Anime & Manga > Kenshiro / Hokuto no Ken
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Autore: Fiore di Giada    31/01/2021    3 recensioni
– Perché non mi avevi detto che eri stata di Yuda? –
A quelle parole, l’ira divampò nel cuore di Mamiya e il suo corpo si irrigidì, come una sbarra di metallo. La voce di Rei esprimeva un dispiacere autentico, ma lei non riusciva a dimenticare le umiliazioni da lui subite.
Per ben due volte, lui, valendosi della sua forza di combattente, aveva deciso di mortificare la sua dignità, incurante della sua volontà.
Credeva che il suo essere uomo e guerriero gli desse il diritto di decidere per lei.
E, in quel momento, pretendeva di mostrare scandalo e disgusto per le azioni di Yuda?
Storia femminista, in cui vediamo una Mamiya stanca, che decide di ricordare a Kenshiro a Rei i loro comportamenti maschilisti. Perché anche lei ha il diritto alla dignità.
Penso di essere andata piuttosto OOC, ma in questa storia ho desiderato dare una lezione ai due maschi. Soprattutto a Rei. E penso che chi conosce la serie capisca il perché.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kenshiro, Mamiya, Rei
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Perché non mi avevi detto che eri stata di Yuda? –
A quelle parole, l’ira divampò nel cuore di Mamiya e il suo corpo si irrigidì, come una sbarra di metallo. La voce di Rei esprimeva un dispiacere autentico, ma lei non riusciva a dimenticare le umiliazioni da lui subite.
Per ben due volte, lui, valendosi della sua forza di combattente, aveva deciso di mortificare la sua dignità, incurante della sua volontà.
Credeva che il suo essere uomo e guerriero gli desse il diritto di decidere per lei.
E, in quel momento, pretendeva di mostrare scandalo e disgusto per le azioni di Yuda?
Si era dimenticato delle sue azioni, quando era appena giunto al suo villaggio?
Con un gesto stizzito, la donna allontanò la mano di Rei dalla sua spalla, poi si alzò in piedi, imponendosi di mantenere la testa alta, e si volse verso gli abitanti di Medican City, che erano presenti.
Potete allontanarvi? Devo parlare da sola con loro. – chiese, apparentemente pacata.
Costoro, per alcuni istanti, esitarono, poi si allontanarono.
Kenshiro e Rei, sorpresi dalla reazione della loro compagna, tacquero. Non riuscivano a comprendere la sua collera…
Di nuovo, aveva coperto la sua dolcezza femminile con la sua maschera di guerriera.
Perché si ostinava a portare un simile peso sulle sue spalle e a non lasciare che loro, uomini, combattessero per lei?
Stavano compiendo il loro dovere morale e marziale, eppure lei si ostinava a volere condividere il loro cammino di battaglie.
Ma quello non era il suo destino di donna!
Un sorriso ironico sollevò le labbra di lei. Kenshiro e Rei erano maestri di arti marziali ed erano dotati d’una sforza smisurata, lontana dalla comprensione dei comuni mortali, ma si erano mostrati stupidi, come tutti gli uomini.
Credevano, in nome di una presunta verità superiore, di potere decidere il destino delle donne, incuranti della loro volontà.
Ma era il momento di metterli davanti alle loro responsabilità.
Dovevano smettere di entrare negli spazi privati degli altri, valendosi del vigore delle loro tecniche
Si girò e il suo sguardo gelido, tagliente, si posò ora su Kenshiro, ora su Rei.
Rei, pensi davvero che io abbia dimenticato la tua arroganza? Pensi che io sia così stupida e ingenua da avere scordato il tuo ignobile comportamento verso di me per pochi atti di gentilezza? – domandò lei, severa, dura, implacabile. Forse, non sarebbe stato giusto lanciargli quelle accuse, per quanto giuste e inappellabili, ma quelle parole avevano risvegliato il suo orgoglio ferito, che era stato celato in nome della gratitudine.
Certo, era loro grata per quello che avevano fatto, ma non dimenticava la voce della sua anima ferita.
La sua dignità, in quel momento, bramava soddisfazione e non si sarebbe fermata davanti a nulla.
Rei avrebbe conosciuto il doloroso senso di impotenza da lei provato in quei momenti.
