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Autore: __Lune__    23/01/2021    0 recensioni
-Trovi ingiusto il prezzo che ti hanno dato? Lo ritieni troppo basso?- chiese sua madre gelida -No, mamma, lo trovo irrazionale...irrazionale il fatto che me ne abbiano dato uno, irrazionale che alcuni pensino che gli esseri umani possano essere rappresentati con dei pezzi di argento o oro...con dei semplici numeri- rispose lei stropicciando la rosa bianca che stringeva tra le mani.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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*ROSE

Rose sentì la mano fredda di una donna sulla sua schiena, sentì premere sulla sua colonna vertebrale...la invitava a camminare.

La ragazza si ritrovò di nuovo davanti a quella struttura bianca che sarebbe stata forse il posto dove avrebbe vissuto.

La sua casa.

L'uomo che era davanti a lei si avvicinò alla pesante porta in metallo, poi guardo Rose e sorrise.

Rivolgendosi di nuovo alla lastra d'acciaio la spinse.

Davanti alla giovane donna comparve prima solo il buio assoluto, poi la luce fioca di un lampadario pendente dal soffitto illuminò dei gradini.

La lunga scala portava ad un altrettanto lungo corridoio, ad intervalli regolari lungo il muro erano incastonate sette porte.

L'uomo che aveva aperto la porta si fece avanti poi invitò Rose ad entrare.

La giovane donna piantò i piedi a terra, poi, sentì una spinta.

Le mani della ragazza si frapposero troppo tardi tra lei e il pavimento, e quello che ottenne fu un dolore pulsante al polso.

Comunque della sua mano non aveva tempo di preoccuparsi, lo scoprì quando un altro dolore, molto più forte del primo le partì da una tempia.

Rose sentì del liquido appiccicarle insieme dei ricci rossi, la cosa che la spaventò , però, fu il rendersi conto che quel liquido non aveva un colore poi così tanto diverso da quello dei suoi capelli.

Sentì che il sangue era poco, forse si era fatta una ferita abbastanza superficiale, ma questo non impediva al dolore di farsi sempre più acuto.

La ragazza sentì gli occhi pesanti, si sentì debole all'idea di non riuscire ad alzarsi, poi non ci pensò più, chiuse completamente gli occhi.

Perse i sensi.

-Aphia?- cominciò irritato Lyon, la donna lo guardò -Abbiamo un giocattolo fragile-  concluse poi sprezzante verso quel corpo che giaceva a terra.
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*ALEXANDER E CHRISTIAN

Due ragazzi correvano per raggiungere la stanza dove si tenevano mappe impolverate, mappamondi, specchi rotti o crepati, divise tagliate o lerce, libri ingialliti, in realtà non credevano neanche che quel posto avesse un ripostiglio.

Dopo la corsa i due ragazzi si trovarono di fronte ad' una stanza illuminata appena dal sole.

Osservarono le pareti del colore del sangue arterioso notarono come a decorarle vi fossero solo sottili fili bianchi uniti in una ragnatela.

I ragazzi si guardarono attorno, e finalmente le individuarono quelle polverose mappe dello stato di Ilian.

I due fissarono a terra, quei frammenti taglienti ora erano impegnati solo ad imitare i gesti dei ragazzi.

Uno dei due si guardò a lungo; i lunghi capelli corvini, la pelle bianca come il latte era vicina al mostragli ogni sua singola vena, le labbra senza colore...e poi gli occhi.

In quegli occhi che persino sua madre aveva definito demoniaci lui non aveva mai visto amore per nessuno.

Nei suoi occhi nessun uomo e nessuna donna avevano mai visto amore.

Il ragazzo allo specchio si sentì chiamare: -Alexander-.

Alexander si voltò, Cristian teneva una mappa spiegazzata e polverosa.

Erano passate ore dal tramonto ed erano passate ore da quando Alexander e Christian avevano trovato la mappa.

Quando tutti dormivano, il silenzio della notte lasciava spazio al solo rumore di tegole scricchiolanti sotto il peso di due persone.

Alexander  teneva in mano una lanterna, con una mano cercava di frapporsi tra il metallo color ruggine ed il vento, intanto Christian si sedeva sul bordo del tetto ed apriva la mappa.

I due sicari fecero correre gli occhi sul verde delle pianure, sul castano delle montagne, sui nomi della città di Gon, su quella di Alis, su quella di Korin...fino ad arrivare ad Oneiros, notarono il lungo fiume Laina.

Sbuffarono.

 Sarebbe stato difficile attraversarlo.

Quando arrivò la notte nell'assordante silenzio del buio assoluto si sentivano solo delle tegole scricchiolare sotto il peso di due persone.

Christian si accasciò sul bordo del tetto alzando un minuscola nuvoletta di polvere rossiccia.

Alexander gli si sedette accanto.

Quando guardarono la mappa entrambi chiusero gli occhi dalla frustrazione.

Prima, però, i loro occhi avevano avuto il tempo di scorrere sul verde spento delle pianure ,sul nocciola delle montagne.

I loro occhi inoltre corsero anche sui nomi delle città di quel territorio: Heins, Foik...Korin...e poi finalmente Oneiros.

Poi notarono quelle chiazze che contenevano tutte le sfumature possibili d'azzurro e blu, quei lunghi filamenti celesti...il fiume Seit era famoso per i morti che giacevano sui suoi fondali, così come la chiazza scura che rappresentava il lago Beich.

Mentre i due ragazzi si osservavano si sentirono sul tetto altri pazzi.

Era un uomo.

Era il generale Scorpyon.

-Cosa state facendo qui, soldati?-

Christian nascose velocemente la mappa dietro la schiena.

-Niente- si affrettò a rispondere Alexander.

Il ragazzo allungò le mani verso la schiena dell' amico.

Christian sentì Alexander prendere la mappa dietro la sua schiena, non ne capiva il perché.

La mano afferrò la carta, e la lasciò cadere dal tetto, nella folta erba.

Quando il generale se ne andò i entrambi poterono andare a riprendere la mappa nel prato.

Quando passarono dieci minuti, Alexander portò la testa indietro, serro le labbra per non far uscire l'urlo di rabbia.

Christian invece stringeva i pugni, erano arrabbiati, o forse disperati e preoccupati.

Ma questo non cambiava la situazione.

La mappa era sparita.





ANGOLO AUTRICE

Vi è piaciuto questo capitolo? Sentitevi liberi di commentare, inoltre ho l'impressione di star mettendo troppi pochi dialoghi, quindi fatemi sapere.

Sayonara ragazzi❤

Continuo con un commento☺
 

 

   
 
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