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Autore: Ale Villain    30/01/2021    1 recensioni
AGGIORNATA CON IL CAPITOLO 26 - MARZO 2024
Era così lei: niente di più che una studentessa dalla vita semplice, circondata da pochi affetti e con un passato misterioso, ma che ormai per lei non rappresentava che un mero ricordo. Era così lei, da quando era in quel mondo: ma per quanto ancora le sarebbe andato bene?
---
I.V era stranamente agitato. Non sapeva cosa aspettarsi, non sapeva nemmeno come approcciarsi e che motivazione dare a questa sua “visita” inaspettata.
[...]
Stava per muovere un altro passo quando sentì un rumore veloce, alla sua sinistra, proprio dove si trovava il soggiorno.
Si bloccò e si girò piano.
Finalmente la vide.
Era a pochi passi da lui.
E gli stava puntando contro una pistola.

---
Sospirò nervosa e fece per chiudere la porta; I.V, però, non glielo permise e posizionò con uno scatto il piede tra la porta e lo stipite.
Mise una mano sulla porta, spingendola fino ad aprirla nuovamente.
"Non costringermi a usare questi metodi" sussurrò, guardandola intensamente negli occhi.
Ambra deglutì. Quel timbro di voce l’avrebbe fatta impazzire, prima o poi.
Genere: Azione, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo II: Presenze
© AleVillain
 








 
 3 Aprile 2017 H 16.31
Giovanni si era sempre reputato un ragazzo tranquillo. Amava le donne, i whisky, il calcio e dormire. Gli piaceva stare in casa, ma anche andarsi a sbronzare ogni tanto con gli amici, amici che non avrebbe mai e poi mai tradito. Così come non aveva mai tradito una sua qualsiasi fidanzata; le volte che si era divertito era successo da single.
Da quando aveva finito la scuola materna, inoltre, era entrato un altro elemento che aveva allargato la cerchia degli affetti di Giovanni: sua sorella
Con lei si era sempre comportato come un normalissimo fratello maggiore: da piccolo le aveva rubato dei giochi, gliene aveva distrutti altri, aveva fatto la spia con la mamma quando lei aveva combinato un danno, nonostante lei lo pregasse di stare zitto.
Ma aveva, anche, avuto sempre un occhio di riguardo nei suoi confronti. L’aveva sempre vista come vulnerabile, delicata, da proteggere. Sapeva bene che non era così, che non aveva necessariamente bisogno di avere una “guardia del corpo” e che era giusto che facesse le sue esperienze.
E poi, ormai, aveva 21 anni, non poteva vivere in una bolla per sempre. Doveva lasciarla andare.
Eppure, non aveva potuto che essere contento e sollevato allo stesso tempo quando lei gli aveva detto che avrebbe voluto rimanere a vivere con lui. Lasciare il nido dei genitori, ma seguire il fratello più grande. Così avrebbe potuto starle accanto ancora.
Ma quel giorno, qualcosa era andato storto: Ambra non si faceva sentire da ore, il telefono non era raggiungibile, la sua amica dell’università quel giorno (proprio quel giorno!) non era andata a lezione.
