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Autore: MaryFangirl    24/01/2021    2 recensioni
Un possibile legame tra City Hunter e Angel Heart...e se Kaori non fosse morta? L'amore può superare ogni barriera?
Genere: Hurt/Comfort, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Li Shan In, Ryo Saeba
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter, Angel Heart
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Determinata a ricostituire il tandem City Hunter anche se per il momento era da sola, Kaori si allenava diligentemente con Mick. I suoi progressi erano considerevoli, i suoi colpi più precisi, anche se non cercava di mirare ai punti vitali della sagoma. Non era sua intenzione. Ma avrebbe potuto agire così per sempre, evitando quel temuto esito?
 
Mick osservava attentamente la linea di tiro della giovane donna e ammirava il suo atteggiamento fiducioso. Fissava con sguardo professionale la mano che deviava deliberatamente il colpo, solo per 'ferire' la sagoma invece di ucciderla. Appoggiato al muro e osservando l'evoluzione della futura sweeper, Mick si raddrizzò in silenzio; i suoi occhi si fecero cupi e duri al tempo stesso, l'espressione da professionista velava i suoi begli occhi azzurri.
 
“Basta giocare adesso!” esclamò, mettendosi accanto alla sua allieva e posandole una mano sulla spalla.
 
Kaori, sbattendo le palpebre per lo stupore, lo fissò:
 
“Te ne esci spesso con riflessioni così?” insorse.
 
Lui non rispose, attraversò il poligono e andò a posizionarsi accanto alla sagoma inerte.
 
“Vedremo se le mie lezioni avranno dato i loro frutti!” gridò con fermezza, bloccandosi e ficcandosi le mani nelle tasche.
 
“Cosa fai lì?” gli chiese.
 
“Spara su di me!” fece lui con aria naturale.
 
“Cosa...ma sei malato?” gridò lei.
 
“Spara sopra la mia spalla e colpisci il bersaglio!” le ordinò.
 
“Ma...”
 
“Non discutere e obbedisci!” sbottò lui.
 
“Ma io...potrei ucciderti...” gemette lei.
 
“Verrai a portarmi i fiori sulla tomba e proclamerai il tuo amore segreto per me!” disse Mick mimando un bacio immaginario, muovendo le labbra.
 
Una libellula rimbalzò sulla testa della giovane donna.
 
“Ah, è così!” disse, riprendendosi.
 
Kaori si riposizionò.
 
“Non so se non ti colpirò apposta!” sorrise lei diabolicamente.
 
Gocce di sudore imperlavano la fronte di Mick che iniziò ad agitare freneticamente le mani per protestare.
 
“Pensa che renderai orfano qualcuno!” rise nervosamente.
 
Kaori sospirò.
 
-Chi avrebbe mai pensato che un giorno Mick sarebbe diventato padre?- pensò, contenendo una risata inevitabile.
 
“Posso sapere cosa ti fa ridere?” si indignò lui.
 
“Oh niente...” fece lei, alzando le spalle.
 
“Allora concentrati!” aggiunse Mick con voce dolce ma ferma.
 
Kaori lo mirò, caricò il cane e si appoggiò sulle gambe per attutire il rinculo.
 
“Sgombra tutto ciò che c'è intorno a te...ascolta solo la mia voce...regola la mira...e spara...spara”
 
Kaori premette vigorosamente il grilletto, la denotazione risuonò improvvisamente nel seminterrato. Il tempo sembrò rallentare: il cannone fumante rilasciò un proiettile. Compiendo circonvoluzioni, attraversò gradualmente l'aria. Kaori, angosciata, chiuse gli occhi e sentì il cuore balzarle energicamente in petto. Con attenzione, riaprì un occhio, poi l'altro, temendo il verdetto...un puntino fumante era disegnato sopra la spalla di Mick.
 
Kaori fissò l'alone e fu avvolta da un immenso orgoglio, poi saltò felicemente:
 
“Ce l'ho fatta!” gridò, trepidante.
 
Un secondo colpo partì, rimbalzando sulle pareti della stanza, fermandosi nella luce al neon appena sopra la testa dell'americano. Per l'emozione lui cadde su un fianco, scuotendo nervosamente una gamba e serrando le dita, con una smorfia; Kaori si precipitò verso di lui.
 
“Stai bene, Mick?” si preoccupò, inginocchiandosi accanto a lui e posandogli una spalla, questa volta facendo attenzione a disarmare il cane.
 
“Vuoi la mia morte!” gridò lui, sedendosi a gambe incrociate e mettendo le braccia in conserte, imbronciato. “Questa è la ricompensa per averti addestrato”
 
Lei lo baciò dolcemente sulla guancia.
 
“Mi dispiace” balbettò.
 
L'americano, non perdendo lo spirito, si voltò rapidamente e prese le mani della giovane donna tra le sue.
 
“Baciami qui!” incitò indicandosi le labbra e chiudendo gli occhi.
 
Apparve subito un implacabile martello che si abbatté sulla testa del biondino.
 
