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Autore: LazySoul    27/01/2021    1 recensioni
Hermione Granger, 45 anni, sposata con Ronald Weasley, è diventata, da poco più di un anno, Ministra della Magia e passa la maggior parte del suo tempo a lavoro.
Ginevra Weasley, 43 anni, è casalinga, nonché moglie dell'illustre Harry Potter, il Salvatore del Mondo Magico. Passa le sue giornate tra corse mattutine, visite a sua madre Molly e vino, litri e litri di vino.
Harry Potter e Ronald Weasley, 44 anni, hanno invitato le consorti a cena in un intimo ristorantino fuori Londra per annunciare loro una difficile verità.
Quale segreto avranno tenuto nascosto Harry e Ronald per vent'anni?
Hugo, diciotto anni, accetta l'invito della sorella, Rose, a passare due settimane a Granada. Con loro ci sono Lily, Albus e un paio di compagni di Hogwarts, tra cui Fred Weasley II e Scorpius Malfoy.
Quali avventure li attenderanno in Spagna?
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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6. Di quando Hugo visitò una (non tanto piccola) reggia



 

Il primo giorno a Granada, Hugo vide ben poco della città.

Rose aveva insistito per passare la loro prima mattina in casa, così da permettere a tutti di farsi una doccia e disfare i bagagli; e a lei di scrivere un piano dettagliato di ciò che avrebbero visitare in quelle due settimane.

La ragazza scoprì ben presto che mettere d'accordo così tante persone risultava essere più complicato di quanto avesse pensato.

Tutto quello che Fred voleva fare era comprare all'Alcaicería qualche oggetto illegale o poco comune come souvenir e visitare il quartiere arabo, dove si diceva era possibile farsi predire il futuro da vere veggenti.

Gli interessi di Lily non potevano essere più diversi; dato che la sua principale aspirazione era riuscire ad entrare in un club esclusivo frequentato da giocatori di Quidditch di fama internazionale. Si diceva infatti che il famoso giocatore di Quidditch, Philipp Ma, detto "The Rocket", una volta in pensione, avesse preso la residenza a Granada e da quel momento avesse invitato nel proprio salotto solo i giocatori migliori al mondo, dando delle vere e proprie feste esclusive.

Albus invece aveva interessi meno ambiziosi rispetto alla sorella e voleva sfruttare la sua pausa estiva dal corso di Auror per divertirsi, bere molto idromele, vino elfico e burrobirra; trovare una bella streghetta con coi godere di un fugace e straziante amore estivo; e dormire tutti i giorni fino all'ora di pranzo.

Ciò che incuriosiva maggiormente Hugo era, invece, la storia della città, l'archituttura e il Palazzo dell'Alhambra, che sperava vivamente di poter visitare, anche se ciò voleva dire mescolarsi ai turisti babbani e limitare l'utilizzo della magia per qualche ora.

Scorpius e Morgan, che erano a Granada già da qualche giorno e che avevano avuto modo di visitarla durante una precedente vacanza, qualche anno prima, non avevano particolari richieste e si erano proposti di fare da ciceroni agli altri.

Rose aveva preso appunti fitti fitti su un foglio, a mano a mano che ognuno raccontava ciò che avrebbe voluto fare nell'arco delle due settimane. Appena il flusso di parole e richieste cessò, la ragazza posò la penna babbana, si prese il capo tra le mani e sospirò: «Vedrò cosa posso fare», disse con un filo di voce, prima di estrarre l'agenda che aveva sempre con sè, la guida di Granada e iniziava a studiare un possibile piano d'azione, per incastrare tutti i loro interessi.

«Lo sai, vero, che non c'è bisogno di...», iniziò a dire Scorpius, con un leggero sorriso sulle labbra, deciso a far capire alla propria ragazza che stressarsi in quel modo sarebbe stato a dir poco controproducente, ma Rose lo fulminò con un'occhiataccia: «Silenzio, altrimenti non riesco a concentrarmi!»

Scorpius sollevò gli occhi al cielo, poi osservò il gruppetto di ospiti di fronte a lui, i quali si guardavano intorno con un misto di curiosità e meraviglia.

