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Autore: DonnieTZ    27/01/2021    3 recensioni
[Destiel] [Human!AU]
Dean ha una vita semplice: un lavoro all'officina di Bobby, i venerdì sera al Roadhouse, una storia lunga un anno alle spalle e il desiderio (irrealizzabile?) di avere una famiglia tutta sua, un giorno.
Poi un certo Castiel Novak porta a riparare la sua macchina e "semplice" non è più la parola che Dean userebbe per descrivere la sua esistenza.
O forse sì?
Perché perfino la cosa più complicata, profonda e sconvolgente della vita può rivelarsi quella giusta.
***
Questa storia è fluffosa e spensierata. Insomma, è la family!fic di cui avevo bisogno, in questo periodo incerto.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Famiglia Winchester, Gabriel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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All’inizio, i messaggi che si scambiano sono innocui. Si chiedono come vanno le loro giornate, si raccontano aneddoti divertenti su quello che accade all’officina o a casa, si mandano immagini stupide per strapparsi qualche risata. Presto però quegli scambi diventano parte integrante delle giornate di Dean e lui non realizza quanto siano indispensabili finché non è già troppo tardi, finché non fanno già parte di lui.
Il telefono gli squilla che la settimana sta quasi finendo, in un pomeriggio caldo che sta diventando un tramonto infuocato.
«Pronto?»
«Dean?»
«Ehi, Cas.»
È la prima volta che lo chiama e Dean non sa bene come reagire, perché se desse retta a quello che gli sta succedendo dentro, dovrebbe farsi ricoverare per un infarto.
«Ti disturbo?»
«No, no. Sono appena tornato a casa.» Dean lo dice buttando le chiavi sul tavolino all’ingresso e lasciandosi andare sul divano di seconda mano che occupa il salotto.
«Tutto bene?» chiede poi, visto che Cas non sembra deciso a parlare.
«Ho consegnato il progetto.»
«Ehi! Questa è una bella notizia. Congratulazioni.»
«A tal proposito, sabato potremmo andare a vedere la casa? Valutarne le condizioni?»
Dean si mette seduto dritto, il cuore che pompa sangue come se avesse deciso di andare a correre con Sam – un errore che non ripeterà mai più, grazie tante.
«Certo. Certo che possiamo. Voglio dire, dicevo sul serio, considerami a tua disposizione.»
«Senza Jack. Non mi piace l’idea di portarlo in quella casa senza sapere bene se è sicura.»
Dean ripensa alla villetta in questione e gli sembra che Cas ne abbia una visione decisamente più pericolante di quanto la casa non sia, ma non vuole dirlo per timore di illuderlo. 
«D’accordo. Allora ci vediamo sabato?»
Si accordano sull’orario e chiudono la chiamata, ma a Dean rimane un sorriso stupido sul viso. Peggiora, poi, quando sta cenando e Cas gli manda un’immagine un po’ sfuocata di lui e Jack che disegnano. È contento che uno dei motivi che stressavano Cas in quei giorni sia alle sue spalle e che possa finalmente godersi un po’ suo figlio.
È contento, certo, ma vorrebbe davvero, davvero essere con loro.

 
***

Sabato Dean è tutto agitazione e aspettative. Parcheggia l’Impala davanti alla vecchia casa di Cain, si assicura che i caffè siano ancora caldi, si sistema addosso la maglietta attento che il caldo non gliel’abbia appiccicata addosso e sì, può ammetterlo con se stesso, si guarda nello specchietto retrovisore chiedendosi come lo debba vedere Castiel, da fuori. Gli ripetono da una vita quanto sia bello – a volte quella frase è stata usata come un’arma per ferirlo, troppo bello per essere un “vero uomo” – ma Dean non ci ha mai creduto. Sa di non essere brutto, ma la bellezza è un’altra cosa. 
Cas è bello, per esempio.
«Basta con queste cazzate,» dice al proprio riflesso, sentendosi ancora più stupido.
La Lincoln dorata sceglie quel momento per fare la sua apparizione. Cas la parcheggia e scende in fretta, i capelli scompigliati come al solito e addosso…
«Non è possibile.»
Dean scende e quasi si dimentica i caffè, nella sua fretta di andare incontro a Castiel e squadrarlo dalla testa ai piedi. Indossa una maglietta grigia e dei jeans, niente completo, niente scarpe eleganti.
«Ciao Dean.»
