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Autore: FarAway_L    02/02/2021    1 recensioni
«Parti», era un grido misto a paura, «Metti in moto o per noi sarà la fine».
Era la mano di Nathan quella che stava scuotendo nervosamente la spalla di Camylla, la quale sembrava essere entrata in un limbo di emozioni pericolose e contrastanti. Quella più dominante però, era il panico. E per quanto si sforzasse di voler girare la chiave per far partire quella benedetta auto, non riusciva a muoversi. Neanche ad emettere nessun suono. Solo, fissava la strada difronte a sé attraverso occhi persi. Arrendevoli.
Le sirene della polizia cominciavano a farsi vicine e ben udibili.
Troppo vicine. Troppo udibili.
A ritmo scandito.
Stavano arrivando.
MOMENTANEAMENTE SOSPESA
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo III.
3.397 parole

Vorrei ringraziarti, vorrei stringerti alla gola
sono quello che ascoltavi, quello che sempre consola.
Sono quello che chiamavi se piangevi ogni sera
sono quello che un pò odi e che ora un pò ti fa paura 

 
Al termine della lezione Camylla si ritrovò ad inserire il quaderno all'interno della borsa con estrema calma e lentezza: non aveva risposto al messaggio di Theo che le era arrivato qualche ora prima; con sobrietà la sua mente aveva cominciato ad elaborare delle possibili ipotesi, dando libero sfogo all'immaginazione sulla plausibile motivazione di quell'incontro a pranzo. Era arrivata persino a pensare che la sua amica Alyssa ne sapesse più di quanto in realtà non le avesse dato a credere.
«Dove pranzeremo?», decise di metterla alla prova: si voltò nella sua direzione mentre cercava di chiudere la borsa. Trovò Alyssa immersa nei propri pensieri mentre distrattamente digitava qualcosa sullo schermo del telefono.
«Aly, dico a te», Camylla le passò la mano libera davanti agli occhi per attirare la sua completa attenzione.
«Mmmh..ti ascolto», Alyssa puntò le sue iridi neri in quelli castani di Camylla, ed un sorriso perfetto le incorniciò il volto: si grattò furtivamente una guancia mentre stava cercando di dare un pizzicotto giocoso sul braccio dell'amica.
«Cosa facciamo adesso?», prima che Camylla potesse avere la possibilità di rispondere ad Alyssa, il viso paffutello circondato dai capelli castano chiaro portati sciolti lungo tutta la lunghezza della spalle di Khloe fece capolino tra le due amiche.
«Adesso si mangia. Che ne dite di andare a casa mia?», Alyssa aveva proposto di uscire fuori dall'area universitaria, evitando così di introdurre all'interno dei loro organismi, cibi provenienti dalla mensa - di discutibili qualità - del campus.
«Ottima idea! Ma riusciremo a tornare in tempo per la lezione di Internazionale?», Khloe sembrò la sola ad interrogarsi su quella domanda e se ne rese conto dal sorriso dileggiatore che comparve sul volto di Alyssa. «No, non esiste! Non salterò anche questo discorso accademico», il dito indice di Khloe si stava muovendo ad una tale velocità davanti agli occhi di Alyssa da sembrare quasi volesse minacciarla. Per tutta risposta, Alyssa si trovò a mimare un labbiale ben leggibile in cui le parole “io sì” erano a dir poco scandite e fin troppo chiare - per non dire scontate.
«Io oggi dovrò essere la  “pupillage” di Lucas», Camylla, divertita dalla scena di poco prima, si ritrovò a sbuffare vistosamente: quello stesso pomeriggio sarebbe dovuta andare allo studio  “Price and Kelly” per dare una mano al suo capo con la preparazione di un caso la cui udienza sarebbe stata a breve.
«Passerei volentieri anche io un giorno con Lucas», sotto la risata allegra e sonora di Khloe, Alyssa strizzò l'occhio destro a Camylla, prima di superarla e cominciare a scendere gli scalini che separavano l'aula dall'uscita.
 «Aly, ma noi non-», Camylla riuscì ad afferrare Alyssa per il braccio, raggiungendola brevemente: così facendo era riuscita ad arrivarle affianco, lasciando Khloe qualche passo più indietro. Aveva comunque abbassato la voce per evitare che potesse sentirla.
«Dopo pranzo», l'aveva interrotta Alyssa senza neanche dare il tempo a Camylla di finire la frase. «Dovrai dire a Lucas che ritarderai qualche minuto».
Camylla aprì debolmente la mano con la quale aveva afferrato il braccio di Alyssa, e lasciò che le ricadesse penzolone al suo fianco: rimase interdetta dalle parole dell'amica, bloccandosi quasi istintivamente a metà scalino. Quella sembrava essere la conferma delle insinuazioni silenziose che poco prima avevano fatto capolino nella mente di Camylla; l'atteggiamento dubbio che stava avendo Alyssa sembrava star dando a Camylla risposte segrete e stranamente reali.
«Hai visto un fantasma?!», Khloe le arrivò sorridendo alle spalle, avvolgendole il braccio intorno al collo e stampandole un sonoro bacio sui capelli. Camylla si lasciò condurre fuori dal campus dall'amica e dalla sua risata limpida e cristallina, ripromettendosi di far chiarezza quanto prima su ciò che stava accandendo.

