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Autore: Magica Emy    24/01/2021    3 recensioni
"Sono passati sei mesi da quando ci siamo sposati e la palestra è passata definitivamente nelle nostre mani. Tendo-Saotome si legge all'entrata e sì, mi fa ancora uno strano effetto. Il tempo dei giochi è finito, ora si fa sul serio."
Sequel di "Trappola d'amore"
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: ranma/akane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sono passati tre mesi dalla notte dell'incidente e Ranma non ha ancora ripreso conoscenza. Continua a dormire profondamente in un triste letto d'ospedale, avvolto da lenzuola che non sono le sue e che odorano di alcool e disinfettante, come tutto lì dentro. Quel posto ormai è diventato la mia seconda casa, poiché trascorro nella sua stanza praticamente tutte le mattine e a volte anche alcune notti, pur di non lasciarlo solo. Le sue condizioni non sono cambiate ma io ho deciso di non farmi prendere dallo sconforto, così continuo a sperare. Non posso mollare proprio adesso, devo essere forte. Lo devo a Ranma e al nostro bambino. La gravidanza procede bene e la mia pancia cresce ogni giorno che passa, tanto che tra poco, sono sicura, non riuscirò più a vedermi i piedi. Non vedo l'ora che questo piccolino venga al mondo, anche se so che la mia felicità non potrà essere completa se mio marito non è accanto a me. A volte la tristezza mi assale all'improvviso, ma grazie all'affetto e al sostegno di coloro che mi vogliono bene riesco sempre a risollevarmi il morale. Sono tutti molto gentili con me. Shampoo si alterna con Ukyo per portarmi la cena in ospedale, e anche se noi due non siamo mai state amiche per via della sua ossessione per Ranma e di ciò che è successo in passato, ci siamo avvicinate molto in questo periodo. A proposito, sono davvero felice che si sia finalmente decisa ad accettare la corte di Mousse, così adesso sono ufficialmente fidanzati e talmente carini insieme che ogni volta che li guardo non posso fare a meno di sentire un tuffo al cuore. La persona che devo ringraziare di più però è Ryoga. Senza di lui, infatti, non sarei mai riuscita a gestire i corsi mattutini in palestra. Ha dimostrato di essere davvero un degno sostituto di Ranma, anche se c'è stata quella volta in cui ha deciso di spostare le lezioni in montagna, perdendosi per un'intera settimana insieme a tutto il suo seguito. Voleva insegnare agli allievi la famosa tecnica dell'esplosione di cui va tanto fiero, ma come al solito ha smarrito la strada di casa, trasformando quella che doveva essere una breve gita fuori porta in una "stupenda avventura alla Indiana Jones" come mi hanno riferito i ragazzi. Col risultato che per loro ormai è diventato una specie di mito da venerare. Capito? Io ero qui a rodermi il fegato dalla preoccupazione e loro intanto se la spassavano senza pensieri. Roba da matti. Lo racconto a Ranma, perché metterlo al corrente di ciò che succede nelle nostre vite mi aiuta a sentirlo più vicino, donandomi una strana serenità a cui non voglio e non posso rinunciare. Continuerò sempre a parlargli, desidero che la mia voce gli dia la forza per non arrendersi e ritrovare la strada per tornare da me. Ovunque sia in questo momento. 

 

-Kasumi ha fatto lo stufato anche oggi - aggiungo - non fa che rimpinzarmi di cibo tutti i santi giorni e pretende sempre che non ne lasci mai neppure una briciola. Se continua così tra poco mi trasformerò in una mongolfiera e comincerò a volare. Sai, oggi ti porto una bellissima notizia : avremo un maschietto, l'ho appena scoperto. Un maschio, ci pensi? Spero non erediti il tuo caratteraccio però, altrimenti mi farà impazzire. Insomma, chi lo regge un altro come te? Credo comunque che sia già pronto a diventare un degno erede della nostra scuola, considerando i calci che tira. 

Prendo la sua mano, portandola sulla pancia nella flebile speranza che il gesto possa strapparlo a quel lungo sonno tanto simile alla morte, per ricominciare finalmente a vivere. 

-Ecco, lo senti? Tuo figlio si sta muovendo proprio in questo momento. 

E poi, accade. Lo sento sfiorare piano il mio vestito, ma il movimento è così impercettibile che per un attimo credo di essermelo solo immaginato. 

Possibile che… 

-Ranma? 

Pronuncio più volte il suo nome, cercando di attirarne l'attenzione e pregando con tutte le forze che ciò che ho appena sentito non sia solo frutto della mia immaginazione. Accarezzo il viso ormai scarno e sempre più pallido, liberandogli la fronte dai capelli che in ciocche disordinate scendono a coprire le lunghe ciglia delle sue palpebre chiuse. Non gliel'ho mai detto, ma adoro i suoi capelli. Amo provare a spettinarlo quando meno se lo aspetta, solo per lasciarli scorrere liberamente tra le dita. Mentre lo guardo, l'unica cosa a cui riesco a pensare è che voglio che tutto torni com'era. 

