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Autore: Abby_da_Edoras    24/01/2021    14 recensioni
Questa long fic è il sequel della mia serie di OS sulla quinta stagione di "Vikings" e, ovviamente, è la mia versione della sesta stagione della serie TV, con molti cambiamenti rispetto alla trama e alle dinamiche tra i personaggi. Aethelred è finalmente a Kattegat con Hvitserk e gli altri e si ambienta sempre meglio nella nuova realtà, purtroppo però i problemi da affrontare sono molti e inaspettati, primo tra tutti il comportamento sempre più strano di Hvitserk... Senza spoilerare la mia stessa storia, posso anticiparvi che le esperienze che i due si troveranno a vivere finiranno per separarli come coppia (non come amici) e che, pian piano, nasceranno nuovi amori... alcuni a sorpresa, altri un po' meno (credo). Insomma, il mio delirio percorrerà nuove strade!
Grazie a chi segue con tanto affetto queste mie storie e in particolare a Innai Mari, Ciuffettina, Aliseia, Elgas... e altri desideratissimi!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono ad autori, registi e produttori della serie TV "Vikings".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bjorn Ironside, Hvitserk, Ivar, Lagertha
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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MY WINTER STORM

 

Cap. 1: My winter storm

 

Go back to sleep forever more
Far from your fools and lock the door
They're all around and they'll make sure
You don't have to see what I turned out to be
No one can help you
I walk alone
Every step I take, I walk alone
My winter storm holding me awake
It's never gone when I walk alone!

(“I walk alone” – Tarja Turunen)

 

Aethelred viveva a Kattegat da poche settimane e ancora non aveva capito se si trattasse di un sogno realizzato oppure di un incubo spaventoso, molto simile a quello che lui stesso aveva fatto poco tempo prima di partire. Non aveva trovato ostili i vichinghi, al contrario, quella era la parte più bella della sua nuova esistenza. Tutti lo trattavano con cordialità e amicizia e lui si sentiva parte di una vera, grande famiglia, come aveva sempre desiderato e mai avuto. Bjorn lo aveva preso in simpatia dopo che aveva avuto il fegato di contraddirlo davanti ai suoi uomini e adesso lo considerava un vichingo fatto e finito e spesso chiedeva a lui consigli su come governare… il che aveva pure un senso, visto che Aethelred sarebbe dovuto diventare Re del Wessex mentre Bjorn La Corazza era sempre stato un guerriero e un esploratore e non aveva la più pallida idea di ciò che significasse fare il sovrano!

Lagertha, invece, aveva deciso di ritirarsi dalla vita pubblica e lasciare finalmente gli oneri e gli onori al figlio Bjorn e agli altri giovani. Aveva acquistato un pezzo di terra fuori Kattegat e vi aveva ricostruito la vecchia fattoria di quando era ancora sposata con Ragnar e Bjorn e Gyda erano bambini, desiderando vivere i suoi ultimi anni in pace, senza più guerre e combattimenti e occupandosi dei nipotini. Del resto, a ben vedere, Lagertha era ormai oltre la cinquantina e si era pur guadagnata il diritto di andare in pensione!

Aethelred si era reso utile anche in quel caso, dando una mano a Lagertha nella ricostruzione della casa e dei recinti per il bestiame, insieme a Ubbe e Torvi e qualche altro amico della donna. Era felice di poter fare qualcosa per Lagertha che, in fondo, gli aveva salvato la vita opponendosi decisamente a Judith e che, adesso, lui considerava una madre adottiva.

Dunque qual era il problema, visto che Aethelred si sentiva perfettamente a suo agio a Kattegat e, anzi, era diventato a tutti gli effetti un altro membro della famiglia dei vichinghi?

E’ presto detto, il problema era Hvitserk.

Hvitserk aveva iniziato a comportarsi stranamente già nei primi giorni in cui gli altri stavano pianificando la ricostruzione di Kattegat e le loro nuove vite. Uno dei primi scontri l’aveva avuto con Bjorn quando il nuovo Re di Kattegat era stato chiamato a decidere delle vite di alcuni dei fedelissimi di Ivar, che non si erano piegati a lui e non ne avevano nemmeno la minima intenzione.

