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Autore: Scarlett Evans    27/01/2021    1 recensioni
Alcune storie d'amore vivono al di là del tempo e dello spazio, altre storie invece sono semplicemente destinate a finire, ma nonostante questo non vuol dire che lascino immacolato il nostro cuore o la nostra mente.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Ciao a tutti mi chiamo Scarlett. In seguito troverete un breve racconto che spero vi piaccia, ovviamente tutte le recensioni saranno gradite in quanto spero di affinare la mia scrittura. Vi ringrazio per aver scelto di spendere un po' del vostro tempo per me, buon proseguimento :) 


-Le persone veramente intelligenti possono sentire i sogni-

Questa era una delle molte cose che sua madre le ripeteva, a volte i sogni erano così reali che non sembravano nemmeno frutto del subconscio umano, ma Sara sapeva sempre quando stava sognando, lo sapeva bene perché in quei casi, cercava uno sguardo ben preciso tra la folla. In mezzo a quella strada tanto affollata cercava un paio di occhi blu come l’oceano, profondi abbastanza da caderci dentro e poterci affogare senza paura, ma anzi pregando per andare ancora più giù.
Erano tanto unici da essere indimenticabili.
Bastò solo un battito di palpebre per trovarsi in una casa tanto familiare che le fece venire un tuffo al cuore, perché era proprio lì che c'erano i suoi ricordi più belli e preziosi ma allo stesso tempo, era proprio in quel luogo che per la seconda volta e in maniera più assordante e dolorosa, il suo cuore si era spezzato. Era nell’ingresso da sola, da un primo sguardo era tutto come lo ricordava, dai quadri e le foto appese alla parete, la posta sul mobile a destra sotto uno specchio particolare. C'era un leggero odore di vaniglia nell’aria, curiosa mosse qualche passo verso la camera da letto, in un gesto meccanico, naturale, che pensava di avere invece perso.
La stanza era la stessa, con un piccolo sorriso malinconico osservò la parete rosso cremisi, in un bel corposo vi era una frase di Shakespeare che l'aveva colpita particolarmente, il letto matrimoniale era sistemato in una maniera impeccabile. Sul suo comodino c'era una foto di lei in compagnia di sua sorella maggiore Alex, continuando a guardarsi attorno notò la pila di vestiti sulla poltroncina, la tv attaccata al muro, la scrivania con il pc e la libreria con le sue cose del college e qualche statuetta. Si avvicinò per prenderne una, raffigurava una donna seminuda, i capelli raccolti, le braccia aperte in diagonale che tenevano un lungo pezzo di stoffa che copriva la sua femminilità.  L'aveva comprata quando era andata a visitare l’Italia, era rimasta particolarmente colpita da quell'oggetto, da quella piccola forma d'arte così affascinante e accattivante. Lei aveva presa in giro un po’, ma Sara aveva sempre avuto un gusto particolare per le cose.

-Ciao-

Un semplice saluto da una voce inconfondibile, aveva sperato fino a quell’istante che fosse da sola in quel piccolo appartamento, aveva creduto che quasi dopo un anno, non facesse più tanto male sentire la sua voce, immaginare il suo profumo... ma a quanto pare, di nuovo, si sbagliava. Chiuse gli occhi sentendoli bruciare e sapeva che una volta aperti, Caitlin in essi avrebbe potuto vedere la sua fragilità. Il suo cuore correva quasi follemente, come una lepre che correva tra la boscaglia per salvarsi dai predatori, il respiro subì una variazione, facendosi leggermente irregolare. Le mani iniziarono a sudare leggermente mentre adagiava con cura l'oggetto al suo posto, l’ansia stava iniziando a farsi sentire, proprio come l'istinto di correre e buttarsi dalla finestra quasi, anche perché non sarebbe mica morta davvero. Ma lei era Sara Snow, non era mai scappata dalle situazioni, dalle persone e tanto meno dava loro tanto potere su lei.
Armata di coraggio, con un respiro profondo si voltò e alle sue spalle bella come sempre, vi era Caitlin con il suo sorriso caldo, gli occhi accoglienti e dolci e quei capelli lunghi e biondi, che incorniciavano il viso dai lineamenti lisci e morbidi. C'era poco da fare, per quanto avesse smesso di odiarla tanto per averle spezzato il cuore, non poteva mentire sul fatto che fosse bellissima e che ancora oggi, nonostante fosse un sogno, era in grado di toglierle il fiato.

-Sei solo un sogno... ho lasciato questa casa tempo fa-

Inarcò un sopracciglio sfidandola a fare una qualsiasi cosa, un piccolo passo falso anche che le avrebbe reso più facile andare via e non guardarsi più indietro, che le avrebbe permesso di sfuggire alla nostalgia di un tempo non ancora troppo lontano, ma che in certi istanti, aveva una presa ferrea su di lei.

