Videogiochi > Zelda
Segui la storia  |       
Autore: LostRequiem    30/01/2021    2 recensioni
"Ormai era come un pazzo, naufrago di un’esistenza che l’ha consumato piano piano, rinchiuso dalle tranquille (ma ancora per poco no?) mura della sua dimora."
Raccolta basata principalmente su Ocarina of time.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dark Link, Link, Mido, Navi, Skull Kid
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

sShHaAdDoOwW

 

Link aggrottò la fronte, guardando con un misto di diffidenza e curiosità la strana figura che gli si parava davanti.
Mosse un braccio, la sfiorò ma non riuscì a toccarla: sembrava così vicina ma allo stesso tempo distante per riuscirci.

La scrutò, meravigliandosi nel notare che anche lei sembrava mostrare interesse nei suoi confronti.
Nonostante tutto aveva un qualcosa di affascinante, e Link era davvero tentato di avvicinarsi ancora.
A quell'età era ancora un bambino, ma aveva sviluppato una curiosità innata verso la foresta e il mondo che lo circondava che non aveva mai avuto nessun altro Kokiri. Era l’unico a chiedersi che cosa ci fosse fuori, l’unico a sperare che non esistessero solo piante, radici e cavallette, per quanto gli piacessero, l’unico a sperare che la sua vita potesse cambiare a tal punto da soddisfare quel congenito desiderio di conoscenza che si portava dietro fin dalla nascita.

Però l'Albero Deku gli aveva sempre raccomandato di non rapportarsi con cose mai viste prima, di chiedere prima a lui in caso si imbattesse in stranezze di cui non aveva mai parlato.
Il perché, Link non lo capiva.
Per lui, a quell'età, era tutto bellissimo: gli alberi, la vegetazione, le piccole fatine che avevano i suoi amici, le casette in legno, i ruscelli, il calore del sole.

Ma allo stesso tempo era sempre stato prudente, come se qualcosa, nella sua testa, sussurrasse piano alcune parole, forse ancora troppo difficili da comprendere, che lo mettevano in guardia verso ciò che aveva intorno.
Era una cosa che gli succedeva da sempre.

Quella figura restava immobile, come lui, e lo fissava, senza dire una parola.
Forse era diffidente anche lei.

La sfiorò di nuovo. Dopodiché anche lei provò a sfiorare Link.
E lui sentì il suo tocco freddo sulla pelle.
Era gelata più del vento invernale.

Lui si sorprese, ma non indietreggiò.
Sembrava essere così sperduta... gli ricordava lui stesso: forse era sola anche lei.
Forse i suoi amici la odiavano, ed era corsa a nascondersi nella Foresta.
O forse... forse lì vicino c’erano altri come lei! Forse era vero che non erano gli unici, forse aveva ragione a pensare che ci fosse qualcosa fuori!

Link pensò che volesse giocare con lui, perché ella gli prese piano la mano, facendolo alzare.

Ancora il gelo...

Link aveva da poco litigato con i suoi amici Kokiri, era l'unico a non aver mai ricevuto una fatina e l'avevano preso in giro, come sempre.
Il “perdente senza-fata” di Mido gli rimbombava ancora in testa, e faceva male.
Perciò fu felice nel vedere che qualcuno volesse essergli amico, senza giudicarlo perché diverso dagli altri (da quanto non succedeva?), e accettò l'invito, seguendola.

Ma, quando lei si fermò, Link notò che il suo braccio scuro tremava leggermente, e che la sua mano iniziava a fare sempre più forza.
Cercò di scostarsi, ma non ci riuscì perché lei era decisamente più forte di lui.

La vide girarsi lentamente.

E solo allora notò i suoi occhi: Rossi come il fuoco.
Sobbalzò, fissandoli.

 

E lei lo afferrò per la gola.


Link sgranò gli occhi, divincolandosi sconcertato per farle mollare la presa, ma lei sembrava ben intenzionata a stringere e stringere e stringere senza fermarsi più.
I loro sguardi si incontrarono di nuovo e Link scorse il ghiaccio nel suo.
Uno sguardo vuoto, meccanico, mentre restava immobile, ferma sul posto. Tutto, tranne la mano, che continuava a STROZZARLO.
Qualche colpo di tosse, aria mancante.

Paura

                            
Paura

                                                                                                 Paura


Perché gli stava facendo del male? Link non le aveva fatto niente, non si erano mai incontrati!
Forse era colpa sua, forse l’aveva disturbata, forse quello era il suo luogo segreto e lui senza saperlo l’aveva scoperto!
Cercò di parlarle, per spiegarle che non l’aveva fatto apposta e che voleva solo giocare, magari correre insieme e rincorrersi tra gli alberi, oppure farsi una nuotata nel ruscello, ma le parole gli rimanevano bloccate in gola, non riusciva a muoversi, e allora al posto delle parole uscirono tosse e sangue, e al posto delle scuse un ansito affannoso e gemiti di dolore.
Il sangue che aveva sputato per via della tosse aggiunse un altro tocco di rosso alla pelle scura di quell’essere, che lo guardava senza pietà, come se fosse niente.
Link le diede un calcio, spaventato, e poi un altro, e un altro, ma non le fece niente, anzi, lei sembrava intenzionata a non mollarlo più.
Sentì i sensi abbandonarlo lentamente, mentre respirare si faceva sempre più faticoso.
Socchiuse gli occhi, e solo allora lei lo mollò, facendolo cadere a terra con un tonfo sordo, che nessuno sentì.
Aveva il fiato corto, ma nessun segno sul collo.
Un rivolo di sangue gli scivolò dal labbro, ma lei gli diede una carezza, e subito il sangue sparì.