“Dovresti farli giustiziare” aveva sentenziato, con una voce tagliente e uno sguardo pieno di odio che Aethelred non gli aveva mai visto prima. “Devono morire, così come le tante persone che loro hanno ucciso eseguendo gli ordini di Ivar!”

“Ma io non sono Ivar e non voglio essere come lui” era stata la risposta di Bjorn. “Tuttavia li punirò molto severamente, con una pena ancora peggiore della morte. Saranno marchiati come fuorilegge e banditi per sempre da Kattegat e da qualsiasi società civile, vivranno nei boschi come bestie e non avranno mai più una vera casa.”

“Non vuoi sporcarti le mani, Bjorn?” lo aveva provocato Hvitserk, al che parecchi si erano accorti che il giovane era ubriaco. “Certo che no, vero? Tu vuoi mostrarti un sovrano migliore di Ivar, non uccidi i suoi seguaci, non organizzi un esercito per andarlo a cercare…”

“Io, come la maggioranza della gente di Kattegat, voglio vivere in pace, Hvitserk” aveva replicato Bjorn.

“Pace? Non ci sarà mai pace finché non avremo ucciso Ivar! Lui è là fuori, ci spia, aspetta soltanto un momento di debolezza per colpirci!”

“Tu sei ossessionato da Ivar, Hvitserk” era stato il brusco commento di Ubbe, piuttosto seccato. “Credi che gli dei abbiano incaricato te di ucciderlo, ma non puoi saperlo. E comunque, sarebbe assurdo mettere in piedi un esercito e iniziare a perlustrare ogni luogo senza neanche sapere dove cercarlo. Potrebbe essere ovunque!”

“Sarebbe assurdo partire per cercare Ivar ma non è assurdo preparare due navi per raggiungere una terra in Occidente che nemmeno sai dov’è” aveva obiettato, caustico, Hvitserk.

“Potremmo cercare di non litigare almeno fra di noi? Hai ragione, Hvitserk, Ivar è e resta un pericolo, ma noi ci addestreremo per essere pronti se e quando ci attaccherà” aveva detto Aethelred, cercando di mettere pace e, soprattutto, di trattenere quello spirito ostile e rancoroso che non credeva Hvitserk possedesse… “Nel frattempo Bjorn deve governare questa città come meglio crede ed è giusto che voglia la pace, così come sta facendo in Wessex mio fratello Alfred.”

Hvitserk non aveva ribattuto alle parole di Aethelred e, più tardi, gli aveva chiesto scusa per essersi comportato in modo sgradevole. Tuttavia il Principe non si era tranquillizzato: il giovane vichingo sembrava davvero ossessionato dall’idea della vendetta e dalla convinzione di essere destinato dagli dei a uccidere Ivar. Questa fissazione era giunta a un punto tale da renderlo irriconoscibile, spingerlo a ubriacarsi e a passare molto tempo per conto suo, chissà dove, a rimuginare sul suo presunto fato.

Lo stesso era accaduto quel giorno, dimostrando che non si era trattato di un episodio isolato, bensì di un vero e proprio disaccordo tra Hvitserk e i suoi fratelli.

Bjorn aveva ricevuto due messaggeri inviati da Re Harald che, nel frattempo, era ritornato nel suo Regno e lo aveva trovato occupato da uno straniero, un tale Olaf che lo aveva preso prigioniero. Harald chiedeva a Bjorn di aiutarlo con un esercito, visto che lui era stato al suo fianco per la riconquista di Kattegat, ma Bjorn non era tanto convinto. Non gli piaceva poi tanto l’idea di impegnarsi nuovamente in una battaglia dall’esito incerto, per una persona che, tutto sommato, non era così affidabile come voleva sembrare e lasciando indebolita Kattegat appena riconquistata; aveva quindi deciso di chiedere consiglio ai familiari e agli amici.

“Kattegat deve essere la tua priorità, Bjorn” disse Lagertha, che quel giorno era venuta in visita dal figlio. “Re Harald questa volta ti ha aiutato, è vero, ma quante altre volte è stato nostro nemico? Io non mi fido di lui.”