«Ehi Cas. Hai lasciato a casa la divisa d’ordinanza,» gli risponde, allungando la tazza in cartone. «Non so come lo prendi, ma ho zucchero e-»
«Così andrà benissimo, grazie.»
Dean non riesce a staccargli gli occhi di dosso, tanto che il caos nella sua testa sembra gonfiarsi e gonfiarsi fino a prendersi tutto lo spazio. Non sembra esserci modo di spingerlo di nuovo dentro un metaforico armadio e chiudere le ante fingendo che non sia mai esistito.
«Gabriel ha detto… abbiamo pensato che ci sarà da sporcarsi, dentro casa.»
Cas si sta giustificando per com’è vestito. Dean realizza così di averlo guardato un po’ troppo e si nasconde dietro la sua tazza, sorseggiando il caffè caldo e pentendosi di non aver mai provato quello ghiacciato che Charlie prende di solito. Quell’estate è un inferno senza fine. 
O forse il caldo se l’è portato dietro Cas.
«Figurati,» riesce a borbottare, alla fine. «Non è mica un problema, anzi.»
Gli batte pure una mano sulla spalla, sentendosi un po’ più in controllo mentre la caffeina entra in circolo.
«Vogliamo andare?»
«Fai strada, è casa tua.»
Cas tira fuori dalla tasca dei jeans delle chiavi e si avvia verso la veranda. Dean decide di non guardare il modo in cui i jeans si modellano attorno alle sue gambe e più su, stringendolo quanto basta per lasciare poco all’immaginazione. Così guarda il legno un po’ marcio delle scale.
«Ehi, fa’ attenzione, la veranda non sembra messa benissimo. Non vorrei cedesse.»
Castiel guarda ai suoi piedi in modo adorabile e Dean deve soffocare l’ennesimo pensiero scomodo.
«È da rifare?»
«Sì, ma non è un lavoraccio, te lo assicuro. Vediamo dentro.»
Segue Cas nella penombra della casa e trova un’aria più fresca di quella fuori, così appesantita dal sole. Il legno del pavimento ha solo bisogno di una bella lucidata, ma sembra messo bene mentre Dean lo esplora stanza per stanza, al piano terra.
«La cucina la vuoi tenere così?» chiede, quando raggiunge Cas. 
La casa ha ancora qualche mobile, di quelli fatti su misura e inutili in qualsiasi altra abitazione. Dean ci vede la mano di Cain, nelle forme levigate e create con cura.
«Non lo so, tu cosa ne pensi?»
«Dipende da come vuoi arredarla. Se vuoi tenere i mobili che ci sono già, direi di sì. Le diamo una pennellata fresca e via.»
«Vorrei tenerli tutti, sono belli,» ammette Cas, accarezzando il tavolo impolverato.
Ci posa sopra la tazza e si lascia andare su una sedia che neanche cigola, nonostante sia lì da tempo. Decisamente un lavoro di Cain.
«Ehi, che succede?»
Cas alza lo sguardo e posa i suoi incredibili occhi blu su Dean.
«Grazie,» risponde soltanto.
Un grazie che colpisce Dean dritto al petto, una lama d’affetto che lo lascia sanguinante.
«Ancora con questa storia, Cas? Non è niente, te l’ho detto. Ora bevi il tuo caffè, io esploro il piano di sopra e vediamo cosa c’è da fare.»
Dean ha bisogno di prendere fiato. Cerca di ignorare la costrizione della cassa toracica contro i polmoni nel vedere Cas così abbattuto. Certo, la casa sembra un po’ abbandonata, ma è solida e ha solo bisogno di un po’ d’amore. Anche solo imbiancarla e pulirla – dentro e fuori – farà una bella differenza. Continua la sua ispezione registrando cosa c’è da aggiustare e cos’è solo da sistemare, ignorando ogni pensiero su quello che sente. I danni più grandi sono in uno dei bagni, dove una grossa macchia umida si allarga sulla parete, e nel sottotetto, dove un buco dovuto al maltempo dà direttamente sul cielo.
Quando torna di sotto, Cas è dove l’ha lasciato, il caffè ormai finito e abbandonato sul tavolo.
«Il verdetto?»
«Guarirà,» dichiara Dean, con un sorriso incoraggiante. «Ma ha bisogno di cure.»
Si siede a fianco a Cas, posa la propria tazza in cartone vicino alla sua, e inizia a spiegare tutto quello di cui la casa ha bisogno. Più snocciola materiali, costi e lavori, più Cas sembra alleggerirsi.
