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Autore: N a r a y    02/02/2021    0 recensioni
«Perché hai dimenticato ...»
Il diavolo parve riflettere e con un sorriso amaro ondeggiò la testa: «Raf ... lascia perdere»
«Ma eravamo finalmente legati! Avevamo qualcosa che ci rendeva vicini, non solo noi due, ma anche gli altri! Me lo avevi detto anche tu! Me lo ricordo! Avevamo detto che nulla sarebbe cambiato da quel giorno, perché invece tu ti comporti così ora!»
Raf pronunciò ogni singola frase che fin dall'inizio di quel giorno si era tenuta dentro. Le aveva ripensate e ripensate cercando il giusto approccio per porsi a lui, ma Sulfus era così sfuggente e non appena ne ebbe l’opportunità, Raf dette vita a tutti quei pensieri.
Sulfus non si scompose. Con sguardo neutro cercò di non mostrare a Raf la sua irrequietezza: «No ...» si limitò a rispondere. «Un giorno mi ringrazierai, e così anche gli altri».
Raf scosse la testa. Non ci voleva credere, le sembrava tutto così assurdo!
Assurdo che Sulfus si fosse imposto di tornare suo nemico come in principio e dimenticare tutto quello che avevano passato insieme!
Un senso di malessere pervase l'angioletta non appena gli occhi si posarono sul viso di Sulfus.
Girato di profilo il diavolo sembrava avere un’aria sofferente.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Raf, Sulfus
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno a tutti!
È passato qualche annetto da quando non ho più aggiornato questa storia, ma ho un messaggio per chi sta ancora seguendo questa avventura o ha appena iniziato a farlo: non prometto di aggiornare settimanalmente come nelle precedenti pubblicazioni, ma vedrò di non fare enormi ritardi. Inoltre, questo è un esperimento che mi piacerebbe veder giungere ad una bella conclusione, per questo revisionerò anche i precedenti capitoli pubblicati negli scorsi anni.

Detto ciò, annuncio la ripresa di questa storia con questo nuovo capitolo!
Ringrazio chi leggerà e ovviamente, le recensioni sono sempre molto gradite!





 
 
 
 
 
Sensi di colpa





 
 
 
 
 
 
«Sulfus … Sulfus!»
Il giovane diavolo dagli occhi dorati si girò con disinvoltura verso il suo interlocutore.
«Devo venirti a prendere in braccio come una principessa o riesci a muoverti da solo sulle tue gambe?»
«Oh ti prego provaci, sono troppo curioso!»
Cabiria sbuffò avvicinandosi al giovane, ancora steso sul letto dell’incubatorio. «Ti vuoi muovere? Ti stiamo cercando da un pezzo! Dobbiamo andare in sala professori, Arkan e Temptel devono parlarci.»
Sulfus alzò gli occhi al cielo e raddrizzandosi sul letto, indossò il suo lungo trench in pelle: «Avete paura di beccarvi una nota sul registro?» ridacchiò alzandosi in piedi.
«Magari, ma credo abbiano da dirci cose molte serie.»
«Hai paura?» sbuffò Sulfus.
 
Cabiria assunse un’espressione dura: «No, ma sono certa che si tratti dei Riviventi e io sono stufa di doverci avere di nuovo a che fare!»
Sulfus si affiancò a lei e la osservò con sguardo perplesso: «E io che pensavo che i depistaggi e le indagini stile detective ti avessero entusiasmata tantissimo l’anno scorso …» ammise «Cabiria, Cabiria, che mi nascondi?» i suoi occhi ferini iniziarono a brillare.
Cabiria non parve comunque turbata: «Nulla, andiamo.»
Il diavolo la vide tagliargli la strada e senza fare altre domande la seguì con un sorrisino sul viso.
Il suo gruppetto di diavoli lo stava aspettando proprio in corridoio.


