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Autore: bimbarossa    31/01/2021    2 recensioni
Se si potesse tornare indietro, vivere di nuovo per rimediare agli sbagli e ai giuramenti infranti, chi non accetterebbe?
Eppure fare la cosa giusta ha quasi sempre un prezzo, perché nel cambiare la storia si possono perdere tante cose.
Oppure trovarne altre che non ci saremmo mai aspettati.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Jaime Lannister, Sansa Stark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I lunghi capelli bianchi dell'essere intrecciato all'albero-diga che lo fissava con quel suo unico occhio rosso di tenebra scendevano fino a toccarne le radici.

Valar Dohaeris, Sterminatore di re. Perché se è vero che tutti gli uomini devono morire, è vero anche che tutti gli uomini devono servire, persino l'empio che ha alzato la spada verso il sovrano che aveva giurato di proteggere. Và Jamie Lannister, riscrivi la vita, riscrivi la morte, riscrivi la storia. Prima che la lunga Notte cali sul mondo.”

In quel momento a Jamie, sospeso tra il sonno e la veglia, sembrò di cadere da una grande altezza, forse da una torre del nord, o da un muro di ghiaccio che piangeva, o addirittura da uno di quei famigliari strapiombi che erano le scogliere di Castel Granito.

Si ritrovò madido di sudore nel grande letto messo a disposizione dai Darry nel loro viaggio verso nord, il cuore che gli scoppiava nel petto e quell'orribile sensazione attaccaticcia di vertigine che si prova stando sulla soglia di un burrone. Chissà se era questo quello che aveva provato Brandon Stark dopo che lo aveva scaraventato nel vuoto.

Eppure tutto ciò apparteneva ad una vita precedente, una vita che si era dipanata attraverso una dimensione temporale sconosciuta, scollata, che non poteva chiamarsi presente né tanto meno passato. La caduta di quel ragazzino era sospesa nella sua mente, il suo piccolo corpo ancora fanciullesco che galleggiava nei suoi ricordi diventati della stessa sostanza di vecchie profezie. Stava bene, il figlio di Eddard Stark, sicuramente in questo momento al calduccio nel suo letto, protetto da quei lupi giganti che accompagnavano i figli del signore di Grande Inverno.

Una caduta che, promise a sé stesso con ancora addosso il terrore di chi si risveglia da un brutto incubo, questa volta non sarebbe mai avvenuta.

 

Grande Inverno era esattamente come la ricordava la prima volta che ci era stato, stemmi e vessilli Stark, Baratheon e Lannister ovunque, e poi lo stesso sottile freddo che ti entrava dentro solo di sera, mentre si accampavano per la notte, un freddo ancora debole, immaturo, in attesa.

Ed eccoli, gli Stark, tutti in fila nei loro semplici e spenti mantelli foderati di pellicce, impettiti come lame e incuranti di quello strano vento proveniente da nord che metteva a Jamie brividi lungo le gambe e in fondo alla schiena.

Se li ricordava a stento. Nell'altra vita, quella che aveva già vissuto, era stato troppo occupato a pensare a Cersei, a fissare Cersei, a desiderare Cersei, per anche minimamente considerare interessanti delle persone che vivevano in un luogo così ameno e grigio, lontano dagli splendori dorati del Sud.

Ora però quelle erano improvvisamente diventate persone da proteggere, persone da cui dipendeva il suo onore. Onore che era diventato la strada che Jamie voleva perseguire a dispetto di tutto, della sua famiglia, del suo passato, e molto probabilmente del suo futuro.

Lady Catelyn lei si che se la ricordava, alta e impettita, gli zigomi dei Whent che le davano un'espressione severa ma di una severità che raramente andava fino in fondo, e quella criniera di capelli rosso fango che gli era rimasta impressa fin da subito, quando giovane e pieno di ideali aveva fatto visita a Delta delle Acque smanioso di conoscere il Pesce Nero e le sue avventure vissute nella Guerra dei Re da Nove Soldi.