“Questa è la mia risposta!” fulminò lei, girandosi sui tacchi. “Ma grazie lo stesso per il tuo aiuto” disse sorridendo.
 
Come una saetta, lui si raddrizzò e andò a piazzarsi accanto a lei.
 
“Di niente, mia bella! Sarà sempre un piacere per me aiutarti” disse baciandole la mano.
 
La reazione fu immediata, il rossore prese possesso degli zigomi della giovane donna e Mick sorrise vittoriosamente.
 
“Devo lasciarti, Kazue mi aspetta!” gridò mentre usciva, “Bye bye!”
 
Kaori tornò in sé.
 
“Non finisce qui, ma devo andare a trovare Ryo” sorrise.
 
Corse su per le scale, fece velocemente la doccia, infilò la pistola nella borsetta e uscì di corsa dall'appartamento, balzando sulla sua piccola Fiat.
 
Sulla strada verso l'ospedale, si mise a sognare ad occhi aperti: come al solito, un ingorgo bloccava il traffico. Il padrino era partito da soli tre giorni eppure Kaori provava un'inquietante tristezza; pur conoscendolo solo da quando Ryo era in coma, si era affezionato a quel vecchio solitario. La loro tristezza comune aveva rafforzato i legami di una strana coppia che qualsiasi cosa avrebbe differenziato in tempi normali.
 
Persa nei suoi pensieri, continuò ad avanzare e finalmente raggiunse l'ospedale; varcò la soglia e, guidata dai suoi passi, arrivò alla stanza del suo amato. Entrò come al solito con cautela, come per non svegliare una persona addormentata, e cosa non avrebbe dato perché succedesse. Si sedette piano sulla sua solita sedia e prese la mano di Ryo, che accarezzò lentamente; un sospiro le sfuggì dalle labbra e le sue spalle si abbassarono.
 
Anche i due colossi che facevano da guardia davanti alla camera dovevano essersene andati per seguire il loro capo. Ora che l'assenza del signor Li era ben reale, Kaori improvvisamente temette per la sicurezza di Ryo; la presenza di due guardie del corpo non aveva fatto che attirare l'attenzione sull'identità del paziente. Doveva essere trasferito in un luogo più sicuro dove solo le persone più vicine avrebbero potuto avere accesso, mantenendo le cure adeguate.
 
“Ma certo...il Doc!” esclamò.
 
Baciò furtivamente Ryo sulla fronte.
 
“Ti proteggerò come hai fatto in tutti questi anni con me!” sorrise, sistemando qualche ciocca scura.
 
Afferrò velocemente la sua borsa e si sistemò la tracolla sulla spalla, poi corse fuori.
 
Una donna, in piedi e in posizione ritirata, guardò la figura della partner di City Hunter che si allontanava. Come una ladra, entrò di nascosto nell'ospedale per raggiungere la camera di Ryo Saeba. In silenzio, si sedette accanto a lui; non osava toccarlo per paura di provocare un'altra catastrofe, ma era davvero lei la causa? Abbassando vergognosamente la testa, sussurrò:
 
“Perdonami per tutto questo, Ryo...”
 
Kaori camminava con passo accelerato per le strade affollate; non prestava attenzione al mondo intorno a lei. Tutto ciò che le importava era fare qualsiasi cosa per proteggere il suo amore da un potenziale aggressore e per quello doveva chiedere l'aiuto di Doc affinché lo accogliesse nella sua clinica. Determinata, entrò in un vicolo per prendere una scorciatoia, ma andò a sbattere contro un delinquente che l'afferrò rapidamente per il polso.
 
“Ehi! Potresti guardare dove vai!” abbaiò.
 
“Mi scusi!” fece lei confusa, allontanandosi frettolosamente e massaggiandosi il polso dolorante.
 
“Ma cosa vedo, una bella pollastrella!” aggiunse lui con un sorriso malsano.
 
L'uomo avanzò pericolosamente verso di lei; Kaori iniziò a tremare di paura.
 
-Mantieni il sangue freddo, idiota!- si infuriò. “Ho fretta, mi scusi!” balbettò, passando accanto all'individuo.
 
Lui la prese di nuovo per il braccio.
 
“Cosa c'è? Non vado abbastanza bene per te!” ringhiò lui.
 
Lei lo respinse brutalmente; l'uomo, stufo, tirò fuori un coltello.
 
“Allora è così che vuoi giocare?” ruggì avvicinandosi lentamente, con un ghigno collerico sulle labbra.
 
Sbrigandosi, Kaori toccò la borsetta e riuscì a recuperare la pistola, poi la puntò contro l'aggressore.
 
“Stai indietro...altrimenti non esiterò a sparare!” gridò con voce tremante, tentando, per quanto poteva, di riprendere il controllo.
 
L'uomo, più che risoluto, rise beffardamente quando notò la paura della sua vittima.
 
“Lo vedremo!” gridò, precipitandosi su Kaori.
 
Una detonazione risuonò nel vicolo deserto.
 
In ospedale, il monitoraggio di Ryo si imbizzarrì.
  
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