Kabalè picchiettava la suola del suo stivale a terra mentre teneva le braccia conserte al petto. Non aveva una bella espressione: «Finalmente hai deciso di mostrarti!»
Sulfus mantenne quell’arrogante sorrisino sulle labbra: «Si può sapere che vi prende? Dov’è finito il rispetto per i più grandi!?»
Kabalè lo guardò in cagnesco e lui ricambiò con una pacca poco amichevole sulla spalla.
«Allora ansiosi, malfidati e ingrati amici: andiamo!» e con le mani alzate si girò, dando la schiena al gruppo e incamminandosi verso la sala professori dove si sarebbe tenuto il colloquio.


Il gruppo lo seguì mentre la luce della luna dalle finestre iniziava a mostrarsi. Rimasero tutti in silenzio mentre camminavano dietro le spalle del loro capo.
Sulfus li guardò con la coda dell’occhio mentre iniziarono a salire alcune scale. Scosse la testa e arrivati al piano superiore si avvicinò ad un grande portone.
“Aria tesa stasera …” si ritrovò a pensare.
Il portone fu lui ad aprirlo e appena i diavoli misero piede dentro la sala, videro davanti a loro il gruppetto degli angeli affiancato da Arkan e Temptel.


Sulfus alzò un sopracciglio: «Beh, buonasera!»
La professoressa gli fece segno di avvicinarsi: «Venite ragazzi, vi stavamo aspettando.»
Le loro facce non sembravano molto serene. Soprattutto quella di Temptel.
Quando i diavoli giunsero al centro della stanza, i due professori fecero segno ad entrambi i gruppi di eterni di sedersi sulle dieci sedie intorno a un tavolo da una pulita forma circolare. Quando tutti furono sistemati, Arkan esordì con un “molto bene” che però non sembrava promettere nulla di buono.
I giovani eterni lo capirono subito. Agli angeli pizzicava l’aureola e ai diavoli vibravano le ali.
Sulfus rivolse lo sguardo verso i rivali eterni: non mancava nessuno, tutti presenti con le aureole sintonizzate sulla bocca di Arkan.
«So a cosa state pensando ragazzi…» cominciò Arkan portando entrambe le mani dietro la schiena «…la questione dei Riviventi assilla ancora le vostre menti e dopotutto non vi biasimiamo, siete stati i primi ad affrontare, anche con una certa imprudenza, quei mostri…»
«Vi abbiamo chiamato qui per parlare di un’altra cosa in realtà… - ammise il professore sistemandosi gli occhiali sul viso - …volevamo sapere come stavano procedendo i vostri primi giorni qui a scuola; insomma, un nuovo anno, un nuovo inizio.»
Ci fu qualche minuto di silenzio. Un po’ imbarazzante, ma pieno di scambi di sguardi.
 
«Davvero?» esordì Sulfus guardando Temptel direttamente sulle lenti dei suoi sottili occhiali.
La professoressa sembrò irritarsi: «Sì anche io ci tengo a saperlo! - e incrociò le braccia al petto - Suvvia! Non sarete mica dei diavoli timidi a parlare davanti a un angelo, spero!» minacciò lei alzando il naso a punta.
«Sapevo che in fondo mi voleva bene!» mormorò Gas con gli occhi a forma di cuoricino. Era risaputo della sua cotta per la Temptel, certo però che in quel momento non sembrava essere il momento più giusto per rimarcarlo.
I diavoli, come gli angeli, si sistemarono sulle loro sedie, come colti da un insopportabile prurito. Il bello è che lo fecero quasi simultaneamente, tanto da preoccupare i due professori.
Avevano calcato un tasto dolente?