Si strofinò il viso con le mani, mentre sentiva per l’ennesima volta la voce preregistrata della segreteria che gli diceva che il cliente era momentaneamente non raggiungibile.
Non si sarebbe preoccupato così tanto se non avesse imparato, praticamente a memoria, gli orari delle lezioni della rossa.
Era sicuro che il mercoledì tornasse a casa circa per le 14.00. E Ambra era quel tipo di ragazza che, se ritardava, avvisava. Sempre. In questo si doveva complimentare solo ed esclusivamente con lei stessa, perché nessuno in quella famiglia era così meticoloso, era proprio una caratteristica di Ambra.
Certo, c’era da dire che era meticolosa solo in questo. La ragazza era disordinata come pochi, maldestra e non sapeva cucinare niente che andasse aldilà della semplice sopravvivenza.
Ecco, stava ricominciando a pensare a quanto fossero belli i difetti di sua sorella.
Sbuffò sonoramente, osservando il suo telefono poggiato sul tavolo. Si sedette sul divano di fronte al tavolino e poggiò i gomiti sulle ginocchia, in attesa di avere una qualche illuminazione sul da farsi.
Non riusciva a non pensare che doveva esserle capitato qualcosa. Anche il suo ragazzo, Richard, lo aveva cercato per chiedere di lei: visto che non si era fatta più sentire, aveva semplicemente pensato che fosse tornata a casa ignorandolo volutamente, forse ancora arrabbiata per la lite.
Ambra, però, a casa non ci era mai tornata. Fu questo, infatti, che Giovanni disse a Richard una volta che quest’ultimo gli ebbe spiegato la situazione.
“Davvero?” aveva domandato il ragazzo “Non è che la stai coprendo e semplicemente non vuole sentirmi?”
Giovanni si era bloccato sul posto. “Perché dovrei mentirti?”
“No, sai, abbiamo avuto un piccolo diverbio oggi… Non vorrei che se la fosse presa troppo” aveva spiegato vagamente.
“Avete litigato?”
Così si era fatto spiegare cos’era successo quella mattina mentre la rossa stava andando alla solita lezione delle 11:00 del mercoledì.
Non era successo nulla, però, che potesse far trapelare un coinvolgimento di Richard. Inoltre, sapeva che in quel periodo era sempre in ballo tra burocrazia e colloqui con i professori, era già tanto se riuscivano a vedersi in quel mese.
Quel giorno, infatti, era stato all’ufficio postale per il pagamento del titolo (Ti laurei e devi pure pagare… Bah! Pensò Giovanni) e dopodiché era stato a pranzo lontano dall’università di Ambra.
Insomma, in quelle ultime ore non era arrivato a capo di niente.
C’era solo una persona che non aveva ancora contattato, a cui in realtà aveva già pensato. Non sapeva, però, se poteva rivelarsi utile, visto e considerato che questa persona e sua sorella non si parlavano più.
Prese il telefono in mano e cercò in rubrica il numero.
Attese con agitazione, mentre il telefono squillava libero.
 