Il maestro di Nanto, sentendo queste parole, boccheggiò e gocce di sudore rigarono le sue guance. Doveva ammetterlo, aveva creduto che il suo atteggiamento miserabile fosse stato dimenticato con le sue azioni future.
Pensava di avere dimostrato la sua redenzione eradicando la minaccia del clan della Zanna e combattendo tante battaglie assieme a lei e a Kenshiro.
Eppure, ella, con cruda schiettezza, gli ricordava le sue colpe e le sue parole dilaniavano il suo animo di uomo innamorato.
Come aveva potuto non avvedersi della collera fremente nel suo animo?
Ti sconvolge il marchio di Yuda sulla mia spalla. Ma tu non sei libero da colpe. Ti sei dimenticato di esserti comportato esattamente come lui? Mi hai denudata contro la mia volontà per ben due volte, imponendomi la tua forza di uomo e di combattente. E, non pago di questo, hai preteso di decidere della mia esistenza, perché sono una donna. Con quale diritto osi esprimere scandalo e sconcerto davanti a questa cicatrice? – proseguì lei, la voce percorsa da una nota di collera.
Mamiya, non ti sembra di esagerare? – intervenne Ken, pacato.
Di nuovo, una risata beffarda risuonò sulle labbra di Mamiya e la ragazza, fiera, incrociò le braccia sul petto. Kenshiro cercava di indurla al silenzio con un tono calmo, quasi paternalistico, ma lei non si sarebbe lasciata dominare, perché era sicura di avere la ragione dalla sua.
Inoltre, anche egli non era esente da colpe e, per scusarsi, non poteva appellarsi alla sua appartenenza alla Divina Scuola di Hokuto.
Corrugò la fronte. Come aveva potuto lasciarsi attirare da un uomo simile?
Certo, Kenshiro non era crudele, ma non era capace di comprendere le sofferenze dei deboli e si arrogava il diritto di decidere per loro.
Kenshiro, quanto ho detto a Rei vale anche per te. Non sono ingrata e non dimentico quello che hai fatto per me e per il mio villaggio, ma sono una donna e, come voi, ho anche io il mio orgoglio. E anche tu, pur senza volerlo, lo hai calpestato. – cominciò lei.
Tu e Rei avete preteso di distruggere il clan della Zanna non con me, ma al posto mio, dimenticandovi della mia carica di capovillaggio. Io avevo ben più diritto di voi di distruggere quei bastardi. Tu non hai esitato a rifiutare con scherno e disprezzo il mio aiuto, quando io, per te, ho cercato il luogo di prigionia di Toki. Io desideravo aiutarti, nel tuo cammino di guerriero, senza avere nulla in cambio, ma tu non mi hai rispettata e mi hai trattata come una bambina priva di intelligenza, che deve essere rimproverata da suo padre. Eppure, cosa avevo fatto di male? – domandò, gli occhi blu, fieri, fissi nelle iridi carbone del maestro Hokuto.
Il maestro di Hokuto rimase silenzioso. Tante parole salivano alla sua bocca, eppure si spegnevano e si infrangevano contro lo scoglio della realtà.
Mamiya aveva ragione.
Inebriati dalla loro forza di uomini e combattenti, loro l’avevano ritenuta una ragazzina priva di qualsiasi consapevolezza e si erano arrogati il diritto di decidere per lei.
Ma non ho finito, Ken. Quando Rei mi ha spogliata davanti a te, tu hai detto che io dovevo capirlo, perché lui, in me, vedeva sua sorella. Secondo te, lui voleva proteggermi. Ma non ci si preoccupa di una persona privandola della sua dignità e del suo diritto a decidere per se stessa. Perché io devo sottostare a quello che voi ritenete giusto per me? Rispondete, perché? – domandò.
Vedendo le espressioni sgomente sui loro volti, Mamiya scosse la testa. Avrebbero capito il senso delle sue parole?
O l’avrebbero considerata una manifestazione di intemperanza di una ragazzina traumatizzata?
Se volete proteggere qualcuno, ascoltatelo e non agite per lui, se è possibile. Anche voi siete uomini e non siete esenti da errori. – concluse.
Poi, si girò e, a passo rapido, si allontanò e li lasciò soli.

   
 
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