Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: MaryFangirl    25/01/2021    9 recensioni
Un momento di rivelazione, un mistero, un enigma.
Un istante divino, che unisce gioia e terrore, mentre l'alba di un nuovo giorno ci chiama.
Tutto sopravvive in questo universo, tutto gira in questo universo e ritorna a noi.
Come cerchi sull'acqua: niente scompare mai del tutto.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Titolo storia originale: Comme les cercles sur l’eau
Link storia:
http://hojofancity.free.fr/WorkDisplay.php?v=2&st=1&series=1&choix=0&fm=&status=&s=1274&t=
Link autore:
http://hojofancity.free.fr/Auteurs.php?v=2&a=2781

Ciao a tutti ^^ questa storia è il sequel di Hope is a ghost, ma è possibile leggerla indipendentemente (tuttavia vi consiglio la lettura della one shot precedente perché è molto bella). Se la prima storia era dal punto di vista di Ryo, qui invece abbiamo un’introspezione da parte di Kaori. Il titolo fa riferimento alla canzone russa Krugi na vode del gruppo Slot, all’interno infatti c’è anche il testo (qui tradotto dal francese. La canzone è molto bella, vi invito a trovarla su Youtube).
Approfitto di questa premessa per girarvi i ringraziamenti dell’autrice Elane verso chi aveva commentato e apprezzato Hope is a ghost. Non mi dilungo oltre, spero vi piaccia anche questa OS, l’autrice passerà ugualmente per dare un’occhiata alle recensioni :) buona lettura.

 
Marzo è sempre stato il mio mese preferito dell’anno.

Da che ne ho memoria, il mese di marzo è sempre stato sinonimo di felicità e amore, gioia e festa: il mio compleanno, il suo compleanno, il nostro incontro.

E l’hanami a Tokyo.

Oggi il valzer dei fiori è magnifico, il vento li fa turbinare in tutte le direzioni, improvvisando un gioco per i bambini che vengono con i genitori al parco ad ammirare i ciliegi.

Questo parco è la nostra cornice verde in una città che scorre sempre a tutta velocità, una bolla di dolcezza in una città in eterno movimento, che fa dimenticare per un attimo la violenza che si cela dietro questi edifici. Ho insistito perché lui mi accompagnasse, si è lamentato come al solito, ma è venuto. Ed è qui, vicino a me, le mani in tasca, mentre guarda altrove. Allargo le braccia e mi giro, ridendo, tra i petali che mi circondano. Volteggiano intorno a me, accentuando la sensazione di vertigine che mi coglie. Torno seria, ho improvvisamente voglia di piangere, smarrita e sbilanciata di fronte a questo turbinio di sensazioni che mi stringe il cuore.

Posso sentire il suo sguardo avvolgermi. Gli sorrido quando smetto di girare. Mi sento stordita, vacillo. Lui mi stabilizza lamentandosi di nuovo mentre stavo per ribaltarmi su un lato. Mi aggrappo a lui scoppiando a ridere, e nonostante la sua espressione severa e le sue parole ingannevolmente aspre, ho la sensazione che voglia ridere anche lui.

Poi di colpo la sua espressione cambia mentre lo guardo negli occhi. Il suo sguardo si addolcisce e le sue labbra si sollevano in un lieve sorriso che reprime. Abbasso lo sguardo, arrossendo, leggermente delusa e ferita dal suo sorriso che penso sia beffardo. Alzo la testa e lui rimuove un petalo dai miei capelli, il suo tocco mi elettrizza. Mi perdo tra le sue pupille nere, forse piene di rimpianti.

Sono ipnotizzata, come spesso accade, e lo sguardo che ha per me in questo momento, solo per me, mi travolge. Ho l’impressione che qualcosa stia per cambiare, che siamo sull’orlo di un precipizio. Ho paura di cadere eppure questo vuoto mi attrae.

“Kaori Makimura!!” sento, e il grido frantuma la bolla di intimità che si era creata intorno a noi, facendomi sussultare.

I nostri occhi si separano e mi rivolgo con riluttanze agli intrusi. Sono mie compagne di liceo che non vedevo da anni. Sono pronta a fare le presentazioni ma lui mi volta le spalle e si allontana per soddisfare la sua voglia di nicotina, sedendosi su una panchina e facendoci chiacchierare.

