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Autore: Merry brandybuck    24/01/2021    0 recensioni
Dal testo: “ Fëanor aveva tutto ciò che si poteva desiderare, ma nessuno osava dire che fosse stato baciato dalla buona sorte in vita sua ...”
“ breve” storia di un padre di figli “ speciali”
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fëanor, Figli di Fëanor, Nerdanel
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ho avuto molta fortuna

 

Fëanor aveva tutto ciò che si poteva desiderare, ma nessuno osava dire che fosse stato baciato dalla buona sorte in vita sua: eppure aveva un lavoro molto redditizio come amministratore nell’azienda di famiglia, una casetta tutt’altro che modesta in un quartiere tranquillo, un fisichino niente male, una moglie bellissima che lo amava alla follia e sette figli maschi intelligenti e belli da togliere il fiato; suo padre lo adorava, essendo lui il primogenito, e, anche se non era in ottimi rapporti con la matrigna, lui e i suoi fratellastri si volevano pressoché bene. L’unica pecca che forse era presente nella sua vita era quello di non essere mai stato sotto la luce di una buona stella dal punto di vista degli eredi: anzi, tutti lo consideravano portatore sano di iella per i nuovi nascituri e non lo facevano avvicinare alle donne incinte o presunte. Ormai era riuscito a rassegnarsi all’etichetta che tutti gli avevano correlato ( miracolo constatando il suo caratteraccio irascibile), anche se non gli era semplice evitare di essere invidioso degli altri genitori: quando c’era il pranzo domenicale nella grande villa del padre Finwe, lui non si sedeva spesso in fianco ai fratellastri per sottrarsi da domande indiscrete, risatine e commenti idioti che gli facevano da quando era nato Maglor. Ora, credo che anche a voi lettori stia salendo la curiosità di sapere perché l’uomo era dipinto così “ untore”: ebbene la storia ha avuto inizio circa trentatré anni fa in un pub irlandese…

