba mai più capitargli una situazione tanto spinosa fra le mani. 

  

Ovviamente linfermiere non ha mai neppure accennato a levarsi di mezzo, e si mantiene con ostinazione accanto al letto con fare integerrimo e professionale, proprio come se dalla sua presenza dipendesse il futuro della nazione. 

  

In conclusione, quasi prodotto da un evento soprannaturale, il capo-sezione rientra nella camera seguito niente po po di meno che dal direttore Berthélot in persona, il quale sfoggia unespressione tanto sollevata da far quasi sghignazzare Ganimard. 

  

«È tutto in ordine» annuncia vittorioso, nemmeno avessero vinto lultima guerra grazie ai suoi prodigi. «Potete andare, signor Ispettore, e il qui presente signor Rocher sarà lieto di potervi accompagnare». 

  

“Ne farei volentieri a meno” bercia Ganimard nella propria testa, limitandosi invece ad annuire rispettoso e a farsi un poco da parte al fine di permettere allinfermiere e al capo-sezione di manovrare per mettere in sicurezza il loro a breve ex-paziente. Poiché egli non ha la possibilità di uscirsene sulle proprie gambe, viene deciso di caricarlo su una sedia a rotelle il tempo sufficiente perché venga in seguito condotto su di una carrozza (con o senza il benestare del diretto interessato, in tutta evidenza). 

  

Così è che, contrariato ma ormai persuaso dellineluttabile, Ganimard segue la piccola, chiassosa comitiva lungo i corridoi dellistituto, imbronciato e fremente, fino al momento in cui si ritrovano tutti quanti più o meno allegramente (meno, dal modesto punto di vista dellIspettore, e scommette che lo stesso valga per il suo ladro) sul ciglio della strada, di nuovo in attesa, questa volta di un vetturino. Nel mentre colgono loccasione per fornire al suddetto Ispettore i consigli di rito e dotarlo della documentazione che lo mantenga in regola con le direttive sanitarie e di legge. Manca poco che il direttore Berthélot lo stringa in un caloroso abbraccio; locchiata truce di Ganimard raffredda il suo slancio deleterio, ma a quanto pare non il suo buonumore. “Che problema hanno con quel ragazzo?” si ritrova a chiedersi Ganimard, non capacitandosi di tanta sollecitudine per quella che, per quanto ne sanno, è una persona qualunque e senza la minima importanza. Anche in questo caso, preferisce non rifletterci troppo in profondità; le domande scomode, di norma, portano a risposte scomode, e Ganimard è stufo marcio di doversi adattare al peggio. 

  

*** 

  

Quando la carrozza sopraggiunge, Ganimard grugnisce un secco commiato diretto al direttore e ai suoi tirapiedi, e abbassa per la prima volta da molto lo sguardo su Lupin, ritrovandolo tutto preso da probabili, sinistre elucubrazioni. Sospira e si china a sollevarlo dalla sedia nella quale è stato affrancato, avvertendolo tendersi nella sua stretta senza tuttavia pronunciare verbo. Il vetturino, con solerzia, scende da cassetta e spalanca loro la portiera della carrozza e, con qualche scomoda contorsione, Ganimard sale a bordo portandosi dietro il ragazzo, poggiandolo con attenzione sul sedile posteriore e richiudendosi lo sportello alle spalle dopo aver consegnato al vetturino un foglietto con sopra scritte le indicazioni per raggiungere la loro prossima meta. 

  

Solo nel momento in cui le ruote del veicolo iniziano a girare allontanandoli dallHôtel-DieuGanimard rivolge la propria attenzione a Lupin, stiracchiando un debole sorriso. 

  

«Raggiungeremo un luogo sicuro. Non dovete preoccuparvi» pensa corretto avvisarlo. 

  

Lo osserva sollevare il capo su di lui, distogliendo lo sguardo dal finestrino, e socchiudere le labbra livide aggrottando le sopracciglia. 

  

«Dunque, non mi condurrete alla Santé?» soffia, mantenendo comunque un contegno pacato e lo sguardo deciso. 

  

Ganimard scuote la testa e trattiene un commento caustico, suo malgrado impressionato dal fatto che, nonostante fino a un momento prima avesse creduto di trascorrere un lasso di tempo indeterminato dietro le sbarre, non abbia mai accennato una sola volta a un qualunque genere di rivolta. 