Non mi offendo ma lo tengo d’occhio, chiacchierando con le mie amiche, pronta a scatenare il mio martello per punire i suoi selvaggi impulsi da uomo di Neanderthal. Con mia sorpresa, lui rimane calmo, completamente indifferente alla bellezza delle mie amiche, inclinando la testa all’indietro. I suoi occhi si perdono nel vuoto, sembra lontano, così lontano. Una folata di vento fa turbinare i petali intorno a lui, come se fosse il centro del loro universo. È il centro del mio.

Provo a ricollegarmi alla conversazione, ma mi perdo. Le mie amiche mi raccontano del loro lavoro, delle loro gioie, dei loro dolori, dei loro figli e mariti. Tante cose che sembrano così lontane dalla mia vita quotidiana. Tante cose che mi riportano alla mia vita così particolare.

Un po’ assente, sorrido loro, rido. Do segno di caprire, ma niente è più lontano dalla verità. Ne sono persino un po’ gelosa, un fugace momento in cui lascio parlare i miei desideri profondi che so essere irrealizzabili. Lo guardo di nuovo, è ancora perso nei suoi pensieri, non si è mosso. Una leggera ruga segna la sua fronte mentre riflette. A cosa sta pensando?

Molti minuti dopo, sembra riconnettersi con la realtà e incontra il mio sguardo fisso su di lui. Arrossisco mentre lui mi sorride, alzandosi. Poi rimane in piedi e ho la sensazione che stia per tendere la mano verso di me, come per chiamarmi, per attirarmi a sé. Ma resta fermo. Come il pilastro al centro del mio mondo, rassicurante. Mi aspetta.

Cedo al suo appello silenzioso e colgo l’occasione per congedarmi dalle mie amiche e raggiungerlo. Il suo sorriso è magnifico, tenero. Così diverso dalle altre volte che le mie gambe si immobilizzano, tremando.

Qualcosa è cambiato.

Qualcosa cambierà.

È la prima volta che mi sorride in questo modo e un’indicibile ondata d’amore mi stringe il cuore. Ho sognato questo sorriso, per così tanto tempo, se solo lui sapesse quanto. Mi emoziona, provocando un volo di farfalle particolarmente agitate nel mio stomaco. Mi aggrappo al suo braccio mentre torniamo a casa.

Con mia grande sorpresa, non cerca di liberarsi. Rimane contro di me e io ho l’impressione di sognare. Alzo lo sguardo per vederlo e lui sembra sereno, guarda avanti, fiducioso. Mi piacerebbe tanto avere la sua sicurezza, le sue certezze. A forza di guardarlo in questo modo, il mio cuore inizia improvvisamente a battere all’impazzata. Gli sono molto vicino e vorrei di più.

Il mio cuore sta battendo così forte ora che sento che sta per uscire dal mio corpo. Il mio pugno si chiude sul mio petto. Diventa doloroso e ho l’impressione che alla fine lui lo sentirà. Abbasso la testa, sentendomi arrossire. Cerco di calmare i battiti folli per il resto del tragitto, al punto da non accorgermi del tempo che passa. Mi sento fuori dal tempo, in una nuvola, perfettamente al sicuro eppure terrorizzata.

Quando arriviamo a casa, si rivolge a me:

“È tardi, mi occupo io della cena, vai farti un bagno e rilassarti, sembri nervosa”

Annuisco, sorpresa della sua offerta. Mentre rimango ferma, faticando a crederci, lui si dirige al telefono per ordinare da mangiare. Sorrido, capisco meglio.

Salgo le scale, fermandomi in cima. Mi giro, si è già versato un bicchiere di whisky, si siede vicino alla finestra e si perde di nuovo nei suoi pensieri. Io raggiungo i miei che sono tutti confusi dalla sua osservazione, dal suo sorriso, dai suoi sguardi.

Questa giornata mi ha scombussolata.

Mi sembra così simile a quelle che viviamo insieme ogni giorno e allo stesso tempo così diversa.

Il suo sorriso mi ha turbata. È come se avesse acceso qualcosa in me, come se avesse fatto sorgere qualcosa.

Apro la porta del bagno e faccio scorrere l’acqua. Presto il vapore riempie la stanza mentre mi spoglio. Emetto un sospiro mentre scivolo nell’acqua un po’ troppo calda. Mi appoggio alla vasca e rabbrividisco quando la mia nuca tocca lo smalto freddo, contrastante con il calore dell’acqua che mi pizzica la pelle.

