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Autore: PervincaViola    31/01/2021    1 recensioni
{Partecipa alla "Challenge delle Parole Quasi Intraducibili" organizzata da Soly Dea sul forum di EFP}
C’è una ragnatela di capillari neri ad ornarle il fianco destro, un fiore di carne e di sangue che neppure la penombra riesce a celare.
{Alicia Gris/Capitano Vargas ♥ Il Labirinto degli Spiriti}
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alicia Gris, Juan Manuel Vargas
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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In penombra








 
Le labbra s’appoggiano lievi sull’orlo del bicchiere ghiacciato, sul vetro non rimane altro che una traccia di chardonnay invecchiato e velluto borgogna. Alicia è un crepuscolo di quelli che non lasciano scampo – tutta un miraggio di ombre e strapiombi, di luce che lentamente si consuma.
Vargas ne studia il viso d’alabastro e gli occhi verde veleno, occhi pieni di buio, di chi ha visto troppo e adesso si trascina tra le macerie, e si chiede quanto marcio possa essere il mondo, quante vite abbia già spezzato nella sua implacabile corsa (crede che nessuno la possa amare perché non si ama, sussurra Leandro, come una crudele cantilena, e non lo perdona al mondo). Improvvisamente avverte una stanchezza atroce colpirlo come mai prima d’allora: Mauricio Valls è svanito nella nebbia delle ramblas, divorato dagli spettri di Montjuic, eppure a nessuno interessa ritrovarlo (nessuno andrà a cercarlo).
Schiocca la lingua contro il palato e affoga questa consapevolezza nella birra scura, eppure lei sembra riuscire a intuire i suoi pensieri con una facilità spaventosa, e disarmante.
«Nessuno andrà a cercarlo» dice, ed è una condanna senza appello che dipana la caligine dei dubbi rimasti sospesi, meravigliosamente inclemente nella luce vermiglia del giorno che muore.
Lui solleva lo sguardo, non simula una sorpresa che non prova. «No» conviene, e per un istante lo immagina già cadavere, la mandibola esplosa da un proiettile e le ginocchia spezzate. «Nessuno tranne noi. Per la Spagna è già morto».
È quello che si merita, vorrebbe aggiungere, ma nonostante tutto tace: Barcellona è un cimitero di vicoli e guglie taglienti che sgretola vite come spighe di grano, senza fretta, senza rumore, ma con una precisione feroce. Vargas pensa a Mauricio Valls, spregevole e potente e spregiudicato, e poi alla disperazione di sua figlia Mercedes, la principessa di un castello costruito con mattoni di sangue, e sente la nausea attanagliargli la gola – davanti alla morte, solo un nome come tanti.
Fuori c’è un cielo che pare un dipinto di Goya e Alicia lo guarda come se si stesse arrendendo a un’evidenza che l’annienta – gli occhi liquidi di fiele e solitudine, la voce che quando parla è solo un prolungamento del silenzio (qualcuno cercherebbe me?).
«Non la stanca mai?» gli chiede, una goccia di vino che fugge dalla condensa del calice e la brace della sigaretta che le disegna i contorni della bocca tinta di rossetto scuro, così eccessivo sul quel viso dal pallore diafano, così scandaloso, così giusto. «Tutto questo».
Un sorriso gli sfiora le labbra ancora prima che abbia il tempo d'accorgersene, e ha il retrogusto d’arsenico di rimorsi e foglie marcite – cose perdute sull’asfalto di una strada su cui ci si ammazza (una vita fa, due morti prima). Esita un momento appena, prima di parlare.
«Ogni giorno» risponde infine, sincero, e lei gli regala un sorriso imbevuto di tristezza, profanato d’ogni ingenuità (il sorriso stanco di chi sta andando alla deriva da tanto tempo).
La mano di lei afferra la sua, la stringe (cerca calore) mentre alle sue spalle il cielo di Barcellona si dissangua in un tramonto spietato.


 