«No, ok. Aspettate un secondo..», Camylla aveva socchiuso gli occhi, respirando aria a pieni polmoni mentre con i palmi aperti delle mani rigide davanti a sè, continuava a muoverle debolmente. «Questo sarebbe il piano geniale?», una risata nervosa le uscì istintiva al termine della domanda retorica. Si trovò ad osservare una per una le persone sedute al tavolo: Theo stava annuendo vistosamente, con fare soddisfatto; Nathan sorseggiava lentamente il caffè - rigorosamente amaro - mentre tamburellava con le dita sul vetro ghiaccio del desco; Alyssa. Alyssa la stava fissando, immobile, con le gambe accavallate e le braccia conserte. Non aveva ancora preso parola, si era semplicemente seduta e aveva lasciato che a spiegarsi fossero gli altri presenti all'incontro.
«Ditemi che è uno scherzo e la finiamo qua!», Camylla era confusa. Si augurava che quello che aveva appena sentito fosse frutto di una beffa riuscita male. Perchè in quel preciso momento non riusciva a darsi nessun'altra spiegazione possibile: non riusciva soprattutto a capire come mai la sua amica non le fosse andata incontro, dandole una mano.
«Sentite, io devo andare a lavoro. Seriamente», la stanza era divenuta fredda, triste e vuota: il silenzio che si era andato a creare - dove anche Nathan aveva smesso di rumoreggiare con la mano - era gelido e  asfissiante; il ticchettìo delle lancette dell'orologio appeso sulla parete sembrava scandire un tempo lento e profondo, carico di ansia, impazienza e irritabilità. Camylla decise di far perno sul tavolo per riuscire ad alzarsi e abbandonare quella posizione scomoda a tutti gli effetti.
Theo aveva appena allungato il braccio davanti a sè, pronto a bloccare Camylla e a prendere parola ma fu interrotto sul nascere da Alyssa che con un cenno negativo della testa fece intendere che avrebbe provato lei a parlare con l'amica. Camylla osservò attentamente per l'ultima volta gli sguardi dei presenti che sembravano trasmettere tutti la stessa ed unica cosa: sicurezza. Scosse flebilmente la testa prima di voltar loro le spalle e raggiungere l'attaccapanni. Anche lei, in quel momento, era decisa: aveva il forte desiderio di uscire da quella casa che le stava andando stretta; aveva il bisogno di esternarsi dai fatti che le erano stati descritti come una ventata di aria fresca. Aveva necessità di scrollarsi di dosso quell'ultima ora trascorsa nell'incredulità.
Camylla sentì alle spalle un rumore sordo e secco e si accorse dei passi decisi di Alyssa volti nella propria direzione: aveva chiuso l'enorme porta a vetri che divideva la cucina dalla sala, isolando Theo e Nathan per poter così avere la possibilità di un confronto.
«Cam, capisco come ti senti ma-», Alyssa stava usando un tono apparentemente calmo e deciso mentre il suo sguardo fisso non trasudava nessun accenno di esitazione o di risentimento.
«Ma cosa Aly, cosa?!», per quanto Camylla avesse voluto essere delicata, stava perdendo il controllo e la sua voce stava risultando essere ben oltre la soglia della calma. «Spero tu mi stia prendendo in giro perchè non posso credere altrimenti», stava cercando di infilarsi il cappotto ma con l'inquietudine che stava prendendo il sopravvento, anche tale semplice gesto stava risultando essere più complicato del previsto.
«Pensaci Cam, davvero. Anche io ho reagito così quando ieri me ne hanno parlato», Alyssa stava aiutando l'amica con la manica sinistra: la stretta solida e il polso ben fermo erano in netto contrasto con il tono comprensibile che stava usando.
«Voi siete completamente impazziti!», dopo essere riuscita ad abbattonare per intero il giacchetto, Camylla si ritrovò a fare due passi indietro per poter osservare meglio Alyssa. «Sei tu che devi pensarci bene, ma come può anche solo passarti per la testa l'idea di accettare?», adesso stava quasi bisbigliando, allentando le difese che aveva creato per controbattere Alyssa: le stava offrendo la possibilità di tirarsi indietro, nonostante ancora non si spiegasse il motivo per il quale avrebbe dovuto accettare.