Hugo doveva ammettere che, quando Rose gli aveva assicurato che la casa in cui avrebbero alloggiato sarebbe stata abbastanza grande da ospitare tutti quanti,  non le aveva creduto.

Certo, sapeva che Malfoy era ricco e che discendeva da una famiglia Purosangue che nei secoli aveva comprato immobili un po' in tutto il Mondo Magico, ma chissà perché quando erano arrivati di fronte a quella che assomigliava a una semplice casetta a schiera bianca e col tetto rosso, uguale a molte altre in quella via, si era appunto aspettato di emergere — una volta oltre l'uscio — in un ambiente comune e semplice.

Forse proprio perché colto alla sorpresa, la meraviglia che provava nel guardarsi intorno era maggiore di quella che avrebbe provato se avesse tenuto a mente fin da subito quanto fosse ricca la famiglia Malfoy.

Quella che esternamente era apparsa come una casetta di due piani e di dimensioni umili, si scoprì ben presto essere una piccola reggia, situata poco lontano dal centro di Granada.

Pure Fred, che solitamente non si lasciava cogliere impreparato da nulla, si trovò con la bocca spalancata ad ammirare la raffinatezza del mobilio in legno pregiato, la bellezza dei tappeti che davano un tocco di colore al bianco delle pareti e del pavimento in marmo. L'intera architettura della reggia richiamava l'anima moresca dell'Albaicín e dell'Alhambra; si potevano trovare nicchie decorate con dei muqarnas (1), archi a ferro di cavallo, che collegavano diversi ambienti, marmi decorati, bassorielievi e colonne.

Superato il maestoso ingresso erano stati condotti da Malfoy in un grande salotto e lì il tour era momentaneamente finito.

Anche nel salotto il colore dominante era il bianco, smorzato dalle tende color acquamarina alle finestre, dai tappeti variopinti e dalle sedute dai colori più vivaci.

Appena avevano messo piede in quella stanza, a Ugo era sembrato di entrare in un harem privo di concubine e servitori, il che lo aveva lasciato piuttosto senza parole in un primo momento.

Scorpius, lanciò una veloce occhiata a Rose, poi puntò i suoi occhi chiari in quelli della cugina: «Hai voglia di portarli a scegliere tra le camere degli ospiti? Temo che qua ne avremo per un po'».

Rose era talmente presa dallo schema che stava disegnando sul foglio di fronte a sé, che sembrò non sentire le parole pronunciate dal proprio ragazzo, o forse semplicemente decise di ignorarle, così da non perdere tempo in discussioni inutili.

Morgan annuì e giocherellando col foulard colorato che portava al collo, fece gesto a Lily, Albus, Hugo e Fred di seguirla.

Dopo aver attraversato nuvamente il vasto atrio, Morgan indicò l'arco attraverso il quale si accedeva alla sala da pranzo, poi condusse la comitiva al piano di sopra, attraverso un'ampia scalinata in marmo.

Una volta arrivati al primo piano, Morgan prese il corrioio sulla destra e Hugo notò un dettaglio che poco prima, dal salotto del piano terra non aveva avuto l'occasione di cogliere: al centro esatto della casa si trovava un cortile interno nel quale si notavano piante esotiche particolarmente lussurreggianti e una vasca incassata nel terreno, sulla quale si rifletteva il bianco splendore della casa e il verde maestoso degli alberi e cespugli che lo circondavano.

Non fu l'unico a bloccarsi ad ammirare il corridoio porticato che stavano percorrendo, dal quale bastava allungare la mano per poter toccare le foglie e i rami degli alberi più alti del cortile interno.

«Wow», disse Albus, con gli occhi sbarrati, mentre Fred e Lily socchiudevano le labbra per la sorpresa.

Morgan fermò la sua avanzata e si voltò a guardare le espressioni degli ospiti, ricordando fin troppo chiaramente il suo stesso stupore, quando aveva percorso i magnifici corridoi di quella casa per la prima volta.

«Fa un certo effetto, eh?», chiese la cugina di Scorpius, con un sorrisetto divertito sulle labbra.

«E questa voi la chiamate casa?», chiese Fred, una volta ripresosi dalla sorpresa e dalla meraviglia, puntanto i suoi occhi scuri in quelli chiari di Morgan.