Fuori dalle finestre si vedeva solo il cielo oscuro ricoperto da uno stuolo di stelle: fortunatamente quella cittadina sul mare non era poi così grande e dalla posizione alta in cui si trovava la scuola, spesso era possibile vedere quasi tutto il firmamento la notte.
«Anche se la risposta della professoressa Temptel può sconvolgervi ragazzi, quello che vi stiamo chiedendo adesso è proprio questo: parlateci, diteci come state» insistette Arkan con un sorriso rassicurante sulle labbra.
Gli angeli parvero un po’ più rilassati.
«I-io non sto male…» iniziò Ang-lì sistemandosi con una mano gli occhiali sul naso «C-cioè, le giornate procedono bene e anche lo studio!»
«Sì, anche per me è la stessa cosa» intervenne Cabiria.
I due si guardarono per un solo attimo prima di portare l’attenzione su Gabi quando intervenne.
«Io non penso di avere problemi, insomma, ho pure aggiornato il mio palmare con algoritmi efficacissimi! Penso che quest’anno andrà tutto alla grande, anche se Alessia rimane comunque molto imprevedibile …»
«Pure io sto bene, in questi giorni sto facendo foto fotoniche, sì! Sono fantastici i sogni ad occhi aperti degli umani, dovreste vederli eh, eh … poi Mara sembra aver preso più confidenza in sé stessa!» disse Urié.
«Pura illusione! Mara non è poi così forte da diventare così confidente e sicura di sé stessa in così poco tempo!» intervenne Gas che iniziò a mangiare una merendina tirata fuori da non si sa dove: «Anche io sono partito con il piede giusto quest’anno, vedrete! Ti darò filo da torciere!»
 
Sulfus roteò gli occhi: pur di apparire bello agli occhi della professoressa, si gonfiava come un palloncino.
«Beh, Edoardo è tirchio come suo solito e io ho aspettative molto rosee per i miei futuri giorni con lui in custodia! - e saettarono scintille e fulmini tra Kabalè e Miki.
Raf rimase in silenzio con lo sguardo basso e Sulfus non riuscì a non notarlo.
«Io ho solamente sonno e fame!» decretò Mefisto con aria scocciata incrociando le mani al petto. Da quel punto di vista Sulfus non poteva non dargli torto.
«Ci dispiace avervi dato appuntamento questa sera così tardi, ma non avevamo trovato altro momento migliore di questo.»
«Nessun problema professore…» rispose Raf per tutti e neppure i diavoli protestarono.
Ci fu qualche attimo di silenzio proprio come all’inizio. Raf si teneva strette le mani e la sua cara amica Miki cercò di rassicurarla toccandole la spalla.
«Parla Raf, sono qui per ascoltarci…» le disse con voce serena.
L’angioletta dalle ali rosa annuì con sguardo basso. Alzò poi i suoi grandi occhi azzurri sul viso dei due professori e con espressione tesa iniziò a parlare.
«Professor Arkan, Professoressa Temptel, l’anno scorso ci avete aiutato nella nostra battaglia contro i Riviventi e penso di parlare a nome di tutti nel ringraziarvi, ma abbiamo ancora tante cose che ci tormentano ultimamente. Almeno per alcuni di noi, credo…» e spostò gli occhi sulla figura di Sulfus, riportandoli subito dopo sui due professori eterni.
Il diavolo dai lunghi capelli blu assottigliò lo sguardo. Che cosa voleva insinuare quell’angioletto?
 
«Vogliamo sapere se veramente le Alte e Basse Sfere stanno portando avanti il lavoro per distruggere una volta per tutte i Riviventi! Abbiamo saputo che alcuni terreni sono stati toccati e privati del loro libero arbitrio, qui a scuola! Siamo preoccupati, vogliamo fare qualcosa, non riusciamo più a stare con le mani in mano!»
Miki intervenne sostenendo l’amica: «Professori, se veramente solo Raf e Sulfus possono distruggere gli ultimi Riviventi rimasti sulla terra, perché ancora le Alte e le Basse Sfere non li hanno convocati? Sapevano che alla fine dello scorso anno erano rimasti ancora alcuni mostri in giro, ma ci avevano dato assoluta certezza che al nuovo inizio di quest’anno non avremmo più sentito e visto un solo Rivivente!»
Cabiria e Kabalè annuirono, concordando con le parole delle due angiolette. Pure Gas smise di mangiare, mostrando quanto quell’argomento pesasse molto anche per i diavoli.
 
