Serie TV > The Walking Dead
Ricorda la storia  |      
Autore: saitou catcher    24/01/2021    0 recensioni
"La verità, forse, era sempre stata questa: non sarebbe mai potuta finire in un altro modo."
[Shane!centric- stagioni 1 & 2- character study- storia di Catcher]
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Shane Walsh
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La verità, forse, era sempre stata questa: non sarebbe mai potuta finire in altro modo.
 
Era sempre stato un po’ geloso di Rick. Era una verità scomoda e ingarbugliata e un po’ sapeva di marcio, un groviglio di cose non dette e sensazioni mai provate che tendeva fili polverosi tra un ricordo e l’altro- se la sua vita fosse stata un album di foto, in metà di esse ci sarebbe stato Rick e Rick avrebbe avuto il sole alle spalle, attorno al capo, negli occhi, poi guardando bene avresti visto una macchia scura lì nell’angolo e quella macchia era Shane.
Era sempre stato un po’ geloso di Rick, questo era vero, e non poteva evitarlo- Rick aveva sempre avuto tutto, cazzo, una bella famiglia e una bella faccia e una bella testa, una bella vita che gli si snodava davanti come un sentiero lastricato di mattoni dorati, Rick era così buono che a toccarlo avrebbe potuto trasformare il sangue in diamanti e nessuno se ne sarebbe stupito. Shane, beh, Shane era il figlio di puttana di un figlio di puttana, ci pensava il dolore pulsante di un occhio nero a ricordarglielo e il dente che traballava da anni ma non si era mai rotto, e la sua, di vita, era sporca e instabile e ti ci dovevi addentrare col coltello stretto in bocca come avresti fatto nella giungla, e in un certo senso così era. Aveva guardato Rick centinaia di volte e poi sé stesso, e sì era stato geloso, solo un po’, solo un piccolo morso nell’angolo segreto sotto al cuore, però… era Rick. Invidiarlo era naturale come respirare e così volergli bene.
La verità era che Shane era geloso di Rick e la verità era che sarebbe morto per lui, se solo glielo avesse chiesto- dove finisse una e dove cominciasse l’altra non l’aveva mai saputo e forse era meglio così.
 
La verità era questa: una parte di lui aveva gioito ad abbandonarlo in quell’ospedale.
 
Se Rick fosse stato lì, non avrebbe mai toccato Lori neanche con un dito. Shane se lo ripete e se lo ripete, un mantra che gli aveva tenuto caldo la notte quando a tenerlo sveglio era un freddo con zanne più affilate di qualunque inverno, quando aveva visto la moglie del suo migliore amico ripulirsi i rimasugli dei loro incontri frettolosi tra le cosce, e poteva giurare che fosse così. Una piccola parte di lui Lori l’aveva sempre voluta, come aveva voluto tutto quello che era toccato in sorte a Rick e che lui era dovuto rimanere a guardare dall’altra parte di una finestra sporca, ma finiva lì. Finché Rick c’era stato, Lori era stata come tutto quello che lui aveva toccato- dorata e cristallina e irraggiungibile, la moglie perfetta di un uomo perfetto. E Shane l’aveva lasciata stare.
Ma poi c’erano stati i giorni dopo Atlanta, il terrore, la fame, l’angoscia, gli occhi troppo grandi di Carl, Rick lontano dietro una porta chiusa e Lori- non era stato Shane ad allungare la mano e prendersela, era lei che gli si era data, e aveva scoperto quella notte che le somigliava più di quanto avrebbe mai fatto Rick. Perché la moglie perfetta del suo amico perfetto era una gatta in calore che faceva l’amore come se volesse strapparti la carne di dosso e poi sputarne gli ossi, avida e selvaggia e bellissima, ed era sua, Shane se l’era detto mille volte guardandola dormire, una parola che aveva un sapore più ricco di qualunque champagne. Lei era stata di Rick e adesso era sua e non era stato lui a prendersela, gli era capitato e basta, quindi non c’era di che chiedere scusa.
 