Brividi di freddo, al suo tocco.



Adesso era tutto confuso, Link non riusciva a distinguere il paesaggio con chiarezza, gli sembrava così scuro, e tutto ad un tratto aveva così sonno...
Ma non poteva dormire, doveva fuggire da lì e avvertire l’Albero Deku e i suoi amici del pericolo, non voleva che qualcun altro si facesse male per colpa sua!

Forse era vero quello che dicevano di lui

Era troppo curioso, troppo ficcanaso, troppo stupido, troppo debole.
Era un perdente, proprio come diceva Mido: se non riusciva nemmeno a proteggere se stesso come avrebbe fatto a proteggere Saria e gli altri?

Sentì nuovamente il suo sguardo asciutto su di sé, e l’ultima cosa che vide, prima di perdere i sensi, furono quelli.
Quegli occhi rossi che come fiamme spente sembravano volergli succhiare l’anima.
Dopodiché, le palpebre iniziarono a chiudersi da sole.

Quando li riaprì, Link si ritrovò ai piedi di un grosso e secco albero, mentre il resto della vegetazione sembrava misteriosamente sparito, nonostante si trovasse ancora nella foresta.
Si alzò leggermente con il busto, e solo allora notò che la sua tunica era fradicia. Anche gli stivali, li sentiva particolarmente pesanti.
Stupito, si guardò intorno, senza capire dove si trovasse: era finito al centro di un’enorme pozzanghera, e al di là di essa sembrava esserci il niente.
Link si strofinò piano gli occhi con le mani, confuso e convinto di stare sognando, quando ad un tratto si ricordò di lei e di quello che quella strana figura gli aveva fatto.

Che fosse stata lei a portarlo lì?
Perché?

La testa gli girava ancora fortissimo, e non riusciva a trovare le forze per alzarsi, le sue gambe sembravano quasi ancorate a terra, mentre la vista era ancora sfocata, contorta... che si trattasse davvero di... un sogno?
L’acqua era freddissima, gelida. Pulitissima.
Link si specchiò su quel manto azzurro, ma non vide il suo riflesso. Notò solo due chiazze rosse disturbare la perfezione di quell’acqua, per poi disperdersi così come erano apparse.
E poi, quando levò gli occhi al di sopra di quel telo azzurro, vide lei.
Lei, con le sembianze di un bambino.
Lei, con dei capelli argentati penzolanti sulla fronte scura, con degli stivali color carbone infilati ai piedi, con una tunica nera come veste.
Alzando lo sguardo, Link vide la perfetta copia di se stessoossetss es id aipoc attefrep aL

Allora... era davvero come lui?
Era sola anche lei?
Cos’è che voleva? Un... amico?

L’unica cosa ad essere rimasta perfettamente identica a prima erano quei fili rossi e scomposti che componevano le sue iridi, che formavano quello sguardo color sangue. Attorcigliati come un cappio attorno ai suoi occhi, lo fissavano e si scontravano col limpido blu di quelli di Link. Era uno sguardo omicida.

No, non sarebbero mai stati amici.

 

                                                                 Rosso
                                                                                                                                        Azzurro
                                                                                                                                                                                                         Nero
 

E poi, solo il buio.

 



Link si svegliò.
Si trovava di nuovo nella foresta, il sole splendeva vivace e piccoli sprazzi di luce, filtrati dalle fronde degli alberi, si riflettevano sul suo viso da bambino, facendo risaltare il biondo dei suoi capelli. Era da solo, steso a terra, e con un dolore lancinante alla testa.
Nessuna traccia di lei
Link si sfiorò il collo, non aveva nulla, non sentiva nemmeno dolore. Si alzò lentamente, e iniziò a guardarsi intorno guardingo, alla ricerca di qualche indizio su che cosa fosse successo. 
Ma non trovò nulla, se non rametti, sassi, e le orme che aveva lasciato nel fango quando si era intrufolato in quell'angoletto sperduto della foresta, all'insaputa di tutti.

Non se l'era sognato, no? Doveva essere successo, era tutto così reale!

"Link, Link!"

All'improvviso sentì una delicata voce chiamarlo, era quella della sua amica Saria, sicuramente lo stava cercando dato che era sparito già da un po'. Non sapeva se raccontarle tutto e spaventarla per niente, se si era trattato davvero di un sogno era inutile farla preoccupare. Dopotutto aveva senso, già da un po' Link era una preda continua degli incubi, anche se solitamente faceva sempre lo stesso sogno. Forse si era solo appisolato mentre riposava.

"Si può sapere dove ti eri cacciato, ero in pena per te! Mido ha fatto di nuovo il cattivo vero?"

Già, probabilmente era solo un sogno, dato che aveva subito iniziato a scordarsi tutto.
L'unica cosa ad essere rimasta bene impressa nella sua memoria erano quegli occhi. Quel rosso che sembrava volesse entrargli in testa e leggergli i pensieri, quel rosso omicida che lo perseguitava ogni volta che si addormentava di notte e si ritrovava davanti, in groppa ad un animale nero, uno strano mostro che lo fissava come se Link fosse la sua preda.

"Torniamo a casa, dai, gli darò io una lezione!"

Saria gli prese la mano, e i due iniziarono a correre verso l'emporio dei Kokiri. Link rise seguendola, ignorando una piccola vocina che sussurrava nella sua testa parole ancora troppo difficili per lui da capire, parole strane e senza voce. 
Link rise, ignaro di due riflessi rossicci che lo fissavano dalla superficie del laghetto.

"Mh? Perché sei tutto bagnato?"

...

...kniL

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Zelda / Vai alla pagina dell'autore: LostRequiem