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Autore: SamBluefire    31/01/2021    0 recensioni
Ogni dio dovrà scegliere un campione tra i mortali, addestrarlo e farlo combattere contro gli altri campioni scelti dagli altri dei.
La battaglia andrà avanti finchè non ne rimarrà solo uno.
questa è la mia prima storia originale, spero vi piaccia.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13: Fine dei giochi.

Noar venne annunciato come il vincitore assoluto di quella edizione del God’s Champion, la prima cosa che gli fu chiesto di fare era restituire il potere al legittimo proprietario, i tatuaggi e il segni di corruzione sparirono lasciando solo il kimono e il taglio di capelli.
Sono state concesse 24 ore per esprimere il desiderio, per avere il tempo di schiarirsi le idee e scegliere come usarlo, Noar fece ritorno alla torre dove si era allenato per sei mesi per darsi una lavata e mangiare qualcosa di decente, al suo arrivo una folla urlava, fischiava e lanciava oggetti.
Tutte quelle persone erano in parte giornalisti, in parte fan che volevano un autografo dal loro idolo e infine c’erano gli haters che lo accusavano di imbroglio, che meriterebbe le prigione e la maggior parte degli haters erano ragazze probabilmente fangirl di Lyserg.
La polizia era già sul luogo per permettere a Noar di respirare mettendo spazio tra lui e la folla, anche se riuscivano a farlo a malapena vista che oltre a permettere un passaggio tranquillo al vincitore dovevano anche impedire che iniziassero a scannarsi tra di loro fan e haters già molto nervosi prima ancora che arrivasse Noar.
“Assassino!” “Non sei un campione!” “Sei un figlio di puttana!” “Smettetela di andargli addosso ha dovuto fare quello che poteva per vincere!” “E se lui è un assassino allora Lyserg che cos’è?!” Noar fu costretto a sorbirsi quelle frasi e quelle urla fin troppe volte e solo mentre cercava di entrare nella torre, ma una volta dentro potè finalmente godersi un po' di religioso silenzio e potersi fare la doccia e lo spuntino che si era promesso.
Noar tirò fuori dal frigo dei petti di pollo, li mise in padella e li cosse insieme a delle sottilette e tirò fuori anche una birra rossa per gustarla insieme ai petti di pollo.
Mentre mangiava percepì la presenza di Morke seduto davanti a lui con un’espressione seria in volto “Dunque… io ti ho vietato di scoprire il segreto di Kaze, tu mi hai ignorato… e questi sono i risultati, sei vuoto.” disse Morke con un tono trattenuto, Noar con calma continuava a mangiare ma si unì comunque alla conversazione “Lo so e ora ne sto pagando le conseguenze, è proprio vero, l’ignoranza è oro.” rispose Noar “Ma non voglio parlare con te solo per darti ragione, vorrei parlare anche del mio desiderio se permetti.” “Pensavo ce l’avessi già bello che presente, visto che volevi saldare il tuo debito con me.” “Non voglio chiederti consiglio, voglio ricordati una cosa… le promesse sono impossibili da mantenere, non lo userò per sdebitarmi ma per riportare qui Calima, mi dispiace.” disse Noar mentre bevve un sorso di birra “No mi dispiace a me, per te…” disse Morke con tono freddissimo “Pensi veramente che Kaze dopo aver vinto il torneo non rivolese indietro sua moglie?” Noar puntò il suo sguardo su Morke e mise giù il bicchiere “Vedi è vero che gli dei ti concedono un desiderio come premio, ma non puoi violare le leggi della realtà e della vita come non possiamo farlo noi dei, al massimo se rivuoi tra i vivi chi è morto devi dare alla morte un’altra anima in cambio, lo so lo so clichè ma almeno che tu non conosca qualcuno che di sua volontà voglia morire per il tuo desiderio… allora il nostro potere a tua disposizione è inutile, ricorda che hai tempo fino a domani per il desiderio, io in ogni caso cercherei di non sprecarlo.” Morke si alzò e si diresse verso la porta lasciando Noar da solo con i suoi pensieri.
Quando Morke aprì la porta si ritrovò davanti la sorella gemella e opposta a lui “Sapevi che sarei venuta?” chiese Lys “No,piuttosto tu che cosa ci fai qui?” “Volevo solo congratularmi con te, vedi nessuno è più sportivo di me e il tuo campione è stato incredibile, dai vieni con me e andiamo a festeggiare.” la dea della luce prese il braccio del fratello e iniziò a tirare per trascinarlo chissà dove.

