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Autore: Elelovett    02/02/2021    0 recensioni
[I racconti di Arcadia]
[Trollhunters]
[Collocata durante l'episodio 1x06]
«Avresti dovuto uccidermi.»
Era vero: dopo quel combattimento disastroso, la morte avrebbe donato al figlio di Kanjigar quel minimo di dignità che meritava, ma a quanto pare il destino gli aveva di nuovo giocato un brutto tiro: il cacciatore di troll, volente o nolente, l'aveva messo alla berlina e questa era la punizione crudele con cui Draal avrebbe dovuto fare i conti per il resto della vita.

Che cosa avrà pensato Draal durante il suo scontro con Jim? E come sarà giunto a voler diventare il suo protettore? In sostanza, quale sarà stato il suo momento di "epiphany"? Ho provato a dare una risposta. :)
Genere: Fantasy, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non rendere la cosa imbarazzante

 

Incredibile come tutto possa cambiare in pochi secondi: un attimo prima Draal era l'eroe dell'arena e il campione di Heartstone, trionfante su quel minuscolo, ridicolo sacco di carne... un attimo dopo, non si sa come, eccolo aggrappato al ciglio del baratro, completamente in balia del cacciatore di troll. Come era potuto succedere? L'umiliazione e lo smarrimento di Draal erano pari solo alla disperata certezza che la fine fosse vicina. Un'ora prima, mentre si dirigeva verso la Fucina degli Eroi, mai avrebbe pensato che si trattava dell'ultima volta e che tutto, di lì a poco, sarebbe finito. Proprio nell'incontro che giudicava il più facile e ridicolo della sua vita!

Erano passate centinaia di anni dall'ultima volta che il troll si era ritrovato in quella posizione, probabilmente durante uno dei suoi primi allenamenti: non era abituato a sentire il peso della gravità trascinarlo verso il fiume di lava sottostante, ma soprattutto non era abituato a guardare il proprio avversario dal basso. Il cacciatore di troll, stranamente incerto e tremante, lo sovrastava.

«Finisci il combattimento! Finisci il combattimento!» tuonava la folla che fino a un minuto prima faceva il tifo per lui.

Con un ultimo gesto disperato, Draal tentò di issarsi sul braccio e di riarrampicarsi, ma era troppo pesante. "Devo riuscirci, devo riuscirci!" pensava, continuando a tentare, ma il ragazzo aveva già estratto la Spada di Luce. Il suo bagliore fece bloccare Draal, che capì che non c'era più niente da fare. Il cacciatore di troll gli stava puntando contro la spada con un'espressione minacciosa che il figlio di Kanjigar non gli aveva mai visto dipinta sul volto. Guardarlo era così doloroso che Draal si ritrovò a desiderare di mollare la presa e lasciarsi precipitare nel vuoto. Quando il ragazzo si preparò a sferrare il colpo mortale, il pensiero di Draal andò a suo padre: lui che era morto da eroe, che cosa avrebbe detto della misera fine del figlio? Che onta lasciare questo mondo non solo senza aver mai posseduto l'amuleto del cacciatore di troll, ma morendo per mano dello stesso come un gumm-gumm qualunque... per cosa poi? Per uno stupido atto d'orgoglio. Ma ormai era fatta, e se voleva preservare un briciolo d'onore, a questo punto Draal doveva seguire le regole del combattimento troll e accettare la sconfitta e, di conseguenza, la morte.

Quando il cacciatore gridò e si accinse ad affondare la spada, Draal non poté fare a meno di distogliere lo sguardo. Il rumore dell'arma che si conficcava nella pietra fu terribile e fece calare il silenzio nella fucina... ma il dolore che Draal si era preparato ad accogliere non arrivò mai. Il troll alzò la testa e vide che il ragazzo aveva conficcato la spada nel terreno, risparmiandolo.

No, non era possibile. Il sacco di carne non conosceva le regole, non c'era altra spiegazione. "Bushigal, non è così che funziona! Uccidimi, cacciatore di troll!" avrebbe voluto gridargli mentre lo vedeva avvicinarsi a lui e tendergli una mano, ma lo shock era ancora troppo forte e, sentendo improvvisamente addosso una grande stanchezza, Draal riuscì solo a dire:

«Il combattimento... è all'ultimo sangue.»

«Una vostra regola, non la mia.» rispose il cacciatore di troll.

Dunque era vero: aveva deciso di risparmiarlo. Nella mente di Draal si fece strada un pensiero doloroso: questo stupido atto di clemenza da parte del ragazzo lo avrebbe disonorato per sempre, condannandolo a un destino anche peggiore della morte. Possibile che Jim non se ne rendesse conto? Eppure, in profondità, Draal era grato di essere sopravvissuto. Intrappolato tra questi due pensieri contrastanti, non si muoveva.

Il ragazzo gli sorrise:

«Forza, amico... non rendere la cosa imbarazzante.»

Gettando una fugace occhiata al baratro sottostante, Draal alzò l'altro braccio per afferrare la mano che Jim gli tendeva. Un atto di codardia, sì... ma in fondo aveva scelta?

