Serie TV > Breaking Bad
Segui la storia  |       
Autore: love_cookies    02/02/2021    0 recensioni
Jesse Pinkman dopo Walter White ha cercato di ricominciare in Alaska, ma una nuova conoscenza lo porterà verso nuove strade ed una nuova vita, questa volta per davvero.
Post El Camino
[Jesse Pinkman/OC]
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jesse Pinkman, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Stavo cercando un titolo interessante tra i libri davanti a me quando sentii la sua domanda, un lieve brivido mi percorse la schiena. Non sapevo cosa rispondere, volevo dire la verità, ma allo stesso tempo ero ancora spaventata da quella figura. Lo osservai con la coda dell’occhio prima di rispondere, aveva infilato le mani nelle tasche della giacca, la postura era cambiata. Ero abituata a vederlo con la schiena perfettamente dritta, mentre ora era leggermente incurvato, come se si fosse chiuso su sé stesso, sembrava un riccio che cerca di proteggersi. Afferrai un libro e mi voltai, “No, non ancora…” gli risposi, non riuscendo minimamente ad immaginare quale sarebbe stata la reazione. Finsi di sfogliare il volume che avevo tra le mani mentre lui era ancora lì, davanti a me, fermo senza parlare o cercare qualcosa da leggere.

“Non ero mai venuto in questa sezione” le disse Jesse, cercando di non sembrare ancora più imbarazzato di quanto già non lo fosse. “Si… di solito leggo… leggo altri libri” cercò di continuare e la osservò, lei annuiva, lo stava ascoltando, ma non lo guardava. Che avesse paura di lui? In effetti avrebbe dovuto, ma non poteva saperlo. Sarebbe stata la sua ennesima vittima? Tentò di superare quel pensiero e tornò a guardarla, gli occhi ambrati di lei si fissarono in quelli di ghiaccio di lui. Jesse sorrise e prese coraggio “Vuoi vederlo da me il film? Sai potremmo… potremmo prendere delle pizze e …” si fermò. Il cuore in gola. Ripensò ad Andrea, a Jane a come entrambe avevano sofferto a causa sua e tutto era iniziato così. Era sul punto di ritirare la proposta con una scusa stupida quando lei accettò, non aveva davvero vagliato la possibilità che lei dicesse di si e ne rimase sorpreso, un lieve sorriso si fece strada sulle sue labbra, ma lo soppresse presto tornando a fissare il pavimento. “Quali libri stavi dicendo che leggi di solito?” gli chiese lei, dimostrando che aveva ascoltato tutto ciò che aveva detto. “Si… ecco… ehm… libri… libri di viaggi” le rispose, incerto se fosse una cosa di cui vantarsi o di cui vergognarsi, e le indicò la sezione non molto lontana da dove si trovavano.

Scelsi il nuovo libro da leggere e mi diressi dalla bibliotecaria per segnare il prestito e lo vidi seguirmi, ero felice della proposta, di vedere il film, magari avrei davvero conosciuto qualcuno in quella fredda città dell’Alaska. Mi voltai e chiesi per che ore avrei potuto raggiungerlo per il film e dove si trovava la casa. Stavo firmando sul foglietto della biblioteca mentre lui prese un post-it dalla scrivania e mi segnò le informazioni per raggiungere l’abitazione e se ne andò come se avesse avuto paura di salutare. Lo osservai scomparire dietro le porte del palazzo, presi il biglietto ed ero sul punto di andarmene quando la bibliotecaria mi avvicinò. “Sai, non ha mai parlato con nessuno da quando è arrivato, credo siano quasi due anni da quando è qui. Conoscerlo sembrava un’impresa impossibile, non si faceva avvicinare, era peggio di un animale selvatico” disse ed aggiunse “Stai attenta” prima di allontanarsi sistemandosi gli occhiali sul naso. Se Aaron aveva deciso di aprirsi con me non lo avevo certo scelto io, avevo solo provato ad essere gentile con tutti, forse nessuno lo era stato abbastanza con lui. Trasferirsi in Alaska non era una scelta facile, cambiare completamente abitudine, rifarsi una vita in una terra fredda e ghiacciata, io c’ero capitata quasi per caso, ero alla ricerca di un lavoro e Mr. Foster mi aveva fatto un’ottima proposta ed ecco che mi ero trovata nel mezzo della neve, per poter avere un salario decente. Tornata a casa iniziai a prepararmi per la serata, sarebbe stata una cena informale con pizza e film, optai per dei jeans comodi ed un maglione viola, legai i capelli e misi un velo leggero di trucco. Pronta per partire, afferrai il dvd e mi misi in macchina cercando di seguire le indicazioni sul post-it.