«E' illegale! Te ne rendi conto, sì?», contrariamente a quanto aveva creduto, Camylla stava continuando a sussurrare, mentre con la mano sul fianco aspettava una risposta che tardava ad arrivare: il silenzio di Alyssa era realistico e troppo deciso; la tensione sembrava essere palpabile e la pazienza sembrava andare scemando.
«Ma poi, chi diavolo è questo Nathan? Come puoi pensare di fidarti se neanche lo conosci?!», ormai la sua tolleranza al silenzio stava risultando schiacciante e fastidiosa, per questo Camylla gesticolava nervosamente mentre mille domande le ronzavano in testa in cerca di risposte che Alyssa sembrava non volerle dare.
«Potrebbe davvero cambiare le nostre vite», Alyssa aveva fatto un piccolo passo avanti, raggiungendo Camylla e avendo così la possibilità di metterle entrambe le mani sulle spalle: si stavano sfidando con gli occhi; nero contro castano; pazzia contro ragionevolezza; follia contro sanità mentale. «La scorsa notte non ho chiuso occhio ma sono arrivata alla conclusione che il rischio potrebbe valerne il guadagno», Alyssa stava usando quella freddezza sicura ed innocente da far sembrare il tutto effettivamente una questione di poco conto.
«Ma ti senti mentre parli?», non avrebbe funzionato. Non stavolta. Camylla scosse impercettibilmente la testa come a volersi scrollare di dosso la frase che aveva appena udito.
«Perchè? Perchè ti stai comportando così Aly?», era quasi una supplica la domanda che uscì debolmente dalla bocca di Camylla; una voce fiaca, disperata. Le aveva preso la mano sinistra nella sua, stringendo lievemente perchè voleva che Alyssa capisse che Camylla era lì, per lei. «Che succede davvero?», gli occhi di Camylla stavano cercando di scavare un velo di verità nello sguardo di Alyssa, un gesto involontario che avrebbe tradito la sua fermezza nella decisione. Ma non vi riuscì a trovarlo.
«Credo solo che Theo e Nathan abbiano avuto davvero una brillante idea», stavolta toccò ad Alyssa allontanarsi da Camylla, liberandone la mano dalla sua stretta. «E tu saresti stupida a non cogliere quest'occasione al volo!», con il dito di Alyssa puntato contro e le labbra serrate alla fine dell'esclamazione, a Camylla crollarono tutte le certezze. Rimase immobile con la bocca semi-aperta e le braccia inerme lungo i fianchi, mentre nel suo cervello una sicurezza dopo l'altra vacillava nel vuoto: stava dubitando della persona che si trovava difronte mentre la osservava da sotto le ciglia umide.
Non riusciva a proferir parola perchè avrebbe avuto così tanto da dire che non avrebbe saputo neppure da dove cominciare. Si ritrovò ad allargare le braccia, e a scuotere visibilmente la testa, arresa. Se la decisione di Alyssa era stata presa, Camylla dovette ammettere a sè stessa di non conoscere così bene l'amica come avrebbe creduto; dovette ammettere di non riconoscerla nei gesti decisi e nelle parole dirette e sincere.
La suoneria improvvisa proveniente dalla tasca dei jeans di Camylla fece sussultare entrambe contemporaneamente: Alyssa si morse il labbro inferiore mentre Camylla venne scossa bruscamente dai propri pensieri. Con la mano incerta e lo sguardo assente, cercò di prendere il telefono e di regolarizzarne il respiro.
«Cavolo!», un sussurro uscì debole ma udibile dalla bocca di Camylla mentre si stava portando all'orecchio il telefono. «Pronto?! Lucas sì, sto arrivando. Sono dietro l'angolo», si passò distrattamente una mano tra i capelli, spettinandoli ulteriormente, prima di voltare le spalle ad Alyssa e sbattersi la porta dietro di sè.
Lasciò quella casa piena di dubbi, di domande senza una risposta, di sconforto e amarezza. Lasciò quella casa divenuta fredda a gelida, sorretta da muri che conoscevano la verità più di quanto la conoscesse Camylla.