  

«So che non nutrite unalta opinione della gendarmerie, ma non pensate sarebbe stato sciocco, da parte mia, aver trascorso lultima settimana abbondante nel tentativo di non attirare attenzione su di voi, per poi trascinarvi al fresco, così, senza una ragione plausibile?». 

  

«Qualche volta ho difficoltà a fidarmi perfino di me stesso» commenta Lupin, tornando a rivolgere lo sguardo alla città che scorre sotto i loro occhi. 

  

Ganimard rinserra le labbra, indeciso su cosa pensare di quella risposta. A giudicare dallespressione del suo ladro, non crede si tratti di un tentativo di insultarlo in modo più o meno velato. 

  

«Vi posso assicurare che non ho intenzione di consegnarvi alla Santé, per lo meno fino al vostro prossimo exploit, sintende». 

  

A Lupin sfugge un lieve sorriso. Annuisce e poggia il capo contro lo schienale imbottito. 

 

*** 

  

Il suo ladro dorme profondamente nel momento in cui la loro carrozza giunge a destinazione. Invece di svegliarlo discende con calma dal predellino e si osserva attorno, apparendo compiaciuto, e dopo alcuni istanti viene raggiunto dal vetturino, il quale lo soqquadra con evidente perplessità. 

  

«Siete proprio sicuro che sia questo il luogo giusto?» chiede infatti, facendo spaziare lo sguardo allintorno ma non vedendo altro che una lunga striscia di terra battuta che fa da sentiero fiancheggiata da campagna a perdita docchio. 

  

«Non abbiate timore, il posto è questo e non ho critiche da avanzare» assicura Ganimard, posando gli occhi su un gruppo di alberi più fitto degli altri poco oltre il limitare dal sentiero. 

  

Il vetturino si stringe nelle spalle, con buona probabilità convinto che il suo cliente non abbia tutte le rotelle al loro posto, ma questi dopo tutto lo ha pagato in anticipo e tanto gli basta per non darsi troppo pensiero. «Volete che vi dia una mano a far scendere il vostro compagno?» si offre volenteroso. 

  

«È sufficiente che teniate la carrozza ferma e lo sportello aperto, al resto penserò io. Aspettatemi qui, ora» lo istruisce, prima di tornare a bordo del veicolo. 

  

Lupin non si è ancora ridestato e Ganimard si fa qualche scrupolo e si sforza di essere silenzioso e cauto, nella speranza di non disturbarne il riposo, ma sono speranze vane le sue, poiché è sufficiente che le sue braccia lo circondino perché gli occhi del ragazzo si spalanchino, fissandosi nei suoi con una luce allarmata. 

  

«Tutto a posto. Siamo arrivati. Ora vi faccio scendere» soffia Ganimard, deciso a impedire che il sospetto torni a nidificare in quella testaccia già fin troppo ingombra di idee, brutte o belle che siano. 

  

«Ma... dove ci troviamo?» chiede Lupin in un mormorio perplesso, osservando con attenzione e sorpresa la campagna circostante e sbattendo le palpebre affinché la sua vista si abitui alla luce del pomeriggio. 

  

«Lo vedrete fra poco» replica Ganimard, altrettanto a bassa voce così che il vetturino, impegnato a tenere a bada i cavalli, non possa udirlo. 

  

«Siete a posto?» li raggiunge la voce del vetturino, il quale si sta apprestando a risalire a cassetta, attendendo solo di essere certo che i suoi clienti siano consapevoli del luogo nel quale verranno scaricati. 

  

«Certamente. Potete andare, vi ringrazio» conferma Ganimard, sogghignando appena nello scorgere la smorfia dubbiosa delluomo che li ha condotti fin lì e che è ancora visibilmente combattuto fra lo scrupolo di abbandonarli nel mezzo del nulla e il desiderio di tornare in città. 

  

A quanto pare alla fine vince la rassegnazione nelle stranezze della clientela e lurgenza di rivedere il traffico della capitale, perché il vetturino fa voltare cavalli e carrozza e al piccolo trotto scompaiono lungo il sentiero nella direzione da cui sono arrivati pochi minuti prima. 

  

«Immagino abbiate i vostri programmi. Vorreste essere così gentile da condividerne una minima parte con il sottoscritto?» prende la parola Lupin, in tono pacato e con una sfumatura divertita nella voce. 

