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Autore: AlyaVRose    25/08/2009    0 recensioni
Un seguito ideale di Breaking Dawn, quando Renesmée è ormai cresciuta, e Bella ritorna a Forks per chiedere aiuto a Jacob... cosa succederà?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Nuovo personaggio, Renesmee Cullen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
PROLOGO
Il ristorante era particolarmente vuoto quel giorno. Strano, dal momento che era l’unico locale di Forks che servisse qualcosa di più di coca-cola e pacchetti di patatine. C’erano solo quattro ragazze appollaiate sul tavolo più lontano, intente in una fitta conversazione e a bere le loro bibite, tra un battito di ciglia, un gridolino e una risatina soffocata, dandosi di gomito e lanciando occhiate maliziose al sottoscritto. Non che ci badassi, ci ero abituato. Quando un giovane Quileute usciva dalla Riserva e osava metter piede in città, le occhiate e i gridolini come quelli si sprecavano. Sorrisi, continuando a sistemare il locale. D’altro canto, non avevo mai prestato attenzione alle occhiate delle ragazze che si fermavano per strada per guardarmi. Non che non ci avessi provati, i primi tempi. Era più forte di me: me ne interessava solo una.
Erano trascorsi sei anni da quando la mia gioia, il mio sole, la mia vita, se ne era andata da Forks. I Cullen si erano dovuti trasferire in una nuova città per non destare sospetti sulla loro vera natura, oltre che sulla loro età; io sarei stato pronto a mollare tutto per seguirli, per seguirla. Ma loro – beh, in realtà uno di loro – era stato categorico: io sarei dovuto rimanere a La Push buono buono, per permettere alla mia unica ragione di vita di abituarsi a vivere lontano da me. Volevano insegnarle l’importanza di avere una scelta. Lo capivo, ma era doloroso. Non la vedevo da sei anni, ormai. E non sapevo neanche quando l’avrei rivista. Certo, ci sentivamo, ma non era la stessa cosa. Altroché, se non lo era! Non era affatto divertente stringere il cuscino tra le braccia, immaginando che fosse lei. E dovevo anche fare attenzione a come le parlavo al telefono, perché quella maledetta sanguisuga di Edward Cullen leggeva nel pensiero e sicuramente non avrebbe apprezzato il tipo di pensieri che mi venivano in mente mentre parlavo con lei. Non gli sarebbero piaciuti affatto.
Ero intento a sistemare il retro del bancone, chino su alcuni scatoloni, quando sentii il fastidioso scampanellio della porta – un campanello beffardamente attaccato a un acchiappasogni indiano – segno evidente di qualche avventore. Notai un silenzio di tomba scendere sul locale, e giunsi alla conclusione che probabilmente quelle quattro ochette erano intente a squadrare un altro di noi. Ma la voce che udii era l’ultima che mi aspettavo di sentire. Eppure, anche dopo secoli, l’avrei riconosciuta ovunque. Anche senza l’odore pungente che mi importunava l’olfatto sensibile. Ancora prima di pensare razionalmente, il mio corpo aveva reagito a quella voce.
«Salve… ho bisogno di un meccanico, temo di avere un guasto all’auto. Sai suggerirmene uno bravo?» Mi sollevai stupito, fissandola a bocca spalancata per più di un minuto. Poi saltai il bancone con un balzo agile, e mi trovai di fronte a lei.
«Bells… la mia piccola Bells! Dio, come sei bella!» Allargai le braccia, ancora un po’ sorpreso. Lei ci si tuffò, come se non aspettasse altro. In barba alla temperatura e all’odore. Quando c’era lei, non me ne fregava niente.
«Jacob Black, sei sempre il solito…. Quelle quattro poverette sospirano da almeno un’ora…» Ridacchiai. Era sempre la stessa Bells.
«Lo so. Ma nessuna regge il confronto con te, tesoro». La allontanai quel tanto che bastava per poterla guardare negli occhi color miele. Un brivido involontario mi percorse, e il suo sguardo limpido si offuscò.
«Jake…»
«Scusami Bells… è che non riuscirò mai ad abituarmi a non vedere più i tuoi occhi color cioccolato, piccola». La portai ad un tavolo, dove ci sedemmo.
«Non importa, Jake. Ti capisco. Del resto, mi sono trasformata nel tuo peggior nemico…»
«Piantala, Bells.Tu sarai sempre la mia Bells, e lo sai. E’ solo che… beh, sai quanto amavo i tuoi occhi». Mi sorrise. Il sorriso era sempre quello, pensai.
«E anche quello che c’era intorno ai miei occhi, Jake». non mi sfuggì il suo tentativo di sviare il discorso. Non era cambiata. E io la conoscevo bene, meglio di lui.
«Bells… cosa devi dirmi di così importante da essere venuta da sola?» La guardai negli occhi, serio. Distolse lo sguardo.
«Cosa ti fa credere che io sia sola?» Nonostante il viso di marmo, qualcosa non era cambiata. Bella non sapeva mentire. Neanche da vampira.
«Bella, sono io. Il tuo amico Jacob, ricordi? Quello a cui non riesci a nascondere niente».
«Neanche adesso?»
«Piccola, tu non sei mai stata in grado di mentire. Non è nel tuo DNA. Non ti hanno fabbricata geneticamente per mentire. Neanche adesso». Le presi la mano, mentre un angolo remoto del mio cervello registrò la considerazione che la sua temperatura avrebbe dovuto infastidirmi. Non era così. Giocherellai distrattamente con la sua fede nuziale per un lungo istante, prima che trovasse la forza di parlare».
«Beh, ecco… – abbassò gli occhi; se avesse potuto arrossire lo avrebbe certamente fatto – Edward e Renéesme arriveranno la prossima settimana, con la fine dell’anno scolastico. Ma io avevo bisogno di parlarti. Possibilmente senza intrusioni nella mente».
«Senti, Bells… qui ho quasi finito. Che ne dici se mi aspetti, così poi ce ne andiamo. Hai già un posto dove andare?»
«No. So che casa Cullen è stata venduta…»
«Puoi stare da me. La camera di Rachel è a tua disposizione».
«Ma… e Bil…» Si interruppe mordendosi il labbro, rendendosi conto di quel che aveva detto. Billy mi aveva abbandonato un anno prima. Adesso ero solo. Si riprese. «Scusa, mi dispiace. Fa ancora male, vero?»
«Sa, Bells… certi dolori non si esauriscono con il tempo. Puoi abituartici e imparare a conviverci, ma non puoi cancellarli». Probabilmente comprese che non mi riferivo solo alla morte del mio vecchio, perché sussultò e distolse lo sguardo. Ci eravamo fatti davvero molto male, e tanto ancora ce ne saremmo fatti. Lo sapevamo entrambi.
  
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