Questa giornata è stata bella, perfetta, una temperatura magnifica come piace a me. Una giornata trascorsa in sua compagnia, lui, l’uomo che condivide la mia vita da sette anni ormai.
Tante cose sono successe dal nostro incontro.

Inspiro profondamente e immergo la testa sott’acqua. Chiudo gli occhi, ascoltando il rumore assordante dell’acqua che mi circonda, dandomi l’impressione di essere in un bozzolo. Da quando ero piccola adoro questo suono, così isolante, così rasserenante, un po’ come quello che deve sentire un bambino nel ventre di sua madre. Cullante. Anestetizzante. Rassicurante.

Mi estraggo dal bozzolo e porto il viso alla superficie. Le orecchie sempre nell’acqua, vengo cullata dal ritmo del mio respiro che mi risuona in testa, ripenso alla mia vita, al tempo passato con lui.
Una vita passa in una frazione di secondo e mi sembra, da qualche anno, di aver perso l’essenza di questa constatazione. La vita è fugace e può terminare o prendere una direzione radicalmente opposta in un batter d’occhio. Ne sono stata testimone un numero incalcolabile di volte.

Alcuni sono caduti e altri se ne fregano
Alcuni sono tristi oggi ma dimenticheranno da domani
Come se noi non fossimo qui e non amassimo
Alcuni si sono alzati e altri se ne sono andati per sempre
Ma tutti ci guardano attraverso i nostri ricordi, con un sorriso sul volto


Può essere terrorizzante e paralizzante. E credo che a un certo punto, aggiunto a tutto quello che ho già visto e vissuto, mi abbia bloccato.

Mi lascio andare dall’acqua che mi circonda, le leggere onde che sbattono contro il mio corpo aumentano ulteriormente il mio torpore. Mi sento bene, leggera. Il mio spirito vagabonda al ritmo dei battiti del mio cuore.

Il tempo qui è prezioso, lo so fin troppo bene. Ad ora, la mia vita è piuttosto bella, non ho da lamentarmi. Un po’ caotica, a volte dura e senza pietà, fuori dalla norma e anche difficile, con tornanti che non mi attendevo, ma ho sempre avuto la fortuna di essere circondata d’amore. Molte sofferenze e lutti, ma sono sempre riuscita a concentrarmi sull’amore che poteva scaturirne.

Mentre l’alba di un nuovo giorno ci chiama
Tutto sopravvive in questo universo, tutto gira in questo universo
E ritorna a noi, come cerchi sull’acqua


È ciò che fa di me quella che sono. Mi hanno sempre insegnato a perdonare, a dare fiducia. Non sono ingenua, anche se alcuni possono crederlo e non mi sono mai lasciata prendere in giro. Ho solo la tendenza a credere che l’umanità non sia così nera rispetto a quello che possiamo vedere, facendo il mio mestiere.

Chiudo gli occhi ed è il suo sguardo che mi appare. Il suo sguardo così dolce e avvolgente, che cerca di dirmi qualcosa. Dirmi cosa?
-Cosa vuoi dirmi?-

Alla morte di mio padre, è stato mio fratello a impedirmi di affondare. Alla morte di mio fratello, è stato Lui. La sua forza mi ha tenuto la testa fuori dall’acqua ed è stato lui a incaricarsi della mia vendetta, prendendosi sulle spalle il senso di colpa che ciò rappresentava. In seguito, ha smesso di uccidere.

Niente scompare mai del tutto

Mi ha dato così tante cose. All’inizio una sensazione di sicurezza, poi poco a poco, il sentimento si è trasformato, e imparando a conoscerlo, scoprendo ciò che si sforzava di nascondere, mi sono innamorata di lui. Inutile negarlo.

Una sorta di percorso aleatorio, una sorta di svolta fatale
Abbiamo vinto e perso, di nuovo
E noi, immobili
Aspettiamo semplicemente che la temperatura cambi
Per respirare senza rimpianto né tristezza


E da sette anni attendo, nell’immobilità più totale, che lui faccia un passo verso di me. E qui, nel mio bagno, la realtà mi assale mentre il suo sguardo danza dietro le mie palpebre chiuse: ne ha fatto più di uno. Riapro bruscamente gli occhi.