Aaron osservò l’orologio, doveva essere veloce e preciso. Doveva ripulire da cima a fondo quella casa, cosa avrebbe pensato Elizabeth se l’avesse vista in quello stato? Era stato fin troppo attento alla facciata da ragazzo perfetto per avere le forze di tenere in ordine le stanze della piccola villetta a schiera in cui viveva. Partì dal salotto raccogliendo tutte le carte di snack e mozziconi di sigaretta ed azionando il robot aspirapolvere, cercò anche di lavare il pavimento, ma il successo fu scarso e decise di far passare più volte il piccolo robot, passò al bagno cercando di nascondere le pomate per le cicatrici, a volete era costretto ad usarle, gli tornava il dolore di tanto in tanto e non sapeva come poterlo contrastare. In fine fu il turno della camera da letto, era già stanco di fare le cose con cura così optò per nascondere vestiti e spazzatura sotto il letto, nessuno avrebbe guardato lì e si ripromise di sistemare il giorno successivo. Il cuore andava a mille, non sapeva cosa aspettarsi, la ragazza era stata fin troppo gentile con lui, era un mostro in fin dei conti, un omicida, eppure lei, non sapendo del suo passato gli si era avvicinata. Non cercava un’amicizia, era chiaro che il suo modo di essere gentile, le faccine sul caffè, l’interesse verso tutto ciò che le veniva detto, non erano rivolti solo a lui, ma Jesse si sentiva così vicino ad Elizabeth che perfino la sua mente, mentre sistemava la casa aveva smesso di parlare, seppure per poco. La voce nella sua testa era rimasta in silenzio, senza accusarlo di omicidi e violenze per un’ora. Era la prima volta, si accorse, che finalmente c’era il silenzio.

Parcheggiai davanti alla casa corrispondente all’indirizzo datomi, feci un respiro profondo e cercai di calmare il cuore che batteva forte in petto. Scesi stando attenta a non scivolare sul ghiaccio e arrivai davanti alla porta, da dentro sentii provenire della musica elettronica, non pensavo fosse il suo genere, ma il campanello riportava il nome Driscoll così mi rassicurai. Non avevo sbagliato strada. Suonai e la musica smise subito, dei passi si avvicinarono alla porta e quando si aprii trovai Aaron Driscoll vestito con un maglione dal collo alto, bianco e di ottima fattura che mi guardava con lieve sorriso. Mi fece accomodare nel salotto, il profumo di lavapavimenti era ancora nell’aria, aveva pulito casa per accogliermi, questo pensiero mi fece ridere, ma mi trattenni anche se lui si era allontanato per prendere due birre dal frigorifero. Mise due sottobicchieri sul tavolino da caffè in vetro davanti al divano in pelle su cui ero seduta e si mise al mio fianco mettendo sopra i due pezzi di sughero decorato le bottiglie. “Sarà meglio che ordini le pizze, come la vuoi?” mi chiese cercando di guardarmi negli occhi, ma senza riuscirci. Non capivo se avesse paura di me o si vergognasse di qualcosa, ma cercai di non darci troppo peso, alla fine ci conoscevamo solo da una settimana, una settimana molto movimentata. Aspettammo le pizze parlando di libri e film e poi facemmo partire The Departed, il silenzio che cadde nella stanza durante la visione, fu diverso, mentre chiacchieravamo era evidente una leggera tensione da parte di entrambi, la sottile paura di sbagliare qualcosa. Quel silenzio invece.

Il silenzio dentro e fuori Jesse fu per la prima volta per lui la dimostrazione che la sua testa gli mentiva, gli mentiva da due anni ormai. Grazie a delle parole gentili e un supporto inconsapevole Elizabeth era riuscita a portare un cambiamento nella sua mente, mentre vedevano il film tra una fetta di pizza ed un sorso di birra tutto sembrava nuovamente così normale. Così tranquillo che per poco più di un’ora Jesse si dimenticò di controllare la serratura della porta, di pensare a tutti i volti di chi aveva ferito. Finalmente era presente lì in quel momento e voleva dimostrarglielo, voleva far sapere ad Elizabeth che stava bene. Lei non sapeva niente di lui, eppure ci teneva davvero a farle capire di esserle riconoscente. Erano seduti vicini e Jesse con lento movimento della mano pose la propria, con il tatuaggio dello scorpione sopra quella della ragazza, lei di riflesso sorrise e lui senza accorgersene la imitò e si sentì bene. Si sentì davvero bene per la prima volta dopo tempo, senza droga, senza mr. White, in un mondo che finalmente iniziava ad apparirgli meno complesso e vide sé stesso, si vide in grado di superare tutto quello che aveva subito, fatto e con cui conviveva da troppo tempo. Non sarebbe stato facile, ma ora era certo di potercela fare, di poter migliorare.

________________________________
Spero vi sia piaciuta! Lasciate un commento o scrivetemi per farmi sapere cosa ne pensate <3
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Breaking Bad / Vai alla pagina dell'autore: love_cookies