 
 
***
 
 
Qualcuno le aveva lanciato un involucro sul materasso.
Ambra lo osservò, prima di alzare lo sguardo. Il tizio con il piercing al sopracciglio.
“Sei un elemento, però hai un cognome. È un po’ contradditoria come cosa, no?”
Ambra non rispose. Allungò la mano verso quell’involucro e lo aprì lentamente.
C’era un panino. Dall’odore poteva sentire il prosciutto. Era già l’ora di cena? Ormai neanche si stava rendendo più conto di quanto tempo fosse passato da quando si era risvegliata lì.
“Sei stata adottata?” domandò ancora il cacciatore.
Ambra scartò il panino quasi del tutto.
“Sì” rispose laconica. Non aveva intenzione di dare ulteriori spiegazioni, continuando a rimirare quella che doveva essere la sua cena. Lo annusò rapidamente; sembrava a posto.
Per sicurezza, staccò un pezzo di panino e cercò con lo sguardo il tipo, che stava già facendo retro-front.
“Tu, ehm… Aspetta” mormorò.
Il ragazzo si voltò verso di lei. Quest’ultima allungò il pezzo di panino che aveva staccato.
“Voglio essere sicura che non sia avvelenato” spiegò.
Il coreano alzò il sopracciglio – sempre quello con il piercing. Prese dalle sue dita il pezzo di panino e se lo mise in bocca.
Lo masticò e ingoiò tutto, davanti a lei.
“Un po’ freddo” commentò poi “Mi chiamo I.V, comunque”
Ambra annuì appena, più rincuorata di prima e poté finalmente addentare il panino. Almeno non sarebbe morta così rapidamente.
I.V si allontanò da lei per raggiungere il tavolo attorno al quale si erano riuniti tutti e cinque al completo.
“Allora siamo sicuri che sia lei?” domandò Hoseok, mentre si stappava una birra e appoggiava i piedi su una sedia libera di fianco a sé.
Yunho annuì. “Io sono ancora dell’idea che potrebbe essere una trappola, però”
Hoseok fece un verso di disapprovazione, prima di prendere un generoso sorso.
“Comunque sì, è lei” disse I.V, mentre si risedeva al suo posto “Mi ha appena detto che è stata adottata, per questo ha un cognome. E ciò alimenta la tesi che sia un elemento”
“Quindi è scappata dal Mondo degli Elementi?” domandò stranito Hoseok, giocherellando con un ciuffo dei suoi capelli neri.
“No, non penso” rispose l’altro “Siccome mi sono occupato io di cercarla, ho avuto modo di studiarla un po’, una volta trovata. E sapete che vi dico? Secondo me non ha mai usato il suo potere in vita sua”
“Possibile?” domandò Jeim, mentre gettava un’occhiata veloce alla rossa, che stava mangiando con lentezza il suo panino.
“Non la vedo sul pezzo” continuò I.V, sistemandosi più comodo sulla sedia “Non ha abbastanza forza, da quello che ho potuto constatare, e per di più non ha mai tentato di usare il suo potere, qualunque esso sia”
“Dovresti saperlo che per gli elementi è vietato usarlo in questo Mondo” intervenne Yunho “Possono solo nei casi estremi”
I.V annuì. “Ma sai anche che molti se ne fregano delle regole. E sono troppi gli elementi che sono venuti a vivere qui, in questo Mondo. Il governo non può controllarli uno per uno”
Yunho sospirò, ragionando sul da farsi. Non sembrava convinto in toto, ma lasciò perdere quel discorso.
“Per quanto l’hai osservata?” domandò poi.
I.V strinse gli occhi, facendo un rapido calcolo mentale. “Poco più di una settimana”
“Non sei riuscito a capire che potere potrebbe avere?”
I.V scosse la testa. “Per esclusione direi acqua o aria. Chi controlla il fuoco è generalmente più irascibile e ribelle” e gettò uno sguardo in direzione di Jeim. Quest’ultimo fece finta di non vederlo. Il suo carattere difficile faceva esclusivamente parte della sua natura, non era per via del suo potere del fuoco. Non solo.