  

«Oh, naturalmente» conferma Ganimard, prendendo a camminare e inoltrandosi fra lerba ingiallita dal freddo in direzione del folto degli alberi che si trova ora di fronte a loro. «In effetti avrei voluto parlarvene prima, ma Berthélot, quel gran rompiscatole, sè messo in mezzo...» bercia, sbuffando sonoramente e accelerando il passo senza nemmeno avvedersene. 

  

«E dunque?» insiste Lupin. «Non fraintendete: il luogo è ameno e piacevole, ma sarebbe interessante sapere cosa stiamo facendo. Non una scampagnata, suppongo». 

  

«Direi di no» replica Ganimard, facendosi largo fra i tronchi degli alberi, badando a che il ragazzo non si faccia del male nellintrico di rami. «Osservate» annuncia, senza fermarsi ma indicando con lo sguardo una direzione precisa. «Dal sentiero non si nota». 

  

Lupin solleva lo sguardo, stupito, e oltre le fronde ingombranti degli abeti scorge una costruzione che non ha ancora un aspetto ben definito ma è senza ombra di dubbio di origine artificiale. 

  

«Perbacco! Allora non siamo nel mezzo del nulla. Ne avevo avuto il sentore, ma... Oh! Quella è una fattoria» esclama, agitandosi e ridendo. «Ahi! Accidenti» geme, affannando nella stretta dellIspettore. 

  

«Decisamente un pessimo cliente. Ma volete stare un po fermo? Vi state facendo del male da solo, per la miseria!» protesta Ganimard, affannandosi a sorreggerlo e a non lasciarselo sfuggire di mano. 

  

«Uff, quanto siete noioso». 

  

«Non sono io a essere noioso, siete voi a essere folle» precisa Ganimard. 

  

«Oh, follia! Una condizione sopravvalutata, a mio avviso. E comunque non mi ritengo tale. Sono semplicemente speciale, e sorprendente». 

  

«Giusto: specialmente ingestibile, sorprendentemente scriteriato» borbotta lIspettore. 

  

Lupin ridacchia, ma con cautela questa volta. «Completamente, assolutamente, indiscutibilmente esatto, amico mio. Ehi, è proprio carina questa fattoria. Ma ci abita qualcuno?» si incuriosisce, mentre le girano attorno per raggiungere lentrata posteriore, a quanto sembra. 

  

«In questo periodo no, ed è appunto per tale motivo che ci troviamo qui». 

  

Lupin solleva lo sguardo, puntandolo sullispettore. «Volete fare il misterioso?» chiede, arricciando le labbra in un sorrisetto malizioso. 

  

«No, non proprio... Daccordo, forse giusto un poco. Ma giudicate voi, dopo tutto» si limita a dire, sollevando il mento e facendogli segno di guardare con attenzione. 

  

Sul lato posteriore cè un portone a doppia anta, appena socchiuso. Ganimard lo sospinge lentamente aiutandosi con una spalla, ma così facendo occulta in parte la visuale al ragazzo, il quale deve attendere ancora un lungo momento prima di poter far spaziare lo sguardo sul nuovo ambiente. Quando finalmente ne ha la possibilità, i suoi occhi si sgranano, increduli. 

  

«Celestine! Nadette! Santo cielo, voi qui!» esclama, tendendo le braccia in avanti, con gli occhi scintillanti, rischiando di far capitombolare a terra sé stesso e lIspettore con lui. 

  

Questa volta però Ganimard non protesta, si limita a rinserrare la stretta, abbozzare un timido sorriso soddisfatto e ad avvicinarsi ai box in legno profumato che ospitano i due corsieri, che ha scoperto solo in un secondo momento trattarsi di due giumente. Queste, nel mentre, hanno allungato il collo, sporgendosi dai rispettivi box con levidente intenzione di andare incontro al ragazzo appena comparso di fronte a loro. Nel momento in cui giungono vicini a sufficienza, Lupin getta le braccia al collo ora delluna e ora dellaltra giumenta, per poi tentare limpresa improbabile di afferrare entrambe in una sola bracciata, facendo sbuffare di identica incredulità sia le due giumente che lIspettore. 

  

«Vi credevo perdute. E invece... invece...» si scosta, crucciando la fronte, «vi ritrovo qui» soffia, confuso. Ancora con le dita saldamente intrecciate alle criniere, dirige lo sguardo indagatore sullIspettore. «Le avete portare qui voi, dunque» afferma, scrutandolo a fondo. 