A Noar in quel momento venne in mente che lui non aveva mai visto gli altri piani della torre e che non aveva in idea di come fossero i loro alloggi, finito di mangiare si vestì in fretta e furia per poi salire al piano superiore per vedere il piano della luce. Il piano non aveva porte e tutto era bianco e costruito come un tempio romano in un mondo moderno, mentre l’alloggio del buio aveva uno stile più rustico e scuro simile a un maniero ma con un piccolo tocco nordico.
A Noar dava una strana sensazione l’arredamento di quel piano ma a catturare la sua attenzione fu una scala che portava a un ulteriore piano superiore, Noar salì le scale e si ritrovò in mezzo a una miniatura del sistema solare, sembrava un film di fantascienza ambientato nello spazio.

Finito di esplorare il piano della luce, Noar si diresse verso i piani inferiori, sotto il piano della luce c’era quello del buio e sotto ancora c’era il piano della natura.
Sull’entrata dell’alloggio c’era Namu anche lui sul punto di uscire, “Salve a te Noar, come stai ragazzo?” disse il dio “Indeciso su come usare il mio desiderio… e mortificato per non essere riuscito a salvare Calima.” rispose Noar puntando il suo sguardo verso il basso, a quel punto il dio della natura si avvicinò a lui mettendogli la mano sulla spalla “Ascolta ragazzo, sono contento che tu sia stato amico di Calima nell’arena, che tu abbia provato a proteggerla e che tu l’abbia vinto per lei… e anche se adesso ti hai perso tutte le tue emozioni so che c’è comunque un cuore che batte in te, non sei del tutto vuoto, se hai bisogno di schiarirti le idee hai il permesso di entrare e esplorare il mio piano.” disse Namu, Noar a passo lento entrò e rimase sorpreso che non ci fosse nulla.
Il piano era un vasto campo di erba alta, non c’era nient’altro, ma mentre Noar si addentava in mezzo al campo notò che l’erba aveva iniziato a crescere più velocemente e a mettere su legno e prendere forma, uno divenne un tavolo un’altra ancora una sedia.
Ma ciò che catturò davvero l’attenzione di Noar fu l’ingresso a una foresta composta da alberi tutti diversi, all’inizio Noar pensò che fosse naturale ma poi vide un germoglio di ciliegio che era stato palesemente piantato lì, da Namu forse? Quando Noar decise di fare dietro front e uscire, sentì qualcosa all’orecchio, come un sussurro da parte di una ragazza che lo chiamava per nome.
Noar stanco di quel posto che metteva brividi decise di spostarsi al piano sotto, il piano della terra.

Noar continuò a scendere fino a raggiungere la porta del piano della terra, Noar bussò con decisione e quasi subito dopo una voce dall’interno gli diede il permesso di entrare.
Il pavimento era tutto in marmo levigato e tutti gli oggetti erano principalmente in pietra che variano dal tufo, l’andesite, il granito ecc. e a decorare l’ambiante c’erano resti fossili di scheletri di animali preistorici.
Mentre Noar esplorava con lo sguardo il posto, una voce lo chiamò, da uno specchio appeso al muro su cui si poteva vedere l’immagine della dea Jormungandr, a quanto pare lei per comunicare usava quello specchio per poter essere presente agli allenamenti dei suoi campioni. “Noar Ad, mi aspettavo la tua visita.” commentò la dea “Ascolta so che adesso avrai altri pensieri per la testa, ma ho bisogno di un aiutino, ho bisogno di un modello puoi pensarci tu?” chiese la dea e Noar si mise in posa come poteva finché Jormungandr non fosse soddisfatta, una volta trovata la posa perfetta fece trasportare nella stanza un blocco di pietra gigantesco.
Noar vide il blocco prezioso perdere pezzi sempre più pezzi, finché non rimase una statua raffigurante una persona che ha conosciuto nel God’s Champion: Cato. Ma al posto del cuore c’era una gemma verde, uno smeraldo forse “Grazie per l’aiuto Noar, ho sempre problemi quando cerco una posa adatta per una statua.” disse Jormungandr per poi far aprire una stanza segreta nel muro svelando una immensa collezione di statue raffiguranti uomini e donne.
“Quelle statue sono per i tuoi campioni caduti?” chiese Noar, la dea della terra annuì e aggiunse “Hanno combattuto per me, e penso che si meritino qualcosa di carino, essere ricordati nel lato migliore… forti come la roccia… brillanti come delle gemme… e sempre come le gemme si nascondono nella roccia, il loro meglio è nascosto in loro e nessuno tranne me è riuscito a vederlo… e a quanto pare anche tu lo hai visto.” Noar abbassò lo sguardo, ringraziò per l’ospitalità uscì per dirigersi al piano inferiore il piano dell’acqua.

