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Autore: Sophie Ondine    01/02/2021    6 recensioni
I pranzi in famiglia richiedono tempo ed energia. Rin lo sa bene: marito, figlie, cognati, suoceri e nipote tutti sotto lo stesso tetto. Ce la farà a preparare un pranzo degno di questo nome? Certo se poi ci si metteno di mezzo quelle pasticcione di Towa, Setsuna e Moroha, il danno è assicurato.
Seguiremo passo passo i preparativi dalla sera prima fino all'epilogo finale tra fornelli, litigi e imprevisti.
Riuscirà Rin ad arrivare salva fino alla fine della giornata?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 Sabato sera

 

Il taxi si fermò con un leggero stridio di gomme.
Il tassista annunciò la fine della corsa e il passeggero sul sedile posteriore, più veloce di qualsiasi umano, scese dal veicolo. Sembrava quasi fosse grato della fine di quella tortura: stare su un mezzo che puzzava terribilmente di un umano dedito all’alcool era troppo per il suo olfatto iper sviluppato.
Con la mano artigliata, allungò la tariffa della corsa, gonfiata da una leggere mancia che sarebbe dovuta essere il resto.

-Grazie signore- disse l’uomo alla guida prima di ripartire.

Sesshomaru non ci fece nemmeno caso. Respirò a pieni polmoni l’aria umida della sera. Nella mano sinistra teneva una piccola valigia.

Sebbene fosse un demone, quel viaggio di ritorno era stato particolarmente stressante: volo in ritardo, confusione al gate, mocciosi piagnucoloni. Mai come in quel momento aveva desiderato essere a casa sua.

Guardò la villetta davanti i suoi occhi: le luci all’interno era accese. Rin e le ragazze dovevano essere impazienti di rivederlo.

Quel viaggio di lavoro si era rivelato più lungo del previsto. Quando al telefono aveva detto a Rin che si sarebbe trattenuto un giorno in più, lei aveva nascosto la delusione con la voce migliore che potesse fare.
Lui, dall’altro capo del telefono, aveva leggermente sorriso a quella reazione: sapeva che Rin non voleva appesantirlo in alcun modo, anche se questo significava fare buon viso a cattivo gioco.

-Occuparsi dei rapporti tra clan di umani e demoni non è di certo facile. Io e le ragazze passeremo un’altra serata tra donne e quando tornerai saremo ancora più felici!- aveva trillato lei, stringendo il cellulare con veemenza, come per sfogare la delusione.

Il demone oltre alla valigia aveva anche una grossa busta: all’interno c’erano dei regali. Era un’abitudine portare qualcosa dopo un periodo di lontananza.
Si avviò a lunghe falcate verso la porta, superò il cancello del giardino, cercò le chiavi e le inserì nella toppa.
La prima cosa che investì il viso di Sesshomaru, oltre al calore, fu una raffica di urla indistinte.

-NO, FERME!-

Quella era la voce di Rin preoccupata.
Ancora sulla soglia di casa, Sesshomaru vide tre figure correre impazzite per casa.

-Maledetta, ridammi il mio telefono!- ringhiò senza ammissione di replica Setsuna.

-Non c’è bisogno di arrabbiarsi- cercava di dire Towa.

-Tanto non riesci a starmi dietro- canzonava Moroha.

Ne aveva avvertito l’odore fuori, ma Sesshomaru sperava che sua nipote fosse passata solo nel pomeriggio e poi fosse tornata a casa. Avere la copia di Inuyasha per casa era l’ultimo dei suoi desideri.

-Ragazze, per favore, non correte… oh, bentornato, Sesshomaru!-

Questa volta a parlare fu Rin, comparsa all’ingresso. Il viso leggermente accaldato, la voce preoccupata ma gli occhi illuminati alla vista del marito.
Indossava un dolcevita chiaro, i capelli erano arruffati, probabilmente perché cercava di contenere quelle tre cose che, molto probabilmente, gli avrebbero distrutto casa.
Anche le ragazze si fermarono. Non avevano notato l’ingresso di Sesshomaru, prese com’erano dalla litigata.
Towa fu la prima a prendere parola.