“E’ proprio questo il problema, madre. Io non voglio lasciare Kattegat e non mi fido del tutto di Harald, ma è anche vero che adesso sono un Re e non posso ignorare la richiesta di aiuto di un altro Re” Bjorn era veramente molto confuso, si vedeva lontano un miglio che la corona sulla testa gli pesava e parecchio. Com’era più facile la vita quando non aveva tante responsabilità e doveva preoccuparsi solo di terre da razziare o luoghi da esplorare! “Per questo sto chiedendo un consiglio a tutti voi, non voglio decidere da solo come fanno i tiranni.”

“Io davvero non so cosa dirti, Bjorn” disse Ubbe, “sono sicuro che sarai in grado di prendere la decisione giusta.”

“Tu cosa ne pensi, Hvitserk?” domandò allora Bjorn al fratello.

“Non penso niente” buttò là il giovane, di nuovo palesemente ubriaco nonostante fosse pomeriggio. Aveva uno sguardo strano, stavolta, non più ostile bensì allucinato. Pareva essersi svegliato giusto allora, pallido e scarmigliato, senza più le sue trecce e treccine…

“Avrai pure una tua opinione” insistette Bjorn. Si era accorto benissimo che Hvitserk era fuori di sé da giorni e pensava che, coinvolgendolo maggiormente nella vita politica di Kattegat, sarebbe riuscito a distrarlo dalla sua fissazione per la vendetta.

Macché!

“La mia opinione è che andare ad aiutare Re Harald sia una follia e che dovresti piuttosto utilizzare le nostre forze per andare a cercare Ivar” dichiarò allora il giovane che, sinceramente, iniziava a sembrare un disco rotto.

Bjorn finì per alzare gli occhi al cielo, sbuffando.

“Insomma, volete proprio che prenda una decisione da solo, allora!”

“Il Re sei tu” commentò Ubbe, “e, detto tra noi, sono proprio contento di non essere al tuo posto!”

Deluso, Bjorn pensò quindi di rimandare ancora la decisione e, nel frattempo, di parlarne con Gunnhild, sua moglie, e di nuovo con Lagertha.

Tuttavia la questione non era tanto se andare o meno in aiuto di Harald, quanto il comportamento sempre più strano di Hvitserk che, per dirla con parole moderne, sembrava che si fosse appena fatto una canna o anche qualcosa di più pesante. Aethelred non capiva cosa gli stesse succedendo e perché fosse tanto ossessionato da Ivar. Aveva anche cominciato a pensare che, in realtà, Hvitserk fosse insoddisfatto perché avrebbe voluto sposare Thora e partire per l’Inghilterra con lei. Si era costretto a restare perché si sentiva in obbligo verso Aethelred e questo lo rendeva frustrato e nervoso, perciò si ubriacava e se la prendeva con i fratelli.

Il giovane Principe era angosciato e addolorato nel vedere Hvitserk così infelice. L’idea di vederlo partire lo devastava ma era molto peggio assistere alla sua autodistruzione.

Sì, quella stessa sera gli avrebbe parlato, doveva fare qualcosa, non poteva continuare così.

Ovviamente, Hvitserk lo raggiunse in camera molto tardi e in condizioni ancora più pietose. Pallidissimo, gli occhi lucidi come se avesse la febbre e più spettinato di prima, abbozzò un sorriso sforzato nel vedere Aethelred, quasi non volesse preoccuparlo… ma il Principe era già fin troppo in pena per lui!

“Hvitserk, io non ce la faccio più a vederti così” gli disse, in tono accorato. “Ti stai facendo del male e non riesco a capire perché e così non posso aiutarti. Dimmi cosa ti tormenta, per favore!”

“Lo sai già cosa mi tormenta” rispose Hvitserk, sedendosi sul letto e cercando di apparire disinvolto, ma anche la voce era più debole, quasi tremante. “Il pensiero di Ivar, la consapevolezza di non aver fatto il mio dovere. Il mio fato è quello di ucciderlo ma io sono ancora qui e nessuno mi ascolta, non sto facendo niente di buono, sto solo perdendo tempo…”

“Sta a te fare qualcosa di buono” cercò di consolarlo Aethelred, sedendoglisi vicino. “I tuoi fratelli non sono arrabbiati con te, anzi vorrebbero che tu ti unissi a loro. Anche oggi Bjorn ha chiesto il tuo parere e vorrebbe che tu partecipassi al governo di Kattegat, ma sei tu che ti rifiuti, che non collabori e, in tutta onestà, è difficile fare qualcosa di buono quando si è ubriachi dalla mattina alla sera.”