Grazie alla forza sovrumana datagli dall'armatura, il ragazzo aiutò Draal a risalire. Appena fu al sicuro, le urla della folla lo colpirono come una stilettata: i troll si lamentavano e fischiavano in segno di disappunto. Il rumore assordante era più di quanto Draal riuscisse a sopportare. Senza riuscire a guardare le tribune, si accasciò a terra e disse:

«Avresti dovuto uccidermi.»

Era vero: dopo quel combattimento disastroso, la morte avrebbe donato al figlio di Kanjigar quel minimo di dignità che meritava, ma a quanto pare il destino gli aveva di nuovo giocato un brutto tiro: il cacciatore di troll, volente o nolente, l'aveva messo alla berlina e questa era la punizione crudele con cui Draal avrebbe dovuto fare i conti per il resto della vita.

Il ragazzo stava parlando alla platea:

«Ci sono dei mutanti, ad Arcadia!»

Questo distolse per un attimo Draal dai suoi pensieri. Mutanti? No, non poteva essere. L'ultima volta che aveva visto un mutante era stato quando... no, non aveva la forza di pensarci, adesso. Anzi, aveva smesso di ascoltare Jim: riusciva solo a pensare a come percorrere i metri che lo separavano dall'uscita nel modo meno umiliante possibile... e a come ricacciare indietro quelle stupide lacrime.

Quando Blinky trascinò via il cacciatore dall'arena, il troll capì che non poteva più rimandare: si alzò e, sempre evitando di sollevare lo sguardo, si avviò lentamente verso l'uscita. La marcia della vergogna a cui fu suo malgrado costretto gli sembrò non finire mai: dagli spalti, i troll gli lanciavano pietre e persino gnomi; colpi che Draal incassava con sofferta, disperata rassegnazione. "Ancora qualche passo e sarà tutto finito" pensò. Ma era già tutto finito. I giorni di Draal il Distruttore si erano ufficialmente conclusi, e niente sarebbe più stato lo stesso.

 

Riuscì a raggiungere la sua capanna senza ulteriori umiliazioni. Sapeva di avere poco tempo per raccogliere le sue cose e lasciare per sempre il Mercato dei Troll. Appena entrato, si lasciò cadere sul giaciglio su cui di solito riposava e inspirò profondamente. Per Deya, quant'era stato stupido. Un orgoglioso, arrogante pallone gonfiato. Suo padre lo aveva avvertito molte volte, ma lui non gli aveva mai dato ascolto, perché sapeva di essere forte... e invece la sua arroganza gli era costata tutto. Ma chi non avrebbe sottovalutato quel misero sacco di carne? Potevano forse biasimarlo? Non avrebbe forse dovuto sfidarlo, dal momento che l'amuleto gli apparteneva di diritto? Questi pensieri lo fecero ribollire di rabbia, tanto che, scattando in piedi, con un ruggito schiantò i pugni contro il pavimento. Respirando affannosamente, restò a guardare i solchi che aveva creato. "Ecco, ci risiamo, Draal. Di nuovo la tua maledetta arroganza". Perché no, non c'erano scuse per ciò che aveva fatto. Non avrebbe dovuto sottovalutare l'avversario, per quanto insignificante potesse sembrare: passava più ore con quel topo di biblioteca di Blinky che in superficie, e di certo insieme avevano studiato tutti i suoi punti deboli. No, Draal non avrebbe dovuto dare per scontata la vittoria... né il suo diritto sull'amuleto. Non ci aveva mai pensato, ma adesso lo capiva: suo padre era stato scelto, ma non significava che la stessa sorte dovesse toccare anche a lui. Si era allenato molto, era vero. Era stato il suo unico pensiero per secoli. Ma forse aveva sbagliato tutto. Anzi, di certo l'amuleto sapeva ciò che faceva, quando aveva scelto quell'umano. E allora che senso aveva avuto la sua vita fino a quel momento? Perché allenarsi per maneggiare la Spada di Luce, se Merlino aveva deciso che mai l'avrebbe impugnata? Perché gettare al vento secoli e secoli?

E ad un tratto capì. Tutti i pezzi del puzzle si incastrarono insieme. Forse anni e anni di duro addestramento erano serviti a prepararlo a trasmettere il proprio sapere al nuovo cacciatore di troll. Che il suo destino non fosse quello di brandire la Spada di Luce, ma quello di istruire e proteggere il suo proprietario? Il ragazzo aveva senz'altro talento, ma non sembrava molto agile. Un conto era battere Draal nell'arena, ma come se la sarebbe cavata in superficie contro Bular o qualche altro gumm-gumm? Tutti i libri di Blinky non sarebbero bastati: gli serviva un maestro del combattimento. E se avesse avuto ragione e davvero ci fossero stati dei mutanti ad Arcadia? Valeva la pena controllare. Il troll annuì tra sé e sé mentre raccoglieva le sue poche cose in una sacca. Sì, si sarebbe stabilito a casa di quell'umano e l'avrebbe sorvegliata, anche perché non aveva altro posto dove andare. E poi, accidenti... un po' glielo doveva!