-Per favore - sussurro, stringendo la sua mano nella mia - dimmi che riesci a farlo ancora. Dimmi che riesci di nuovo a muovere la mano come hai appena fatto, perché è successo. Non posso sbagliarmi, vero? 

Gli tocco il braccio e, quasi in risposta al mio gesto, lo sento stringere le mie dita con forza crescente. A quel punto l'emozione è così forte che il cuore prende a battermi furiosamente nel petto, togliendomi il respiro. 

-Lo sapevo. Sei bravissimo amore, continua così. Non smettere. Ti amo così tanto! 

Esclamo, pazza di gioia mentre i suoi occhi si riaprono lentamente, muovendosi in tutte le direzioni fino a incontrare i miei. 

-Ehi, ciao. Dottor Tofu, corra, presto! Ranma si è svegliato. 

 

Da quando è stato dimesso Ranma si comporta in modo strano. Ha dei continui vuoti di memoria e ieri ha persino scordato l'indirizzo di casa. Il dottor Tofu dice che è perfettamente normale considerando ciò che ha passato, comunque sia non è certo questo che mi preoccupa. Il fatto è che sembra sempre così serio e taciturno. Non reagisce neppure alle giocose provocazioni di suo padre e Nabiki, che cercano in qualche modo di smuoverlo e si esprime a monosillabi, specialmente con me. Ho provato a far finta di niente in questi giorni, lasciandogli i suoi spazi per dargli il tempo di riprendersi, ma ora non posso più tacere. Per questo nel tardo pomeriggio lo raggiungo in camera nostra dove so che sta riposando, ma prima di stendermi vicino a lui mi accerto che sia sveglio. Naturalmente finge di dormire nella vana speranza che me la beva, ma io lo conosco bene e so che, ancora una volta, per qualche motivo, vuole tenermi a debita distanza. 

-Guarda che mi sono accorta che non stai affatto dormendo, mi hai preso forse per una stupida? 

Per tutta risposta sbuffa sonoramente, girandosi su un fianco e voltandomi le spalle mentre, per niente impressionata dal suo atteggiamento ostile, torno alla carica. 

-Ascolta, lo so bene che il braccio ti fa ancora male e non sei tornato perfettamente in forma, ma non devi demoralizzarti. È solo un problema temporaneo, la fisioterapia ti aiuterà pian piano a riacquistare le forze e potrai riprendere a lavorare come desideri. 

Gli sfioro una spalla ma lo vedo ritrarsi, come se il mio tocco lo avesse infastidito. 

-Non sono preoccupato per questo. 

Dice cupo. Sospiro. 

-Allora cosa c'è che non va? Ranma, non posso aiutarti se non mi dici qual è il problema. Ce l'hai con me, per caso? Sei così freddo e distante, quasi non mi rivolgi la parola e questo non mi fa stare bene. Ti sei finalmente risvegliato e stiamo per avere un figlio, questi dovrebbero essere i momenti più felici della nostra vita. Invece… Invece sembra che non ti importi neanche. 

Si volta di colpo, sfiorando il mio ventre gonfio con una carezza leggera. 

-Certo che mi importa - dice senza guardarmi - e non si tratta del bambino, è solo che… 

Si interrompe bruscamente e i suoi occhi chiari si velano di tristezza. Non posso vederlo così. 

-Di qualunque cosa si tratti, puoi parlarmene. Sono tua moglie ma anche la tua migliore amica. Ne abbiamo passate tante insieme, perciò puoi dirmi tutto. 

Lo rassicuro, accarezzandogli delicatamente il viso che ormai ha ripreso colore, ma stavolta anziché scostarsi mi lascia fare. Forse sono sulla strada giusta. 

 

-È difficile per me. 

Mormora dopo un lungo momento di silenzio, incrociando per la prima volta il mio sguardo. Si sistema il cuscino dietro la testa, poi comincia a parlare. Lo fa molto lentamente e con voce incerta, scandendo bene le parole quasi avesse paura di non farsi comprendere. 

-Camminavo in un tunnel e tutto era buio e freddo intorno a me, ma non avevo timore, perché sapevo che eri al mio fianco e mi stringevi la mano. Poi però hai smesso di farlo all'improvviso e ti sei allontanata, lasciandomi solo nell'oscurità. Ho provato a chiamarti, scongiurandoti di tornare indietro e di portarmi con te, ma non c'eri più e io mi sono sentito abbandonato a me stesso. Questo è ciò che ricordo di aver provato per tutto il tempo in cui sono rimasto incosciente. 

Dice, rilassando le spalle e lasciando che le parole fluiscano ora quiete e ordinate. 

-Per me non c'era altro che una spirale senza tempo, un abisso sconfinato di buio e solitudine. Un dolore totalizzante, che si è divertito a tormentarmi senza pietà. Fino a farmi desiderare di morire. 

Cerco la sua mano ma lo vedo allontanarsi di scatto, e di colpo è nuovamente distante. 