Curufinwe Feanaro era un ventenne un po’ particolare: studiava alla facoltà di scienze politiche dell’università locale, viveva con il papà, Fingolfin, Irimë, Finarfin ( Findis era partita per andare a lavorare in un’altra città subito dopo le scuole superiori) e quella strega di Indis; amava bere e mangiare e aveva avuto sì e no due ragazze in tutta la sua vita: non che fosse brutto, bensì era la maggior parte delle donne che non capiva il suo duttile ingegno e il suo carattere cangiante. Comunque, quella sera aveva deciso di andare a divertirsi con i fratellastri in una birreria; la serata procedeva tranquilla, quando tre giovani si misero a ballare sopra le uniche assi di legno del pavimento che costituivano la pista per le danze tipiche: tendenzialmente i figli di Finwe non ci avrebbero dato troppo peso non fosse che questa volta le giovini erano meravigliose. Quella che colpì maggiormente il ragazzo era la più alta: aveva un folta chioma rossa e ricciolina, il corpo tonico, gli occhi blu e si muoveva con una grazia divina; la faccia serafica del maggiore venne notata dai suoi compagni e in pochi secondi si trovò in prima fila tra la gente che guardava le ballerine con lo stesso sguardo da cernia. Quando le amiche si fermarono, la donna si avvicinò: “ Ehi tutto bene ?” chiese educatamente; il corvino le offrì una birra e da quel giorno gli studenti iniziarono a frequentarsi quasi quotidianamente. Dopo due anni passati come amici, Fëanor decise di dichiararsi per primo alla sua amata: si inginocchiò in terra, le mostrò un anello che aveva progettato e costruito lui stesso, le fece la proposta e lei aveva accettato entusiasta; peccato che quando dovette alzarsi gli partì il colpo della strega e la sua neo fidanzata fu costretta ad aiutarlo a camminare fino a casa. Il giovane aspettò altri tre anni prima di chiederle di sposarlo; intanto sia lui che i suoi fratelli non avevano esitato a conoscere le proprie ragazze “ a fondo” e a fantasticare sul loro futuro “ Ti giuro ! Anarië è caldissima e ha due seni da perdere la capoccia !” sproloquiava Fingolfin quando si ritrovavano a chiacchierare tutti insieme in camera da letto e al maggiore veniva sempre da ridere: naturalmente il padre non sapeva niente di tutto ciò ed era meglio così. Fëanor si sposò in un giorno assolato, in frac e quasi svenne ( sia per il caldo che per l’ansia); Nerdanel era in ritardo e lui dovette farsi sorreggere dal fratellino per non cascare come una pera, ma quando vide la sua sposa rimase a bocca aperta: era fasciata in un vestito bianco che la rendeva eterea, splendida e si avvicinava sorridente. La cerimonia andò bene e già dal giorno dopo i due vivevano nella loro casa; era passato solo un anno e mezzo dal loro matrimonio quando sua moglie gli comunicò di essere rimasta incinta e alla morfologica era risultato essere un maschietto grande e forte: Finwe era stato molto contento di diventare nonno e la sua nuora era stata riempita di complimenti da tutte le altre donne della famiglia. Un pomeriggio autunnale fu chiamato mentre era in ditta: la sua dolce mogliettina stava per partorire e lo stava riempiendo di maledizioni da circa un’oretta; si era lanciato in macchina, ma era arrivato comunque tardi e quando era entrato, l'infermiera gli aveva messo un fagotto urlante tra le braccia. Suo figlio Maedhros aveva un cespuglietto di capelli rossi in testa e i suoi stessi occhi grigi; quando vide il suo volto, il pupo smise di piangere e iniziò a succhiarsi il pollice: sarebbe stato un papà perfetto. Trascorsero due anni e, intanto che anche i suoi fratellastri si sposavano e figliavano e mentre Maitimo cresceva, la sua compagna aspettava un altro figlio: Maglor nacque alle quattro del mattino di un giorno di Gennaio, con il supporto del papà e del fratello più grande in sala parto; aveva la chioma del padre, ma il visino della mamma e sembrava normale, infatti i problemi arrivarono successivamente… A due anni il bimbo non camminava ancora e gli si era già fratturata la clavicola quando il maggiore lo aveva preso in braccio; i genitori erano straniti dalla fragilità dell’erede e, dopo gli ennesimi tentativi di deambulazione andati a vuoto, avevano deciso di portarlo da uno specialista. Dopo gli esami clinici, il babbo era stato mandato fuori con i figli e avevano iniziato a giocare intanto che la madre parlava col medico; era passata quasi mezz’ora, il piccolo si lagnava e nel frattempo Fëanor si era ritrovato a ninnarlo su e giù per il corridoio, canticchiando “ Stella, stellina la notte si avvicina la fiamma traballa, la mucca nella stalla…”: mentre si rendeva conto che la sua reputazione da padre freddo, austero e distaccato era andata in fumo, la sua dolce metà era uscita dallo studio piangendo, lo aveva abbracciato e gli aveva detto i risultati dei test. Osteogenesi imperfetta, stadio avanzato. Quattro parole che lo avevano fatto accasciare su una sedia, che avrebbe ripetuto per tutto il resto della vita e che lo avevano stravolto; l’osteogenesi imperfetta ( o meglio conosciuta come malattia delle ossa di vetro) è una malattia rara, genetica e congenita che consiste in un mutamento delle fibre di collagene che costituiscono il tessuto connettivo delle ossa e che le rende talmente fragili da rompersi senza aver subito alcun trauma, gli aveva spiegato l’ortopedico: lo stato alla quale si era evoluta nel corpo di Kanafinwe gli consentiva di respirare liberamente, ma le sue gambe non avrebbero mai potuto reggere il suo peso corporeo per un tempo superiore ai cinque minuti e quindi il ragazzo sarebbe stato costretto a passare la sua intera esistenza in sedia a rotelle. Se era già di per sé complicato accettare il fatto di avere un figlio paraplegico, Nelyafinwe non aiutava di certo: continuava pedissequamente a chiedere cos’aveva il fratellino e si stupiva sempre alla risposta che gli davano i parenti, visto che pure loro erano rimasti angosciati dall’accaduto; però Russandol era il primo tra tutti che era riuscito ad adattarsi ed era diventato molto apprensivo per i suoi quattro anni, arrivando a passare le notti in bianco per stare vicino al “ menomato”. Comunque, sia Fëanor che Nerdanel caddero in un stato depressivo molto profondo per circa un annetto e dei bambini si occupò il loro zio Nolofinwe, che li aveva presi sotto la sua ala per via dell’amicizia che legava il suo primogenito a quello del fratello; quando il minore aveva quattro anni e Maedhros sei, la mamma aveva ritrovato la gioia di vivere e aveva scoperto di aspettare un terzo pargolo ( se m’accollavano anche questo facevo una strage ! N.d.a. Fingolfin): dopo nove mesi nacque Celegorm, bello, sano, forte e, cosa sbalorditiva, biondo. Trascorse un altro anno e venne alla luce Caranthir, anche lui bellissimo e dall’espressione corrucciata, ma la sventura era dietro l’angolo: nel frattempo che tutti si commuovevano per la quarta volta in sette anni, l’ostetrico fece notare al genitore e alla puerpera che il neonato non si accorgeva del casino presente nella stanza; il panico aveva preso mezza famiglia e il nonno stava avendo un principio di infarto. Ebbene il dottore fu molto esaustivo, tanto da far piangere i bimbi: sordità. I conoscenti e gli altri pazienti furono molto comprensivi quando il figlio di Finwe iniziò a tirare bestemmie in giro per i corridoi e che riecheggiarono per quasi due giorni; ma non dovendo ancora parlare, il problema si poteva rimandare di due anni, anche se la figlia di Mahtan era decisa ad aiutare il bimbo a leggere il labiale poiché non essendoglisi formata la cavità timpanica era impossibile impiantargli un apparecchio acustico. Trascorsero un altro paio di mesi prima che la donna fosse nuovamente in gravidanza, battendo tutti i record familiari; quando era nato Atarinkë, il padre aveva iniziato a piangere: era uguale identico a lui quando aveva la sua età. Era perfetto non fosse che, gli disse il medico, la reazione pupillare del bimbo fosse quasi inesistente: un modo molto gentile ed educato per dirgli che aveva avuto un figlio cieco; erano tutti accorati, distrutti, afflitti, disperati e oltremodo mesti per la tragica notizia. Avevano dovuto pure cambiare chiesa, visto che il neo genitore era entrato, si era ginoflesso, si era inchinato e aveva iniziato a urlare: “ Uno va bene, due meno, ma tre… Tre ! Mi pigliasti pii culo ?!”; aveva iniziato a piangere come un idiota e i suoi fratellastri avevano dovuto trascinarlo fuori di peso, sotto gli sguardi e i borbottii delle comari. I ragazzi avevano faticato molto a crescere insieme, passando sopra le differenze, annullando le divergenze e gli spazi personali; avevano dovuto attendere altri otto anni prima che la ramata rimanesse nuovamente incinta: l’età dei suoi figli variava dai sedici anni per Russandol agli otto per Kurvo e le reazioni alla nuova gravidanza furono molto diverse. Quando la donna aveva detto di aspettare altri due bambini maschi, il marito aveva commentato: “ Ehm… sono stato piuttosto efficiente quella notte”: il maggiore dei ragazzi era scoppiato a ridere, seguito dal secondo che si era quasi cappottato col rischio di rompersi tutte le ossa, mentre i più piccoli erano esaltati all’idea di avere altri fratellini e non avevano capito la freddura ( per fortuna, oserei dire). In ospedale i bambini si rivelarono essere sani come pesci, con grande sollievo del papà, anche se lui dovette essere sottoposto a un esame per capire la provenienza delle malattie degli altri figli; rimase molto scosso dagli esiti: lo spermiogramma aveva evidenziato delle mancanze nel liquido seminale di alcune sostanze importanti per lo sviluppo del feto, significando, quindi, che la colpa degli “ errori” genetici andava attribuita a lui. Con la moglie aveva deciso di non procreare più e, nel momento in cui lo aveva detto ai ragazzi, aveva ricevuto la più bella delle sorprese: Maglor aveva detto che non gli importava, Caranthir aveva ri-posato lo sguardo sul foglio che stava scrivendo e Curufin gli aveva dato un abbraccio… 