Kabalè sospirò sistemandosi sulla sedia: «Professoressa, so che come diavoli non dovremmo interessarci più di tanto ai terreni, ma in questo caso… - e mosse una mano verso gli angeli, inserendoli nel discorso - …gli umani stanno rischiando di perdere uno dei loro più grandi doni. Insomma, senza il libero arbitrio niente più scelte, niente più vivere; se questa cosa va avanti non ci saranno più terreni da tentare, oltre che custodire.»
«E tutto questo per colpa nostra!» intervenne Mefisto, destando sorpresa un po’ a tutti. «Reo Venus era un grandissimo metallaro, ma per colpa di un Rivivente non può più fare nuovi dischi! Sapete, all’Inferno non ci fanno bella musica!»
Arkan e Temptel si guardarono: la professoressa era preoccupata, le Basse Sfere non avevano voluto rivelarle nulla, non sapeva cosa dire ai suoi ragazzi. Sulfus poi era l’unico ancora a non aver proferito parola: se ne stava lì, a braccia conserte a fissare un punto indefinito della stanza. La professoressa notò anche il suo sguardo: sembrava combattuto su qualcosa, ma come ogni bravo diavolo che si rispetti, riusciva a mascherarlo molto bene.


Arkan fece per parlare: «Ragazzi e-»
«Smettetela di fare così, non è certamente colpa vostra!» intervenne il diavolo con la stella rossa sul viso.
«E nemmeno nostra… - e passò lo sguardo su Raf - Noi abbiamo fatto tutto il possibile, ma non possiamo passare tutto l’anno a setacciare l’intera città per i Riviventi! Le Alte e Basse Sfere se ne stanno occupando e loro sapranno meglio di noi come affrontare la cosa, credetemi! Noi abbiamo ben altro a cui pensare ora!»
Raf lo guardava con gli occhi sbarrati: «Sulfus, ma noi abbiamo il potere di fermarli, lo sai bene anche tu!» Il diavolo scosse la testa: «Raf quello che so, è che i Riviventi braccati in città dalle alte e basse autorità rimasti, si contano sulle dita delle mani! Noi ne stiamo facendo solo un gran polverone solo perché qualche terreno è stato toccato …»
«E’ secondo te questo non è importante!?» intervenne Cabiria seduta di fianco a lui.
Sulfus la guardò per poi tornare ad osservare il resto del gruppo: «Noi? Che fine faremo noi dopo tutta questa storia?» e guardò i professori. «Probabilmente l’anno scorso abbiamo infranto non so quanti tomi regolamentari sul non cooperare tra diavoli e angeli e sapete una cosa, io di finire all’Inferno come mezzo diavolo non ne ho proprio voglia!»
«Tutti saremo mezzi angeli e mezzi demoni se il numero di terreni contagiati aumenterà!» ribadì Miki.
 
La professoressa Temptel e il professor Arkan si guardarono mentre i loro alunni iniziarono a discutere tra di loro con tono acceso.
Sapevano entrambi di non poter riferire a nessuno dei loro alunni ciò che avevano scoperto quel tardo pomeriggio dalle Basse Sfere, oltre a ciò che il nuovo arrivato Michea aveva rivelato loro al suo arrivo a scuola.
La situazione si mostrava alquanto delicata.
Non potevano, non dovevano, almeno per ora, dire nulla ai loro alunni per non cacciarli nuovamente nei guai come l’anno scorso: li avrebbero sorvegliati e il fatto che attualmente avessero un aiuto in più da parte di un emissario delle Alte Sfere, dava sollievo ad entrambi.
 
