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Autore: LadyPalma    27/01/2021    4 recensioni
Ti dico: Camminiamo io e te, Remus, siamo due – e il terzo, che era sempre noi, lo abbiamo lasciato indietro.
Tu dici: Camminiamo io e te, Dora, siamo due – ma io non ti sto chiedendo del terzo, voglio sapere del quarto.
Io sorrido, ma i capelli tornano grigio topo, e taccio perché non ce la faccio a chiedere a te del quinto.
Restiamo in silenzio ancora un altro paio di anni se vuoi, ancora un altro di quei secoli che qui si perdono in un soffio. Ché i secoli non bastano per colmare un vuoto, ché morire non basta per superare un lutto.

Un piccolo sguardo oltre la morte, Remus/Tonks, accenni Remus/Sirius, Severus/Tonks.
Isipirata al poemetto "The Wasteland" di T. S. Eliot
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: James/Lily, Lily/Severus, Remus/Ninfadora, Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Chi è il terzo che sempre ti cammina accanto?
Se conto, siamo soltanto tu ed io insieme
Ma quando guardo innanzi a me lungo la strada bianca
C’è sempre un altro che ti cammina
accanto
Che scivola avvolto in un ammanto
bruno, incappucciato
Io non so se sia un uomo o una donna

– Ma chi è che ti sta sull’altro fianco?
[The Wasteland – T. S. Eliot]






 
 
Sull’altro fianco




 
 
Non cammina nessuno accanto a me, ti dico, ma sto mentendo. E stai mentendo anche tu.
Anche sfumati dal nulla, i miei capelli virano su un verde-argento che tu non hai mai visto su di me; anche ombreggiato dalla nebbia, il tuo sorriso assume quell’inclinazione di lutto che ho sempre conosciuto su di te.
Camminiamo io e te, Remus, cammineremo sempre insieme io e te, senza vedere nessun altro. Eppure, sappiamo entrambi che ci sono riflessi di ombre diverse accanto alle nostre, impronte invisibili ai margini di questo infinito rettilineo che non curva mai. Non curva mai, Remus, perché non curva mai? C’è solo una curva, mi hai detto una volta, quella tra i vivi e i morti, poi si procede dritto, sempre dritto, dritto e basta. Nessuna curva, nessun cerchio, perché non c’è proprio nessun ritorno.
Ti dico: Camminiamo io e te, Remus, siamo due – e il terzo, che era sempre noi, lo abbiamo lasciato indietro.
Tu dici: Camminiamo io e te, Dora, siamo due – ma io non ti sto chiedendo del terzo, voglio sapere del quarto.
Io sorrido, ma i capelli tornano grigio topo, e taccio perché non ce la faccio a chiedere a te del quinto.
Restiamo in silenzio ancora un altro paio di anni se vuoi, ancora un altro di quei secoli che qui si perdono in un soffio. Ché i secoli non bastano per colmare un vuoto, ché morire non basta per superare un lutto. Chiedilo al quinto accanto a noi, Remus, io al quarto l’ho già chiesto: sognano entrambi un cervo diverso e forse lo vedono. Forse vedono ognuno il proprio cervo, ci pensi?, è per questo che noi non possiamo vedere loro.
Camminiamo io e te, Remus, siamo due. Ché quarto e quinto sono spettri di vecchi patroni di un tempo: un grosso cane nero e una cerva serpentina.
E accanto alla cerva serpentina lo sai che ce n’è un’altra, e accanto all’altra cerva un cervo com’è sempre stato, e accanto al cervo il cane, e accanto al cane… È buffo, non vedi?, si crea proprio un cerchio – l’unico cerchio possibile in questo perenne rettilineo.
Accanto al cane c’è un lupo, tu, e poi stretta tra il lupo e la cerva serpentina ci sono io.
Io che sono tutto e sono niente, che sono stata cerva per un primo amore, drago per un amico, lupa per te. Io che sono mille colori, e anche duemila, e li perdo tutti pian piano, mentre cammino.
Sbiadiamo io e te, Remus, siamo due. (E sbiadiscono anche quarto, quinto e così via in progressione, tutti a catena nel cerchio del rettilineo).
 








 
NDA: Questa flash è nata di getto, mentre rileggevo The Wasteland: quella strofa mi ha colpito e subito è fluita in questo delirio. Non voglio specificare nulla, sperando che qualcosa si sia compreso – se non che la cerva serpentina era un riferimento a Severus Piton. L'idea di Severus Piton come primo amore di Tonks mi è venuta in mente leggendo la parte del sesto libro dove lui, vedendo il patronum lupo di lei, le dice che preferiva il patronum che aveva prima. E anche perché un legame Severus/Tonks sarebbe proprio l'ultima catena del cerchio che si è venuta creando.
L'idea della curva della strada come limite tra i vivi e i morti è un riferimento alla splendida raccolta di blackjessamine, La morte è la curva della strada, dove parla dell'aldilà dei personaggi e il loro rapporto con la morte in un modo che oserei dire subilme. Inutile dire che ne consiglio davvero la lettura a tutti.
   
 
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