Era proprio un uomo sfortunato, gli dicevano i suoi colleghi e conoscenti, ad avere dei figli inabili alla vita, che non potevano fare a meno di qualcuno che li aiutasse e che erano stati condannati per tutta la loro esistenza; questo lo aveva ritenuto anche lui per un periodo di tempo abbastanza lungo dopo la scoperta della cecità del quinto erede e non riusciva ad accettare la realtà: per un paio d’anni aveva cercato cure su cure per aiutare i suoi eredi a stare meglio, ma notando che nessuna di esse funzionava e che semplicemente servivano ad affaticare i pazienti aveva rinunciato. Adesso che erano passati dieci anni dalla nascita dei gemelli se chiunque provava a mostrare la minima compassione per lo stato di salute dei giovani oppure lo commiserava, gli partivano le obiezioni all’intelligenza dell’interlocutore; lo faceva uscire fuori dai gangheri la pietà di un altro uomo normodotato perché non era minimamente necessaria: i suoi ragazzi erano perfettamente in grado di fare qualunque cosa anche se gli ci voleva molto più impegno rispetto agli altri adolescenti. Era naturale che c’erano dei “ piccolissimi” problemi quotidiani ( oltre alle prese in giro che tutti e sette i giovanotti si sorbivano per aver tenuto i capelli lunghi, come da  tradizione): il secondogenito doveva essere aiutato costantemente a muoversi e aveva l’obbligo di stare attento a non “ rompersi”, Morifinwe urlava quasi sempre perché non udiva il volume della propria voce, biascicava molte parole e doveva vedere sempre le labbra di colui con cui stava parlando, mentre Curufinwe jr doveva avere dei libri in braille, aveva bisogno di avere dei punti di riferimento fisici e di tastare le persone per capire come fossero fatte ( infatti era tornato a casa molto spesso imprecando perché qualche ragazza lo aveva scambiato per un maniaco, solo perché le aveva toccacciato il volto, le spalle e il corpo). C’erano anche svariate regole da seguire quando si andava casa loro: un esempio era quello di non spostare i mobili dalla loro sede prestabilita… 

“ Ragazzi ! Chi ha spostato il mobiletto in bagno, che vengo a ucciderlo ? Ve l’ho ripetuto almeno duemila volte: se non volete che mi spacchi una gamba, dovete dirmi prima dove mettete la roba, perché io non posso vedere dove mollate le vostre cose !” 