Mentre l’alba di un nuovo giorno ci chiama
Tutto sopravvive in questo universo, tutto gira in questo universo
E ritorna a noi, come cerchi sull’acqua
Niente scompare mai del tutto


Mi rendo infine conto che non ho agito come avrei dovuto fare, che non ho risposto alle sue attese e che ho mantenuto lo status quo tra di noi.

Io, non lui.
Io.

Mi alzo nella vasca per l’intensità della realtà che mi colpisce, al punto da turbarmi. Porto una mano davanti alla bocca per soffocare un grido di sorpresa.

Mi ha rivelato i suoi sentimenti così tante volte.

Un momento di rivelazione, un mistero, un enigma
Un istante divino, che unisce gioia e terrore


Inizialmente tramite i gesti. Il panico che l’aveva colto quando Silver Fox mi aveva presa di mira, colpendo il tacco della mia scarpa come avvertimento. Mi aveva poi lasciata a sbrigarmela da sola ma era per il mio bene. Ero stata molto fiera di battermi, eliminando quel verme.

E la preoccupazione nel suo sguardo quando aveva cercato di raggiungermi all’ospedale, dopo che io avevo capito che il padre di Mayuko non voleva sposarmi. Aveva voluto consolarmi mentre io ne ero rimasta sollevata. Perché non c’è che un uomo con cui voglio passare la mia vita.

E poi, il suo quasi sacrificio quando Sonia mi aveva presa in ostaggio. Era stato pronto a morire per me!

Le prove sono qui, davanti a me. Ho voglia di schiaffeggiarmi per non aver visto niente, imprigionata com’ero dai miei dubbi e dalle mie paure.

Ha tentato così spesso, fino ad ora
Cerca di lanciare la sua pietra da sud, da ovest
Al tramonto, al mattino, da diverse angolazioni


L’abbandono di cui fa prova in mia presenza, la sua fiducia nei miei confronti. Per un uomo come lui, con il passato che ha, è questa la sua dichiarazione.

La più bella prova d’amore? Quando si è addormentato con la testa appoggiata sulle mie ginocchia mentre aveva accanto a sé ciò che più gli faceva paura al mondo: un aereo. Un aereo nel nostro salotto.

Ero stata anche rapita durante quella missione con Shoko.
-Hai sfidato la tua paura. Hai sfidato la tua paura per recuperarmi. Per recuperarmi e salvarmi, salvare me!-

La mia vista si offusca di lacrime per quanto ce l’ho con me stessa per aver perduto tutto questo tempo.

Egli lancia diversi tipi di pietra
Con l’altra mano, saltando, chiudendo gli occhi


In seguito, tramite le parole. Quando ha detto che voleva che facessi parte della sua famiglia. Che ero l’unica persona di cui aveva bisogno. Ho creduto che si trattasse di una proposta di matrimonio. Si è divincolato con una piroetta, e io gli ho creduto. E se...

E se il mio cuore non si fosse sbagliato, quel giorno?
-Ti ho creduto. Ho creduto alla tua scusa scadente perché non ho mai avuto fiducia in me stessa.-

E io che mi agito in ogni senso quando cerca di rendermi gelosa. Perché è questo l’obiettivo di tutte le sue manovre fin dall’inizio: farmi agire, farmi reagire, farmi urlare il mio amore per lui. Anno dopo anno, sono stata cieca, e oggi vedo. Anche se era qui, proprio qui, davanti al mio naso.

Sono stata la sola a non vedere niente. E ripensandoci, ed è ironico, anche Umibozu l’ha percepito...Umi...un cieco vede meglio di me...io non ho ascoltato niente mentre lui, così avaro di parole, me l’aveva detto quando Miki cercava di rimanere accanto a lui. Non avevo capito, idiota che non sono altro. “Non ho il coraggio di tenere al mio fianco una persona da amare e da proteggere contro tutte le avversità di questo mondo! Come fa Ryo!” aveva aggiunto.

Poi, dopo la vicenda di Mary, quando pensavo che Ryo mi nascondesse il suo passato perché non aveva abbastanza fiducia in me, Umi aveva capito tutto. Aveva tentato di spiegarmelo quel giorno, arrossendo davanti ai sottintesi delle sue parole. Ma io non avevo ascoltato. Le sue parole risuonano adesso nelle mie orecchie e oggi assumono tutto un altro significato. “Lui ti considera più che come una partner”

Mi prendo la testa tra le mani, resistendo alla voglia di strapparmi i capelli. Ho voglia di urlare per la frustrazione.