01 Ottobre.

Al termine della lezione Camylla si ritrovò a tirare un sospiro di sollievo: un pò perchè finalmente il week-end era giunto alle porte e per ben due giorni non avrebbe dovuto metter piede in quel campus - nonostante si fosse mentalmente ripromessa di cominciare a studiare per evitare di trovarsi a fare tutto a pochi giorni dagli esami -, un pò perchè finalmente poteva avere la possibilità di lasciare quella posizione scomoda: per non dover affrontare le plausibili domande opportune che avrebbe fatto Khloe qualora Camylla non avesse preso il solito posto in aula, quest'ultima aveva deciso di ingoiare il boccone amaro e silenzioso, e sedere affianco anche di Alyssa.
Oltre ad un saluto pronunciato a mezza bocca da parte di entrambe e qualche occhiata di sfuggita ogni tanto, la loro lezione era stata seguita quasi attentamente.
«Ragazze, io vi saluto», Khloe stava cercando di legare i capelli in uno chignon ma l'elastico usato sembrava essere troppo piccolo. «Oggi è giornata di shopping sfrenato con mia mamma», il suo sorriso spontaneo e sincero fece sorridere anche Camylla.
«Giusto! Domani per qualcuno sarà un giorno speciale», Alyssa diede un tenero pizzicotto sulla guancia di Khloe, facendola arrossire leggermente. «Cerca di non far spendere troppo Brianna».
«Ci proverò», Khloe diede un furtivo bacio sulle guancie di entrambe le ragazze prima di salutarle con la mano e vederla quasi correre per le scale dell'aula pronta ad affrontare un pomeriggio di divertimento con sua mamma.
Camylla la guardò allontanarsi, sorridendo ad una possibile scena sulla scelta di un vestito ritenuto troppo osè per la cinquant'enne ma a dir poco perfetto per la figlia. Con in sottofondo il vociferare degli altri studenti ancora presenti nella sala, Camylla fece perno sulle punte dei piedi ricoperti da stivaletti color amaranto: con quel gesto sperava di riuscire a scorgere all'interno della borsa sommersa da libri e quaderni, gli auricolari che l'avrebbero tenuto compagnia lungo il tragitto che l'avrebbero portata a lavoro, prima di affrontare le ultime ore di impegno in vista del fine settimana.
«Cam, io vorrei parl-», Alyssa le aveva appoggiato delicatamente una mano sulla spalla mentre un sorriso innocente le stava incorniciando il volto stanco e degli occhi ricoperti da occhiaie pronfonde contornavano iridi penetranti.
«Devo andare, mi dispiace», tagliò corto Camylla nonostante una leggera fitta allo stomaco fece sentire la sua presenza: avrebbe voluto chiarire con Alyssa ma Lucas era stato irremovibile sull'orario, considerando il ritardo del giorno precedente. Le dispiacque persino vedere l'amica in quello stato di stanchezza ma dopotutto era una situazione che si era creata da sola.

