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Autore: Signorina Granger    24/01/2021    3 recensioni
La prima volta in cui vide Estelle Reynolds, Edward Cavendish aveva otto anni e sedeva sul ballatoio delle scale, le gambe che penzolavano nel vuoto mentre scrutava il gran via vai di persone sottostante.
La seconda volta in cui vide Estelle Reynolds, Edward Cavendish aveva dodici anni e sedeva in uno scompartimento dell’Hogwarts Express dopo aver salutato i suoi genitori.
La prima volta in cui Edward Cavendish chiese ad Estelle Reynolds un appuntamento aveva quattordici anni, e si vide costretto a farsi coraggio e a chiedere alla ragazza che gli piaceva da un anno se le andasse di andare con lui ad Hogsmeade nel fine settimana.
Quando Edward Cavendish vide Estelle Reynolds e capì di aver fatto il miglior errore della sua vita facendo infuriare suo padre aveva diciannove anni. Ed era il giorno del suo matrimonio.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Always on My Mind
 

 
La prima volta in cui vide Estelle Reynolds, Edward Cavendish aveva otto anni e sedeva sul ballatoio delle scale, le gambe che penzolavano nel vuoto mentre scrutava il gran via vai di persone sottostante.
I suoi genitori davano un ricevimento, quella sera, ma a lui non era permesso partecipare visto che “era solo un bambino”. E la cosa non gli piaceva affatto.
Un sorriso si fece largo sul suo volto quando scorse suo zio entrare in casa varcando la porta d’ingresso: il fratello di sua madre si sfilò il cappotto bisbigliando qualcosa all’orecchio della moglie, ma quando alzò lo sguardo e lo vide nella semi-oscurità ricambiò al sorriso, strizzandogli l’occhio e rivolgendogli un cenno di saluto prima di raggiungere gli altri ospiti e i padroni di casa nella stanza affianco, da dove proveniva un gran vociare.
 
Che cosa si dicevano tutti quegli adulti? E perché lui non poteva udire niente di quei discorsi?
 
Curioso e avido di sapere, il bambino sbuffò mentre cercava di escogitare un modo per sfuggire al controllo degli Elfi Domestici e di intrufolarsi al piano di sotto.
Poi, all’improvviso, la vide: una bambina fece il suo ingresso a casa sua, proprio sotto al suo naso. Un’adorabile bambina bionda che indossava una giacca a mantella bianca e guantini dello stesso colore mentre stringeva la mano di sua madre. Tutti i presenti iniziarono a farle le fusa e a rivolgerle occhiate adoranti, complimentandosi con i genitori per quella “bambina deliziosa” mentre l’oggetto delle loro attenzioni si nascondeva intimidita dietro le gambe della madre.
 
Edward, dal canto suo, non la trovò affatto adorabile: le femmine non gli interessavano, piangevano e basta. Ma perché quella bambina poteva partecipare alla festa e lui no? E dire che sembrava persino più piccola di lui.
Stava per andare dritto da sua madre a protestare per quell’ingiustizia quando la padrona di casa comparve nell’ingresso per accogliere gli ospiti quasi leggendolo nel pensiero.
Si era appena avvicinata alla bambina con un sorriso, asserendo che “la piccola Estelle diventava ogni giorno più bella” prima che Riocard, accanto a lei, le sussurrasse divertito qualcosa all’orecchio, accennando alle scale.
Lo sguardo di Gwendoline sfrecciò fino al ballatoio, e il figlio si sentì pervadere da un’ondata di terrore di fronte alla sua espressione quasi truce:
 
“EDWARD! Che cosa fai lì?!”
Il bambino non osò rispondere – stabilendo che andare a protestare forse non era una splendida idea – anzi scattò in piedi e si affrettò a salire di corsa le scale mentre la madre ordinava agli Elfi di portargli la cena, di fargli fare il bagno e poi di mandarlo a letto. Il tutto mentre “l’adorabile Estelle” lo guardava, curiosa.
 
 
*
 
La seconda volta in cui vide Estelle Reynolds, Edward Cavendish aveva dodici anni e sedeva in uno scompartimento dell’Hogwarts Express dopo aver salutato i suoi genitori, ancora fermi sulla banchina tenendosi a braccetto mentre un paio di Auror li tenevano sott’occhio a qualche metro di distanza.
Il treno doveva ancora partire, e fu allora che scorse una ragazzina bionda e molto graziosa abbracciare sua madre prima di salire sul treno. Edward era certo di non averla vista ad Hogwarts l’anno prima, quindi doveva per forza essere una del primo anno.
 
Fu quando vide sua madre e quella strega salutarsi affabilmente che il ragazzino aggrottò la fronte, chiedendosi dove le avesse già viste. Poco dopo la streghetta passò proprio davanti al suo scompartimento, guardandosi attorno un po’ spaesata, e i loro sguardi si incrociarono per un istante.
Forse la ragazzina stava per dire qualcosa, ma una voce la chiamò e fu costretta a voltarsi:
“Ah, eccoti finalmente! Vieni, ti spiego un po’ di cose utili su Hogwarts, piccola Estelle!”
“Smettila Penny, non sono piccola!”
 