La mano passa vicino al mio orecchio e un’altra domanda mi sorge in mente: e l’orecchino? Quello che avevo perso durante quella famosa serata. Era stato lui? Era stato lui a infilarlo nella mia tasca? I miei occhi si spalancano davanti all’evidenza. Lui sapeva! Sapeva che ero io. E il suo atteggiamento quella sera, così dolce, così spensierato. Non stava mentendo.

Poi, la mano sulla mia fronte ravviva il ricordo di quel bacio che mi aveva dato, sul tetto, quando avevo deciso la sua data di compleanno. Quel bacio che mi aveva paralizzata al punto da rimanere fuori tutta la notte e ammalarmi. Rido leggermente, nervosamente, arrossendo di nuovo. C’era qualcos’altro rispetto a un semplice grazie in quel bacio? Sì, venendo da lui, c’era dell’altro. Qualcosa che all’epoca non avevo osato vedere, in cui non avevo osato credere...

Oggi lo so, ho compreso il cambiamento nel suo sguardo al parco.

Ho sempre aspettato da parte sua una dichiarazione classica. Non potevo sbagliarmi di più. Da lui, un uomo pudico, pragmatico, solitario, è semplicemente impossibile...e quelle piccole attenzioni, quei piccoli gesti che ha seminato sono tante ammissioni ancora più belle.

Numerose volte ha tentato di allontanarsi, di allontanarmi, ma sempre, sempre torniamo al punto di partenza, attratti come calamite. L’uno verso l’altra. È la nostra certezza. Anno dopo anno, come un’inevitabilità fatale quando veniamo separati.

Tormentato dalla paura di mettermi in pericolo, mi ha confessato i suoi sentimenti senza poter agire di conseguenza, gli sguardi che mi ha rivolto oggi erano la risposta a tutte le mie domande. Siamo sull’orlo di un precipizio e io sono pronta a saltare.

Ma qualunque cosa succeda, come attratta
La pietra colpisce sempre il centro del cerchio, anno dopo anno


Esco velocemente dall’acqua e mi avvolgo in un asciugamano. Ho talmente paura di tornare sulla mia decisione, di dubitare di nuovo, che non mi prendo neanche il tempo di asciugarmi. Mi guardo rapidamente allo specchio, dopo aver rimosso l’appannamento. Ho i capelli scompigliati, gocce d’acqua sulle spalle, ma non m’importa. La mia espressione è determinata.

Apro la porta del bagno e rabbrividisco a contatto con l’aria fredda dell’appartamento. O per l’apprensione? All’improvviso mi fermo in corridoio, in cima alle scale. I miei dubbi mi assalgono nuovamente. E se mi sbaglio del tutto? E se lui non riesce ad accettarlo? E se...

NO, basta riflettere: devo agire, sono stata sufficientemente immobile. Tocca a me avanzare adesso.

Scendo le scale aggrappandomi al corrimano. Non mi guardo la mano, so bene cosa vedrei: una mano serrata intorno a ciò che mi tiene in piedi. Le mie gambe tremano davanti alla risoluzione che ho preso. Sono terrorizzata e allo stesso tempo davvero felice. Il mio cuore balla nel mio petto, il precipizio è davanti a me, cupo, profondo, sconosciuto. Sto per saltare, piena di certezze, nella speranza che Ryo mi afferri. Lo farà?
“Ehi Ryo, mi prenderai?” mormoro.

Arrivo in basso, alzo la testa e ti cerco con lo sguardo. Mi rivolgi ancora la schiena, in piedi davanti alla finestra, gli occhi persi in lontananza, il bicchiere in mano. Il ghiaccio è quasi sciolto. Hai lasciato metà del tuo whisky.

Cosa può preoccuparti tanto?
Io?
Lo spero.
Lo desidero.
Lo voglio.

E quando guardo il tuo riflesso, mi rendo conto che i tuoi occhi sono fissi su di me e posso coglierne tutta l’intensità. Mi sento messa a nudo ma per la prima volta in vita mia non provo alcuna vergogna.

Qui.
Adesso.
È la svolta della mia vita.