La porta scorrevole si apriva su di un ampio salone mattonellato chiaro, circondato da piante ben curate - grazie ad Eryn, la signora delle pulizie -, con quadri ben delineati tra loro raffiguranti la storia dello studio e le generazioni che avevano fatto sì che questo diventasse uno dei migliori nella città. Al centro della stanza era sita una scrivania in vetro stratificato che sorreggeva due computer, un telefono, due porta-penne, una cornice e i gomiti pesanti di Naomi - segretaria esperta ed affidabile.
«Salve signora Shaw», Camylla entrò all'interno dell'edificio con un sorriso ad illuminarle il volto: non avrebbe permesso di compromettersi tirocinio. Non avrebbe mischiato i problemi che si stavano creando nella sua vita con il lavoro che sperava avrebbe svolto nel giro di pochi anni.
«Ciao Camylla. Il signor Price ti aspetta nel suo ufficio», Naomi alzò la cornetta del telefono per avvertire Lucas dell'arrivo di Camylla ma mimò con le labbra delineate da un rossetto ben marcato rosso, un “oggi è dura” accompagnando il tutto con un movimento agile della mano sventolata davanti al viso, mostrando così le unghie smaltate di nero, in netto constrasto con il vestito verde acceso che le fasciava fin troppo le curve. Camylla alzò gli occhi al cielo con fare giocoso mentre si dirigeva a passo svelto verso l'enorme ufficio sito alla fine del lungo corridoio.
A metà percorso, Camylla avvertì una leggera vibrazione proveniente dalla tasca sinistra del suo giubbotto: rallettando il passo, cercò di intravedere chi fosse senza dover estrarre il cellulare ed evitare così che Lucas potesse notarlo.

Messaggio ricevuto: ore 02.58 pm
Da: 07985289103
Ciao Camylla, sono Nathan Mills. Scusa il disturbo ma vorrei avere la possibilità di portarti a pranzo fuori, per poter parlare. Da soli. Fammi sapere! A presto

Camylla si fermò istintivamente al centro del corridoio, cercando di mettere ben a fuoco ciò che credeva di aver appena letto. Si maledisse per non essersi messa gli occhiali e si ritrovò a dover strizzare gli occhi per poter confermare quello che a primo impatto le sembrava di essere riuscita ad intravedere.
Un ragazzo sulla trentina le andò a sbattere contro la spalla, regalandole offese silenziose che riuscì a trasmettere con lo sguardo fulmineo che le riservò, prima di scomparire dietro una porta di vetro bianco scuro alla sua destra. Solo in un secondo momento Camylla si rese conto che quella era la stanza delle fotocopie.
«Signorina Evans, pensa di raggiungermi o vuole ritardare anche oggi?», il tono fermo ma allegro di Lucas rieccheggiò tra le mura color arancione chiaro, riscuotendola dai propri pensieri: si stava domandando per quanto ancora avessero provato a farle cambiare idea; a quale sarebbe stata la prossima mossa qualora avesse rifiutato la proposta di Nathan; e chi tra Theo ed Alyssa fosse stato a dare il numero di cellulare a quello sconosciuto.
Bloccò lo schermo del telefono sospirando debolmente, e decise di accorciare le distanze che la separavano dallo studio. «Signor Price», Camylla le sorrise, accennando con la testa ad un saluto di cortesia mentre si richiudeva la pesante porta di vetro alle sue spalle. Lo trovò seduto ben composto dietro la scrivania, con un completo elegante grigio scuro ed una cravatta nera fermata da una spilla oro.
«Bene signorina Evans, oggi ho bisogno che tu ti occupi di un contratto stipulato tra da due soci in affari», Lucas le allungò il fascicolo racchiuso da una foderina blu. «Purtroppo uno dei due è venuto a mancare. E non sembra esser stato un'incidente», il sorriso beffardo, contornato da uno strato leggero di barba, fece istintivamente sorridere anche Camylla: capiva perfettamente perchè Alyssa avrebbe voluto trascorrere una giornata allo studio. Lucas era affascinante, di bella presenza.
«Immagino che io debba scoprire dei cavilli nel contratto che possano confermare o meno l'omicidio e proteggere il nostro cliente», Camylla afferrò il fascicolo, sfiorando con le dita la mano di Lucas. Un brivido strano l'aveva appena percossa, facendole abbassare lo sguardo che fino a quel momento era rimasto vigile e attento.
«Impari in fretta Evans!», Lucas le riservò uno sguardo languido con quegli occhi scuri allungati nascosti da ciglia folte; sorrise mostrandole dei denti perfettamente bianchi. Camylla si ritrovò a stringere a sè il fasciolo ringraziando il proprio capo con un cenno della testa. Si voltò per lasciare così quell'ufficio che improvvisamente si era fatto stretto, piccolo e asfissiante, prima di raggiungere la sua misera scrivania situata nella stanza affianco alla macchinetta del caffè.
Si lasciò cadere sgarbatamente sulla sedia nera, distendendo le gambe sotto al tavolo: si guardò intorno notando come tutti gli altri associati stessero svolgendo il loro compito in maniera efficace ed attenta. Si muovevano tra le scrivanie con passo deciso e svelto, tenendo ben saldi i libri presi in prestito dalla biblioteca posta al terzo piano dello studio. Decise di fare altrettanto, ripromettendosi che avrebbe svolto perfettamente il compito che le era stato affidato.
Si tolse il cappotto prima di sistemarlo sullo schienale alle sue spalle, esitando per qualche frazione di secondo: la tasca conteneva il cellulare e per quanto volesse rispondere al messaggio di Nathan, scelse di concentrarsi sul contratto in questione ed accantonare per qualche ora la sua vita privata.
Stava sistemando tutto il suo occorrente così da aver il necessario a portata di mano, quando un piccolo dettaglio all'interno del fascicolo aperto alla prima pagina, riuscì a  catturare completamente l'attenzione di Camylla: ne afferrò la facciata, portandosela davanti agli occhi e sistemandosi accuratamente sulla sedia.