… oppure non camminare troppo velocemente… 

“ Fingon, rallenta ! Maedhros mi spingi tu che mi fanno male le braccia ? Ti pregooo” 

… parlare molto lentamente, con la bocca scoperta e scandendo le parole… 

“ Papà vai più piano che non capisco una cippa ! Stavi dicendo…” 

… e molte altre ancora; bazzecole che per la sua progenie significavano molto. Fëanor adorava vedere la faccia della gente quando diceva che tutti i suoi figli erano ottimi studenti e produttivi lavoratori, oppure che Makalaurë era un musicista e un insegnante in una scuola media, Moryo un pugile e il suo quintogenito studiava come orafo; o anche che due di loro avevano due fidanzate magnifiche con cui uscivano tutti i weekend. Il colmo era stato vedere una sua cliente svenire dopo che si era lamentato di una recente ubriacatura del ventiquattrenne: quest’ultimo, Fingon, Aredhel, Maedhros e Celegorm erano andati a far serata in centro ed erano tornati con Turcanfinwe che vomitava l’anima, Kanafinwe che non riusciva a far andare dritta la carrozzina, Irissë che rideva sguaiatamente mentre Russandol ( l’unico sobrio perché autista) si portava in spalla Findekano, perché il cugino non riusciva a stare in piedi. Nell’immaginario comune i disabili erano visti come fragili e introversi, mentre i suoi bambini erano degli animali da festa e particolarmente stronzi ogni tanto ( da qualcuno dovranno aver preso N.d.a.Indis ) e dimostravano di essere straordinari; lui si ricordava ancora di quel video che era stato caricato sulla pagina principale del sito della scuola, che ritraeva lo spettacolo di fine anno a cui lui non aveva potuto assistere perché i gemelli ( all’epoca treenni) avevano la febbre: nel filmato era stata registrata l'esibizione dei suoi figli… 

…  Curufin era alla batteria, Celegorm al basso, Maitimo e Carnastir alle chitarre ( quest’ultimo era seduto sulla cassa perché sentisse le vibrazioni e andasse a tempo) e Maglor cantava “ We'll never get free lamb to the slaughter. What you gon' do When there's blood in the water ! The price of your greed is your son and your daughter What you gon' do When there's blood in the water !...” il giovane quasi piangeva per lo sforzo e le ragazze lo indicavano; arrivati alla parte urlata, Makalaurë stava ansimando, ma continuò a urlare anche se questo avrebbe portato a una possibile frattura delle costole per via di una sovraeccitazione della cassa toracica: “ I am the people ! I am the storm ! I am the riot ! I am the swarm ! When the last tree's fallen the animal can't hide money won't solve it; What's your alibi? What's your alibi? What's your alibi? What you gon' do when there's blood in the, blood in the water? When there's blood in the water ! When there's blood in the, when there's blood in the water”. Si era spinto fino a quasi oltre il limite che il suo corpo gli consentiva e aveva dimostrato a tutti di poter dare il massimo… 

In ultima analisi, il primogenito di Finwe aveva avuto una prole “ sfigata”: un figlio paraplegico, uno sordo e uno cieco che avevano bisogno di un continuo supporto contro le insidie che gli riservava il mondo e loro stessi: dalla loro parte però stavano i fratelli sani, gli amici, i parenti e molte altre persone che rendevano la vita molto piacevole. L’uomo non capiva come mai molta gente non riusciva a comprendere le quattro parole che diceva più spesso per descrivere la sua esistenza:

 

Ho avuto molta fortuna.

 

Angolo della scrittrice 

Buona sera a tutti ! Mi scuso per l’ora tarda ma non sono riuscita a finire di scrivere prima dell’una del mattino: questa fan fiction l’ho scritta basandomi su esperienze reali di persone a me vicine e ho descritto in maniera abbastanza scientifica le menomazioni realmente esistenti, quali l’osteogenesi imperfetta e la mancata formazione della cavità timpanica. Spero che questa storia guardata dal punto di vista di un padre vi sia piaciuta e abbia reso abbastanza l’idea di queste situazioni deabilitanti; come sempre mi scuso per eventuali errori nel testo o se non vi è piaciuto, saluti e baci hobbit 

Sempre vostro 

 

Merry 

   
 
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