Mentre l’alba di un nuovo giorno ci chiama

Tu continui a non voltarti ma nemmeno fai qualcosa per fermarmi. E ho la certezza che tu sai perfettamente cosa sto per fare. Mi avvicino a te, gli occhi rivolti al tuo riflesso, sostengo il tuo sguardo, non cedo.

Tu continui a non voltarti.

Poso le mie mani tremanti e fredde per il nervosismo sulla tua schiena, attraverso il tessuto della tua maglietta. La tua schiena è larga, muscolosa, rassicurante. Ti sei tolto la giacca, indossi solo la maglietta e la fondina. Faccio scivolare quest’ultima. Mi lasci fare, gli occhi sempre sui miei attraverso il vetro. Appoggio la tua pistola per terra, ai nostri piedi, assicurandomi di dirigere il cannone verso la parte opposta rispetto a noi. Questa precauzione ti fa sorridere.

Mi raddrizzo, stringo l’asciugamano. La mia mano si posa sul tuo braccio e sale lungo la spalla. Fremo leggermente e la seguo con lo sguardo per ben realizzare cosa sto facendo. Ho osato, ho varcato questa frontiera invisibile che ci ha sempre separati, abbassando tutte le mie barriere. Vedo l’epidermide della tua nuca reagire, un brivido la percorre e lo prendo come un incoraggiamento.

Tutto sopravvive in questo universo, tutto gira in questo universo
E ritorna a noi, come i cerchi sull’acqua


Avanzo con un ultimo passo, riducendo totalmente la distanza che ci divide. Il mio petto è ora incollato alla tua schiena, vi appoggio la fronte, il naso. Sento il tuo odore che amo tanto, con l’accenno di polvere da sparo che mi solletica le narici. Il mio cuore ha di nuovo perso ogni ritmo coerente, ma non m’importa.

Ora che sono arrivata fin qui, non ho la minima idea di quello che devo fare e la tua immobilità è abbastanza disorientante. Ma continuo, un po’ esitante, ho voglia di sapere, devo sapere: il sapore della tua pelle, delle tue labbra sulle mie e del tuo corpo annidato nel mio. Arrossisco a questo pensiero, tra vergogna ed eccitazione.

Tu rimani sempre immobile, di fronte alla finestra, il tuo sguardo ancora su di me attraverso il vetro. Ma non fai niente, non dici niente. Né incoraggiamenti, né rimproveri.

Niente.

Niente scompare mai del tutto

Inclino la testa e oso appoggiare le labbra sulla tua spalla. Attraverso la maglietta ti bacio, ubriacandomi del tuo odore soave e speziato. Sto bene. Mi sento al sicuro contro la tua schiena. Così ampia. Forte. Mi sento protetta. Come al nostro incontro, quel 26 marzo...avevo 16 anni.

“Ti ricordi...” mormoro io. A malapena riconosco la mia voce. È rauca, trema. Non riesco a terminare la mia domanda.

Tu sussulti e infine ti muovi: sposti un po’ la testa all’indietro. Io indietreggio. Lasci il bicchiere sul bordo della finestra. Trattengo il respiro.

Finalmente ti giri verso di me.

Mi guardi.

Ringrazio il cielo di aver visto solo il riflesso di questa intensità nel vetro, perché mi sciolto interamente.

Mi guardi per davvero.

“Dodici anni fa, quasi esatti” mi rispondi tu con voce dolce, quasi sussurrata.

Il tuo sguardo mi avviluppa in un tenero calore.

Una sorta di percorso aleatorio, una svolta fatale

Le tue pupille sono dilatate e non ho mai amato tanto il mio riflesso come in questo istante. Finalmente! Finalmente mi vedo nel nero dei tuoi occhi! Mi scopro così come tu mi percepisci, realmente, senza nasconderti, senza mentirmi. Il mio cuore si riempie di gioia, perché mi vedo bella, desiderata...amata.

Tu deglutisci, socchiudendo le labbra. Appoggio la mano sulla tua guancia ruvida. Tu sussulti a contatto con la mia pelle, chiudi gli occhi e trattieni il respiro. Il mio pollice accarezza la tua bocca che mi ipnotizza. Porti la tua mano alla mia e l’allontani dal tuo viso. Il mio cuore si stringe.