La ragazza scoppiò a ridere: «Come dovremmo chiamarla?»

«Palazzo?», propose Albus, con un'espressione incredula in volto, nello stesso momento in cui Lily suggeriva: «Reggia?»

Ancora col sorriso sulle labbra, Morgan scrollò le spalle: «Questo è niente in confronto al castello dello zio Draco in Francia».

«Castello?», chiese Fred, con una punta di incredulità nella voce.

«Francia?», chiese invece Lily, che aveva sempre desiderato visitare i campi di lavanda della Provenza e i castelli lungo il corso della Loira.

«Sì», confermò Morgan, giocherellando con il foulard che aveva al collo: «Un castello, in Francia. Questa casa in confronto sembra una topaia».

«Sapevo che Malfoy fosse ricco», disse Albus: «Ma non pensavo così tanto».

Hugo, che era rimasto in attonito silenzio fino a quel momento, non riuscì a trattenere oltre la domanda che premeva per essere posta: «E cosa se ne fa Malfoy di tutti questi palazzi e case in giro per il Mondo Magico?»

Morgan scrollò le spalle: «Ogni tanto li affitta per feste ed eventi, oppure ci organizza lui stesso party esclusivi, altre volte vi ci passa qualche settimana o mese in vacanza».

«Dev'essere bello avere talmente tanti soldi e case da non sapere che farsene», commentò Lily, appoggiandosi alla balaustra del porticato, in parte ricoperto dal glicine fiorito.

Morgan scrollò le spalle: «Penso di sì, dovresti chiederlo a zio Draco».

«Sai, non sapevo che Scorpius avesse una cugina, ero convinto, chissà perché, che avesse un cugino», disse Albus, ridendo tra sé e sé della propria scarsa memoria: «Siete cugini da parte dell'ex signora Malfoy, vero?»

Hugo notò che il viso, fino a poco prima sorridente, di Morgan, si adombrò all'improvviso: «La mamma di Scorpius e la mia sono sorelle», disse semplicemente, mentre riprendeva a camminare lungo il corridoio, fino ad arrivare ad una porta in legno: «Eccoci alla prima stanza degli ospiti».

Nell'arco di pochi minuti, dopo che Morgan mostrò ogni camera disponibile, ognuno scelse la stanza che gli o le era pià congeniale, chi sull'ala Est della casa, chi su quella Ovest.

Hugo, che non aveva particolari esigenze, finì col lasciar scegliere agli altri, per poi accontentarsi di quella che rimaneva libera sull'ala Ovest, tra la camera di Fred e quella di Morgan.

Durante il breve tour Hugo contò in totale sei stanze degli ospiti e una padronale, dove intuì avrebbero dormito Scorpius e Rose insieme. Ogni camera aveva il proprio bagno personale e nel lato Nord della casa, proprio sopra all'atrio del piano terra, c'era un magnifico terrazzo che dava sulle stradine tortuose che conducevano al centro di Granada.

La stanza di Hugo, come il resto della casa, era dominata dal bianco, con qualche sprazzo di colore dato dal tappeto persiano ai piedi del letto, le tende color indigo che svolazzavano, sospinte dall'aria calda estiva, e un paio di quadri di fattura babbana, dove le immagini rimanevano immobili.

Nell'arco di una manciata di minuti, Hugo aprì la propria valigia, poi però non la disfò, rimase semplicemente a fissare il paesaggio di case bianche e tetti variopinti oltre le finestre della sua camera, le braccia incrociate al petto e la mente dominata da una moltitudine di pensieri che si rincorrevano, instancabilmente.

In un primo momento si chiese se avrebbe dovuto mandare subito una lettera a sua madre e a suo padre, così da avvertirli di essere arrivato sano e salvo a destinazione, poi però accantonò il pensiero, rendendosi conto che avrebbe dovuto parlarne con Rose, così da mandare una lettera unica ai loro genitori.

Successivamente si chiese se, al piano terra, sua sorella fosse ancora concentrata ad organizzare nei minimi dettagli ogni loro passo e sperò vivamente che Malfoy riuscisse, come suo solito, a farla rilassare abbastanza da potersi godere, per una volta, una semplice vacanza senza impazzire.