La verità era che, se ci fosse stato Rick, non si sarebbe mai nemmeno avvicinato a Lori- ma restituirla una volta che lui era tornato, quella era tutt’altra faccenda.
 
La verità era questa: quel mondo orribile era il solo in cui gli fosse possibile vivere.
 
Ci sono verità che hanno angoli sdentati come frammenti di vetro e se le impugni senza prestarci attenzione ti tagliano i polsi fino a farti dissanguare e una di queste era che il tempo della moralità non era più il loro. Shane l’aveva capito e, sotto sotto, pensava l’avessero capito tutti loro, anche se quel povero idiota di Dale continuava a chiudere gli occhi e Andrea si aggrappava annaspando a una volontà di vivere che non era neanche la sua, e l’aveva capito anche Rick- ma Rick era perfetto, Rick avrebbe potuto trasformare il sangue in diamanti, se avesse voluto. Solo che non voleva.
Se solo Rick avesse compreso, si sarebbe fatto da parte. Sarebbe stato naturale come respirare, perché alla fine Shane era sempre stato soltanto quello, la macchia scura nella foto perfetta di quella vita perfetta, ma Rick non aveva compreso. Erano finiti nel fondo della giungla, nel regno delle ombre, e Rick si intestardiva a seguire la luce, e Shane sapeva che si sarebbero bruciati tutti, se avessero continuato a seguirlo, che l’incantesimo si era spezzato e che l’unico modo per far sì che il mondo non li mangiasse era mangiarlo a loro volta. Era per quello che aveva puntato il fucile contro una schiena indifesa, che aveva tentato di ucciderlo in quel parcheggio, che l’aveva condotto in un campo buio col sangue di un ragazzo ancora a seccarsi sulle mani- l’odio centrava, sì, ma non era soltanto quello. Era che l’incanto era andato in pezzi e Rick non poteva più salvarli e Shane non avrebbe permesso che portasse Lori e Carl a fondo con lui.
(La verità era che c’era un bambino che gli apparteneva, una briciola minuscola di una minuscola luce annidata in fondo al ventre di Lori, che per la prima volta c’era qualcosa per lui che non fosse rotto o spezzato o distorto- e avrebbe strappato l’anima di Rick coi denti mille e mille volte piuttosto che farsela portare via.)
Ci sono verità che sono così taglienti di dividerti il cuore in due parti come un coltello da macellaio e Shane l’aveva imparato morendo nella luce color osso di una luna troppo lontana, sognando una vita che non avrebbe mai avuto, assaporando il calore del suo stesso sangue sulle mani dell’uomo che un tempo lo aveva chiamato amico.
 
La verità era questa: alla fine dei fatti, era contento che fosse toccato a lui.

Ho iniziato a vedere The Walkin Dead mentre ero in Francia l'anno scorso e devo dire, in tutta onestà, che non sono riuscita ad andare oltre la prima metà della terza stagione: in parte per la mia idiosincrasia per le serie troppo lunghe e senza una conclusione, in parte perché la struttura narrativa non era delle più coinvolgenti, in parte perché non mi piace guardare le serie da sola. Tolte queste considerazioni, le prime due stagioni me lo sono veramente goduta, sopratutto per la presenza di Shane, che era di gran lunga il personaggio più complesso ed affascinante della masnada. Quindi ho voluto dedicare a lui questo riflesso di coscienza/rutto mentale/ chiamatelo come volete (e ho mollato lo studio per tirare giù questa cosa, ma vabbé) e dare la mia visione di lui, anche se non ho incluso ovviamente tutti gli eventi che lo hanno visto protagonista. Spero che qualcuno voglia lasciare un commento, anche soltanto per farmi sapere dove posso migliorare.
Alla prossima!
Catcher

 
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Walking Dead / Vai alla pagina dell'autore: saitou catcher