Edward guardò Penelope Burns – Corvonero, due anni avanti a lui. Edward non la conosceva troppo bene, ma aveva sempre avuto l’impressione di una persona che era preferibile non contraddire – prendere Estelle sottobraccio e condurla lungo il corridoio del treno mentre qualcosa, un piccolo ricordo, scattava nella memoria del giovanissimo mago:
Estelle.
Ecco dove l’aveva già vista. A casa sua, quattro anni prima.
 
 
Estelle Reynolds era stata Smistata in Corvonero, mentre lui era Serpeverde, quindi non condivisero mai la Sala Comune. Di tanto in tanto però, ad Edward capitava di vederla studiare in biblioteca.
Un pomeriggio, quando praticamente ogni tavolo era interamente occupato eccetto che per quello dove sedeva sola la giovane strega bionda, Edward le si avvicinò e le rivolse la parola per la prima volta dopo essersi schiarito educatamente la voce:
“Scusa, posso sedermi?”
Estelle alzò la testa e annuì dopo una breve esitazione, affrettandosi a tornare a leggere il libro di Storia della Magia che aveva davanti mentre il Serpeverde le sedeva di fronte.
Tutti i suoi compagni non facevano che ripetere quanto Estelle Reynolds fosse carina.
Effettivamente, ora che la vedeva da vicino, doveva ammettere che non avevano tutti i torti.
 
*
 
 
La prima volta in cui Edward Cavendish chiese ad Estelle Reynolds un appuntamento aveva quattordici anni, e si vide costretto a farsi coraggio e a chiedere alla ragazza se le andasse di andare con lui ad Hogsmeade nel fine settimana.
Era la prima volta in cui la giovane strega vedeva il villaggio, visto che fino al terzo anno agli studenti non era permesso andarci, ma Estelle evidentemente rinunciò ad andarci con le sue amiche, perché aveva accettato arrossendo un poco.
 
Edward aveva udito distintamente le amiche della ragazza bisbigliare e fare chissà quali commenti, ma aveva cercato di non badarci mentre tornava dai suoi amici sentendosi immensamente più leggero e sollevato rispetto a poco prima.
“Credo che molte ragazze ne saranno deluse Ed, tutte sognavano di passare un pomeriggio con il figlio del Ministro.”


Alle parole di Rodulphus Edward sbuffò, borbottando che era stanco di essere sempre e solo “il figlio del Ministro” mentre il cugino, che era già al settimo anno, gli dava una pacca incoraggiante sulla spalla, asserendo teatralmente di essere fiero del suo piccoletto preferito.
 
 
 
“Cavendish.”
Edward sobbalzò quando Penelope Burns lo intercettò in Sala Comune, piazzandoglisi davanti tenendo le braccia strette al petto e lanciandogli un’occhiata torva, la spilla di Prefetto che le luccicava sulla divisa.
“Che c’è, Penelope?”
“Estelle mi ha detto che le hai chiesto di andare ad Hogsmeade con lei.”
“E allora? Non sono affari tuoi.”
 
Edward si sforzò di parlare con disinvoltura e di non battere ciglio, ma la verità era che Penelope gli faceva quasi un po’ paura. Si ritrovò infatti a deglutire a fatica quando la strega ridusse gli occhi a due fessure e gli puntò minacciosa un dito contro:
 
“Conosco Estelle da quando è nata, le nostre madri sono molto amiche e lei è come una sorellina per me. Vedi di comportarti bene con lei, o lo saprò e ti metterò in punizione fino alla fine dell’anno.”
“Non puoi farlo!”
Edward abbandonò la maschera d’indifferenza per sfoderare un’espressione offesa, ma la strega si strinse nelle spalle e sfoggiò un sorrisetto beffardo terribilmente irritante:
“Certo che posso, non me ne importa un accidenti se tuo padre è il Ministro della Magia!”
“Scusa, ma se disprezzi tanto la mia famiglia perché sei fidanzata con mio cugino?”
 
“Merlino, non ricordarmelo, o rimetterò il pranzo.”
 
*
 
A volte si chiedeva perché Estelle Reynolds, così bella, così intelligente, così perfetta, stesse con lui.
Le malelingue dicevano che era tutto merito di suo padre, ma Edward si sforzava di non crederci e di pensare di piacerle davvero, per qualche motivo.
 
Non aveva lo charme innato, il fascino di Rodulphus, e nemmeno la bellezza delicata di Theseus. Eppure, tra tutti, ad Estelle piaceva lui.
 