Quel piano non aveva porte, era tutto costruito in ghiaccio dalle pareti ai mobili, il pavimento invece era in vetro per essere un acquario ed ospitare tanti pesci e infine al centro della stanza era presente una scala a chiocciola che portava verso il basso, nel profondo di quella specie di acquario casalingo ma con una barriera di vetro a separarlo da quell’ambiente freddo e ostile all’uomo.
Noar si affacciò ma non riusciva a vedere la fine di quell’abisso, non sapendo con quale coraggio e curiosità qualcosa lo spinse a percorrere la scala e andare verso il basso, sempre più in basso, negli abissi dove tutto è buio e la luce non si riesce più a vedere.
Noar arrivò così in basso che raggiunse le profondità dove si annidano gli animali muniti di bioluminescenza, vide delle bellissime meduse luminescenti che illuminavano l’ambiente e nuotavano verso l’alto come delle lanterne a capodanno, ma ciò che lo sorprese di più fu la presenza di animali che di norma non possiedono la capacità di rispendere, come mante, alcuni squali e cetacei.
In particolare un capodoglio che risplendeva di una luce azzurrina che si era avvicinata, si mise di fianco per fissare Noar con almeno un occhio e girava attorno alla barriera di vetro per continuare a tenere d’occhio Noar, il quale mentre si chiedeva cosa voleva l’animale sentì all’improvviso nella sua testa una voce forte rimbombare “Benvenuto grande campione.” Noar si guardò in torno con confusione finché il suo sguardo non si posò un gigantesco animale in avvicinamento. Sembrava essere grande almeno dieci volte il capodoglio come minimo, emanava luce da dei pori che a confronto di tutto il corpo erano minuscoli, le zampe frontali e posteriori ricordarono quelle delle foche, i suoi denti erano esterni come i mostri dei film hollywoodiani, due pinne rosse con le punte nere sulla testa e dei tentacoli che scendevano dal mento come se avesse la barba.
“E’ raro vedere un campione che gira per la torre, vuol dire che non hai le idee chiare sul tuo desiderio e per questo cerchi un possibile aiuto esterno.” disse la voce mentre la bestia si fece più vicina “Dio dell’acqua Leviatano, per un attimo mi ha spaventato.” disse Noar “Non parlare come se provassi ancora emozioni perché lo so che non è così ragazzo… e so anche che tu vuoi sapere cosa faccio per i miei campioni morti nell’arena.” “Beh ero solo curioso visto che il mio dio a un… scusi un secondo, ma lei come fa a...” “Stare all’interno di questo acquario? Beh sappi di una cosa, quella scala è un portale che conduce le persone nel mio mondo… e per quanto riguarda i miei campioni morti, ti dico subito che io per loro non faccio un bel niente, perché non se ne sono mai andati… o dovrei dire, che sono rinati.” con quelle ultime parole, Noar si rivolse di nuovo sul capodoglio che per tutto il tempo a mantenuto il suo sguardo su di Noar “Spero di essere stato chiaro.” concluse Leviatano.
Dopo aver risalito quella scalinata infinita, Noar si diresse al piano sotto quello dell’acqua: il piano del fuoco.