Contratto di associazione e collaborazione a progetto
Tra il Sig. Mills Davis nato a Londra il 23/07/1970 residente a Londra via Victoria St, 12
e il Sig. Foster James nato a Londra il 05/03/1969 residente a Londra via Webber St, 2
 
Camylla dovette sbattere ripetutamente le palpebre per poter assimilare bene tale informazione letta: ci mise una manciata di minuti abbondanti affinchè il suo cervello riuscisse a collegare il cognome di Mills al nome di Nathan. Rimase a fissare il contratto con occhi decisi, come se le scritte potessero improvvisamente cambiare ma quando si rese conto che ciò non sarebbe mai potuto succedere, decise di alzare la cornetta del telefono situato alla sua sinistra, all'angolo della piccola scrivania per poi comporre il numero 1.
«Evans, che succede?», Lucas rispose al secondo squillo.
«Chi dei due è deceduto?», la voce di Camylla risultò bassa ed attenta, quasi timorosa. Giocherelleva, con la mano libera, con la punta del foglio del contratto. «Mills o Foster?»,  e quella domanda sussurrata le fece socchiudere gli occhi mentre si stava mordendo nervosamente il labbro inferiore.
«Foster», una voce dettata dalla sicurezza che Lucas non tardò a comunicare. In assenza di risposta dall'altro capo del telefono, fu Lucas a stroncare quel silenzio assordante «Se non c'è altro, torniamo a lavoro».
«Certo, sì..Grazie», Camylla si maledisse per l'atteggiamento imbarazzante che aveva appena avuto con Lucas. Riattaccò la cornetta con più domande di quante non ne avesse prima della telefonata: avrebbe dovuto scoprire se davvero Foster James era stato assassinato, e se davvero - come Price aveva fatto sottointendere - nel contratto esisteva una clausola particolare che inconsapevolmente potesse incolpare Mills Davis.
E soprattutto avrebbe dovuto capire quale rapporto si celava tra Davis e Nathan.







 
IM  BACK!
Sono consapevole della stesura dubbia di questo capitolo.
Btw, qualche segreto 
forse potrebbe cominciare a svelarsi: con un pò di  fiducia tutti i nodi verranno al pettine. 
C'è stata una breve ma intensa discussione tra Camylla ed Alyssa, la quale una non ha intenzione di aderire al fatidico 
piano geniale mentre l'altra sembra irremovibile. Ancora però non è chiaro a cosa si faccia riferimento, perciò potrete sbizzarrirvi con la fantasia e farmi conosocere le vostre ipotetiche supposizioni :)
Pooi è subentrato il caso allo studio dove Camylla sta facendo del tirocinio..
Lascio a voi tuuutti i tipi di commenti che avrete da fare: anzi, sarei lieta di chiarirvi le idee (senza scendere nel dettaglio). Perciò, non abbiate freniii :)


AH! Ci tenevo a precisare che i vari dati anagrafici dei personaggi e il numero di telefono di Nathan, sono frutto d'immaginazione. 

L'ultima cosa prima di lasciarvi sul serio. Non sono solita farlo, anzi credo sia la prima volta.
Se avete voglia di leggere qualcosa di semplice a livello di scrittura ma forte a livello d'impatto ed emozioni, vi consiglio 
TEMPORARY FIX di SheHadTroubleWithHerself. Sono sicura che non ve ne pentirete.

Un bacio, a presto! :)

G.xx
 
 
  
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