«Mi aspettavo di peggio.»
«Non voglio mentirti, può essere che mettendoci mano per bene venga fuori altro, ma per ora non mi sembra che sia poi questo disastro. È più una questione estetica.»
«Ammetto che a un primo sguardo mi è sembrata…»
La frase sfuma nel silenzio.
«Uno schifo,» conclude Dean per lui.
Cas fa un sorriso divertito.
«Direi che “uno schifo” è una descrizione accurata, sì,» risponde, con tanto di virgolette disegnate nell’aria.
Si guardano, poi, e a Dean sembra che quegli occhi abbiano il potere di distruggerlo e rimetterlo insieme, senza tutto il caos che gli abita la mente. Si sporge appena, non sa bene alla ricerca di cosa, forse solo di respirare la stessa aria di Cas.
«Dean?»
La voce rauca di Cas lo riporta dritto al suo posto.
«Io… insomma, non ci vorrà molto prima che Jack possa giocare a casa sua, ecco. A proposito, dov’è oggi? Ti sei fidato a lasciarlo con Gabriel o hai chiesto a Claire?»
«Gabriel era impegnato con tuo fratello e mi fido di certo più di Claire che di lui.»
Cas raccoglie le tazze vuote e si alza, come a volerle andare a buttare fuori; così Dean impiega qualche istante più del necessario a registrare la sua frase.
«Aspetta, ehi Cas, aspetta. Cosa c’entra Sam?»
Castiel si ferma dritto in mezzo all’atrio e si gira a guardarlo, la testa inclinata di lato e lo sguardo confuso.
«Credevo che…» Si blocca, le sue sopracciglia sembrano aggrottarsi ancora di più. «Non spetta a me parlarne,» conclude troppo serio perché Dean non si preoccupi immediatamente per suo fratello.
Non vuole attraversare di nuovo l’inferno per riportarlo indietro, non vuole di nuovo scoprire da qualcun altro se Sam ci è ricascato.
«Cosa non mi stai dicendo, Cas? Se sai qualcosa, qualsiasi cosa, parla,» dice, cercando di starsene calmo.
«Non sono affari miei. E nemmeno tuoi Dean. Quello che fanno riguarda loro e basta.»
«Riguarda… non ci credo, non ci credo, cosa sto sentendo?» sbotta, la calma che evapora in un solo istante. «Quindi non ti interessa, non sono affari tuoi se si fanno del male?»
«Dean, i nostri fratelli sono due adulti, sono certo che staranno attenti e-»
«Attenti?! Ma ti senti? Di cosa si tratta, mh? È roba pensante? Perché ne è uscito una volta e può farlo di nuovo.»
L’espressione di Cas diventa ancora più confusa.
«Non credo si possa “uscirne”, Dean, e francamente trovo molto indelicato parlarne in questi termini proprio con me.»
«Con te? Vuoi dire che…»
Dean serra la mascella. Non ha tempo per scoprire altro su Cas, non ha tempo di fermarsi ad analizzare quello che sta succedendo. La paura lo sta infiammando e ha bisogno di parlare con Sam, di scoprire in che guai si sia cacciando ancora una volta.
«Dannazione,» sibila, superando Cas per uscire dalla casa e raggiungere l’Impala.
Mette in moto in un attimo, il telefono incollato all’orecchio che continua a squillare senza risposta.




 
Secondo me non stavano parlando della stessa cosa, voi che dite? XD
Ciao, ciao, come state?
Ho dovuto prendermi una bella pausa perché, purtroppo, la situazione che stiamo vivendo mi ha toccata da molto vicino. Fra il lavoro e la situazione familiare, quindi, ho messo in pausa la fanfiction. Ma ora l'ho ripresa. Siate pazienti con me e prometto che non la lascerò incompleta, anche se gli aggiornamenti dovessero continuare a essere irregolari, arriveranno tutti e ci sarà un bel lieto fine, come da titolo. ❤
Ho pubblicato un libro, se proprio vi manco fra un aggiornamento e l'altro (lo so che non siete qui per me ma per la destiel, ma io ve lo dico, non si sa mai che a qualcuno salga la curiosità XD).
Ah, un'ultima info di servizio, se volete sono anche su wattpad (magari qualcuno è più comodo lì perché legge da telefono). In qualche giorno la aggiornerò anche là sopra in modo da essere in pari su entrambe le piattaforme. E grazie se vorrete fare un salto pure su quei lidi, siete prezios*.
   
 
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