When the lights fade out, all the sinners crawl


 
L’ultimo indumento di cui si libera è la cinghia di cuoio ed ossa che le avvolge fianchi e cosce, l’unica debolezza che lascia cadere sul pavimento senza clamore; nel buio, la pelle di Alicia pare ricoperta d’impalpabile brina – nel buio, mentre lo bacia e lo spoglia di ogni rimpianto, Alicia è una creatura di tenebra e neve.
C’è una ragnatela di capillari neri ad ornarle il fianco destro, un fiore di carne e di sangue che neppure la penombra riesce a celare; Vargas sfiora quell’antica ferita con lo sguardo e per la prima volta si rende conto di quanto il sangue l’abbia marchiata, del dolore che si porta appresso come un castigo. Alicia tradisce il lieve sussulto di un animale ferito quando Vargas si china su di lei, a saggiare le pieghe innaturali della pelle con delicatezza, eppure non si scansa (avverte il tocco rassicurante delle sue dita sulle anche, il suo respiro che le si avventura tra le cosce, la sua bocca che la trova umida di umori e liscia di velluto).
Vargas ha dentro quella stanchezza atroce e Alicia le proprie ferite e i propri demoni, e alla fine tutto si riduce a questo – a difendere l’indifendibile, al bisogno di non andare in pezzi. Il letto cigola appena mentre Alicia s’alza e s’abbassa sul suo sesso, languida e tiepida, con i capelli come onde di petrolio a carezzarle spalle e clavicole, le areole rosa pallido. Sono immersi nel buio, ma lei respira ad occhi chiusi, ed è passato così tanto tempo dall’ultima volta che ha sperimentato una tale intimità (guardare una donna diversa da lei accoglierlo dentro di sé, prendersi tutto ciò che resta) che fa quasi male.
Alicia schiude le gambe e lo lascia fare quando ribalta le loro posizioni, solo s’inarca contro di lui e s’aggrappa alla sua schiena, mentre lui le affonda dentro. C’è il profumo di lei che come una marea imprigiona il suo respiro, i suoi sospiri che sono una carezza fresca che gli ruscella sulla pelle ad ogni spinta, sempre più intensa, sempre più veloce, e Vargas non si rende conto di quanto la stia stringendo finché un gemito più acuto non lo fa arrestare d’improvviso. La ferita, ricorda, e in un lampo di lucidità si dà dell’idiota, per essersi lasciato andare in quel modo, per aver dimenticato l’arabesco di vene nere sul fianco di lei.
«Non voglio farle del male» boccheggia, ma quando cerca di ritrarsi Alicia scuote la testa e se lo stringe addosso; la rotondità del suo seno gli preme contro il costato, le cosce lo tengono ancorato al suo ventre e lei gli bacia la cicatrice circolare sul petto e rifiuta di lasciarlo andare – gli rammenta che, in qualche modo, sono entrambi reduci di guerra.
Viene così, contraendosi calda attorno a lui, e Vargas soffoca il suo orgasmo tra spasmi e ansimi mentre tutto il resto (la stanchezza, la paura, il qui e ora) esplode.



 
Don't get too close, it's dark inside


 
«Non se ne vada» sussurra lei, dopo, mentre cercano il proprio respiro distesi l’una accanto all’altro, in quel letto così piccolo per due che è impossibile non toccarsi.
Vargas inspira a fondo la propria solitudine, sfoglia quel filo rosso di disfatta che lega entrambi – dove vuole che vada, pensa. «Crede sia mia abitudine abbandonare una donna dopo averne condiviso il letto?» azzarda, non senza una punta di ironia.
Alicia si muove lieve, i suoi capelli frusciano sulle lenzuola di seta quando per un momento si volta verso di lui.
«No- lei è una brava persona» ribatte, con un mezzo sorriso nella voce che sa di dolcezza e senso di colpa, e Vargas pensa a Fernandito e Matías, si domanda quanti cuori sanguinanti possa essersi lasciata dietro senza neppure volerlo.
«Non è esattamente ciò che ci si aspetterebbe di sentire dopo» commenta con una certa pretesa di scherno, anche se non è esattamente quello che voleva dire, e lei si lascia scappare una piccola risata che scivola via nel silenzio. Vargas ruota a sua volta la testa sul cuscino, per guardarla, ma trova soltanto ombre.
«Anche lei lo è, Alicia. Una brava persona» aggiunge, serio. Un sospiro leggero, poi avverte le dita di Alicia sull’interno del polso e sulla mano; e lei è bellissima e nuda e ferita, ma il suo tocco gentile non ha nulla che vedere con il sesso, o con la sua nudità (c’è solo gratitudine e vicinanza, in quella stretta, nient’altro). Realizza, d’improvviso, che la necessità di una risposta s’è diradata come fumo.
Ascolta Alicia abbandonarsi al sonno prima di lui, lambita dal buio, con la mano ancora stretta alla sua, mentre fuori la notte di Barcellona resta a guardare.
 

 















Angolino della Vì:
Avevo in testa di scrivere di questa coppia dall’estate scorsa, quando ho letteralmente divorato la tetralogia di Zafón, ma ci ho messo mesi a sviluppare quest’idea. Amavo troppo Vargas e lui mi muore a un passo dalla fine, mannaggia a tutto. Tra l’altro non so perché ma lo immagino come adult!Ulrich Nielsen di Dark, boh
Comunque. In più punti del romanzo ho avuto l’impressione che Zafón volesse piantarci la ship (anche se ci sono quei 20 e passa anni di differenza e tutto il resto blablabla), quindi ho dovuto mettere giù la mia versione. 
“Una strada su cui ci si ammazza” è di Baricco, tratta da Questa storia, mentre le frasi a lato sono di Demons, degli Imagine Dragons. Il titolo invece si rifà alla personalità ombrosa di Alicia, al suo essere ambigua, come il sole in penombra.
Spero che questo piccolo omaggio piaccia alle poche anime che frequentano questa sezione, anche se a dirla tutto ho scritto questa storia soprattutto per me sigh
Torno a studiare, besos a tutti ♥

   
 
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