“E’ l’unico modo che ho per non pensare a Ivar” obiettò Hvitserk.

“Ah, ecco. E sta funzionando?”

Hvitserk non rispose.

“Ho anche pensato che fosse colpa mia” ammise Aethelred, “che in realtà tu ti sia fissato su Ivar perché qui con me non sei felice, perché avresti voluto partire con Thora. Io te l’ho già detto più volte, non hai alcun dovere verso di me, sei libero…”

“No, no, non è questo, perché lo pensi? Non… io… è tutto il contrario, sono io che credo di non meritarti perché non ho fatto nulla di buono!” lo interruppe il giovane vichingo. “Tu sei stato così bravo a integrarti subito qui a Kattegat, tutti ti rispettano e ti vogliono bene, perfino Bjorn ti stima, probabilmente pensa che vorrebbe avere te, come fratello, invece di un inutile sciocco come me. E hanno ragione a volerti bene perché tu sei buono, generoso e aiuti tutti e io invece non sono riuscito neanche a compiere il mio destino, ciò che gli dei volevano da me!”

E rieccoci! Nel caso non si fosse capito…

“Ma cosa dici? Tu sei la persona più gentile e generosa che abbia mai conosciuto” protestò Aethelred, “hai fatto tanto per me e non è vero che il tuo destino è uccidere Ivar, il tuo destino è governare Kattegat con i tuoi fratelli e… beh, stare con me, se lo vuoi ancora.”

“Certo che voglio stare con te, ma così non posso” insisté Hvitserk, come se il suo delirio avesse una qualche logica che alle persone normali sfuggiva. “Non ho il diritto di vivere in pace, di essere felice con te, di avere una mia vita, finché non avrò compiuto il mio fato!”

“Oh, per l’amor del cielo!” sbottò alla fine il povero Aethelred. “Ma ci hai parlato, tu, con i tuoi dei, per sapere cosa vogliono da te? Sono scesi dal Valhalla per venire a dirtelo, ti sono apparsi? No, perché io non ho mai avuto il privilegio di conoscere la volontà di Dio, quella che credeva di sapere tutto era mia madre…”

Lo sguardo di Hvitserk si illuminò, in qualche modo parve diventare più lucido, quasi avesse appena avuto un’illuminazione, poi strinse Aethelred tra le braccia e si buttò sul letto con lui.

“Hai ragione tu, Aethelred, perdonami, ti ho ricordato quella pazza invasata di tua madre, mi dispiace” gli disse, con un’involontaria ironia nel definire qualcun altro pazzo e invasato. Iniziò a baciarlo e ad abbracciarlo sempre più forte. “E’ vero, io non so ancora cosa vogliano gli dei da me, ma posso scoprirlo e, in ogni caso, sappi che non ti farò mai del male, non a te, tu sei tutto quello che ho, sei più di quanto mi meriti e io devo diventare degno di te!”

Aethelred non era tanto sicuro che Hvitserk avesse recepito il messaggio, anzi, a dirla tutta quel discorso sullo scoprire la volontà degli dei lo metteva alquanto in allarme. Tuttavia non riuscì a dire altro, travolto dai baci del giovane vichingo, e finì per abbandonarsi a lui e donarglisi completamente. Hvitserk, preso dall’entusiasmo per ciò che Aethelred gli aveva involontariamente suggerito, baciò il suo Principe con più impeto e profondamente, stringendolo e seppellendosi in lui, mentre il Principe, totalmente sperduto, lo accolse spontaneamente e con amore, fondendosi con lui con ogni fibra del suo essere.

Per quella notte Aethelred poteva anche permettersi di non pensare e di non preoccuparsi, ma difficoltà e pericoli sempre più gravi erano in agguato… e chissà che cosa aveva ispirato tanto Hvitserk parlando di vedere gli dei?

La cosa non prometteva niente di buono!

Fine capitolo primo 

 

 

 

 

   
 
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