“Perché mi guardi così? Oh, scusa Ed, ti sto annoiando, vero? E’ che sono nervosa per i G.U.F.O., sento che non li passerò mai!”
Estelle scosse la testa mentre, seduta accanto a lui sulla riva del Lago Nero, sfogliava disperatamente il libro di Trasfigurazione. Edward, che fino a quel momento l’aveva guardata elencargli chissà quali nozioni contemplando la perfezione del suo viso, sorrise e appoggiò una mano sulla sua per rassicurarla gentilmente, promettendole che avrebbe preso voti altissimi come suo solito.
 
“Lo dici solo perché ti piaccio!”
Estelle incrociò le braccia al petto, sfoderando un adorabile broncio mentre il ragazzo sorrideva e la circondava con un braccio per attirarla a sé:
“Beh, anche, ma è vero, non hai preso un solo voto sotto alla O dal primo anno, mi risulta… Non per niente ti vedevo sempre studiare in biblioteca.”
“Ed è anche lì che ci siamo parlati le prime volte… Vedi, studiare non sempre è una brutta cosa!”
Estelle sorrise allegra mentre Edward annuiva, abbracciandola e promettendole che tutto sarebbe andato per il meglio.
 
*
 
“Non ti dimenticherai di me l’anno prossimo, vero?”
Ci aveva messo settimane, ma alla fine Edward era riuscito a formulare quel pensiero ad alta voce e di fronte a lei. Aveva riempito Rodulphus di lettere assillandolo con i suoi dubbi e le sue preoccupazioni, e il cugino non aveva fatto altro che esortarlo a darsi una svegliata e a parlarne con la diretta interessata, invece che con lui.
La verità era che da quando si era diplomato due anni prima, Rod gli mancava terribilmente. Era strano, quasi irreale non averlo sempre accanto, lui che da sempre gli aveva fatto da fratello maggiore.
“Ti sembro forse un’adorabile fanciulla dai capelli biondi, per caso?!”
Così recitava Rod nella sua ultima lettera, e conscio che il ragazzo avesse ragione Edward si era deciso ad affrontare, finalmente, il discorso con Estelle.
 
“Che cosa?”


La fidanzata rispose alla sua domanda aggrottando la fronte e guardandolo sorpresa, chiedendosi che cosa diavolo gli passasse per la testa mentre Edward annuiva senza guardarla e tormentandosi la cravatta verde della divisa:
“Sì, insomma… l’anno prossimo io non sarò più ad Hogwarts, ma tu sì… Non ti dimenticherai di me, vero?”
“Beh, potrei farti la stessa domanda. Anzi, ritengo che ci siano molte più probabilità che tu possa dimenticarti di me, con le distrazioni della vita vera, non io in queste quattro mura e circondata da idioti.”
“Cosa dici, io non smetterei mai di pensare a te!”
 
Edward alzò la testa di scatto, guardandola più serio che mai e quasi con un che di offeso che la fece sorridere, annuendo mentre gli sedeva sulle ginocchia, circondandogli il collo con le braccia per accarezzargli i capelli chiari.
 
“Credo che tu ti sia dato una risposta da solo. Perché neanche io smetterei mai di pensare a te, Edward. E’ ovvio che mi mancherai, ma tornerò a casa per le feste per vederti.”
Estelle gli sorrise ed Edward, anche se sapeva che non era possibile, sentì come il cuore scioglierglisi nel petto. Ricambiò il suo sorriso e la baciò prima di abbracciarla, stringendola a sé con vigore e mormorando che l’amava immensamente.
 
Non sapeva ancora che il padre di Estelle avrebbe proposto a suo cugino di sposarla. Non sapeva ancora che cosa Rodulphus gli avrebbe chiesto di fare pur di non perdere Estelle, e non sapeva che di lì a poco tempo qualcosa nel rapporto col suo migliore amico si sarebbe spezzato irrimediabilmente.
Ma non importava, perché qualcosa gli diceva che anche se erano molto giovani lui ed Estelle sarebbero rimasti insieme ancora per molto tempo, e che il suo amore per lei sarebbe perdurato a lungo.
Suo padre alzava gli occhi al cielo quando lo sentiva tessere le lodi della fidanzata, quasi scettico sul fatto che il figlio potesse provare davvero qualcosa del genere ad una così giovane età, ma a lui personalmente non importava: sapeva di amare Estelle, così come sapeva che non avrebbe mai potuto dimenticarla o togliersela dalla testa.
Ciò che diceva o pensava quel cinico di suo padre non importava.
 
*
 
Quando Edward Cavendish vide Estelle Reynolds e capì di aver fatto il miglior errore della sua vita facendo infuriare suo padre aveva diciannove anni. Ed era il giorno del suo matrimonio.
Quando strinse la sua mano, sorridendole, finalmente ne ebbe l’assoluta certezza: l’avrebbe amata per il resto della sua vita, e non avrebbe mai potuto dimenticarla o togliersela dalla testa.
 
 
   
 
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