-Bentornato, papà!- urlò con lo stesso entusiasmo di Rin.

Setsuna, ancora irritata con la cugina, si limitò ad un’alzata di mano.

-Zio Sesshomaru, qual buon vento!- disse Moroha con quell’espressione che al demone ricordava tanto il fratellastro. Pensava impossibile che ci fosse qualcuno al mondo in grado di superare Inuyasha in qualità di essere molesto, ma si sbagliava: sua figlia era anche peggio.

-Tu non hai una casa?- fu la sola cosa che riuscì a dire, ignorando i saluti precedenti.

Moroha non sembrò per niente infastidita da quella domanda, anzi, più lo zio sembrava irritato, più lei ci trovava gusto. Dopotutto suo padre l’aveva istruita a dovere. Sfoderò un largo sorriso e disse:- Se vuoi posso chiamare papà e farmi venire a prendere, se la mia presenza non è gradita…-

Quelle parole in realtà nascondevano una velata minaccia: se Inuyasha fosse andato davvero a prenderla, si sarebbe alleato con la figlia per portare Sesshomaru al limite della sopportazione, il che voleva dire scatenare una lotta.
Alla sola idea Rin impallidì e, veloce come non mai, si fiondò accanto al marito. Gli prese la valigia e, chiudendo la porta, disse rivolta a Moroha:- Ma no cara, tuo zio prova sempre a scherzare, ma con scarsi risultati-

Ricordava fin troppo bene l’ultima volta in cui Inuyasha e Sesshomaru avevano dato il via ad una lotta in casa, con Moroha e Setsuna schierate da una parte, mentre lei, Kagome e Towa cercavano di sedare gli animi dall’altra. Purtroppo non era stato per niente facile: la percentuale di sangue demoniaco nella fazione lottatrice era troppo elevata per essere sostenuta della loro e la povera Rin si era ritrovata il giorno dopo a chiamare una ditta specializzata in riparazioni dei tetti.
Setsuna, nel frattempo, decise di sfruttare quel momento di distrazione per riappropriarsi del cellulare e fuggire lesta in camera.

-Tanto lo so che hai una tresca con Hisui!- urlò Moroha, rincorrendola.

-Aspettatemi!- le implorò Towa seguendole.

Rin tirò un sospiro profondo.
Subito sentì le spalle avvolte in un abbraccio: Sesshomaru, silenzioso come sempre, l’aveva abbracciata. Poi le sussurrò all’orecchio, dolcemente:- Ti hanno fatta disperare?-
Lei sorrise, felice del ritorno del suo demone. Poggiò una mano sul braccio possente di Sesshomaru e disse:- Un po’, ma almeno non mi annoio in tua assenza-

-Ti ho portato una cosa- disse subito lui.

E tirò fuori dalla busta una scatolina di velluto blu. Rin l’afferrò emozionata. Il fatto che lui si ricordasse sempre di lei in ogni suo viaggio era quello che la rendeva più felice. Ormai per loro era una piccola abitudine: quando dovevano partire per i rispettivi viaggi di lavoro, tornavano a casa sempre con qualcosa.

Lo ringraziò ancora prima di aprire la scatola.

-Ma non hai visto cosa c’è dentro- disse lui.

Rin scosse la testa.

-Non hai mai sbagliato un regalo in tanti anni, non credo che oggi sia giunto quel giorno-

E infatti quando aprì la scatola, rimase a bocca aperta. All’interno c’erano due orecchini, piccoli e discreti come piacevano a lei. Quello che a Rin piacque di più fu la forma, che ricordava quella di una farfalla. Le ali erano formate da piccoli rubini e la parte centrale da brillanti. Luccicavano così tanto che la loro forma discreta passava in secondo piano.
Si girò verso Sesshomaru, guardandolo negli occhi.