Hugo sapeva che sua sorella aveva preso da mamma quella sua mania per il controllo e la puntualità, lui stesso era un amante dell'ordine e della precisione, ma mai quanto loro.

Scorpius, con i suoi modi tranquilli e i suoi continui ritardi, sembrava il perfetto opposto di Rose e Hugo non potè fare a meno di pensare che forse era giusto così; era giusto che due persone si attraessero e respingessero allo stesso tempo, così che si potesse creare un buon equilibrio e un legame tanto forte da diventare indissolubile tra loro.

«Ti disturbo?»

Hugo sussultò e si voltò talmente in fretta da perdere l'equilibrio e inciampare sulla sua valigia, cadendo rovinosamente a terra.

Sulla porta, Morgan aveva una mano a coprirle la bocca aperta per lo stupore e gli occhi chiari tanto sbarrati da ricordare quelli di un pesce.

«Stai bene?», gli chiese subito, avvicinandosi a lui con passi veloci e nervosi.

Hugo accettò, con il volto e la nuca rossi per l'imbarazzo, la mano protesa di Morgan e si fece aiutare a tornare in piedi.

«Non volevo spaventarti», disse lei, i lineamenti del viso resi ancora più affilati dalla preoccupazione.

«Non è stata colpa tua», la rassicurò Hugo, sorridendole timidamente: «Sono io che sono imbranato».

Morgan sorrise e scrollò le spalle, aprì bocca, poi la richiuse e arrossì.

Hugo non poté fare a meno di pensare che, quando in imbarazzo, Morgan fosse particolarmente carina.

«Ti va un tour completo della casa?», chiese infine la ragazza, giocherellando nervosamente con il foulard che aveva al collo: «Gli altri sembrano tutti intenti a disfare bagagli o a farsi una doccia...»

«Volentieri», acconsentì Hugo, sorridendo felice.

In un primo momento tra i due giovani calò un silenzio piuttosto imbarazzante, mentre entrambi si crucciavano alla ricerca di qualcosa da dire per iniziare a fare conversazione.

Solo quando arrivarono al grande atrio al piano terra, Hugo parlò: «Sei già stata qua molte volte?»

Il viso di Morgan si illuminò: «Sì, la prima volta tre anni fa, poi ci sono tornata per un breve periodo la scorsa estate: ogni volta che vengo trovo la città sempre più bella».

«C'è un posto in particolare che ti piace più di tutti?», chiese Hugo, deciso a mantenere viva la conversazione, mentre raggiungevano l'arco oltre al quale si trovava la sala da pranzo, abbastanza grande da poter ospitare un vero e proprio banchetto con una trentina di invitati.

«Il Mirador San Nicolás, è un punto della città da cui si ha una bellissima visuale dell'Alhambra», disse Morgan: «È un luogo piuttosto turistico, infatti cerco di andarci solo quando sono abbastanza sicura che sia deserto. Non importa però a quale ora della giornata vai, puoi sempre trovare il signore che suona il sitar per farsi dare qualche spicciolo, la zingara che legge la mano e l'artista che fa ritratti ai passanti. Mi piace sedermi lì e ascoltare il sitar, mentre il sole sorge e tinge di rosso la fortezza dell'Alhambra, circondata dal verde brillante degli alberi, mentre alle sue spalle si stagliano i monti...»

Hugo spostò lo sguardo sulla ragazza accanto a sé, quando smise di parlare e notò una tenue rossore sulle sue gote, senza lasciarle il tempo di aggiungere altro, disse: «Sembra magnifico, mi piacerebbe accompagnarti un giorno».

Morgan smise di giocherellare col foulard e sorrise: «Ti ci porterò di sicuro, allora!», esclamò, prendendo Hugo sotto braccio.

«Questa come puoi vedere e l'umile sala da pranzo».

Un sorriso colmo di sarcasmo curvò le labbra di Morgan, mentre pronunciava quelle parole e Hugo non potè fare a meno di ridere a quella battuta.

La stanza dove si trovavano, oltre a poter ospitare tranquillamente una trentina di invitati, aveva le pareti ricoperte da quadri con cornici barocche; alcuni raffiguravano dame e cavalieri d'altri tempi profondamente addormentati, altri dei sultani intenti a conversare tra di loro in arabo.