 

Trovare l'abitazione di Jim non era stato facile: non aveva potuto chiedere indicazioni, visto che nessuno al Mercato dei Troll voleva avvicinarsi a lui, e d'altronde non era sicuro che sapessero dove abitava. Aveva gettato un ultimo sguardo triste al Mercato di Heartstone e poi si era avviato in superficie, approfittando del fatto che il buio fosse calato da un pezzo. Per fortuna era sempre stato abile nel seguire gli odori e le tracce, perciò aveva perlustrato l'area sotto il Ponte di Arcadia Oaks e, una volta individuata la pista di Jim, l'aveva seguita. Qualche volta l'aveva persa o si era dovuto nascondere dietro un'auto per evitare di essere visto da qualche passante, ma alla fine era arrivato a destinazione: una casa bianca simile a molte altre nella zona, ma che decisamente odorava di cacciatore di troll. Draal si avvicinò, indeciso sul da farsi: Vendel aveva parlato di una madre umana, una certa Bar-bu-rah, perciò non poteva certo entrare dalla porta principale come nulla fosse. Cercò di sbirciare dalle finestre e si accorse subito che qualcosa non quadrava: le luci al piano di sotto erano accese, ma sembrava non esserci nessuno. Regnava un silenzio agghiacciante, innaturale. E poi la sentì... una melodia che conosceva fin troppo bene. Percepì una fitta allo stomaco: no, non poteva rivangare il passato proprio adesso, doveva concentrarsi. Lei era lì e questo poteva significare una cosa sola: il cacciatore di troll era in pericolo. La melodia fischiettata veniva dal piano di sopra, così Draal non perse tempo e, gettata la sacca sul prato, si arrampicò sulla facciata della casa fino a una finestra aperta. Il corridoio era immerso nelle tenebre, ma il troll riuscì perfettamente a distinguere la mostruosa figura longilinea che stava cercando di forzare una delle porte. Senza pensarci due volte, si lanciò contro Nomura che, colta di sorpresa, non ebbe il tempo di contrattaccare. La colluttazione fece tremare tutta la casa. Rotolarono verso la finestra da cui Draal era entrato, e l'impura ne approfittò per scivolare fuori. Lui si lanciò all'inseguimento. No, non l'avrebbe passata liscia. "Non si tocca il cacciatore di troll."

 

La lotta era stata relativamente rapida e indolore. Draal aveva scagliato Nomura lontanissimo e dubitava che sarebbe tornata tanto presto. L'amuleto di Jim era rotolato ai suoi piedi e il troll l'aveva raccolto. Ora se ne stava lì, con in mano l'oggetto che aveva desiderato per secoli, e tuttavia consapevole di non poterlo definire suo. Che ironia, aveva atteso anni per poterlo tenere nel palmo della mano, e adesso...

Sollevò lo sguardo verso Jim e un po' gli si strinse il cuore. Apparteneva al ragazzo, lo sapeva. E allora perché non lo prendeva? Perché prolungare questa agonia?

«Prendilo. Non rendere la cosa imbarazzante.»

Jim obbedì e Draal si sentì liberato da un peso. Adesso doveva pensare alla sua missione: aveva giurato che avrebbe protetto e istruito il nuovo cacciatore di troll e così avrebbe fatto. Doveva solo capire dove stabilirsi durante il giorno.

Mentre entrava in casa e si guardava intorno – effettivamente i due scontri gli avevano messo un certo languorino – spiegò il suo piano a Jim. Il ragazzo sembrava pendere dalle sue labbra e tutto sommato la cosa non gli dispiaceva.

Seguì l'odore di brace fin nel seminterrato, dove scoprì con somma gioia una caldaia piena di deliziosi tizzoni ardenti. Sì, quella sistemazione sarebbe andata bene. Prima che Jim salisse e si occupasse della madre, però, Draal volle dirgli qualche parola. Si era pentito di come lo aveva trattato e ci teneva che lo sapesse:

«Magari sarai un bravo cacciatore di troll, dopotutto. Quando giungerà il momento, sarò orgoglioso di combattere al tuo fianco.»

Il ragazzo sorrise e gli posò una mano sulla spalla. Il troll capì di aver fatto la scelta giusta.

«Grazie, Draal.»

 

 

 

Salve a tutti! Sono secoli che non scrivo qualcosa, ma questa serie mi ha conquistata e sentivo il bisogno di entrare un po' in questo universo e sviscerare i personaggi come mi piace tanto fare (e alleviare le mie sofferenze da fine saga, visto che del film ancora neanche l'ombra)! Non potevo che scrivere di Draal, dato che è il mio personaggio preferito... offre un sacco di spunti interessanti!

Ci tenevo a "coprire" gli istanti che non ci vengono mostrati tra la sconfitta nell'arena e lo scontro con Nomura, visto che è proprio in quel lasso di tempo che Draal matura e cambia drasticamente atteggiamento. Che character arc, ragazzi! Come si fa a non scriverne? Specie sapendo come si sviluppa il suo rapporto con Jim! E niente, spero abbiate gradito! Adiós! *__*

  
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