La porta del piano era in pietra ma non pietra lavica e già dall’esterno si sentiva un forte calore provenire da dentro gli alloggi, Noar bussò con decisione per poi ricevere il permesso di entrare dalla dea.
Noar entrò e vide che quella stanza era l’esatto opposto del fratello, le pareti era in pietra ma con delle vene di lava interna che scorrevano facendola sembrare quasi viva, mentre il pavimento era in basalto e i mobili erano in ossidiana.
“Oh tu sei Noar giusto?” disse la dea Ignis quando lo vide esplorare la stanza, Noar annuì e aggiunse “Mi scusi per l’intrusione, ma volevo esplorare il resto della torre visto che per sei mesi ho visto solo gli alloggi del mio elemento.” “Nessun problema ragazzo, in ogni caso è un bene che tu sia qui, sai io sono un po' l’artista della famiglia e ho bisogno di un pare sulla mia ultima opera, ti va di vederla e… dirmi che ne pensi.” Noar accettò, e la dea Ignis lo portò in una galleria d’arte piena di dipinti ma avevano un che di diverso dagli altri ma avevano tutti una cosa in comune rappresentavano persone avvolte dal fuoco “Ti piacciono? Sai non li ho fatti come li facevano Leonardo Da vinci, io non uso tela e acquerelli ma roccia e fuoco… oh eccoci arrivati.” la dea si fermò davanti a un quadro rappresentante un uomo che ricordava molto Wan che stringeva tra le mani un fiore di fuoco mentre l’ambiante intorno a lui sembrava diventare tutto più rigoglioso “L’ho chiamato: Il dragone della rinascita. Penso che per Wan uno stile naturalismo gli s'addice.” Noar rimase in silenzio “Non ti piace? O c’è qualcosa che ti turba?” “Uh no no scusi mi ero perso nei miei pensieri, ma sì il dipinto mi piace molto.” la dea del fuoco era poco convinta delle parole di Noar e mentre si affrettava a ritornare all’ingresso con la coda prese Noar e lo trascinò con se.
Noar all’iniziò pensò che l’avesse offesa e quindi che stava per punirlo ma poi lo lasciò gentilmente su una sedia, gli offrì un tè e la dea Ignis ne approfittò per fare un discorsetto a Noar “Sai Noar, non capisco come faccia Lys a non annoiarsi, facciamo questo suo GIOCO da… non so neanche più quanto e io nel frattempo mi sarei anche trovata qualcosa di meglio da fare, come hai potuto notare mi piace l’arte e insegno a chi è interessato a imparare l’arte del fuoco… ma questo torneo annuale mi toglie parecchio tempo, sono stufa di fare sempre le stesse cose… e a questo proposito so già che te l’avrà detto qualcuno dei miei fratelli ai piani alti, non sei il primo che fa il giro della torre finito il torneo. Vorrei qualcosa di nuovo, come te, adesso che stai bene con la testa hai tutto un mondo che ti aspetta e che per vent’anni ti sei perso.” Noar finì il suo tè e si diresse verso la porta e il piano inferiore, il piano dell’aria.

Noar bussò e pochi secondi dopo la porta si aprì e Noar venne investito da una folata di vento e ad accoglierlo c’era il dio Sun Wukong seduto sulla sua nuvola, “E tu che ci fai qui? Non sarai mica uno di quegli indecisi vero?” Noar rimase zitto ma Sun Wukong aveva capito che tipo fosse, sospirò e lo fece entrare ma gli diede 5 minuti per fare il giro del suo alloggio.
Il piano era costruito in stile tempio orientale, il tatami come pavimento, porte scorrevoli in legno e tela, tavoli a modi kotatsu, un letto basso ma il soffitto era fatto di nuvole tenuto da un pilastro fatto anch’esso di nuvole.
“Attento a quello che fai, omuncolo.” disse il dio dell’aria, Noar sentì il suo naso prudere e notò che il dio tra le mani aveva dell’incenso “Aspetta qui io torno subito.” disse il dio e con la sua nuvola si diresse verso l’alto oltre le nuvole, Noar incuriosito, toccò il pilastro di nuvola e vide che era palpabile e così si aggrappò e iniziò a scalarlo fino a raggiungere il soffitto di nuvole e lo oltrepassò vedendo che Sun Wukong possedeva una vasta collezione di incensi profumati che metteva davanti a dei ritratti di olio su carta.
Noar per un attimo non capì il senso di quel posto e prima ancora che riuscisse a farsi un’idea, il dio lo sorprese a guardare cosa stava facendo e per questo lo prese per i capelli e lo portò di sotto e una volta coi piede per terra Sun Wukong iniziò a fargli una lavata di capo, ma Noar non ascoltò una parola di quello che gli disse il dio dato che aveva notato un ritratto di Kyoshi sempre in olio su carta che teneva stretto insieme all’incenso, e lì Noar capì molte cose “EHI MI STAI ASCOLTANDO!!!” urlò il dio del vento vedendo che Noar non lo stava pensando e li sfoderò il suo bastone e generò un vento abbastanza forte da spazzare via Noar dal suo alloggio.