Per terra c'era un grande tappeto sui toni del rosso e dell'arancio, in cui erano raffigurati dei draghi intenti in un combattimento all'ultimo sangue e dal soffitto pendeva un elegante candelabro coi bracci dorati che sorreggevano centinaia di candele.

«Umile è proprio la parola giusta per descriverla», disse Hugo, facendo allargare ulteriormente il sorriso sulle labbra di Morgan.

«Vero? A zio Draco piacciono le case poco fatiscenti».

I due ragazzi ridacchiarono e si fermarono sotto ai tre quadri occupati da sultani arabi, che parlavano fitto fitto tra di loro.

«Tu li capisci?», chiese Hugo all'orecchio di Morgan, non potendo fare a meno di registrare il profumo di fiori d'arancio che emanava la pelle della ragazza.

«No, tu?»

Hugo scosse il capo e in quel momento i tre uomini smisero di parlare e puntarono i loro occhi scuri su di loro, le sopracciglia corrucciate sinistramente.

«Salve!», li salutò Morgan, sorridendo affabile: «Vi ricordate di me?»

Uno dei tre uomini, voltò le spalle alla ragazza, mentre gli altri due continuarono a puntare i loro sguardi su di lei, con un misto di sconsolata impazienza.

«Cosa vuole, signore?», disse infine uno dei due uomini, mentre l'altro continuava a rimanere immobile.

Hugo percepì il braccio della ragazza, ancora intrecciato al proprio, irrigidirsi appena e d'istinto spostò lo sguardo sul volto livido di Morgan.

«Non so perché zio Draco si ostini a tenere quadri tanto maleducati in questa casa», disse la cugina di Scorpius, sollevandò il mento e il naso: «Dovrò scrivergli una lettera al riguardo».

Dopo quelle parole, Morgan trascinò Hugo fuori dalla sala da pranzo e, attraverso una porta in legno, sbucarono nelle cucine.

«Ogni volta che provo a parlare con quei quadri mi ignorano o mi insultano», disse la ragazza, il volto ancora leggermente corrucciato: «Sono dei bigotti senza cervello!»

Hugo annuì appena, troppo distratto ad osservare la nuova stanza in cui si trovavano, per trovare una risposta di senso compiuto alle lamentele della ragazza.

La cucina non era bianca e ben curata come il resto della casa, ma conservava uno stile più rustico. Un paio di elfi domestici erano profondamente addormentati sul un cumulo di stracci maleodoranti e Hugo si stupì di quella vista.

Sua madre non aveva mai voluto che elfi domestici lavorassero in casa loro, ma questo non voleva dire che Hugo non avesse mai visto quelle creature dal vivo prima. Lo zio George e lo zio Percy infatti avevano al loro servizio degli elfi domestici e più volte Hugo, durante cene di famiglia tenutesi a casa loro, aveva avuto occasione di osservare quelle buffe creature.

Da quando sua madre aveva cambiato le leggi e imposto che gli elfi domestici avessero dei diritti che fossero il più simili possibili a quelli dei maghi, Hugo aveva notato come quelle creature avessero iniziato a indossare altro, oltre al solito logoro straccetto.

Ma in Spagna la situazione non sembrava altrettanto rosea per gli elfi, finì col constatare Hugo quel giorno, osservando lo stato in cui si trovavano quelle due povere creature, che sonnecchiavano pacificamente su un mucchietto di stracci deposto accanto al camino spento.

«Loro sono Polilla e Ácaro (2)», disse, abbassando il tono di voce Morgan, osservando a sua volta con un'espressione a metà strada tra la pietà e l'affettuoso, i due elfi domestici addormentati sul tappeto, schiena contro schiena: «Sono compagni, se fai attenzione noterai che Polilla è incinta al momento».

Hugo sbarrò leggermente gli occhi a quella rivelazione e si fece più vicino ai due elfi, notando che, effettivamente, una delle due creature aveva il ventre arrotondato.