«Silenzio! – tuonò la professoressa sbattendo con forza una mano sul tavolo. Tutti gli angeli e diavoli si rizzarono sul posto colti di sorpresa.
«Non ci è difficile comprendere come vi sentiate tutti quanti in questo momento, ma non è affatto il caso, non posso credere di essere proprio io a dirlo, di mettersi a litigare! – e, detto ciò, si ricompose tornando ad assumere un atteggiamento più contenuto.
Arkan a quel punto intervenne dandole manforte: «Temptel ha ragione: nessuno di noi ha le giuste informazioni per arrivare a tali conclusioni. Come vostro professore e responsabile, vi chiedo di non dubitare delle Alte Sfere, le quali avranno sicuramente accordato un piano insieme alle Basse Sfere per prevenire il divulgarsi del problema dei terreni privati del Libero Arbitrio.»
Si rivolse con lo sguardo ai suoi alunni: «Come angeli e come grande famiglia, conosciamo bene i nostri principi e non dobbiamo dubitare che possano venire a mancare ai nostri più grandi esponenti… - gli angeli annuirono anche se la preoccupazione sulle loro face continuò a persistere - …dobbiamo continuare ad avere fede.» concluse.
 
«Nel vostro caso sarebbe ridicolo chiedervi di avere fede nelle Basse Sfere in quanto sappiamo tutti noi che non ci crederemo mai fino in fondo, ma come tentatori dovreste sapere bene che, lasciarsi andare alla paura, non porta quasi mai a nulla di buono. È ottima per i terreni, ma non per noi e quindi sintonizzate bene le vostre corna quando vi dico di lasciar fare alle autorità e procedere a raggiungere quell’un percento mancante, se non volete rimanere per l’eternità dei mezzi diavoli! Ci siamo intesi?» concluse Temptel con un tono che non ammetteva repliche.
I diavoli si videro costretti ad annuire. Dopotutto, avevano altra scelta?
 

 
☽☾☽☾☽☾☽☾☽☾  
 

«Raf, tutto bene?»
Urié si avvicinò all’amica sedendosi al suo fianco sul letto.
 
Arkan e Temptel li avevano congedati poco dopo aver cercato di rassicurarli riguardo all’attuale situazione. Avevano poi trattenuto Raf e Sulfus per qualche minuto in più, ma non avevano aggiunto nulla di importante a ciò che già avevano riferito al gruppo.
«Sì, direi di sì.»
«Vi hanno detto di qualcosa di importante i professori?»
L’angelo dai capelli biondi scosse la testa: «No, si sono solo raccomandati di focalizzarci sui nostri obbiettivi come studenti…»
Urié annuì come anche Miki, la quale si trovava nel suo letto a poca distanza da loro.
«Buonanotte ragazze: vado a nanna altrimenti domani mattina nemmeno le Trombe Celesti riusciranno a svegliarmi! – esordi Miki prima di infilarsi sotto le coperte e chiudere gli occhi.
 
Raf e Urié si congedarono a loro volta prima di andare a dormire nei rispettivi letti.
Peccato che, come al solito, i pensieri di Raf non smisero di farle compagnia durante la notte, ritardando il suo agognato sonno.
«Non posso credere che tu abbia detto quelle cose, Sulfus! Capisco che tu abbia timore, ma-»

Il diavolo dalle corna rosse si girò verso di lei non appena furono abbastanza lontani dall’aula professori. «Io non ho paura, sono solo stufo!» sibilò infilando le mani nelle tasche del suo lungo trench. «Sono stufo di vedervi ancora aggrappati a questa storia: ce ne siamo già occupati, ora tocca a chi di dovere fare il suo lavoro!»

Raf lo vide allontanarsi e lo rincorse prendendolo per un braccio.
«Cosa credi!? Che anche io non sia stufa di questa situazione? Vorrei tanto che questa storia finisse per concentrarmi sui miei reali doveri da angelo custode!»