Rimaneva solo il piano del dio del fulmine da visitare, il portone dell’alloggio era fatto di metallo pesante e rinforzato apposta che solo il dio Zeus potesse aprire quella porta, dall’interno si potevano sentire oggetti volare e rompersi mentre il dio del fulmine imprecava in tutte le lingue che conosceva.
Noar bussò con tutta la forza che aveva facendo attenzione a non farsi male alle mani, il dio smise di imprecare e aprì la porta e non appena vide Noar si imbruttì di colpo “Che cazzo vuoi?!” disse il dio con rabbia trattenuta a stento “Avevo bisogno di fare un giro e visto che mi ritrovavo a passare pensavo di passare per un saluto.” rispose Noar “Non provarci brutto figlio di puttana, chi credi di prendere in giro?! Tu mi hai fatto fare una figuraccia eliminando per primo il mio campione!” da quel momento in poi il dio cominciò a lamentarsi e a insultare Noar, mentre quest’ultimo era concentrato sull’alloggio dove tutto sembrava essere fatto di metallo e spiccava in particolare una gigantografia di una foto del dio Zeus sul muro.
Quando il dio finì di urlare contro Noar si ritirò nel suo alloggio “Aspetti, volevo sapere… ma lei, fa un onoranza ai suoi campioni caduti?” chiese Noar “Di quei perdenti che non si sono fatti valere nell’arena che mi hanno fatto fare una figuraccia non me ne può fregar di meno! Solo i vincitori vengono ricordati!” rispose il dio mentre rientrava e chiudendosi la porta alle spalle per ricominciare a rompere oggetti e a imprecare come un matto.
Oltre al dio del fulmine che dava sfogo alla sua rabbia, si poteva sentire anche la folla all’esterno della torre che continuava a farsi guerra tra chi odia Noar e chi lo difende, a quel punto Noar tornò negli alloggi del buio e di riposare per il tempo che aveva prima di esprimere il suo desiderio.
Noar non dormì quella sera, troppi pensieri, troppi dubbi e troppi pensieri contrastanti… ma alla fine Noar riuscì a prendere sonno e a riposare abbastanza per essere in tempo per il momento agognato, fece colazione, una doccia e si preparò come meglio credeva: scarpe nere e blu, pantaloni mimetici con una catena attaccata sul fianco, maglietta rossa con dei disegni neri raffiguranti dei lupi e una giacca di pelle nera e bianca.
Noar scese ai piani inferiori fermandosi poco prima della fine della torre, fuori si vedevano giornalisti, fan, haters e poliziotti che li tenevano lontani dall’ingresso e per disegnare lo spazio del percorso che Noar avrebbe dovuto seguire.
Il presentatore Chaz Harnorl insieme al personale del suo studio televisivo allestirono l’ingresso mettendo il tappeto il rosso, montando le casse, le luci e la zona del DJ, sul bordo del promontorio apparve un ponte di pietra che portava su una piattaforma sempre di pietra sospesa nel nulla, probabile che fosse opera della dea della terra.
Dal mare apparve il dio Leviatano e nel cielo da dietro le nubi a fare in parte ombra in quella giornata, apparve la dea Jormungandr e uno dopo l’altro tutti gli dei a misura d’uomo apparvero sulla piattaforma simbolo che era ora di far entrare in scena il campione del torneo, il DJ fece partire la musica: la versione strumentale di Pushing me away dei Linkin Park. “Buon giorno a tutti signore e signori, qui Chaz Harnorl che vi parla dalla torre degli dei per assistere al desiderio del campione di quest’anno… diamo un caloroso ben venuto a NOAR AD!!!” in quel momento la dea Lys schiocco le dita per dare un aiutino agli effetti speciali e le luci di Chaz facendo apparire nel cielo delle orche che nuotavano nel cielo e cantavano nella loro lingua agli umani incomprensibile ma comunque bellissima, alla fine si raggrupparono in mezzo al cielo e si trasformarono in fuochi d’artificio che prendevano le sembianze di un’orca stilizzata: il simbolo di Noar.  A quel punto Noar uscì dalla torre e si diresse verso la piattaforma dove lo attendevano gli dei, quando Noar apparve i giornalisti iniziarono con le foto e le riprese mentre fan e haters si fecero sentire dando libero sfogo alle loro voci mentre Noar avanzava con passo deciso verso gli dei.
Una volta sulla piattaforma, Lys si fece avanti “Noar Ad… campione tra i campioni, ieri sei diventato una stella la cui luce nell’immensità della notte è invidiata da molti… ma ogni stella che si rispetti permette a chi la vede di esprimere un desiderio, tu invece hai il diritto a un desiderio per te… io e i miei fratelli siamo qui riuniti per renderlo reale.” Noar si girò verso il pubblico alle sue spalle assicurandosi che i giornalisti prendessero nota di tutto, poi si rivolse agli dei e prese un respiro profondo “Ecco il mio desiderio, io voglio che questa edizione del God’s Champion… sia l’ultima.” in quel momento tutti quanti, gli dei, il pubblico alle spalle di Noar e tutto il mondo che in quel momento stava guardando la televisione sembrò fermarsi lentamente, ogni suono spariva mentre i loro occhi si allargavano per la sorpresa “Non avete mai specificato i limiti del desiderio.” concluse Noar mentre si voltò per andarsene da quella piattaforma mentre i giornalisti e il resto del pubblico si svegliò da quel loro stato di trance e iniziò a ricoprire Noar di attenzioni e domande a cui lui però non avrebbe risposto mentre rientrava nella torre per prendere le sue cose e ritornare alla vita dei comuni mortali.
   
 
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