Abbiamo vinto e perso, di nuovo

Perché mi respingi? No, non adesso! Ho osato, finalmente ho osato! Perché fai questo? Perché non mi rispondi? Mi sono sbagliata? Ho voglia di piangere, di fuggire, di nascondermi. Io...

Poi mi rendo conto: non mi respingi. Tieni la mia mano. La stringi e la porti alle tue labbra. Mi baci il palmo. Credo di sognare. Trasalisco. Tremo.

Tutto il mio corpo arde. Mi precipito all’improvviso sulle tue labbra, allacciandoti le braccia al collo, schiaccianto il mio petto contro il tuo. Ti bacio come se ne dipendesse la mia vita, affinché tu capisca tutto l’amore che provo per te.

Le tue labbra sono dolci, dal leggero sentore di sigaretta e alcool, il tuo respiro è caldo. Il mio cuore tamburella nel mio petto mentre i secondi passano senza che tu mi rispondi.

Non ricambi il mio bacio. Esiti, allora lascio la mia presa, delusa, ferita, le lacrime agli occhi. Il mio cuore si spezza. Ho voglia di urlare, ti colpirti, di scuoterti. Eppure so che non mi sono sbagliata.

E noi, immobili, aspettiamo semplicemente che la temperatura cambi
Per respirare senza rimpianto né tristezza


Poi repentinamente la tua mano si chiude sul mio braccio e mi attiri con violenza a te. Sono nuovamente placcata contro il tuo torso e ancora una volta il mio cuore svolazza quando alzo la testa verso di te.

La tua mano si attarda sulla mia guancia. Chiudo gli occhi per qualche secondo per assaporare il tuo gesto, poso la mia mano sulla tua per accentuare la pressione. Riapro gli occhi, piena di apprensione quando ti muovi ancora. Ma il tuo pollice accarezza le mie labbra che non lasci con gli occhi. Il mio cuore sta per esplodere, ho l’impressione che questo istante duri un’eternità.

Ho così tanta voglia che mi baci.
Ho bisogno che mi baci.
In un sussurro pronuncio: “Come ho potuto non capire prima?”

Un singhiozzo mi sale in gola, faccio fatica a trattenerlo. La tua mano passa sul mio collo, sulla nuca. Sento i calli delle tue dita sulla pelle, il tuo pugno si chiude sui miei capelli, inclinandomi leggermente la testa all’indietro. Il tuo soffio è caldo, profondo, mentre il tuo viso si avvicina lentamente al mio. Non esiti più.

Mentre l’altra tua mano scivola dolcemente intorno alla mia vita, passando dalla schiena e accendendo un fiume di fuoco nel contempo, ti impadronisci delle mie labbra, mozzandomi il fiato.

Finalmente!

Il mio battito si ferma prima di ripartire più velocemente, mi sembra di toccare il paradiso. Le mie gambe non mi sostengono più, tu lo capisci e mi sollevi tra le tue braccia. Le mie mani si perdono nei tuoi capelli che ho sempre sognato di toccare, con cui per tanto tempo ho sperato di poter giocare. Il mio respiro fa quello che vuole, mi manca il fiato, soffoco ma voglio che questo momento non si fermi mai, anche se dovessi morirne.

Poi all’improvviso la pressione sulle mie labbra si indebolisce, tu ti separi da me, a corto di fiato, strappandomi un gemito scontento. Sbuffi leggermente. Ti guardo, so che i miei occhi brillano come i tuoi. Mi sorridi, riprendendo a respirare, la bocca leggermente aperta. Ti desideravo già prima, è da molto tempo che mi turbi, ma ora il mio desiderio si infiamma, si decuplica. Non lo avrei mai creduto possibile, eppure con un bacio hai acceso un braciere.

Voglio di più, voglio tutto, voglio te.

Appoggi la testa contro la mia, fronte contro fronte, gli occhi chiusi, il respiro ritrovato. Momento di felicità. Poi, cospargendomi la guancia di baci, nascondi il capo nell’incavo del mio collo, stringendomi contro di te. Io ti stringo ancora di più.

Nella nicchia vicino al mio orecchio, suscitando brividi lungo la mia nuca, tu mormori:

“Capisci in fretta, ma bisogna darti un sacco di spiegazioni, testolina”

Io ti rispondo sorridendo:
“Se tu parlassi di più, stupido...”

E una certezza mi invade: sei mio questa sera e per il resto della mia vita.
 
 
 
 

  
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