Fu un pensiero minuscolo, frivolo, un granello di consapevolezza senza significato, ma Jamie si ritrovò ad ammettere che forse, se suo padre non avesse scelto Lysa ma la figlia maggiore di lord Hoster come futura sposa per il suo erede, Cersei avrebbe dovuto faticare molto di più per convincerlo ad entrare nella Guardia Reale e rinunciare a tutto quello a cui era destinato.

Quei vaneggiamenti scomodi e ormai inutili si spezzarono dentro di lui non appena il re fece il suo ingresso nel cortile; senza nemmeno togliersi l'elmo quell'idiota di Robert, faticando come il barile che era, scese da cavallo dirigendosi verso l'amico ignorando chiunque altro, e pretendendo poi, una volta finite le presentazioni, di portare i suoi rispetti alla sorella di lui nelle misteriose cripte del maniero.

Praticamente dovette trascinare via una Cersei furiosa, per essere stata per l'ennesima volta snobbata e sostituita alla ragazza Stark morta da tempo.

Spero che i vermi l'abbiano divorata con gusto, gli sussurrò digrignando i denti.

Portare alla mente Lyanna Stark era sempre stato faticoso per lui. Una ragazza bruna, pallida, la luna in confronto al sole che era Cersei all'epoca, inoltre non aveva avuto il tempo di soffermarsi per davvero su di lei, Aerys lo aveva spedito a sorvegliare un palazzo reale mezzo vuoto subito dopo averlo legato alla sua persona per sempre; l'ultimo dei suoi pensieri era mettere gli occhi su un'insignificante fanciulla del nord che non aveva niente a che fare con la sua vita.

Ancora adesso si chiedeva come avesse fatto a stravolgere le esistenze di così tante persone, e la risposta finora non era mai arrivata.

 

Il banchetto serale fu la stessa identica noia della prima volta.

Robert che si dava da fare con tutte le servette che gli capitavano a tiro, Ned Stark con il suo irreprensibile viso lungo, e poi quella gente del nord, così senza filtri nei comportamenti sboccati ma pronta subitamente a mettersi una maschera fredda, di pietra, quando ti rivolgevano la parola. O ti trovavano sul Trono di Spade con ai piedi un re cadavere.

Tanto valeva guardarsi intorno, quindi. Rivivere la storia poteva essere un buon incentivo per osservare le cose da un altro punto di vista.

Dalla piattaforma sopraelevata dove mangiavano la famiglia reale e gli Stark poteva osservare in basso i figli di questi ultimi seduti in una delle tavole più vicine alla pedana degli ospiti d'onore.

Tutti rossi di capelli come la madre tranne una, la minore delle figlie femmine, se ricordava bene. D'un tratto proprio la suddetta prese un cucchiaio, e con un slancio lo tirò addosso alla sorella più grande.

La maggior parte degli astanti che avevano visto la scena si mise a ridere mentre lady Catelyn gettò un'occhiata significativa a quello che sarebbe diventato il Giovane Lupo, Robb, che prese per le braccia quel mostriciattolo di ragazzina pestifera portandola via; Jamie dal canto suo si sorprese a provare una sorta di patetica tristezza per Sansa Stark, gli ricordava un po' Tyrion e tutte le angherie sopportate per mano di Cersei, angherie che lui raramente aveva impedito.

Con un scatto si alzò, il banchetto improvvisamente non più noioso, e proprio per questo insopportabile.

Avvicinandosi alle grandi porte di legno di quercia e ferro, si fermò indeciso. Nell'altra vita era uscito da quelle principali che davano sul cortile, dopo aver punzecchiato l'irreprensibile lord Eddard rinfacciandogli il suo carattere grigio e tetro; per ripicca invece, ora che aveva avuto il dono di poter fare altre scelte e prendere altre vie, fece proprio questo, dirigendosi sul retro lungo un corridoio debolmente illuminato.