“Terra? No?”
“No, si fanno assoggettare molto facilmente. Lei non sarà tanto combattiva, ma è impulsiva. L’ho vista come si è arrabbiata con il suo ragazzo. Almeno, penso che fosse il suo ragazzo”
Hoseok finì di bere la sua birra. Aprì il palmo della mano e fece fluttuare la bottiglia, per qualche secondo, per poi scagliarla con forza in uno dei cassonetti posti sul fondo.
Ambra trasalì a quella scena, mentre Hoseok ghignò soddisfatto, nella sua direzione.
I.V alzò un sopracciglio. “Visto?”
Hoseok annuì. “Sì, concordo. Evidentemente fa parte di questo mondo da troppo tempo e non è abituata a vedere o usare i poteri”
Yunho si ripulì le labbra con un tovagliolo. “Dobbiamo decidere cosa fare, dunque. Won Hu, tu che ne pensi?”
Il ragazzo in questione smise di piegare e lisciare il tovagliolo sul tavolo, posando molto delicatamente di fianco al piatto. Spostò con un colpo del capo alcuni ciuffi biondi che ricadevano sulla fronte. Alzò lo sguardo su Yunho, a capotavola dall’altro lato rispetto al suo.
“Potremmo monitorarla per un po’” disse, con voce melliflua come suo solito, muovendo piando le labbra carnose “Per vedere se ci porta a qualcosa di interessante”
“Secondo me è inutile” borbottò Jeim “Sia tutto questo, sia lei”
“Non vuoi scoprire perché una lettera per lei è finita qui da noi?” continuò Won Hu con calma, spostando gli occhi azzurri da Yunho a Jeim.
Quest’ultimo si appoggiò allo schienale della sedia, si mise in bocca uno stuzzicadenti e incrociò le braccia al petto.
“Ci racconti di nuovo come hai fatto a trovarla?” Won Hu si rivolse a I.V
Quest’ultimo sbuffò appena. “Ve l’ho già detto: ho ridotto la ricerca alla zona di Milano, compresa la periferia. Qualche minaccia alle guardie del comune, qualche occhiata più ammiccante alle segretarie e sono riuscito a mettere mano agli archivi dell’anagrafe di Milano. Ci sono tante donne o ragazze che si chiamano Ambra, ma la sua cartella” e indicò con un cenno del capo la rossa “Sembrava essere stata manomessa. Il cognome era stato aggiunto dopo, così come il luogo di nascita. Era proprio appiccicato sopra, come se prima facesse parte di un altro foglio”
“Perché in teoria non ha un cognome… Così come non è nata qui” concluse Yunho.
I.V annuì. “Quando l’ho trovata, mi è bastato osservarla per un po’. E ho scoperto che vive a Milano, ma penso da poco. Avete visto anche voi che nei documenti risulta residente fuori dalla città di Milano, no?”
Tutti annuirono. Won Hu riprese parola: “Probabilmente quello doveva essere l’indirizzo dei suoi genitori”
“Genitori adottivi” specificò I.V.
Yunho si fece pensieroso. “Perciò non si sa come è finita in questo Mondo?”
I.V negò con il capo.
Yunho raddrizzò la schiena.
“Allora dobbiamo fare delle ricerche riguardo ciò. Jeim, voglio che ti occupi di parlare con le gang di cacciatori che vivono qui, insieme ad Hoseok. Ho intenzione di lasciarla andare entro stasera, ma voglio vedere se c’è lo zampino di qualcuno. Tu, Won Hu, rimarrai con me per pianificare come muoverci d’ora in avanti”
“Sì, capo” rispose a voce bassa Won Hu, mentre poggiava un gomito sul tavolo e posava con molta delicatezza il mento sulla mano, osservando Yunho parlare.
Jeim e Hoseok si scambiarono uno sguardo, poco convinti. Li stava praticamente mandando al macello.
“I.V, tu sai dove abita. Voglio che continui a tenerla d’occhio” proseguì “Non mi piace quella ragazza. Secondo me sta evitando accuratamente di dirci qualcosa”
I.V annuì appena, mentre spostava lo sguardo sulla ragazza. Ma perché proprio a lui toccava fare il babysitter?