-Te l’avevo detto che mi sarebbero piaciuti- e poi gli depositò un bacio sulle labbra.

Sesshomaru, sentendo l’odore di Rin, l’attirò subito a se e sentì che il nervoso per la presenza di Moroha stava lasciando il posto all’eccitazione. Ricambiò il bacio con passione tanto da dimenticarsi di non essersi ancora tolto il cappotto.

-Mamma, papà! Per favore! Che impressione!!!- urlò Towa, coprendosi il viso con le mani.

I due si staccarono subito, o meglio, Rin si staccò da Sesshomaru in preda ad un imbarazzo maggiore di quello della figlia.
Sesshomaru guardò Rin in preda all’agitazione. Apriva la bocca cercando di dire qualcosa di convincente ma senza alcun risultato. Si chiese perché si agitasse così tanto: le gemelle avevano 14 anni e non era più un mistero per loro il modo in cui venivano al mondo i bambini.
Purtroppo Rin sembrava in preda al panico più assoluto, quindi decise di salvare lui la situazione.

-Cosa c’è, Towa?- domandò come se non fosse successo niente mentre si sfilava il cappotto.

La mezzo demone si tolse le mani del viso e, vedendo il padre così impassibile, si riprese dall’imbarazzo.
Rin invece tirò un sospiro di sollievo, grata al marito per averla tirata fuori da quella situazione. Era davvero difficile per lei gestire l’imbarazzo delle figlie davanti agli scambi d’affetto tra lei e Sesshomaru. Anche se alla fine quella che le dava più pensieri era proprio Towa, sua sorella Setsuna si limitava ad andarsene silenziosamente.

-Ecco, visto che sei tornato, volevo chiedere alla mamma se potevamo ordinare delle pizze visto che Moroha si fermerà a dormire da noi-

-Oh tesoro, ma certo. Mentre tuo padre disfa la valigia, andrò di sotto in taverna a prepararvi la stanza per la notte- si affrettò a dire Rin, guidando la figlia per un braccio verso la cucina.

Prima di sparire, si girò verso Sesshomaru e disse:- Quando hai finito, vieni in cucina. Per noi c’è altro da mangiare-

L’occhiolino finale fece capire al demone che Rin aveva in mente di passare un po’ di tempo loro due da soli e che la presenza di Moroha era stata calcolata per tenere impegnate le figlie.

-Va bene- disse lui.

***

Nonostante le camere si trovassero al piano superiore, le tre cugine quella notte avrebbero dormito al piano inferiore.
Towa e Setsuna avevano due camere separate, ma quando Moroha si fermava da loro, Rin preparava sempre la stanza al piano di sotto, nella taverna. Lì c’era una stanza con un grande letto matrimoniale, che avrebbe ospitato tutte e tre per la notte, e un grande televisore per guardare un bel film in santa pace. Le ragazze avrebbero avuto tutto a loro completa disposizione senza disturbare i genitori e senza essere disturbate.

-Mi raccomando, ragazze, non fate troppo tardi e, soprattutto, non cominciate alcun tipo di lotta- si raccomandò Rin.

Non ricevendo risposta dall’unica persona a cui era rivolta tale raccomandazione, decise di essere più esplicita.

-Setsuna, mi hai capito bene?- chiese.

Sua figlia la guardò come se non fosse colpevole di nulla.

-Non è colpa mia, Moroha mi provoca-

-Io?? Zia Rin, spero che tu non le creda- piagnucolò l’altra.

-Tranquilla, mamma. Le controllo io- si offrì subito volontaria Towa, tentando di alleggerire le preoccupazioni della madre.

Rin fece finta di crederci e sorrise.
Mentre saliva le scale per andare in cucina, però, sentì chiaramente l’inizio di una litigata.

-Allora, cuginetta, non hai intenzione di dirci niente su Hisui?- aveva iniziato a punzecchiarla Moroha.