All'inizio fu solo un'eco, come un guaito pietoso di un cucciolo di animale, solo poi divenne una specie di singhiozzo, un singulto di una ragazzina appena umiliata davanti ad un'intera corte dalla sorella più piccola.

Sansa Stark stava cercando freneticamente di pulirsi l'abito macchiato, e nel contempo strofinarsi la guancia, ormai pulita ma rigata di lacrime.

“Mia signora,” la chiamò piano, per non spaventarla.

“Ser Ja-Jamie. Credevamo che foste al banchetto.” Si guardava intorno, l'amica dai capelli scuri che le stava sempre appiccicata addosso improvvisamente sparita.

“In realtà stavo cercando proprio voi. Di là stanno suonando una canzone, una melodia molto bella e nevvero anche un po' triste, e sapete, mia lady, siete la compagna ideale per ballarla.”

Ad aiutarlo, in quel medesimo attimo, le parole del ritornello arrivarono fino a loro chiare e nette, come se avessero seguito il lungo corridoio scuro appositamente per cercarli.

Ho amato una fanciulla rossa come l'autunno, il bardo aveva una bella voce ammise Jamie, con il tramonto nei capelli.

“Posso?” le sfiorò una ciocca sfuggita alla treccia, di un rame più chiaro di quello di sua madre, pallido come una foresta di querce nella tarda estate.

Forse tutto quel freddo del nord aveva sottratto un po' di fuoco al rosso dei Tully.

La vide arrossire, mentre da vera signorina ben istruita nelle arti femminili accennava un passo di danza tra le sue braccia.

“La vostra bellezza è pari a quella di vostra madre, se posso permettermi.” Che male c'era a regalarle un po' di complimenti? Molto presto quella ragazzina avrebbe avuto un assaggio di ciò che era davvero la corte di Approdo del Re, grazie a Joffrey. E a Cersei.

“Siete molto gentile, Ser.” Balbettava quasi, una dama fatta e finita, eppure c'era qualcosa di duro in lei, piccolo e duro, qualcosa che l'aveva di sicuro aiutata a sopravvivere durante “l'ospitalità” avuta dai Lannister nell'altra vita, la stessa fibra di resilienza che aveva sostenuto lui in quella cella piena di merda in cui era stato tenuto durante la sua cattività a Delta delle Acque.

“Mio nipote sarà un re molto fortunato ad avere una regina come voi al suo fianco.”

“Davvero lo pensate, Ser? Prego che il lord mio padre accetti, è la cosa che desidero di più al mondo.”

Gli occhi le brillavano. Occhi di un azzurro profondo e trasparente come acqua di fiume.

“Se lo farà sarà sicuramente una fortuna per voi, mia lady.” Ad un tratto non aveva più voglia di prendere in giro la figlia di Ned Stark. Voleva solo uscire da quel dannato castello e respirare un po' d'aria pulita. “Adesso è meglio che io vada. Un cavaliere della Guardia reale deve innanzitutto stare vicino al suo re, no?”

Robert poteva volere tutto, tranne il fiato del suo amato cognato sul collo, rifletté tuttavia con un sogghigno interiore.

Fuori, nel cortile, se respiravi abbastanza profondamente potevi liberarti presto dell'odore pesante delle candele, dei corpi ammassati e di quello del corpo di Cersei. Sempre lei, sì, sempre lei.

Il cielo era una volta scurissima, di un blu talmente denso da sembrare quasi viola, e le stelle erano talmente tante, e di un bianco così brillante, che potevi facilmente confonderti e credere che fossero fiocchi di neve, una glaciale tempesta di neve sospesa in alto, sopra le teste di tutti loro.

Non poté farne a meno Jamie Lannister. Finalmente solo con i suoi pensieri e ricordi, si permise di guardare a nord, verso la Barriera e oltre.

Forse era solo la sua immaginazione, ma un leggero ed innaturale chiarore si innalzava dall'orizzonte settentrionale, come il respiro di un esercito di fantasmi, un esercito pronto a piombare addosso a chiunque avesse avuto la stoltezza di ignorare la loro esistenza.

  
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