Libri > Forgotten Realms
Segui la storia  |       
Autore: NPC_Stories    24/01/2021    2 recensioni
Sequel di "Vampier's Diaries - Libro primo: la mia morte"
.
Sono sempre io, Erika Lesmiere, l'adorabile ragazza che avrebbe dovuto avere davanti a sé un brillante futuro. Avrei potuto fare una vita da nobildonna, o intraprendere una carriera militare, oppure avrei potuto ribellarmi alle tradizioni della mia famiglia e scegliere un percorso accademico come alchimista.
E invece no, mai una gioia. Mi sono ritrovata a diventare un vampiro.
Ma forse anche la non-vita mi riservava qualche sorpresa, dopo tutto. Forse finché siamo al mondo possiamo sempre trovare un po' di felicità.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 6: I nostri segreti


La sedia di legno per i clienti dello studio non era molto comoda, quindi John Smith si alzò per farmi posto sulla sua poltrona da lavoro. Era una cosa che non avevo chiesto, ma apprezzai molto quel gesto di galanteria. Lui nel frattempo stava armeggiando con un bollitore magico in un angolo della stanza.
“Ho del te verde importato da Shou Lung, sempre che ti piaccia il te” mi propose.
Capii che voleva essere gentile offrendomi una bevanda così rara, ma l’idea mi diede il voltastomaco.
“No. Non credo che sentirò il sapore delle bevande, ma odio tutto quello che viene dal continente orientale” lo fermai subito.
Il giovane uomo si girò a guardarmi con aria stupita. “Oh. Va bene. Camomilla sia, allora.”

Qualche minuto dopo avevo fra le mani una tazza fumante di camomilla. Il profumo era gradevole, di fiori. Il sapore, quasi inesistente. Forse è perché sono un vampier, ma ogni liquido che non è sangue ha un sapore blando, annacquato. Non mi disgusta, ma nemmeno mi piace. Il calore sotto le dita però era piacevole, ed ebbe il potere di ricordarmi che non dormivo da troppo tempo.
“Sei stranamente fiducioso per essere un umano al cospetto di una non morta” notai, cercando di strappargli qualche informazione che mi permettesse di farmi un’idea di che tipo fosse.
“So che non intendi uccidermi nei prossimi cinque minuti” affermò con tutta sicurezza.
“Oh? E come lo sai?”
Sorrise. La piega delle sue labbra sembrava cercare la mia complicità, come se entrambi nascondessimo un segreto. “Diciamo che so prevedere il futuro a breve termine.”
“Ma che sciocchezza! Nemmeno io so se voglio ucciderti. Dipenderà dal tuo atteggiamento.”
“Non voglio esserti nemico, a meno che tu non me ne dia motivo” mi assicurò. “Vuoi raccontarmi la tua storia? Solo conoscendo la verità potrò aiutarti con la questione di tuo padre.”