-Adesso smettila, sei molesta!-

Dentro di sé si augurò che la promessa fatta da Towa potesse essere mantenuta.
Quando entrò in cucina, Rin vide Sesshomaru seduto ad aspettarla.

-Invitare Moroha è stato un tentativo per ritagliarci un momento di pace?- le domandò subito.

Rin si avvicinò, prendendo posto vicino a lui.

-Sì e no. In effetti domani mi serviranno più mani possibili-

Sesshomaru non capì.

-Ecco, vedi… in effetti il fatto che tu sia dovuto rimanere fuori più tempo del previsto non aiuta- disse Rin grattandosi la tempia visibilmente in difficoltà- ma ho organizzato un pranzo tutti insieme domani e…-

Sesshomaru sperava di aver capito male.

-Tutti insieme?- domandò interrompendola.

Lo sguardo del marito era troppo per Rin. Si alzò con la scusa di mettere in tavola quello che aveva preparato per loro due. Mentre si muoveva, cercava di trovare il più presto possibile le parole adatte a spiegarli la situazione senza farlo infuriare.

-Beh, mentre eri via… un giorno mentre eravamo di turno io e Kagome in ospedale, abbiamo pensato che sarebbe stato bello fare un pranzo tutti insieme. Ormai tu e Inuyasha riuscite a stare nella stessa stanza senza cercare di uccidervi per più ore di seguito, tua madre e Izayoi sembrano amiche di vecchia data e le ragazze vanno d’accordo-

Non fece in tempo a finire la frase che subito dal piano di sotto arrivò un tonfo, seguito dalla voce infuriata di Setsuna che urlava “MOROHA”.

-In effetti è proprio quello che direi io ora- disse sarcastico Sesshomaru.

-Normali litigi tra adolescenti- cercò di giustificarsi Rin mentre disponeva sul tavolo la loro cena.

Sesshomaru osservò i piatti. C’era un pasticcio di carne, probabilmente piccante come piaceva a lui, delle verdure al forno ben arrostite, pane fresco comprato quella stessa mattina e della frutta già lavata e tagliata all’interno di una grande ciotola. Erano le cose che lui preferiva mangiare in assoluto.
Molte volte aveva disprezzato gli essere umani, ma Rin riusciva ancora a stupirlo.

-Hai preparato apposta questi piatti per rabbonirmi?- chiese sospettoso.

Lei sorrise, come se avesse un asso nella manica. E in effetti ce l’aveva. Si alzò di nuovo e si diresse verso il frigorifero, ne tirò fuori una piccola teglia a forma di cuore, regalo delle figlie per il compleanno, con all’interno quello che sembrava essere un dolce.

-Ho preparato una mini cheesecake all’arancia. Leggermente aspra, come piace a te- disse lei trionfante.

I vecchi detti di sua nonna si erano sempre rivelati veritieri: per quanto davanti a lei ci fosse un demone maggiore potente, temuto e rispettato, Sesshomaru era pur sempre un uomo. E si sa, la via per il cuore di un uomo passa sempre per il suo stomaco.

Il demone alzò le mani al cielo in segno di resa.

-Hai vinto. Umana 1- demone 0-

Rin sorrise radiosa. Tornò al tavolo per mangiare insieme, ma prima che potesse dire “Itadakimasu”, Sesshomaru l’anticipò con una frase che lasciava ben poco spazio all’immaginazione.

-Domani casa nostra si trasformerà in un circo e va bene, ma questa- disse indicando la torta per lui- la finiamo a modo mio… di sopra!-

Forse Moroha sarebbe potuta diventare ospite fissa nei weekend.

Salve a tutti, lettori. So che dovrei aggiornare le altre storie ( e i capitoli nuovi sono in fase di preparazione), ma ho volevo assolutamente scrivere questa breve fic visto il nuovo sequel che mi sta tanto ispirando.
Spero vi piaccia questo capitolo.
Un saluto a tutti!

  
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