- Ti ricordi cosa ti dissi una volta? -

La ragazza corrugò la fronte, il sorriso della bionda era dolce, caldo, adorabile quasi e la spinse a pensare a quale delle tante cose che le erano state dette in passato, si riferisse in quel momento Caitlin. Due dita colpirono leggermente, in modo affettuoso, la fronte di Sara attirando la sua attenzione.

-Non importa dove sarai... Il tuo cuore saprà sempre dov'è casa-

Si morse la lingua, strinse i pugni e il cuore corse battendo in modo quasi assordante nel suo petto. Avrebbe voluto chiederle se qualche volta la pensava. Avrebbe voluto sapere se la sua mano ogni tanto si allungata a cercarla dall'altra parte del letto. Era curiosa di comprendere se ripensando al loro ultimo incontro, si era pentita di averle spezzato il cuore con la sua migliore amica. Voleva solo sapere se la amava ancora o quanto meno, se l'aveva mai amata davvero. Ma la Caitlin che le stava davanti, non era la sua Caitlin e non avrebbe mai potuto rispondere sinceramente a tutte quei pensieri.
Sarebbe stato più semplice prendere il telefono, comporre il numero e chiederle tutte quelle cose, direi tutto quello che non si erano dette, perché la loro rottura non era stata rose e fiori. C'erano state lacrime, grida sorde di dolore, oggetti distrutti, parole taglienti e valigie fatte di fretta. Era stato disordinato, proprio come tutta la loro storia d'amore. Eppure se avesse davvero sentito quella voce, le sue scuse vuote, le promesse che non credeva sarebbero state mantenute, la fiducia che oramai era lacerata... sapeva che nonostante tutte queste cose e molte altre, per quanto Sara facesse finta di essere forte, avrebbe ceduto se le fosse stato chiesto di riprovarci.
Era stupida?
Probabile, ma per 4 anni della sua vita, per la prima volta, si era sentita a casa, si era sentita amata e aveva per la prima volta pensato che forse l'amore non è così stupido, che a volte si è abbastanza fortunati da trovare la persona giusta. Quello che non aveva ancora capito Sara, è che per mano dell’amore sarebbe caduta molte volte, che poche invece sarebbero state le storie che le avrebbero spezzato il cuore e solo un amore, le avrebbe fatto capire il senso della vita.

- Mi manchi...-

La piega che stava prendendo quella situazione non le piaceva molto, si sarebbe sicuramente svegliata con le lacrime. Maledetto il suo subconscio che sapeva esattamente cosa fare per farla piegare fino a apprezzarla.

-Non sei reale Caitlin, sei solo un sogno... -

-Non lo siamo forse tutti? Anche tu lo sei... tu sei il mio sogno ricorrente Sara. Non permettere al tuo orgoglio di rovinare il nostro rapporto... tu non sei così. -


Eccolo lì, un piccolo passo falso, una piccola breccia che le permetteva di prendere in mano la situazione, di tornare in sé e non farsi abbindolare più del dovuto come una stolta.

-Non è il mio orgoglio ad aver rovinato le cose... Non lo è stato nemmeno allora! Mi sono aperta a te, ho vissuto questa storia d’amore incasinata, disordinata e bellissima che era solo nostra. Abbiamo sempre imparato a risolvere i nostri problemi, ti ho affidato il mio cuore cazzo! -

Il tono della voce si stava alzando, il suo viso si stava scaldando leggermente e la vista era sfocata per colpa delle lacrime, che da lì a poco sarebbero cadute libere creando una linea salata e leggermente irregolare sulle guance. Con una mano le spinse in petto forte, facendola indietreggiare di qualche passo, continuando la sfuriata.

-E tu sei andata a letto con la mia migliore amica! Avessi avuto qualche mancanza, non ti avessi mai prestato le giuste attenzioni avrei capito... ho fatto di tutto... ma a quanto pare non era abbastanza per te... e sai cosa... la colpa è tua... hai mandato tu tutto a puttane, solo per non dirmi cosa succedeva...-

Si passò una mano tra i capelli neri distogliendo lo sguardo, era tutto così assurdo, sembrava un pessimo cliché di quelli che si vedono nei film. Si era tormentata per mesi cercando di capire se l'errore fosse stato suo, se avesse fatto qualcosa che aveva spinto Caitlin a compiere quel gesto ma la risposta era stata sempre e solo una.
Non era colpa sua.
Non voleva più parlarne.
Non voleva più pensarci.
Era così stanca, si sentiva così vuota e ad un punto morto, così prima che la bionda decidesse di controbattere, Sara le passò accanto uscendo dalla camera da letto, rimanendo sorda alle parole che sicuramente la prestavano di restare e non andare via di nuovo. Si fermò solo di fronte la porta d'ingresso, da sopra la spalla osservò la ragazza.

-Basta così Caitlin-

Aprì la porta e appena la attraversò cadde nel vuoto più oscuro, strozzando un grido sorpreso che la deve svegliare di colpo nella solitudine del suo letto, con le lacrime agli occhi e il corpo madido di sudore.

-Era solo un sogno…-
  
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