-Una volta sveglio - prosegue - non sono più riuscito a scrollarmi di dosso quella sgradevole sensazione. Il dolore, la paura, l'abbandono. Li sento ancora sulla mia pelle e mi annebbiano la mente, impedendomi di pensare lucidamente. Le parole che hai detto quando abbiamo litigato, prima dell'incidente, continuano a girarmi in testa come un disco rotto, e più cerco di dimenticarle più diventano insistenti. So che sei qui con me adesso, che mi stai ascoltando, ma qualcosa dentro di me tenta di convincermi che presto potrei perderti di nuovo. E non voglio mai più soffrire così. Perciò ho provato a evitarti in ogni modo, cercavo di proteggermi. Io… Ho paura che tutto questo non sia reale. Che tu possa svanire da un momento all'altro, lasciandomi di nuovo solo… 

A quel punto la sua voce si incrina e un singhiozzo convulso si sostituisce presto alle sue parole, facendolo crollare di colpo mentre mi sporgo verso di lui per abbracciarlo forte, incapace ormai di tenere a freno le lacrime che già da un po' mi offuscano la vista. 

-Mi dispiace tesoro mio, mi dispiace tanto per tutto questo. Non devi continuare se non te la senti, voglio soltanto che ti calmi adesso. Non pensare più al passato né alle mie parole, perché tu non mi perderai mai. Guardami, io sono qui e ci sarò sempre, non ti lascerò mai più. L'unica cosa che desidero è vivere il presente insieme a te. Niente ha più importanza. 

 

Asciugo i suoi occhi bagnati di pianto, prendendogli il viso tra le mani per baciarlo con dolcezza. Non sapevo, non avevo capito che stesse così male e forse la colpa è anche mia. Da quando è tornato a casa non abbiamo mai parlato della furiosa lite che abbiamo avuto prima del suo terribile incidente. Per me non c'era nulla di più importante che vederlo stare di nuovo bene, il resto era passato in secondo piano. Io avevo cancellato tutto, azzerandolo completamente, ma lui no. Questa cosa lo ha tormentato per tutto il tempo anche mentre non era cosciente, probabilmente perché è stato il suo ultimo ricordo prima che tutto precipitasse. Come ho fatto a non rendermene conto, come ho potuto essere così cieca? Mi stringe a sé e le sue mani scendono di nuovo ad accarezzare la mia pancia. 

-Ti amo. Scusa per il mio comportamento, io non… 

-Shhh. Va tutto bene. Ti amo anch'io. 

Sussurro mentre le sue labbra mi percorrono delicatamente la mascella e le dita si insinuano piano sotto i vestiti, facendomi gemere e trasformando ben presto la tenerezza in passione. A quel punto le parole non servono più e lo sappiamo entrambi. Come sappiamo di non poter più aspettare. Sento il cuore accelerare i battiti quando mi accorgo che il mio vestito sta scivolando giù e le sue mani sapienti si fanno strada su di me. Prende ad accarezzarmi con studiata lentezza, modellando il mio corpo contro i suoi palmi morbidi e infiammando ogni centimetro della mia pelle nuda. Ho quasi l'impressione di poter esplodere dall'emozione e affondando le dita tra i suoi capelli corvini lo attiro a me con decisione, catturandogli le labbra in un bacio carico di passione che sembra coglierlo di sorpresa. Quel semplice gesto lo porta ad avvicinarsi ancora di più, premendo il bacino contro il mio e facendomi chiaramente sentire quanto mi desideri. Ho un piccolo sussulto che sfocia in un vero e proprio mugolio quando abbandona la mia bocca per dedicarsi ai seni. Li tormenta a lungo, stuzzicandoli piano fino a farmi contorcere per poi scendere a percorrermi la curva morbida della pancia e i fianchi con una scia di piccoli baci infuocati che mi fanno impazzire di desiderio. Lo voglio, lo desidero così disperatamente da non riuscire a ragionare e quando sento che le sue labbra premono contro il mio punto più sensibile, strappandomi un intenso gremito di piacere che mi porta a fremere contro quel corpo scultoreo, capisco di non poter resistere oltre. Lo afferro allora per le spalle, invitandolo a tornare su e liberandolo della camicia con gesti nervosi, strappandogliela quasi di dosso tanta è la voglia di toccarlo, di sfiorare finalmente con le dita la sua pelle meravigliosa. Quanto mi è mancato tutto questo. 

 

-Ti voglio da morire. Subito. 

-Che sfacciata… 

Sorride sornione, piacevolmente colpito dall' impazienza che legge nel mio sguardo implorante quando lo libero degli ultimi indumenti rimasti, avvolgendo le gambe attorno ai suoi fianchi. Voglio sentirlo più vicino, provare a placare quel fuoco che sento bruciarmi dentro come lava bollente, scuotendomi nel profondo. Allora, perdendo ogni inibizione mi inarco contro di lui e i nostri occhi si incontrano di nuovo, ardendo gli uni negli altri mentre Ranma affonda dolcemente in me, riprendendo a baciarmi con trasporto. Le nostre dita si intrecciano, i nostri corpi si scontrano, perdendosi l'uno nell'altro e fondendosi in uno solo. I movimenti divengono sincronizzati, uniti in una danza che sento via via travolgermi come un fiume in piena, trascinandoci in un vortice infinito di crescente passione. 

 

 

   
 
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