Cominciai a raccontare. Lui non mi interruppe mai, bevve ogni mia parola e si limitò ad annuire, ogni tanto. Una cosa davvero peculiare è che non cambiò mai espressione. Non ebbe reazioni emotive. Era come se stesse ascoltando una storia che aveva già sentito decine di volte, anche se come pensiero non aveva senso - oh, ma in realtà ne aveva, solo che all’epoca non lo sapevo. Ora so che probabilmente il mio racconto sorbì un qualche effetto emotivo su di lui, ma credo che volesse mantenere una facciata impassibile per impressionarmi.
“Ti aiuterò” decise infine, sempre in tono perfettamente calmo. “Non mi sembri una cattiva persona, Erika Lesmiere, ma potresti diventarlo se venissi abbandonata a te stessa. Tu sei un predatore, la tua natura vampirica ti spinge a nutrirti dei viventi, anche di noi umani. Se venissi anche estromessa dalla società, potresti facilmente perdere il contatto con ciò che resta della tua natura umana.”
“E credi che standomi accanto non accadrà?” Abbassai lo sguardo sulla tazza ancora mezza piena che tenevo fra le mani. La camomilla era ormai fredda, come se il contatto con le mie mani avesse prosciugato il calore. “Sei ottimista, o credi che il lavoro di mio padre abbia funzionato in pieno?”
“Questo non lo so. Diciamo che al momento, se ti guardo, vedo ancora una persona. E perfino noi umani possiamo diventare bestie quando ci sentiamo abbandonati. Non voglio correre questo rischio con qualcuno che ha un alto potenziale distruttivo, come te.”
“Alto potenziale distruttivo” sussurrai, ripetendo le sue parole. “E perché mai dovresti aiutarmi, anziché distruggermi e basta? Potresti riferire a qualche mago potente che io sono quello che sono, ed entro domani sarei morta.”
John Terrence Smith mi fissò in silenzio per un lungo momento. Finì di bere la sua camomilla, poi poggiò la tazza sul tavolo con gesti lenti e deliberati.
“Perché so cosa vuol dire essere soli, Erika Lesmiere. So cosa vuol dire essere un mostro, che risucchia la vita altrui. Forse non tutte le creature vampiriche passano attraverso la morte, e non tutte rubano sangue.”
Incatenò il mio sguardo nel suo e lo guidò verso il ripiano della scrivania. La sua mano era ancora intorno alla tazza. Era un oggetto grazioso, di legno levigato, con il manico dipinto di rosso. La pittura fu la prima cosa a creparsi, poi a sfarinarsi e cadere sulla scrivania come cenere. Poco dopo il legno stesso iniziò a creparsi, per poi sbriciolarsi lentamente.
Non gli avevo sentito pronunciare nessun incantesimo, non capivo cosa fosse appena successo. Lo guardai di nuovo negli occhi, boccheggiando.
“Che cosa hai fatto?” Chiesi alla fine, perché non sapevo darmi una spiegazione. “Come hai fatto?”
“Questa è la mia natura, purtroppo” mi spiegò, in tono mortalmente serio. “Io rubo il tempo. Lo faccio senza volerlo, è la mia maledizione. Negli anni ho imparato a controllare il mio potere, ma mi richiede un grande sforzo, una concentrazione continua. E se posso fare questo agli oggetti, riesci a immaginare cosa potrei fare alle persone?”
Sentii un brivido lungo la schiena.
“Hai detto che non ti piace il contatto fisico” ricordai. I pezzi stavano iniziando ad andare al loro posto.
“È la mia maledizione” ripeté. “Mi piace il contatto fisico, ma non mi piace vedere una persona invecchiare in pochi minuti e morire fra le mie braccia. Non sono un assassino, Erika Lesmiere. Non più di te.”
“E non meno di me” sussurrai.
“So cosa vuol dire essere soli” mi ricordò. “Non ho amici intimi, non ho…” arrossì “nessun tipo di intimità con nessuno. Non posso abbassare la guardia o rischio di creare danni irreparabili.”
“Da quanto tempo?” Domandai, spinta da morbosa curiosità. “Da quanto tempo vivi la vita dell’asceta in mezzo alla gente?”
John Smith si alzò e fece due passi nella stanza, mentre - credo - faceva mente locale.
“Sessant’anni, più o meno. Da quando ho inavvertitamente rubato un paio di anni a mia madre e mi sono rifiutato di toccare chiunque.”
Rimasi di nuovo senza parole. Un po’ per l’età, un po’ per l’orrore che immagino avesse provato, accorgendosi di avere tolto un pezzo di vita alla sua stessa madre. Aveva una storia tragica, indovinai, forse quanto la mia.
“Ma ne dimostri…”
“Il tempo che sottraggo si aggiunge alla durata potenziale della mia vita. Perfino il tempo rubato agli oggetti. Sì, dovrei apparire più anziano, ma la mia maledizione ha alterato il mio ciclo vitale. Il mio vero aspetto…” si morse il labbro inferiore, guardandomi con esitazione “era quello di un ragazzino di undici anni. All’inizio non riuscivo a modificarmi. Dopo venti, trent’anni, sembravo ancora un moccioso. Ho dovuto studiare magia con un precettore perché non ammettono bambini al Collegio della Signora. Finalmente ho imparato un incantesimo che rende più veloci i movimenti ma come effetto collaterale invecchia il corpo di un anno. Ripetendo molte volte quell’incantesimo ho ottenuto l’aspetto di un giovane adulto.”
Il suo racconto mi lasciò senza fiato. Quante cose c’erano al mondo che ancora non conoscevo? Oh, mio padre avrebbe adorato conoscere John Smith, e cercare di indagare l’origine della sua maledizione.
“Com’è che sei stato maledetto? Sei stato… morso da un vampiro del tempo?”
John sussultò.
“No, no. Non esiste una cosa simile, almeno non credo. Prima non intendevo dire che sono letteralmente un vampiro. Sono stato travolto da un… chiamiamolo un disastro magico… mentre ero coinvolto mio malgrado in un incantesimo temporale. Avevo undici anni, per questo il mio corpo era fermo a quell’età.”
“E non invecchierai, senza ripetere quell’incantesimo?”
John scosse la testa.
“Allora siamo davvero simili” ragionai. “Entrambi eternamente giovani.”
“Entrambi potenziali assassini” rimarcò.
“Ed entrambi soli. Non è per questo che vuoi aiutarmi?”
“Non ti mentirò, Erika Lesmiere. Darei un braccio pur di avere una persona amica, qualcuno con cui confidarmi senza paura di giudizio, qualcuno con cui passare il tempo senza preoccuparmi di doverci dire addio dopo pochi anni.”
“Qualcuno a cui poterti affezionare” indovinai.
“Sì. A cui affezionarmi senza paura della morte. La sua morte, ovviamente.”
“E magari qualcuno da poter toccare senza ucciderlo” mi spinsi un po’ oltre.
John Smith avvampò come un ragazzino.
“Quando ho usato quell’incantesimo per diventare adulto, io non avevo considerato…” iniziò a balbettare, rosso in viso. “Tutte le… conseguenze. Il mio fisico da ventenne iniziò a mandarmi dei segnali che non avevo mai provato nel mio corpo di bambino, nemmeno se la mia mente era adulta. Ho vissuto gli ultimi dodici anni desiderando ciò che non potevo avere, ma ti assicuro che non è questo a muovere le mie decisioni. Il conforto fisico mi manca, ma mi manca di più quello emotivo. E mi manca da molto più tempo.”
I vampiri sono buoni seduttori, almeno così si dice, ma in quel momento non avevo nessun bisogno di sedurlo. Lui mi stava cercando, e voleva da me soprattutto compagnia. Io non ero pronta a una relazione completa, ed ero felice di non dover battere quel tasto per guadagnarmi la sua alleanza.
“Penso che un amico sia la cosa di cui ho più bisogno anch’io” concordai, ed era la verità. “Qualcuno che mi capisca, che mi aiuti, qualcuno che possa coprire il mio segreto. Io di sicuro non svelerò il tuo.”
John piegò un angolo della bocca in un sorriso amaro.
“Hai in mente un’amicizia molto pragmatica.”
“Non mi hai forse confidato il tuo segreto perché sai che non lo rivelerò a nessuno, nel timore che tu riveli il mio? Dai tempo al nostro rapporto, ti conosco appena. Non puoi forzare un sentimento di lealtà e comunanza. Credo che non ci vorrà molto per diventare amici veri” ipotizzai.
Perché alla fine, nessuno di noi due aveva molta scelta.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Forgotten Realms / Vai alla pagina dell'autore: NPC_Stories