  

Ganimard solleva le spalle. «Non avrei saputo che farne, per la verità; ma certo non potevo lasciarle per strada. In fondo sono state loro a portarci fuori dai pasticci, sarebbe stato molto irriconoscente. Per fortuna ho un ottimo consulente che è pratico di cavalli». 

  

Lupin sfarfalla le ciglia, sempre più sorpreso, anche se in modo piacevole. Così Ganimard si decide a spiegargli i fatti. Prima però: «Vi dispiace se vi faccio accomodare da qualche parte? Iniziate a essere pesante» e, al cenno di assenso del ragazzo, lo conduce in un angolo più appartato, nel quale sono ammassate fascine e balle di fieno che rappresentano la scorta per il resto dellinverno, posandolo in un punto un po più elevato e scrollando le braccia affinché il sangue torni a circolare agevolmente. Fatto ciò si allontana verso il lato opposto del caseggiato, quello in muratura che con ogni probabilità conduce verso labitazione vera e propria, e socchiude una piccola porta in legno grezzo quasi celata allo sguardo, affacciandosi. «Daniel, potresti scendere?». 

  

Qualche momento più tardi uno scalpiccio annuncia larrivo di qualcuno di nuovo e presto dalla porticina ora aperta compare una figura minuta, un ragazzino che a prima vista può avere sì e no tredici anni, tutto ginocchia e gomiti, ma con occhi grandi e un poco sgranati, chiari e attenti, che fissano i due uomini con serietà e stupore ma anche con curiosità. 

  

«Ecco, lui è Daniel; è un ragazzino in gamba con qualunque tipo di animale. Si è occupato lui dei vostri cavalli in questi ultimi giorni» spiega Ganimard. 

  

«E ha fatto un ottimo lavoro, da quello che posso vedere» aggiunge Lupin, offrendo un sorriso al ragazzino. «Che altro sai fare?» si informa incuriosito. 

  

Daniel si agita sul posto, evidentemente innervosito da tanta attenzione. «Aggiusto le cose» mormora, distogliendo lo sguardo. 

  

Lattenzione di Lupin al contrario si ridesta, imprevedibilmente stimolata dalla novità. «Beh, questo è interessante. Che genere di cose?». 

  

Il ragazzino, apparendo ora quasi angosciato, si stringe nelle spalle. «Quello che capita: biciclette, grammofoni, attrezzi da lavoro, mobili, accendini, mietitrici, qualche volta anche libri e abiti... Un po di tutto» soffia, lo sguardo sfuggente. 

  

«Hai mai dato unocchiata a un motore?». 

  

Daniel cruccia la fronte, perplesso. «Motore?». 

  

«Di unautomobile» precisa Lupin. 

  

Il ragazzino sbarra gli occhi, sorpreso. «Non ne ho mai veduta una. Ma ne ho sentito parlare. Voi lavete vista?» esclama, ora eccitato, per lo meno fino a quando si rammenta la situazione in cui si trovano. «Io... Mi dispiace, scusatemi». 

  

«Nulla di male, mio giovane amico. E per rispondere alla tua curiosità, del tutto legittima, sì: ho avuto modo di osservarne un paio. Curiosi marchingegni, promettono grandi cose» commenta con aria un poco trasognata. 

  

Daniel si mordicchia le labbra, ansioso. Dà lidea di voler fare una quantità di domande, ma si trattiene nel timore di risultare inopportuno. Dal canto suo Lupin lo osserva divertito, ben notando il suo desiderio di sapere. 

  

«Ho una proposta, se ti va naturalmente» si fa avanti, temendo che la situazione rimanga in stallo senza il suo intervento diretto. «Potresti continuare a occuparti delle mie amiche, Celestine e Nadette, nel tuo tempo libero» offre, indicando le due giumente intente a ruminare e gettare sguardi languidi agli umani presenti. «In cambio, io potrei parlarti delle automobili. Che ne pensi? Ti va?». 

  

Per la prima volta da che è comparso, Daniel sorride. «Sarebbe magnifico!» esclama felice e impaziente. 

  

Lì accanto Ganimard, trovatosi un comodo pagliericcio per riposarsi qualche minuto, osserva i due giovanotti con unespressione soddisfatta e indulgente, sperando al contempo che non finiscano con il mettersi nei guai. Ma a questo penserà in seguito, deciso comunque a sorvegliare perché se ne stiano buoni per un tempo ragionevole.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Arsène Lupin / Vai alla pagina dell'autore: Roiben