LOVE WILL TEAR US APART

Mi era sempre piaciuto il suo calore, e non parlo del calore del suo corpo stretto al mio, ma del calore che emanava il suo sorriso. Mutandine a pois, così avevo iniziato a chiamarla dalla prima volta che ci eravamo visti, quando praticamente l’avevo minacciata di morte sul divano dell’accademia, e avevo continuato a chiamarla così per molto tempo, proprio perché se da un lato mi piacesse vederla piagnucolare, dall’altro mi sembrava il modo migliore per evitarle la sofferenza di entrare nella mia vita. Solo quando pronunciai per la prima volta il suo nome sotto quell’albero capii che non c’era nulla che avesse penetrato la mia oscurità più di lei, e sebbene dovessi fare qualsiasi cosa per allontanarla non ero riuscito a non baciarla. Il buio che mi avvolgeva quando ero vicino a lei non faceva più paura, diventava come un puntino nero circondato da una luce brillate, semplicemente Mikan, colorata e fresca come un mandarino. Sapevo già da quel momento che sarebbe stato per sempre, che nessun’altra ragazza sarebbe riuscita ad entrarmi dentro come aveva fatto lei, e allo stesso tempo sapevo che avrei fatto di tutto per proteggerla.

Non volevo morire, non dopo aver passato le notti a pensare al nostro futuro insieme, mentre lei era rinchiusa sotto stretta sorveglianza del Preside. Quel pensiero era tutto ciò che mi dava la forza per continuare ad andare avanti e a cercarla. Quando mi ritrovai steso sul pavimento dopo aver consumato tutte le mie energie, l’unico mio pensiero andava a Mikan e alle sue lacrime quando lo avrebbe saputo. Ero sicuro che sarebbe scoppiata a piangere e quello era il mio ultimo rimpianto, non essere riuscito a strapparle un ultimo sorriso.
 Quando però mi ero risvegliato, lì era iniziato il vero incubo, scoprire non solo che lei non era più lì, ma che non aveva la minima idea di chi fossi io e tutti gli altri della Alice Academy. Saperla di nuovo a casa al sicuro avrebbe dovuto rendermi felice, ma non potevo fare a meno di pensare a come si dovesse sentire senza due anni della sua vita. Tutto era spento senza di lei, e anche se quando mi ero svegliato erano passate ormai tre settimane, anche gli altri sentivano che qualcosa di bello se ne era andato per sempre. Avevo fatto un casino a scuola, non credevo che sarebbero stati così insensibili da cancellare la memoria a una ragazzina. Volevo crescere, diventare un adulto e uscire da lì per ritrovarla e cercare di restituirle almeno parte dei suoi ricordi.

“Sto sudando”, mormorò il corpicino che stringevo tra le braccia, “e ho il tuo gomito piantato nel fianco”. Non la volevo svegliare, ma a volte sembrava che sentisse i miei pensieri come se li stessi dicendo ad alta voce. Erano passati due anni ormai da quando ci eravamo ricongiunti, e anche se non era proprio secondo regolamento, molto spesso riuscivo a intrufolarmi nella sua stanza.

 “E io che pensavo ti fossi abituata”, sussurrai nel buio della stanza, mentre lei cercava maldestramente di girarsi per guardarmi in faccia.

“Non penso che mi abituerò mai ad avere la schiena bagnaticcia”, sbadigliò sonoramente, “anche se probabilmente è il prezzo da pagare per stare con un Alice di fuoco”, mi prese in giro con un piccolo sorriso.

“La prima volta che abbiamo dormito insieme non sembrava che te ne fregasse molto”, e già mi aspettavo la sua reazione esageratamente plateale, che infatti arrivò poco dopo

“Sei sempre il solito”, urlò mettendosi a sedere, ma poi ci ripensò scivolando di nuovo sotto le coperte, “ti ricordi quando siamo rimasti incollati? Sembra passata una vita”, mormorò accoccolandosi di nuovo a me.

“Quando abbiamo finto di essere rimasti incollati insieme”, sottolineai.

“Tu mi hai praticamente implorata di rimanere incollata a te”.

“Sì, ma avevo le mie buone ragioni”, sussurrai vicino al suo viso.

“Hai sempre avuto le tue buone ragioni, Natsume”, sorrise tristemente lei, “mi ci è voluto solo un po’ per capirlo, per capire te”, avvolse le sue dita intorno alle mie, “e non avrei chiesto niente di meglio”.

“Nonostante tutto?”, le chiesi sinceramente curioso.

“Soprattutto per quello. Ho vissuto quattro anni senza ricordare niente né di te, né della mia vita, e non mi sono mai sentita così vuota come allora. Sapevo che mi mancava qualcosa di importante, e dentro di me sapevo che l’avrei ritrovata, che tu mi avresti ritrovata e mi avresti riportata indietro”, ammise con gli occhi socchiusi, “forse è vero che chi si scambia le pietre Alice è destinato a stare insieme per sempre, aldilà anche del tempo e della memoria. So che ti avrei amato anche se non mi fossi più ricordata di te”, sorrise.

“Io ti troverei sempre Mikan”.

“Non ho più intenzione di andarmene”, i suoi occhi erano fissi nei miei, “per sempre, te l’avevo detto no?”

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Ciao a tutti, ho appena finito questo manga, e devo dire che ne ero molto affezionata, in quanto già da piccola guardavo l'anime, e mi sono sempre chiesta come sarebbe andata a finire. Quando ho scoperto il manga ho per prima cosa speso tutti i miei miseri risparmi per comprarmi i volumi, e ho passato anche due giorni a leggere ininterrottamente (tra l'altro sono in sessione). Quando ho letto il finale con il cuore in gola, devo dire che sono rimasta un po' amareggiata, niente Hotaru e soprattutto mi sembrava che mancasse qualcosa. L'autrice ha fatto anche uno spin off molto carino, e da quanto ho capito è uscito un extra in cui vengono forniti alcuni dettagli in più, ma è impossibile da trovare, quindi ho deciso di scrivere qualcosa per onorare questi due personaggi e le loro disavventure, perchè io li ho letteralmente adorati, dal primo all'ultimo momento. Spero anche di essere riuscita a disintossicarmi da questo manga scrivendo io un piccoliiiiissimo sequel, e soprattutto spero che vi piaccia almeno un pochino. una bacio a tutti coloro che leggeranno, e Alice academy nel cuore.