«In Spagna gli elfi domestici non se la passano molto bene, zio Draco ha provato più volte a dire ad Ácaro e Polilla che, essendo lui un mago inglese, gradirebbe rispettare le leggi inglesi e dare loro uno stipendio, ma loro hanno troppo paura; le leggi spagnole sono molto rigide al riguardo».

Hugo distolse lo sguardo, per posarlo sul volto dai lineamenti affilati di Morgan, che in quel momento trasmetteva una tristezza profonda: «È incredibile quanto siano radicati bigottismo e stupidi pregiudizi nel Mondo Magico e in quello Babbano...», gli occhi chiari di Morgan si posarono in quelli scuri di Hugo: «Dimmi, Hugo fratello di Rose, tu ti reputi una persona dalle vedute ristrette?»

Il ragazzo stava per rispondere, quando la porta che dava sulla cucina si aprì ed entrarono Fred e Albus, entrambi sfoggiavano un sorriso furbesco sulle labbra.

«Eccovi! Vi stavamo cercando ovunque!», disse Albus, prima di notare gli elfi addormentati e tapparsi la bocca con le mani: «Ops», sussurrò: «Li ho svegliati?»

Gli elfi sembrarono non esser stati disturbati dai nuovi arrivati, ma Morgan sospinse comunque Hugo verso la porta da cui erano appena comprarsi i due ragazzi.

Solo quando tutti e quattro si trovarono nella sala da pranzo, Fred riprese il discorso: «Ci siamo imbattuti in una sauna mentre vi cercavamo, questa casa è enorme!»

Hugo spalancò gli occhi scuri: «Una sauna?»

Morgan rise e si sitemò una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio: «Sì, ti ci avrei portato dopo le cucine, ci sono dei mosaici molto graziosi».

Fred e Albus si scambiarono una veloce occhiata maliziosa, che non sfuggì a Hugo, il cui viso e collo si fecero istantaneamente di un rosso acceso.

«Io e Al abbiamo deciso cosa vogliamo fare questa sera», disse Fred, appoggiandosi con il gomito alla spalla del cugino accanto a lui, sfoggiando un enorme sorriso sulle labbra.

Albus annuì: «Esatto, anche Lily è d'accordo».

Morgan sorrise: «Sentiamo, cosa vorreste fare?»

«Andare nel locale notturno più esclusivo per rimorchiare!», disse Albus, nello stesso momento in cui Fred esclamava: «A bere e divertirci!»

Morgan annuì, lanciò una veloce occhiata a Hugo, e strinse appena la stretta intorno al braccio del suo nuovo amico: «Mi sembra un'ottima idea».

 

 

 

 

 

(1) Quella che vedete nell'immagine qua sotto è un esempio di nichia decorata con dei muqarnas, se cercate su Google, potete trovare molte altre immagini simili, ma di diversi colori. Io personalmente trovo questo tipo di decorazione spettacolare!

(2) Polilla in spagnolo significa "falena", mentre Ácaro vuol dire "cimice"

 

***

Buonsalve popolo di EFP!

Benvenuti alla fine della sesta parte di "Amori segreti"!

Per un paio di capitoli metteremo da parte i "grandi" (ossia la generazione di Harry Potter), per dedicarci un po' alla nuova generazione in vacanza a Granada.

Spero di non avervi annoiato troppo con la descrizione della casa, mi sono un po' ispirata ai palazzi Nasrid interni alla fortezza dell'Alahmbra per descrivere l'umile dimora in cui alloggeranno i ragazzi durannte la vacanza, fatemi sapere cosa ne pensate!

Trovate che stia esagerando con le descrizioni o che ce ne siano troppo poche?

E cosa ne pensate dei personaggi? Vi stanno piacendo?

Spero che abbiate tempo e voglia di lasciarmi un commento, per farmi sapere qualcosa (essendo la prima volta che scrivo sulla nuova generazione sono un po' insicura)!

Detto ciò, vi ricordo che il prossimo capitolo arriverà Sabato; se siete su Instagram e avete voglia di seguirmi anche lì, il nome del mio account è lazysoul_efp; nel caso foste interessati a supportare i miei scritti, vi ricordo che mi potete trovarmi anche su Ko-fi, dove potete donarmi un simbolico caffé!

Un bacio,

LazySoul
  
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