 
***



Ambra strabuzzò gli occhi e fece per allontanarsi quando sentì qualcuno armeggiare ai suoi piedi. Cercò di strattonarsi da lui, ma Jeim le prese con forza una caviglia. La sua mano scottava, segno che probabilmente aveva usato il potere poco prima.
“Ti sto liberando, cretina” disse, guardandola negli occhi, poco prima di liberarla dalle catene.
Ambra deglutì, sentendo le caviglie essersi liberate da un peso. Jeim la prese malamente per un braccio e la fece alzare, spostandola dal materasso. Quante ore era stata seduta?
Si avvicinò anche un altro ragazzo, biondo, che aveva intravisto al tavolo con gli altri, ma non sapeva chi fosse, però le pareva di aver sentito che lo chiamassero Won Hu. Le allungò una borsa ripiena di qualcosa, che poi scoprì essere ghiaccio.
“Mettitelo dietro la testa” disse, con voce molto tranquilla e delicata.
Jeim si affiancò a lui “Vedi di non far trapelare a nessuno che ti abbiamo colpita in testa”
Abbiamo. Ambra si trattenne dal ribattere che in realtà era stato solo lui a colpirla. Però, per lo meno aveva capito come mai avevano deciso di ‘curarla’.
Jeim e il biondo le fecero strada, portandola fuori dalla struttura. Si rese conto che si trovavano in mezzo al nulla. C’era solo quel capannone ed erano circondati da campi.
C’era un sentiero ghiaioso che portava lontano, ma non si intravedeva un minimo di civiltà, nemmeno a chilometri di distanza. Sperò con tutta sé stessa che non la mandassero indietro da sola.
Jeim tirò fuori dalla tasca qualcosa.
“È una copia della lettera” le spiegò “Vedi di spremere le meningi e farti venire in mente qualcosa su questo SDTS”
Ambra la prese timorosa, prima di aprirla nuovamente, dandole una lettura veloce per la terza volta. Continuava a non avere idea di chi fosse.
“Adesso I.V ti riporterà a casa tua. Con il tuo ragazzo sarai bravissima ad inventarti una scusa sul perché sei sparita, vero?”
Ambra si astenne dal rispondere, avendo capito perfettamente l’antifona. Non doveva dire niente a nessuno.
“Posso… Ehm, posso riavere il telefono?” tentò, evitando di guardare negli occhi il rosso.
Jeim la guardò per qualche istante, senza rispondere e rientrando nel capannone.
“Sali in macchina, Ambra”
Era la prima volta che uno dei tizi la chiamava per nome, ed era stato il biondo sconosciuto. Aveva una voce melliflua, non dava per niente l’aria di essere un gangster o qualcosa del genere.
Ambra si voltò dietro di sé, mentre teneva ancora la borsa del ghiaccio dietro la nuca. Vide una macchina grigia senza targa avvicinarsi. I.V scese dal posto del guidatore, con in mano un nastro nero e una targa - appunto. Quest’ultima l’attaccò alla bell’è meglio sulla parte dietro della macchina. Poi si girò verso di lei. Ambra aveva già intuito cosa stava per succedere.
I.V, di fatti, le si avvicinò con la benda in mano.
“Non puoi conoscere dove viviamo, perciò…” lasciò la frase in sospeso, alzando un sopracciglio.
La ragazza tolse la borsa del ghiaccio dalla nuca e la passò al biondo, che la ringraziò. Fossero tutti come lui, si ritrovò a pensare.
Ambra superò I.V e si sedette al posto del passeggero. Si legò il nastro sugli occhi, poco prima di sentire I.V prendere posto e mettere in moto.
Il viaggio era stato silenzioso per tutto il tempo. Si sentivano appena i loro respiri, l’unico rumore chiaro erano le marce cambiate da I.V e il rumore del motore. Avevano viaggiato per un bel po’, almeno una mezz’oretta buona, e ad Ambra era parso un percorso infinito e tortuoso. Aveva sentito un sacco di buche e curve strette. Non aveva la più pallida idea di che zona si trattasse.
Fu solo quando sentì la voce del ragazzo alla sua sinistra che le diceva di togliersi la benda, che realizzò che erano arrivati. La rossa strizzò gli occhi un paio di volte, per riabituarsi alla luce. Non era forte, però, per cui Ambra constatò che era ormai quasi sera.
Ambra si slacciò subito la cintura e fece per aprire la portiera, ma si bloccò un istante.
“Non mi avete ridato il telefono” constatò, voltandosi verso I.V.
Quest’ultimo mise la mano nella tasca dei pantaloni e glielo allungò.
“Se trovi qualcosa fuori posto è colpa di Hoseok” disse I.V, dando per scontato che Ambra sapesse chi fosse “Lo ha controllato per vedere se eri pulita”
Ambra lo afferrò e aprì la portiera.
“C’è una Selene (Due) T. nella tua rubrica” continuò lui “SDTS. Chi è?”
Ambra si girò a guardarlo per qualche secondo. Lo sguardo profondo di I.V e il suo timbro vocale la stavano mettendo in soggezione.
“Grazie per il telefono” rispose lei, uscendo definitivamente dalla macchina e chiudendo sonoramente la portiera.
Si avvicinò a passo di carica verso il cancello e citofonò.
I.V la osservò entrare nel portone di casa e, subito dopo, guardò nello specchietto retrovisore. Lo zaino della ragazza era ancora lì sul sedile posteriore.
Ghignò tra sé e sé. Il piano di Yunho di far leva solo sul telefonino della ragazza aveva funzionato. Potevano ancora sfruttare i suoi documenti.
 
 












 
Angolo Autrice
Puntualissima ogni sabato. Spero di riuscire a mantenere fisso questo aggiornamento settimanale. 
Allora, devo dire che sono molto contenta che le visite siano decisamente aumentate dal capitolo 2, quindi spero davvero che la storia vi stia piacendo. Anche perché stiamo entrando sempre di più nel vivo della storia. Ambra sarà sempre piuttosto scombussolata!
Nel frattempo, vi mando un bacione e alla prossima.
 
 
  
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