Sulfus parve scocciato dal fatto che l’angioletta l’avesse trattenuto in quel modo, tanto che provò a scrollarsela di dosso. «Già, i tuoi reali doveri… – pronunciò con tono sprezzante quelle parole – Forse ho capito perché insisti così tanto su questa storia, sai?» le disse cercando di mettere un po’ di distanza tra loro due.
Raf lo guardò un poco confusa: «Insistere? Non sono solo io, ma tutti sanno quanto sia pericolosa questa situazione! Se questi Riviventi non verranno distrutti in tempo e diventeranno Rilucenti*, noi-!»
 
La risata di scherno di Sulfus colpì Raf come un pugno dritto in faccia.
«Noi? Tu, vorresti dire. Tu sei quella che teme più di tutti che questo possa accadere e lo sai perché?» le chiese con espressione seria sul viso, tanto che Raf fece un passo indietro mentre lo vide avvicinarsi.

«Sai molto bene che è proprio per colpa tua, della tua scelta di toglierti la schermatura*, quel giorno, ad averti esposta alle intenzioni sinistre di Malachia*! Per questo vuoi a tutti i costi rimediare, perché il senso di colpa ti sta divorando dentro vero!?»
 
Raf boccheggiò qualcosa, ma le parole in quel momento sembravano morirle in gola. Per quanto le sue buone intenzioni fossero ben salde dentro di lei, Raf non riusciva a sopperire a quel senso angoscioso che Sulfus aveva appena riportato a galla.
L’angioletta a quel punto, affranta, abbassò lo sguardo. Non avrebbe pianto, non lo avrebbe più fatto, se l’era ripromessa dopo aver affrontato per la prima volta Malachia, ma in quell’istante fu davvero difficile.

«Ma più di tutto, non riesci a trovare pace per il fatto che, dopo tutto questo, tu non riesca a dimenticare lui. Non è così?»
 
A quel punto l’angelo alzò il suo sguardo turbato sul viso di Sulfus.
Il diavolo era immobile, rivolto verso una delle finestre del corridoio. «Sarò anche una creatura senza cuore, ma non sono cieco. Riesco a riconoscere quel certo tipo di dolore.

Se solo non lo avessi mai incontrato…»


L’angioletta fece un profondo sospiro mentre Cox aveva iniziato a ronzarle intorno, percependo il suo turbamento.
“Se solo non lo avessi mai incontrato, forse tutto questo non sarebbe accaduto…” rifletté con un groppo alla gola. “Eppure, il modo in cui Sulfus ha detto quelle parole...”
Scosse la testa, facendo ondeggiare il suo ciuffo ribelle.
No, no, no e poi no!
Era vero che si sentiva in colpa per il fatto che fosse stata così incauta e sprovveduta la prima volta che aveva incontrato Raoul, ma il fatto di aver provato affetto per lui non poteva essere considerato un peccato! L’amore è uno dei sentimenti più belli e vitali dell’universo, tanto che aveva portato un diavolo come Malachia a diventare umano per congiungersi con la sua amata sulla terra.
Si alzò dal letto e facendo attenzione a non svegliare le sue amiche, si affacciò alla finestra della loro stanza.

Le strade della cittadina erano quasi deserte e il mare in lontananza era davvero placido. Alzò i suoi occhi azzurri sul riflesso della luna in quelle oscure acque prima che i suoi pensieri la catturassero nuovamente nella sua mente.
Cox la raggiunse, appoggiandosi sul dorso della sua mano sinistra e Raf fece in modo di alzarla, per strusciare la sua guancia sulla piccola testolina della mascotte.
«Credo che farò fatica anche stanotte a prendere sonno, Cox» ammise l’angioletta con tono amareggiato mentre le fece eco un leggero fruscio di fronde d’albero.

 
 



NOTE:
Rilucenti: la centesima forma dei Riviventi, che li porta a diventare entità metafisiche che non sono fatte di materia, ma di antimateria.
Schermatura: l’invisibilità in presenza degli umani, che gli eterni attivano attraverso le proprie mascotte. Con i Neutromanti è inutile.
   
 
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